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Autore: Anmami    24/10/2015    1 recensioni
Pseudo-One shot a puntate. Circa 20 pagine per continuare la mia follia del Vive l'Amour!
Quando i morti smettono di camminare ed il mondo inizia una lenta ripresa, le persone non possono far altro che rimboccarsi le maniche e tentare di ricostruire ciò che è stato distrutto ed è proprio questo che ha fatto la famiglia della piccola Judith Grimes, tentare di creare un futuro per lei. Diventata un'adolescente, vive serena e circondata da affetto, ma una verità taciuta a lungo le farà mettere ogni cosa in discussione.
[Beth/Daryl, Glenn/Maggie, Judith/Nuovo personaggio, un piccolo momento Rick/Michonne]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Judith Grimes, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Ok, ok... so di avere una long in ballo e non ho nessuna intenzione di abbandonarla, ma stanotte ho scritto questa... "cosa" e non potevo lasciarla lì abbandonata a se stessa. 
Volevo pubblicarla tutta in una volta come un'unica one shot, ma poi mi sono decisa a dividerla in tre parti. 
Prima di leggerla devo avvisarvi, lasciate perdere buona parte della serie tv e concentratevi sui personaggi. Ho stravolto alcune cose e ne ho ignorate altre (Beth è viva ad esempio).
Se non vi piacciono le cose da occhietti a cuoricino, non penso che questa storia faccia per voi, mentre per gli animi romantici come me... Vive l'amour!!!
Aspetto di sapere cosa ne pensate!!!
 
My strange mixed family.

Parte 1

All'età di quattordici anni, Judith Grimes non poteva davvero essere definita una bambina, anzi si poteva quasi affermare che la sua infanzia non l'avesse mai davvero vissuta.
Aveva dei vaghi ricordi di com'era il mondo prima, della fame, della paura, ma tutto era ormai sbiadito e rintanato in un piccolo angolino della sua memoria.
Suo fratello le aveva raccontato a grandi linee cos'era successo e sapeva di aver vissuto le sue stesse esperienze, ma lei non riusciva a collegare i suoi racconti a delle immagini.
Quando le cose iniziarono a girare nel verso giusto aveva circa quattro anni.
Piano piano il mondo aveva cominciato una lenta ripresa, i morti avevano smesso di andarsene a spasso ed i vivi si erano lentamente riappropriati del loro posto. 
Ancora nessuno, a distanza di dieci anni, era riuscito a spiegarsi cosa fosse davvero successo, ma quella piaga era sparita così come era arrivata.
In tutto il mondo sorsero vari insediamenti che si trasformarono, nel corso degli anni, in vere e proprie città.
Era un nuovo inizio, una nuova era per il genere umano.
La sua strana e numerosa famiglia si era insediata nella cittadina di New Hope. Erano stati tra i primi ad arrivare e suo padre, lo sceriffo Rick Grimes aveva contribuito alla costruzione delle prime case.
Le persone ci misero un po' ad arrivare, tutti dovettero fare un grande sforzo per combattere la paura e la diffidenza nei confronti del prossimo, ma con calma le situazione si normalizzò.
Ci fu la rinascita di un esercito, a poco a poco di un governo e la vita prese a scorrere quasi come prima che tutto fosse spazzato via.
Nessuno avrebbe mai dimenticato, ovviamente, ma la gente faceva di tutto per andare avanti, per non commettere gli errori del passato.
Ognuno portava sulle spalle un grosso fardello, un bagaglio di rimpianti e di colpe, ma cercavano tutti di guardare al futuro con positività.
Judith andava a scuola, aveva un ragazzo, Caleb, che i suoi “uomini” non approvavano e cresceva potendo soltanto immaginare cosa fosse il mondo prima.
Viveva con suo padre e Carl in una casa a due piani, tutta bianca e con il tetto grigio. Erano tutte uguali le case del quartiere e le tre villette che circondavano la sua erano abitate dal resto della famiglia. 
Zia Beth, Maggie, Glenn e la piccola Annette, la loro bambina, vivevano nell'abitazione di fronte alla sua, Carol e Michonne, accoppiata decisamente strana, avevano deciso di vivere nella stessa casa, che si trovava sul lato destro, mentre a sinistra risiedeva il grande amico di papà, l'uomo più forte del mondo, Daryl.
Judith aveva un legame speciale con lui, non l'aveva mai trattata come una bambina, le parlava come avrebbe fatto con un'adulta e riempiva i suoi discorsi di parolacce facendola ridere.
Aveva un carattere piuttosto particolare e non facile da gestire ed all'inizio Carol abitava insieme a lui, ma prima che arrivassero ad uccidersi a vicenda, lei aveva deciso di trasferirsi lasciandolo alla sua tanto agognata pace.
La ragazzina sapeva che tra quei due non ci fosse nulla se non un bel rapporto di amicizia, anche perché lì in città anche i muri sapevano che Daryl e zia Beth non facevano altro che rincorrersi da sempre.
Judith era piccola, ma non cieca, sebbene tutti se ne fossero accorti evidentemente tranne i diretti interessati, nessuno dei due pareva voler muovere un passo verso la direzione dell'altro.
Judith amava la sua famiglia, i suoi “uomini”: suo padre, Carl, Glenn, Daryl, erano tutti un po' suoi papà.
Ognuno di loro le aveva insegnato qualcosa ed era certa che il suo amore fosse pienamente ricambiato.
Suo padre le parlava spesso di sua madre, le raccontava di lei e del sacrificio che aveva fatto per metterla al mondo, ma non era mai riuscita a piangere. Non che non si sentisse triste all'idea di non avere una mamma, ma non aveva davvero nulla di cui lamentarsi. 
Una mamma lei l'aveva avuta, zia Beth. Le stava accanto sempre, era sua amica, la sua spalla su cui piangere, il suo sostegno nei momenti tristi, la sua complice sempre pronta a difenderla ed a coprirle le spalle.
Judith non sapeva di preciso in cosa consistesse il rapporto tra mamma e figlia, ma era certa che fosse qualcosa di molto simile a quello che avevano loro due.

Nel pomeriggio, dopo la scuola era solita passeggiare nel parco con Caleb e magari cercare un angolino discreto dove avere un po' di privacy. 
Il ragazzo, di tre anni più grande, era il più fico della scuola ed il fatto che stesse con lei aveva provocato molta invidia nelle sue compagne.
Judith camminava mano nella mano con lui con un certo orgoglio, anche se non era del tutto certa che quel rapporto la rendesse felice.
Caleb non era esattamente un genio, anzi era piuttosto idiota.
Come in tutti gli altri pomeriggi, anche in quel giorno di marzo stava sdraiata sotto ad un albero con la testa appoggiata sulla spalla del suo ragazzo e fissava la forma delle nuvole trovandoci gli oggetti più strani.
Un gatto, un coniglio, una balestra, uno scarafaggio, la fantasia di Judith era davvero sconfinata. Caleb, al contrario, pareva avere in mente una cosa soltanto e guardando il cielo vedeva: due tette, un sedere, due tette più grandi. 
Non voleva davvero lasciarlo, tutto sommato non era male, ma oltre al suo bel faccino non c'era poi molto.
Probabilmente tutti i diciassettenni del mondo avevano una sola cosa in testa proprio come lui, quindi perché fargliene una colpa?
Si baciavano, tanto, davvero davvero tanto, ma lui non le aveva mai fatto alcuna pressione per andare oltre, forse perché essendo lei la figlia dello sceriffo era una specie di intoccabile, ma secondo Judith, il motivo era un altro. Il ragazzo sapeva di quanto Daryl le fosse legato e, se non lo si conosceva, Mr. Balestra poteva fare davvero paura.
Quel pomeriggio, appunto, se ne stavano lì come al solito, ma dopo l'ennesima chiacchiera senza senso di Cal, l'atmosfera tra di loro cambiò.
Senza che quasi se ne accorgesse, la ragazza si ritrovò sdraiata sull'erba sotto di lui che aveva preso a baciarla con un'irruenza tale da farle mancare il respiro. Non che le dispiacesse essere baciata, ma in quei baci c'era qualcosa di strano, qualcosa di diverso, qualcosa che non le piaceva.
Provò a fermarlo con gentilezza, poi a scrollarselo di dosso, a divincolarsi, ma lui era più forte.
Per un attimo ebbe paura, ma prima ancora che potesse reagire come Daryl le aveva insegnato, vide Caleb a terra con il naso sanguinante.
Non appena si mise a sedere, riconobbe subito il suo salvatore.
Chi poteva essere se non lui? Daryl.
Svettava sopra il ragazzo con aria minacciosa e ancora non l'aveva degnata di uno sguardo. Sapeva che avrebbe dovuto essergli grata, ma la sua mente di adolescente la spingeva a voler essere lasciata libera di difendersi da sola, libera di prendere le sue decisioni. 
Come avesse fatto a passare dall'essergli grata all'essere in collera con lui non le era del tutto chiaro, ma si scaglio contro di lui con rabbia spingendolo via ed urlandogli contro.

-Ma cosa ti dice il cervello?-

-Si meriterebbe molto di più di un pugno in faccia, questo era solo un avvertimento piccolo bastardo!- disse Daryl puntando il dito verso Caleb.

-Ma la vuoi piantare? Con che diritto vieni qui a prendere a pugni il mio ragazzo? Non sei mio padre!- sputò Judith arrabbiata.

-Certo che no, mai pensato di esserlo, ma sono comunque uno che spaccherà la faccia a lui e poi prenderà a calci il tuo culo ossuto se non fili subito a casa!- fece Daryl con un tono autoritario.

-Ma…- tentò lei, mentre Caleb sgattaiolava via.

- Judith adesso!- tuonò l'uomo.

La ragazza sapeva che quando Mr. Balestra la chiamava con il suo nome doveva essere davvero arrabbiato con lei.
Sbuffando si avviò verso il piccolo sentiero di mattoni, tenendo la testa bassa. Non si voltò indietro ma era certa che lui la stesse seguendo.
Arrivata a metà strada incontrò zia Beth che, vedendola a dir poco furiosa e notando la presenza di Daryl capì immediatamente che fosse successo qualcosa.

-Che ha combinato questa volta?- chiese la donna schierandosi immediatamente dalla parte di Judith.

-E' un cogli…- si azzardò la ragazzina.

-Sono proprio dietro di te, avanti continua. Ti ricordo che l'opzione “calci in culo” è ancora valida e sono certo che tuo padre non avrebbe nulla da rimproverarmi una volta spiegato il motivo, ora… vuoi davvero andare avanti su questa linea?- disse lui, tranquillo ma velatamente minaccioso.

-Oh andiamo, cosa avrà mai fatto di così grave? Coraggio, spiegatemi!- domandò Beth avvicinandosi di qualche passo all'uomo.

Daryl non disse altro, era strano come quella donna dagli occhi chiari gli mandasse in corto il cervello. A Judith faceva sempre ridere vedere la sua trasformazione da leone a gattino ogni volta che zia Beth era nelle vicinanze. 

-I bambini non lo sanno che non si scrive sulla faccia della maestra?- chiese lui allungando una mano e sfregando il pollice sulla guancia della donna.

Zia Beth era diventata una maestra, la seconda elementare, la sua classe, era formata da bambini a dir poco impossibili e non era strano vederla uscire da scuola con segni di penna, macchie di pittura e altre cose non ben precisate sul viso o sui vestiti.

-Oh no… ancora?- fece lei ridacchiando imbarazzata per quel gesto.

Judith era sempre più divertita da quei due. E se avesse voluto avrebbe tranquillamente potuto filarsela senza dare minimamente nell'occhio, ma starli a guardare era davvero uno spasso.
Parevano essersi dimenticati che lei fosse lì e per attirare l'attenzione si schiarì la voce e si posizionò tra i due.

-Pronto? Io sono ancora qui.- disse sventolando le mani davanti alla faccia della zia.

-Beh, penso che possa accompagnarti lei a casa, sono stufo di fare da balia ad una ragazzina.- affermò l'uomo voltando le spalle alle due ed allontanandosi.

-Per inciso… nessuno te l'ha chiesto!- brontolò Judith incrociando le braccia al petto.

Daryl non le rispose, continuò per la sua strada facendole però un eloquente gesto con la mano.
Tra loro funzionava così. Lui l'amava come se fosse sangue del suo sangue e per lei era lo stesso, ma caratteri simili portavano spesso allo scontro.
La ragazza riportò l'attenzione su Beth, ma lo sguardo della donna sembrava assente.

-Allora… fatto progressi con Mr. Simpatia?- domandò allungando il collo verso la figura dell'uomo sempre più lontana.

-Judy ma che dici? Sai che io e Daryl siamo solo…-

-Sì, sì solo amici lo so, bla bla bla. Continua a ripeterlo, prima o poi finirò per crederci.- rispose la ragazzina con una linguaccia.

Tornarono a casa insieme, passeggiando nel parco e parlando fitto fitto come solo due vere amiche avrebbero fatto.
Judith sapeva di aver colto nel segno, ma non voleva insistere. Certo le sarebbe piaciuto vedere quei due felici e contenti, le sarebbe piaciuto che Daryl avesse una donna accanto che si occupasse di lui e rendesse umana quella specie di rifugio che lui chiamava casa, ma in dieci anni e forse anche più, non ne era del tutto certa, non erano mai riusciti a farsi avanti.
C'era differenza di età tra i due, ne era consapevole e forse ciò rappresentava un ostacolo, ma nel suo animo romantico di quattordicenne, sperava ancora che potesse esserci un lieto fine per loro.

Quella sera, quando Carl e suo padre tornarono dalla centrale, la ragazzina non era sicura di come comportarsi. Probabilmente Daryl aveva spifferato tutto e la aspettava una bella ramanzina, quindi la scelta migliore le era sembrata quella di comportarsi da “brava donnina di casa”.
Aveva finito i suoi compiti, sistemato casa, rassettato la cucina e perfino preparato la cena, ottenendo però l'effetto contrario: mille domande e sospetti. Abitare con due sbirri non era mai facile per lei.

Il giorno dopo a scuola era previsto il controllo annuale del sangue.
Ovviamente, dopo essere sopravvissuti ad una piaga che aveva spazzato via la maggior parte della popolazione mondiale, le persone erano diventate più attente alla salute.
Prima di uscire, suo padre aveva compilato il solito foglio indicando il suo gruppo sanguigno e quello di sua madre dando l'autorizzazione ad effettuare il prelievo, poi l'aveva salutata ed era andato a lavoro.
Judith, ringraziando mentalmente Daryl per aver tenuto la bocca chiusa e sperando che continuasse a farlo, uscì di casa per andare a scuola.

Era la numero ventisette e si sedette sul pavimento del corridoio ad aspettare pazientemente il suo turno.
Cercò accuratamente di evitare Caleb, ma pareva che anche lui non fosse particolarmente entusiasta di vederla. Mr Balestra doveva averlo davvero terrorizzato. Non le era passata la rabbia, ma forse doveva ammettere di essere stata un po' troppo dura con lui, stava solo cercando di proteggerla… come sempre del resto.

Dopo il prelievo di sangue e la visita medica, Judith proseguì con la sua giornata scolastica normale, sempre stando lontana dal suo ormai ex ragazzo ed alla fine delle lezioni passò in segreteria a ritirare i risultati.
Non leggeva mai quei fogli, portava la busta chiusa a suo padre che, dopo una rapida occhiata agli esiti, riponeva tutto nel primo cassetto del suo comodino.
Tuttavia, arrivata a quattordici anni, sentiva di doversi e potersi occupare da sola di se stessa, quindi contrariamente al solito aprì la busta ed il mondo le crollò addosso.

Madre: Lori Grimes, AB POSITIVO
Padre: Rick Grimes, 0 POSITIVO

Judith Grimes.
Esito: negativo per malattie infettive.
Gruppo sanguigno: 0 NEGATIVO


Judith non era un'esperta, ma le sembrava parecchio strano. Aveva bisogno di una spiegazione e la voleva al più presto.

Quando avvisò tutta la sua “famiglia” di voler organizzare una cena a casa sua per quella sera, tutti furono piuttosto sorpresi, ma nessuno di loro rifiutò l'invito.
Passò anche dalla centrale e comunicò la sua idea a “suo padre” e suo “fratello”.
Poi tornò a casa e si mise ai fornelli.
Zia Beth le aveva insegnato a cucinare e le riusciva piuttosto bene, ma per tutto il tempo la sua mente rimuginò sopra quello strano risultato.
Il foglio, appeso al frigo con una calamita a forma di coccinella, stava lì a fissarla mettendole in testa mille dubbi.
Lei era Judith Grimes, le piaceva essere Judith Grimes, voleva essere Judith Grimes.
  
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