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Autore: Charly_92    24/10/2015    3 recensioni
Aria è una studentessa ventenne di medicina che incontra Pietro, trentenne freelance, nella notte romana.
Un pettirosso che incontra un orso.
Grazie a Lolita (ma non proprio quella del romanzo di Nabokov) sapranno annusarsi per scoprire l'odore l'uno dell'altra.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Robin



Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, null'altro che Lo, al mattino, diritta nella sua statura di un metro e cinquantotto, con un calzino soltanto. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita.


(Vladimir nabokov - “Lolita”)




Aria apre piano gli occhi, un raggio di sole che sbuca dispettoso dalla finestra la costringe al nuovo giorno. Rumore di passi, una porta sbatte, acqua che scorre. 
Pietro, più mattiniero di lei, si sta preparando nel bagno a fianco. La ragazza si stira, sbadigliando sonoramente. Indossa solo le mutandine.
Guarda la radiosveglia colorata sul comodino: le sette e mezza.
Un piccolo scampanellio. Ai piedi del letto, un pincher dalle orecchie a punta grandi come parabole e con gli occhi un po' troppo grossi per un muso così appuntito la osserva.

Buongiorno. Il tuo padrone si sta facendo la doccia, credo.” Mormora la ragazza.
Il cane schizza a tutta velocità sul parquet, le unghie che grattano, e comincia ad abbaiare e piangere come un pazzo raschiando la porta del bagno.

Sì Lo, tra poco esco! Abbi pazienza!” Urla l'uomo ancora avvolto da una nuvola di vapore.
Aria sorride.


Solo la sera prima era sola in quella piazza enorme, in attesa di Jacopo, il suo ragazzo.
Gli aveva detto che voleva restarsene a casa, mancavano quindici giorni al temutissimo esame di anatomia, doveva studiare ancora e meglio. Jacopo non aveva sentito ragioni.
Così lei si era vestita elegante, più per se stessa che non per la serata a due, ed eccola lì, il tubino nero sotto la giacca troppo leggera, le parigine che normalmente non si metteva mai, le sentiva troppo audaci addosso a lei, ma la solleticava quel mostrare quella piccola porzione di pelle al mondo. Non esagerata da risultare volgare, ma abbastanza per presagire una promessa, un segreto da nascondere, da schiudere solo a chi voleva.
Jacopo era in ritardo, i tacchi cominciavano a starle scomodi, si rigirava tra le mani la collana importante che amava indossare, nervosa e infreddolita, mentre cercava di ripetersi a mente i nomi dei vari componenti del cuore, il viaggio del sangue arterioso e venoso.
Nei suoi sogni migliori, Aria avrebbe voluto diventare cardiochirurgo.


Quando era piccola, i nonni facevano ammazzare il maiale per le feste.
Una volta nonno Orlando, con occhi complici, l'aveva avvicinata per fargli vedere una cosa bellissima: il cuore del maiale, ancora viscoso di sangue, e si era messo a spiegarle come funzionava, a snocciolare i nomi delle vene e delle arterie, indicandole col dito il percorso dei fluidi.

Il cuore è una macchina straordinaria Aria, non mente mai. Ascoltalo sempre.” Le aveva detto con un sorriso. E lei, undici anni appena, le trecce e il vestitino a balze, era rimasta inizialmente impressionata, poi affascinata da quell'organo grosso come il pugno chiuso del nonno.
Spesso chiudeva gli occhi, si sdraiava a terra, e ascoltava battere il suo: in quiete, dopo una corsa, uno spavento, un emozione forte, il ragazzino più carino della classe che le sorrideva, il pianto dopo una caduta. Pareva una lingua vera e propria coi battiti al posto delle parole.
E Aria avrebbe dato ogni cosa per riuscire a decifrarla.


Jacopo era un paio di anni più grande di lei, studiava ingegneria. Aria si era innamorata di lui perché sapeva dargli sicurezza, era mite, gentile. Ma da un po' di tempo le cose non andavano.Sei sempre così emotiva” Aveva detto una volta lui. La ragazza l'aveva guardato senza capire. Cosa voleva dire? Che doveva emozionarsi di meno? Non infervorarsi per qualcosa a cui teneva davvero? Smettere di piangere, ridere, urlare, saltare?
Sembrava che Jacopo conoscesse il segreto per un termometro dei sentimenti. Era sempre così misurato, calmo, come se nulla lo scuotesse mai davvero.

Ti è piaciuto?” Usava chiederle dopo l'amore. Odiava quella espressione. Persino lì doveva usare un metro, una scala, una qualsivoglia numerazione? Pensava che esistesse un parametro anche per gli orgasmi? Che stronzate.
Aria faceva un gran sforzo per trasportarlo nel suo mondo, gesticolava, la voce che s'alzava e si abbassava, a volte tremava tanta era l'emozione. E lui restava lì, l'ascoltava, sorrideva, ma non la vedeva mai davvero. Ne era certa. I loro cuori non battevano mai alla stessa frequenza.
Non poteva continuare così, si ripeteva, non poteva restare impigliata in quella storia insoddisfacente solo perché Jacopo era il fidanzatino del liceo.


Devo fare una commissione urgente, non è che faresti compagnia a Lo? Se la porto fuori faccio tardi, si ferma ad annusare tutto in continuazione, ti scoccia?”
Le chiede Pietro affacciandosi, i boccoli scuri ancora umidi.

No, vai pure..” Mormora lei, incerta sul da farsi, uno sciocco pudore che la fa coprire col lenzuolo.
Come se non mi avesse già vista stanotte. Comunque non mi ha detto di andarmene.
Se no prendeva il cane e mi sbatteva fuori senza tanti complimenti.
Un sorriso, una coccola all'animale, e l'uomo è già fuori in mezzo alla Roma soleggiata della domenica mattina. 
Aria cerca di raccogliere i suoi vestiti con tutta la calma possibile. Un brivido di freddo le attraversa la schiena.
Se metto una sua maglietta o, peggio, la camicia della sera prima sembrerò troppo sicura di me. Come se dessi per scontato che le sono piaciuta un casino.
Ci manca solo che mi scriva in fronte: “bello scoparsi le ventenni, eh?” Poi sono a posto.

Si rinfila il vestito, sedendosi a gambe incrociate sul letto. Il pincher continua a osservarla, alquanto curioso.

Sai Lo, se non ci fossi stata tu, magari io e Pietro nemmeno ci saremmo salutati!” Le dice Aria.


Lo sapevi vero? L'hai sentito! I tuoi feromoni da cane avevano già capito tutto.
Ce li avessimo noi! Sai quanti convenevoli, quante cene noiose, quanti soldi buttati, quante aspettative in meno.. 
Ci si annusa un po' il culo a vicenda, e basta! O ci si piace, oppure no.
E ognuno va dritto per la sua strada. Così semplice, così facile.
Il tuo padrone ha un odore che mi è piaciuto subito, sai? Ma tra noi umani quando ci si conosce mica usa dirlo. 
Eppure mi pare un complimento bellissimo. “Hai un buon odore”.

È come confessare che hai già annusato il suo corpo, e vorresti scoprire se la sua anima profuma allo stesso modo.


La ragazza stava lì, in attesa di Jacopo, quando, dal nulla, una specie di topo un po' troppo grosso l'aveva assaltata per le gambe, infilando il muso impertinente sotto al vestito, annusando senza pudore alcuno. Lei, sovrappensiero, aveva cacciato un urlo.
Lo! Lo! Vieni subito qui, accidenti a te! Che cazzo fai?” 
Un uomo sulla trentina, col fiato corto di uno che ha appena corso come un pazzo, si ferma a gambe larghe davanti ad Aria.

Scusi.. Mi è scappata.. Io..” Ma ha bisogno di più aria nei polmoni per parlare, tossisce, ingoia, gli manca l'ossigeno. 
Aria ride. Si è presa uno spavento solo per un cagnolino.

Si figuri, è che non me l'aspettavo.. è sua.. Come l'ha chiamata?”
Lo. A dir la verità sta per Lolita.” L'uomo sorride ora, più rilassato.
Oh, come il romanzo! Lo adoro!”
Esatto! Mi sono distratto un attimo e mi è scappata.. Se non fosse stato per lei, chissà dove l'avrei ritrovata..!”
Oh, diamoci pure del tu! Sono Aria, piacere..”
Pietro.”
Piacere Pietro, ciao Lolita.”
Ti ho intravista da lontano.. Sola.. Hai bisogno d'aiuto? Aspetti qualcuno?” Chiede lui.



Oh sì, sto aspettando il mio fidanzato che ha insistito tanto per portarmi fuori, ma a quanto pare se n'è dimenticato. E mi ha lasciato qui sola come un'imbecille. 
E il tuo cane che si è messo ad annusarmi sotto al vestito è la cosa più emozionante di questa serata di merda che avrei dovuto passare sul libro di anatomia. Dopo questa magari lo lascio, si, lo lascio. Adesso me ne vado e non rispondo più al telefono, ciao Pietro, è stato bello conoscere te e la tua Lo. 
Chissà se pure tu attendi qualcuno.


... Non credo verrà più a questo punto.”
Oh.. Mi dispiace.” Borbotta Pietro un po' in imbarazzo.
Non preoccuparti.. Ti lascio andare.. Anzi, mi sa che me ne vado anch'io..”
Ti accompagno!”
Aria lo osserva. Ha una voce roca, calda, da uomo, così come la statura, la postura decisa. Gli occhi sono verdi e grandi, molto belli, i tratti mascolini e la barba si addolciscono di un sorriso sincero.


Carino questo Pietro. Ha fascino, ma si comporta in modo goffo, come se non se ne rendesse conto, come se non sapesse davvero sfruttarlo. è spiccio, diretto, senza fronzoli. E gli piacciono le cose belle, il nome della sua cagnolina è un bell'indizio. Ma posso fidarmi?
Magari dietro la maschera da ragazzone gentile si nasconde uno stronzo, un maniaco, un ladro.
Magari il trucco del cane l'ha fatto a chissà quante altre donne, per poi stenderle con un pugno e rubare loro la borsetta. 
Ci metterebbe un attimo a buttarmi a terra, piantato com'è lui, esile come sono io. Un orso contro un pettirosso. Non c'è partita.
Ora faccio un bel sorriso, declino, e mi allontano.
Sì, un sorriso e..


No scusa.. Così sembro un infoiato.. Scusa! È che portavo fuori Lo per la passeggiata serale.. E volevo rientrare anche io.. Così.. Magari siamo di strada..”
Tranquillo, io sto verso i Monti.. Tu?”
Anche io!”
Beh allora.. Andiamo, no?”


Ed eccoli insieme, l'uomo, la ragazza e la cagnolina che trotterella poco più avanti a loro.
Posso chiederti perché Lolita?”
Certo! Beh, tutto risale a due anni fa. Stavo rileggendo il libro di Nabokov, che amo particolarmente. Ero tornato a vivere da solo, appena uscito malconcio da una storia lunga..”
Oh scusa.. Non credevo..”
Tranquilla.. Stavamo inseme da otto anni.. Pensavo fosse quella giusta.. Poi.. Io pensavo ai figli, lei amava troppo il suo lavoro, la sua indipendenza, la nostra vita esclusiva a due.. Non ci siamo più trovati. E lei mi ha lasciato. Solo, in quell'appartamento estraneo, mi pareva di impazzire. Non sapevo come uscirne. Piangevo, bevevo, dormivo, stavo uno schifo. Non ero pronto alla solitudine dopo tutto quel tempo. Una mia amica veterinaria mi informa che ha una cagnolina dispersa che non sa a chi affidare. Così è arrivata Lolita, detta Lo. Non sono mai stato un amante degli animali, ma occuparmi di lei mi faceva pensare meno alla mia relazione andata in fumo.. L'ho tenuta con me.”


Pietro è freelance. Ha sempre avuto la passione di scrivere, fin dai tempi della scuola. Gli veniva così facile: i punti, le virgole, gli incisi, coniugare i verbi, costruire una frase corretta.. è sempre stato un gioco. E a quello ha unito l'amore per i viaggi: scrive soprattutto reportage documentaristici delle mille zone che visita, per poi venderli a riviste specializzate. Fotografa, ma solo per passione sua. Scrive poesie che non trova il coraggio di pubblicare. Canta, ma solo sotto la doccia. 
È un verbo in infinito divenire Pietro, un arco mai teso fino allo spasimo, un tuffatore che resta lì, sul bordo del trampolino, incapace di decidere quale sia il momento giusto per saltare giù. Non è stato sempre così.
Quella storia gli ha tolto un pezzo di sé, l'ha reso freddo, rinsecchito, spoglio.
Ha smesso di andare al cinema, a teatro, per timore di incontrarla.
Non fotografa più le donne, perché ogni profilo potrebbe ricordargli troppo bene il corpo di lei.
Lolita è l'unica capace di fargli riversare fuori un po' d'amore sincero. Le parla, la coccola, la vizia, come una bambina qualsiasi. Si lascia leccare la faccia e ride come un pazzo. Nessuna donna gli ha mai dimostrato tanta adorazione. La sua ex si incazzava a morte per i suoi ritardi, invece Lo può lasciarla sola tutto il giorno che, quando rientra a casa, lei corre impazzita, scivolando sul parquet, scodinzolando e tremando tutta. A volte fa persino la pipì, incapace di contenere l'emozione di ritrovare il padrone. 
Pietro sa che dovrebbe sgridarla, ma come non commuoversi davanti a un essere che non trattene nemmeno la piscia dalla gioia che ha di rivederti? Così ride, si china e si lascia leccare, un feticista di bava di cane e d'affetto incondizionato.


Patetico eh?” S'interrompe Pietro guardandola. Si passa una mano tra i capelli arruffati dalla doccia, si sente ridicolo, un trentaquattrenne sfigato che parla del suo cane a una studentessa. Ci manca solo che rientrato a casa si ficchi in mutande nel letto e si faccia una sega pensando a quei lunghi capelli biondi, agli occhi scuri dalle ciglia lunghissime, a quella piccola porzione di carne che scorge sotto al vestito che sembra urlargli: toccami, accarezzami, sono qui apposta, non ti dirà mai di no.


Sono pazzo. Ha poco più di vent'anni e sono qua a tenere a bada i miei ormoni sofferenti per l'astinenza. Pietro sei un maiale, piantala subito. Magari vive ancora coi suoi. Magari ha un amore, uno della sua età. Magari ti ascolta e dentro pensa che sei uno sfigato di prima categoria, lo fa solo per educazione. 
Piantala di farti viaggi mentali. Sei patetico, una casalinga segaiola con cagnolino appresso. Vattene a casa, nel lavello c'è una montagna di piatti sporchi, hai finito i calzini puliti e il divano è ancora macchiato dalla coca cola dell'altra sera.
Vattene, davvero, lasciala in pace.


No, affatto, davvero. Ho sempre desiderato un cane, ma i miei genitori si sono sempre opposti..”
Porca troia Pietro, lo vedi, adeschi le ragazzine! I genitori.. Te non li vedi da chissà quanto..

Tu cosa fai nella vita? Studi, giusto?”
Oh, si. Medicina.”
Alla faccia! Una secchiona!”
No,si.. Cioè.. Mi piace ecco.. Vorrei diventare cardiochirurgo, un giorno.”
Perché proprio quello?”


Ed ecco che Aria si anima, gesticola, quasi salta dall'emozione sui tacchi, parla a ruota libera, sorride, gioca con la collana vistosa, i capelli che si muovono a destra e sinistra.
Pietro ascolta, annuisce, ha paura di fare qualcosa di sbagliato e spegnere quel piccolo uragano di entusiasmo che invece gli piace così tanto, gli dà allegria, ammira quella passione così sincera, così forte che non bastano le parole a contenerla tutta, ma devi metterci il sangue, il corpo, l'anima, per poterla spiegare.
E Aria parla, parla, senza fermarsi, perché quei due occhi verdi e grandi la scrutano, la indagano, vogliono sapere davvero, capire, e non c'è nessuno sbuffo, nessuna smorfia accondiscendente, niente “Sì, insomma, qual è il punto?”, nessuna perplessità. Quell'uomo la sta guardando. Davvero.
Ed è una sensazione così appagante che non ne farebbe più a meno.


Ehm, io sono arrivato..” Dice infine Pietro.
Oh.. Si..” Fa lei.
Dì qualcosa. Dì che sei stata bene con lui. Dì che magari vi rincontrerete una sera mentre lui porta a spasso Lo. Magari vi siete già incontrati in mezzo alla gente mille volte e non lo sapevate. Magari vi siete scontrati tra la folla. Magari vi siete scusati sorridendo. Magari vi siete pure già scambiati qualche parola senza nemmeno immaginare che vi sareste ritrovati.
Fanculo Jacopo. Pietro sa di buono, di sincero, i suoi occhi mi guardano come han guardato mille luoghi del mondo e non ne avessero comunque abbastanza. 
C'è qualcosa di ruvido e dolce in quegli occhi, in quelle mani, nel sorriso timido. 
Lo so che sono solo una ragazzina per te. E tu sei un uomo fatto, ferito, deluso.
Ma, ecco, ho il cuore che batte come un tamburo e non so come fare a dirlo senza risultare ridicola, una bimbetta, una Lolita, proprio come quella di Nabokov. Oh, no.. è solo che mi piaci e non era previsto, no, e adesso vorrei avere più tempo..Più tempo..



Oh, Aria. Sono un uomo con una cagnolina e mille insicurezze. I veri cani sono loro, le insicurezze, le delusioni, i rancori, le sconfitte. che mi mordono il cuore, di notte, di giorno, e non mi lasciano mai in pace. Ma tu stasera le hai allontanate, almeno per un po'.
E la solitudine mi inginocchia, mi strozza, mi sfinisce. Ma tu sei così giovane, poco più che una ragazzina, così fresca, così pronta a schiantarti con la vita con tutta la forza che hai, hai voglia di sbucciarti, di ferirti, di sanguinare, lo vedo, lo capisco, vuoi fare l'amore con la vita, fargli sputare i denti, piegarla al tuo volere, ai tuoi sogni. Anche io ero così, ma mi sono perso. La vita mi ha preso a cazzotti e io sono rimasto all'angolo come un pugile malconcio che non riesce più a combattere. Che ho da offrirti, io? Non so.. Ma come vorrei..


Pietro sta per dire qualcosa, ma Aria, stupendosi di se stessa, lo precede: si alza un po' sulle punte, perché lui è alto e i suoi tacchi non bastano, e lo bacia. Si stacca quasi subito, ha paura di essere stata troppo impulsiva, di vederlo ridergli in faccia, di sentirsi umiliata, ma lui si riappropria quasi subito della sua bocca e gli passa una mano fra i capelli, allora si lascia andare, e non importa Jacopo, il freddo, l'esame, lui ha una mano libera e lei la indirizza verso il pezzo di coscia lasciato scoperto dalle parigine, perché lo vuole, vuole che Pietro la tocchi, e la sua mano è calda e gioca col bordo del vestito, resterebbero così un'infinità di tempo, bocca dentro bocca, se non fosse per Lo che li ha circondati col guinzaglio, forse perché ha capito tutto col suo istinto canino e vuole che i due stiano i più vicini possibile, ma stanno per cadere e quindi devono appoggiarsi al portone, guardarsi e ridere, mentre lui cerca le chiavi e Aria cerca di districarsi da quel groviglio.


Pietro non le ha chiesto niente quella notte, mai una volta, nemmeno quando sono rimasti a parlare fumandosi una sigaretta ciascuno, nessun giudizio, nessun chiarimento, non le ha chiesto nemmeno di rimanere, semplicemente l'ha cinta con un braccio, scattante e forte, e si è addormentato annusandole la nuca. “Hai il cuore che batte fortissimo, sembri un passerotto!” Ha mormorato solo, sorridendo. Ma lei già dormiva, contenta di quel nido caldo e accogliente, come le sembrava di non averne trovati mai.


Aria è lì, seduta su quel letto sfatto due volte, il viso un po' gonfio e il cuore che ancora continua la sua corsa. Lolita la scruta, la studia, piegando un po' il capo in modo buffo.


Pietro torna subito. Ha detto così.
Spero che tu non sia gelosa.
Lo so che sei arrivata prima di me.
Magari sei risentita della mia presenza. Ti capisco.
Finora tutte le carezze erano per te, le attenzioni, le moine, bastava abbaiare ed eccolo lì, pronto a servirti, a portarti fuori, a comprarti il cibo più buono, a lasciarti dormire accoccolata in fondo al letto, a farti sdraiare sul divano mentre lui guarda la televisione..
Ma ecco che ieri notte si porta dietro me, e tu sei rimasta in cucina, un po' offesa dalla porta di camera sua chiusa, a guardare sconsolata le crocchette e l'acqua.
Ma come? Io ti lecco, ti scodinzolo, ti faccio mille feste.. E mi lasci qui così?
Non guardarmi in quel modo, non te lo porto via, te lo giuro.
Magari non ce ne sarà nemmeno bisogno perché mi caccerà prima lui.
Magari tu sei ancora troppo esclusiva da dividere con un'altra persona.
Un animale non è una persona, comunque se ne dica.
Hai meno aspettative e desideri meno complicati di me.
Forse sceglierà ancora te e metterà alla porta me, senza tante cerimonie.
E io me tornerò come una randagia alla solita cuccia, farò pace con Jacopo, e continuerò così per chissà quanto..
Piccola Lo, lui è là fuori e io non so se scapparmene via prima che torni o restare qui.
Potrei vestirmi di mille strati e mi sentirei comunque nuda.
Cosa faccio? Tu scodinzoli e non dici niente, come se potessi parlare del resto, eppure tu sai di andare incontro a una certezza, ma io? Io sono qui seduta in una camera che ho visto in penombra, col suo odore addosso, dentro una casa che non è mia.
Tu questo odore lo riconosci alla perfezione, per me è così nuovo, chissà se potrei abituarmici, se vorrei che accadesse davvero.
Ieri sera ci siamo annusati e ci siamo piaciuti. Ma adesso?
Per una parte di me che vorrebbe uscire silenziosa da questo appartamento e da questa vita, c'è l'altra che lo attende, i sensi tesi al massimo, in allerta, per capire se potrò restarmene accoccolata qui. Almeno per un po'.


La porta si apre, Lolita scappa in salotto e Aria può sentire Pietro ridere e rispondere alle feste della cucciola. “Ehi..”
Eccolo, è lì davanti a lei, odora di bagnoschiuma, di giornata nuova, il sorriso timido e i capelli scompigliati di chi se n'è uscito di corsa."
"Scusa.. Di solito non sono così maleducato, ma.. Qua vicino c'è una pasticceria buonissima e volevo comprare le paste appena fatte.. Crema o cioccolato?”
Aria guarda quell'uomo, se non fosse per la barba direbbe che è un bambino entusiasta che le ha fatto una sorpresa ed ora è lì, complice, che le porge un sacchetto profumato.

Ho fatto anche il caffè.” Aggiunge. Come se ce ne fosse bisogno.
Crema andrà benissimo” Sorride Aria, incapace di dire altro.


No, forse non la caccerà. Non ancora.

The Author's corner: 'Robin' in inglese indica il pettirosso. È il primo racconto totalmente originale che trovo il coraggio di postare. Spero possa piacere a qualcuno. 
Se vorrete lasciare una recensione mi farà molto piacere.

Charly

  
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