Serie TV > Dr. House - Medical Division
Ricorda la storia  |      
Autore: hapax    20/02/2009    3 recensioni
La reazione di Tredici dopo aver scoperto di essere positiva al morbo di Huntington: one-shot ambientata nei giorni immediatamente successivi alla morte di Amber.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remy Hadley/Tredici
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13 La reazione di Tredici dopo aver scoperto di essere positiva al morbo di Huntington: one-shot ambientata nei giorni immediatamente successivi alla morte di Amber. L'ispirazione mi è veuta dopo la visione dell'episodio 5x05 "Tredici porta fortuna".


Tredici fissava i risultati del test, la sua sentenza di morte.
Era troppo stanca per avere la forza di piangere, troppo turbata dalla morte di Amber per riuscire a ragionare.
Uscì in fretta dalla stanza.
I corridoi del Plinceton-Plainsboro Hospital erano silenziosi: il silenzio opprimente che accompagna la morte.
La dottoressa Remy Hadley, da tutti conosciuta come "Tredici", sentiva l'eco dei suoi passi veloci, che alle sue orecchie divennero un frastuono insopportabile. Si tappò le orecchie, ma non diminuì l'andatura: voleva solo correre via, scappare da quel posto che le ricordava solamente dolore, sofferenza, morte.
Senza quasi accorgersene si trovò in macchina.
"Perché?"
Nei suoi occhi scorrevano le immagini di quella giornata orribile: rivedeva il volto di Amber negli istanti che avevano preceduto la sua morte, rivedeva la disperazione di Wilson, rivedeva quella maledetta parola, "positivo", ripetersi all'infinito.
Ripensò a sua madre, a quanto aveva sofferto, e per un attimo la odiò: lei le aveva passato i suoi geni, lei l'aveva condannata a morire di quel morbo infame.
Si sentiva stordita, incapace di pensare ad altro.
Accese il motore e si diresse verso casa, quasi in stato di trance. Si augurò di uscire fuori strada, di morire all'improvviso in uno stupido incidente.
"Cosa cambierebbe? Dovrò morire comunque."
Ma nessun incidente spezzò la sua vita quella notte.
Distesa sul letto, fissava il buio sopra di sé, incapace di dormire.
Sentiva un peso gravarle sul petto, un groppo alla gola che non riusciva a sciogliere.
Si addormentò all'alba.

Quel giorno la vita nell'ospedale continuava secondo la solita routine, ma nessuno aveva voglia di parlare.
House stava disteso sul suo letto d'ospedale, aspettando che Wilson si facesse vivo, ma avrebbe potuto attendere in eterno.
Tredici compiva il suo dovere senza lasciar trasparire il suo profondo turbamento: visitava i pazienti e compilava le cartelle cliniche, ma agiva per inerzia. Non ascoltava ciò che veniva detto attorno a lei, non le interessava cosa stessero facendo i suoi colleghi, e non le interessava come stava House.
- Tredici! Hai capito sì o no? -
Tredici si chiese cosa avrebbe dovuto capire, poi con fare indifferente si girò verso Taub: - Ti spiace ripetere, per favore? -
- La paziente non ha l'asma: è un enfisema. -
- Ah. Ok. -
Aveva capito, sapeva cosa doveva fare, e andò a fare il suo dovere come un automa.

Al funerale della dottoressa Amber Volakis non c'era molta gente.
Tredici fissava la bara incurante delle lacrime di Wilson e della tristezza nei volti dei suoi colleghi; tristezza che nella maggior parte dei casi era soltanto simulata: ad un funerale non va bene restare indifferenti.
I suoi pensieri corsero verso un futuro che sapeva non troppo lontano, quando sarebbe stata lei stessa la protagonista di quella macabra riunione: si chiese chi sarebbe venuto al suo funerale, cosa avrebbero detto, cosa avrebbero pensato, se a qualcuno fosse interessato.
Quelle tetre fantasie la accompagnarono per tutto il tempo della cerimonia, e poi in macchina per la strada, fino a casa.
Si appoggiò alla porta della sua stanza, e in un attimo le fu chiaro quello che anni di studi ed esperienza in campo medico non le avevano ancora insegnato: anche lei sarebbe morta un giorno, come tutti, ma la differenza stava nel fatto che lo sapeva; le persone tendono a vedere la fine della vita come una cosa che capita solo agli altri, ma Tredici fu in quel momento pienamente consapevole della sua mortalità.
Non riuscì a trattenere le lacrime, e scoppiò in un pianto dirotto.

Quando si svegliò il cuscino era ancora umido.
Sedendosi sul letto Tredici si chiese che ora fosse.
Le girava la testa e le facevano male gli occhi, che si ridussero a due fessure venendo a contatto con la poca luce che filtrava attraverso le tende.
Si sentiva esausta. Dopo aver pianto tutte le sue lacrime prosciugando ogni energia era caduta in un sonno profondo e senza sogni che l'aveva stancata ancor di più.
Decise di fare una doccia.
L'acqua calda le scorreva sul corpo, e lei sentiva che pian piano le forze tornavano, la sua mente recuperava lucidità.
Non pensava più alla sua morte, al tempo in cui non ci sarebbe stata più; aveva intravista l'altra faccia di quella medaglia: il tempo che le restava da vivere.
"Lo vivrò" pensò "fino in fondo. Intensamente."
Girò la chiave nella serratura del portone di casa: la notte era ancora giovane, e lei non avrebbe sprecato neppure un minuto.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dr. House - Medical Division / Vai alla pagina dell'autore: hapax