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Autore: NeversayForever    23/10/2015    0 recensioni
La storia di due ragazze Alex (narratore) e Claudia. Quest' ultima prova un sentimento d' amore verso Alex la quale la vede come un' amica ma in seguito si avvicineranno sempre di più...
[Dal testo, 5 capitolo]
Quelle parole si trasformarono in baci. La baciavo sul collo, sul naso, sulla fronte e poi.. da sotto l’ orecchio all’angolo della bocca e quando ci arrivavo, per paura, mi tiravo indietro. Poi senza pensarci ho chiuso gli occhi e l’ho fatto.. ho premuto dolcemente le mie labbra sulle sue. Scomparve tutto in quel momento, c’ eravamo solo io, lei e il nostro amore appena nato.
Ma i sogni restano nella tua mente quando...
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 7: Illusioni?

Non voglio ricordare molto di quel periodo. Ci prendemmo e ci lasciammo parecchie volte, anche al mio compleanno. Per tutto il mese di agosto andò così. Il 30 decise di farla proprio finita e, da li a poco, avrei preso la stessa decisione.
Eravamo quasi estranee. Non ci vedevamo più, non parlavamo, non ci guardavamo. Sarei partita presto per Vieste con gli scout e poi l’ inizio della scuola avrebbero aiutato a dimenticare. Non vedevo l’ora di andare a Vieste. Il mare, il sole, gli amici e le riunioni per crescere.

La sera del 3 settembre avevo aperto la “scatola dei ricordi”: c’erano molti suoi ricordi e li postai su twitter in onore di quei bei ricordi.. e per chiudere per sempre.
Quella sera ero troppo entusiasta per dormire. Parlai con Lu fino a ‘na certa perché poi crollò.. non è notturna la ragazza, così mi misi a guardare la TV. Andava tutto bene, mi ero calmata da tutta quella scia di ricordi e ora ero tranquilla.

Bzz Bzz

Il telefono. Un messaggio di Whatsapp. Pensai a Gaia, Lu o Kri e mi affrettai a rispondere. Ma..

“Ehi.. oggi ho scritto e cancellato lo stesso messaggio una decina di volte. Ti andrebbe di parlare?”

Era Claudia. Non sapevo se rispondere e farmi ancora male o lasciarla li a soffrire come lei aveva fatto con me. Probabilmente tutti quei post su Twitter, però, avevano attirato la sua attenzione e fatto ricordare cose che per entrambe erano indimenticabili. Decisi di rispondere perché sicuramente era confusa e dovevo farle vedere che si sbagliava ancora sui suoi sentimenti.

“Se vuoi”

“Se non ti crea problemi”

“Spero di no”

“Come ti senti?”

Non dovevo e non volevo rispondere a quella domanda altrimenti si sarebbe sentita in colpa e sarebbe tornata contro la sua voltontà. Come successe nel mese precedente. Così risposi come mio solito “Tu? Stai bene?”. Così non sarei stata obbligata.
Dopo un attimo di indecisione:

“Io… meglio lasciar stare…”

Non volevo continuare a parlare ma la conoscevo troppo bene e non ero ancora diventata del tutto apatica. Mi ha chiesto se avevo mai visto “Man in black” per cambiare discorso così andai al dunque chiedendole cosa le avesse fatto.
Stava male perché la toccava e le infilava la lingua in bocca e io invece non lo facevo. Le ho spiegato che alla fine anche noi ci baciavamo alla francese e che tanto non lo avrebbe visto per tre giorni perché, si, veniva a Vieste con me. Le dissi di difendersi quando avrebbe provato a toccarla ancora, insomma, non era proprio carino, lo faceva anche davanti a noi agli scout.

“Ale… Mi manchi…”

“Tempo. Torneremo amiche. Lo sai. Solo.. tempo.”

“No Ale… mi manchi…”

“Ho capito. Ho risposto.”

“No non hai capito…”

Oh avevo capito benissimo. Era una scena che avevo già visto questa scena: lei che mi dice che le manco io che rispondo che è lo stesso e poi siamo tornate insieme per solo 15 giorni. ‘Sta volta no. Non sarebbe andata così. Non si gioca con i sentimenti della gente. Tuttavia, andammo avanti così per un po’.

“Non … non importa… E’… stupido dai”

“Come vuoi. Lo sai. Tempo.”

“Già… Credo che tu legga ancora il mio Twitter”

“No, mi sono imposta di no. Se mi appari in TL passo avanti.”

“Se l’avessi letto svresti capito...”

“Non si può spiegare?”

“Mi mandi a fare in culo se te lo spiego. Com’è giusto che sia. Quindi forse meglio se sto zitta.”

Questa era la conferma. Non volevo illudermi. Non mi sarei rimessa con lei per soffrire ancora dopo un mese. Era sicuramente andata a vedere il mio profilo.

“Tu leggi ancora il mio Twitter?”

“Constantemente..”

Merda. Ecco perché la nostalgia. Quelle foto che avevo postato. Lei era con Lui quella sera.. Perché è andata a vedere quella roba? Le chiesi scusa. Forse era di questo che voleva parlarmi ma no, “volevo sentirti… tutto qua”. Poi ricominciammo con il “Mi manchi”, al che le dissi di imporsi con lui. Di dirgli che non era un oggetto.. poi feci finta di aver capito. Al che mi alterai. Le dissi che l’ultima volta non finì bene, che avevo ucciso la mia speranza per non soffrire e che se avesse guardato meglio in sé stessa avrebbe capito che era solo un riflesso.
Mi rispose che aveva fatto i conti con sé stessa e che ne stesse pagando le conseguenze. Non le credevo. Mi avrebbe fatto soffrire di nuovo.

“Parlando d’altro. Imponiti con lui. Nessuna donna è un oggetto. Come dice Alaska.”

Nulla. Stava male. Si sentiva sporca ad essere toccata così e cose varie. Parlammo tutta la notte delle stesse cose. Del fatto che non riuscisse a stare sola, che essere single non è male, che due anni erano troppi per lei e che era troppo piccola a 15 anni. Aveva tutta la vita per trovare altro. Voleva morire.
Bastava così. Per tutta la notte non feci altro che ripetere che in tre giorni avrebbe dovuto scrivere come si sentisse su un diario. Scrivere di me, di Tony, di quelle che le passava per la testa. Avrebbe sicuramente aiutato. Pensare e riflettere e dopo fissare un obiettivo. Raggiungerlo senza troppi problemi nono stante le difficoltà. Lottare, nonostante tutto.  Era moooooolto giù ma riuscì a tirarla su. Forse un po’ lo volevo perché sapevo che sarei stata il suo obiettivo ora.
E mentre parlavamo:

“Domani sarai uno zombie signorina”

Non. Dissi. Niente. Lo scrissi su Twitter, errore. Lo avrebbe letto. Non ci pensai. Infatti dopo un po’:

“Dovrei dirlo io a te signorina”

E poi:

“Signorina le andrebbe cortesemente di ficcarsi in quel cazzo di letto per fare un’ora di sonno?”

Giocammo a sasso carta forbici, su whatsapp, ambiguo. Stupido.
Continuava con “Signorina” tutta la notte. Fino alle 3.22. Mi stavo illudendo.

Illusione o realtà? Non sapevo cosa dovessi fare. Guardavo avanti e cercavo di non pensarci. Avrei aspettato che fosse lei a scrivere.
Di fatti, il pomeriggio seguente…
 
  
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