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Autore: FreddiePie    24/10/2015    2 recensioni
"Lo so che sembra tutto assurdo, che alcune persone non ci lasceranno mai in pace, ma voglio che tu sappia che io credo in noi. Su di noi io... Scommetterei la mia stessa vita"
Ogni storia è come sempre l'hanno raccontata, verità più verità meno. Alcune cose però sembrano semplicemente mancare al conteggio finale. Segreti taciuti, e menzogne ben costruite.
Riuniranno quattro eroi ad incontrarsi e a sconfiggere gli incubi che tormentano il loro mondo?
"E questo... questo possiamo affrontarlo insieme. Siamo una squadra, giusto?"
| Jackunzel ; Mericcup |
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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CAPITOLO UNO - Uno straniero a corte
 

C’era una donna nella stanza, e sedeva d’innanzi ad una culla vuota. Era vuota perchè la piccola riposava tra le braccia di quella donna, che era impegnata ad osservarla con uno sguardo con cui solo una madre può guardare la figlia. Prese le mani delle bimba nelle sue: erano morbidi, così fragili, talmente piccole che riusciva a racchiuderle entrambe, dolcemente, nel pugno.

«Buonanotte principessa» le sussurrava intanto a occhi chiusi, mentre la cullava amorevolmente.

 

Poi nulla più.

Gli occhi della ragazza si riaprirono nel buio della sua camera da letto e dovette faticare un po’ prima di ricordarsi dove fosse. 

Nella stanza vorticava una forte corrente d’aria fredda, entrata da una finestra spalancata le cui ante sbattevano violentemente e le tende svolazzavano morbide come se fossero il velo bianco di un fantasma.

Si strinse le coperte al petto e trattenne i brividi, mettendosi poi rannicchiata sul fianco per riscaldarsi. 

Quella donna… la conosceva. Continuava a rivedere il suo volto nonostante si fosse svegliata e l’avesse lasciata nei sogni. E nei ricordi. Perché mai aveva sognato… Gothel?

Sgusciò il braccio fuori dalle coperte e si tastò la nuca dove i capelli corti non riuscivano più a proteggerle il collo dal freddo. Quei capelli ispidi le diedero la conferma che niente era stato un sogno. Gothel era stata la cattiva, l’aveva rapita e aveva abusato del suo potere. Aveva quasi ucciso Eugene, e poi era morta. Rapunzel avrebbe quindi dovuto considerarla un capitolo chiuso della sua vita eppure… ancora la sognava, e nei suoi sogni vedeva episodi della sua infanzia che la sua memoria aveva ormai rimosso da tempo. Ma evidentemente il suo subconscio no.

«Stai tremando…» disse improvvisamente una voce, e subito due braccia calde l’avvolsero riscaldandola dal gelo della stanza. 

«Vuoi che vada a chiudere la finestra?»
Rapunzel scosse la testa ed accarezzò le mani del marito, calde, ed abbastanza gradi da prendere le sue ed imprigionargliele. Proprio come avevano fatto quelle di Gothel nel sogno. 

Era un gesto d’amore, e da parte di Eugene non era una sorpresa, ma Gothel… quella donna non l’aveva mai amata. O forse sì? 

 

La mattina dopo la giovane principessa si svegliò quando già il sole era alto e splendeva nel cielo, e persino Eugene si era già alzato da un pezzo.

Spostò le coperte e si alzò, stiracchiandosi ben bene prima di andare in bagno per rinfrescarsi.

«E’ una bella giornata, eh Pascal?» domandò allegra al piccolo camaleonte che la seguì fino in bagno, mentre lei immergeva le mani in una piccola bacinella piena d’acqua fredda per lavarsi la faccia. 

La sala del trono era già stracolma di popolani quando arrivò. Erano disposti uno dietro l’altro per un’udienza dal re, suo padre. Alcuni avevano portato in dono pollame e formaggi, altri strani oggetti variopinti probabilmente da regalare alla principessa. Più le cose sembravano bizzarre e più le piacevano!

Superò il trono sul quale era seduto il padre, non prima di avergli augurato un «buongiorno!» e si diresse verso il giardino, dove sua madre stava innaffiando e curando i fiori.

«Buongiorno!» disse anche a lei, baciandola sulla guancia e sedendosi sull’erba per osservarla lavorare. 

«Ancora non dormi bene?» le domandò sua madre, notando il pallore del suo incarnato e l’ombra scura di due occhiaie sotto gli occhi.

Rapunzel scosse la testa, stiracchiandosi con le braccia.

«In realtà non è nulla… nulla di serio. Oggi pomeriggio passo dal droghiere per qualche erba che mi aiuti a riposare».

Sua madre la guardò un po’ preoccupata, chiedendosi cosa tormentasse i sogni della sua bambina, poi tornò a badare ai fiori. 

Rapunzel si stese sull’erba con un balzo, allungando braccia e gambe per stiracchiarsi meglio. Lì stesa chiuse gli occhi e respirò l’aria che si scontrava sulla sua pelle. Ascoltò gli uccellini cantare e udì un rumore metallico farsi sempre più vicino. Subito aprì gli occhi e si mise su con la schiena, per vedere da dove provenisse quel rumore.

Una guardia correva verso le due reali con l’armatura che faceva un gran rumore ad ogni passo; il suo volto pareva visibilmente scosso. 

«Mia regina!» disse, con ancora il fiatone per la corsa. «C’è uno straniero che chiede udienza immediata!»

La donna lasciò a terra l’innaffiato e fece qualche passo verso di lui, curiosa di indagare sull’accaduto. «E perché sembri così spaventato?»

Lui cercò di controllare la paura, e il fiatone che ancora agitava il suo respiro, e ingoiò un grumo di saliva prima di dire: «Mia regina è… è venuto sul dorso di un drago!»

Rapunzel si mise immediatamente in piedi, affiancando la madre e prendendole la mano.

«Un drago?» domandò ella spaventata. «Ha fatto del male a qualcuno?»

La guardia scosse il capo. «No, sembra mansueto e addomesticato. Io però non lo farei aspettare».

La regina annuì seria e si diresse, con passo svelto, verso la sala del trono per riferire al marito dell’accaduto.

«Dov’è adesso il forestiero?» domandò intanto Rapunzel, accarezzandosi il braccio un po’ preoccupata.

«Sta aspettando davanti all’ingresso secondario».

La ragazza, armata di coraggio e di una buona dose di curiosità, lasciò il giardino e si diresse, correndo, dove lo straniero stava aspettando.

Con cautela socchiuse il portone dell’ingresso. Un’imponente rettile nero e squamoso, dotato di ali e grandi occhi giallognoli, era seduto davanti al suo padrone e sembrava… che stesse ascoltando il discorso che lui gli stava facendo.

La ragazza si avvicinò piano piano ai due, sempre più curiosa. 

«Ti capisce?»

Il giovane, per vedere chi avesse appena parlato, si girò con uno scatto. Lo straniero la guardò negli occhi, e così face anche lei - entrambi parevano incuriositi l’un latro.

«Sì» rispose, continuando a studiarla con gli occhi. Cosa che anche lei continuò a fare.

«Non è pericoloso?» domandò Rapunzel, alzando lo sguardo sul rettile.

«Chi? Sdentato?». Con un sorriso indicò l’amico e poi le andò incontro, prendendole la mano e mettendogliela sul muso del drago. «E’ un tozzo di pane!»

Rapunzel sorrise, e anche quando il ragazzo lasciò la presa sulla sua mano lei continuò ad accarezzare l’animale.

«Rapunzel! Allontanati da quella cosa!» ordinò subito una voce alla loro spalle.
Il re, la regina ed Eugene stavano correndo verso di loro. Il drago, al sentirsi chiamare “quella cosa” da Eugene, sembrò offendersi parecchio, assottigliando gli occhi ed abbassando la testa come per mettersi in posizione d’attacco. 

«No no, non vi preoccupata! E’ innocuo!» spiegò il suo proprietario, dandogli una o due pacche sul dorso per farlo calmare. 

«Veniamo in pace, siamo qui perché la mia gente ha bisogno del vostro aiuto!»

Quando le acque si furono calmate, e quando fu spiegato - e capito - che il drago non era pericoloso (non da arrabbiato, almeno) il forestiero seguì la famiglia reale nella sala del trono, ormai sgomberata da tutti i popolani.

«Dicci» fece il re, comodamente seduto sul suo trono e affiancato a destra dalla moglie e a sinistra dalla figlia. Eugene era in piedi, appoggiato ad una parete poco distante. «Chi sei, e perché ti serve il nostro aiuto?»

«Mi chiamo Hiccup Horrendous Haddock III, e sono il capo di una piccola tribù a nord della Grandi Montagne Sabbiose. Ho dovuto sorvolare sul dorso del mio drago il Passo Uggioso, la Foresta della morte ed il Mar Secolare. Insomma, ho intrapreso un lungo, lunghissimo, viaggio per arrivare fin qui, e non sapete quanto io confidi in un vostro aiuto. Nel mio villaggio è scoppiata un’epidemia. Donne, bambini, draghi… anche mia moglie è stata contagiata. Stanno tutti morendo e un druido mi ha detto che nel regno di Corona avrei trovato un fiore magico in grado di guarirli. Vi prego, la mia gente dipende da voi!» 

Detto questo si mise in ginocchio davanti al sovrano, implorando il suo aiuto.

Gli occhi dei genitori, e di Eugene, alla parola “fiore” si spostarono tutti su Rapunzel, che con la consapevolezza di chi non possiede più alcun potere fu costretta a dire: «Non possiamo aiutarti».

Hiccup a quel puntò, capito che la questione fiore riguardava la ragazza, si alzò disperato e andò direttamente a pregare lei.

«Vi daremo in cambio qualsiasi cosa! Cibo, legname, oro, di tutto! Ma vi prego - vi prego! - aiutate la mia gente!»
Rapunzel chiuse gli occhi, dispiaciuta quanto lui di tutta la gente che non poteva aiutare.

«Io ormai non possiedo più quel potere… mi dispiace».

Poi riaprì gli occhi e gli prese le mani stringendogliele forte, per fargli capire quanto veramente fosse dispiaciuta di non poterlo aiutare.
Fu a quel punto che gli occhi del ragazzo si fecero lattiginosi e spenti. La sclera gli si arrossò e le pupille si dilatarono. Dalla bocca e dal naso rivoli di sangue iniziarono a rigarli il volto. 

«E’ contagiato!». Eugene prese subito sua moglie da parte e l’allontanò dal malato, il quale, senza più il sostegno delle mani della ragazza, cadde sulle ginocchia e poi a terra, privo di conoscenza.
«Dobbiamo aiutarlo!» protestò Rapunzel, che voleva a tutti i costi aiutarlo. 

«Sta lontana da lui!» le ordinò il marito in tono severo e grave, affidandola al padre e andando lui stesso ad aiutare il moribondo. Chiamò una guardia e insieme lo portarono di peso in una stanza del castello, impedendo però l’accesso a tutti, in particolar modo alla principessa, tranne che al medico di corte.

«Voglio vederlo! Io sono l’unica che può aiutarlo!» protestò la principessa, ma sia i genitori che Eugene glielo proibirono categoricamente, temendo per la sua vita. 

Rapunzel, indispettita perché non le permettevano di aiutarlo, decise di andare dal drago, che intanto aspettava il suo padrone nel giardino del palazzo, acciambellato sull’erba.

«Sdentato, giusto?» chiese la principessa, avvicinandosi all’animale ed accarezzandolo sul dorso per fargli capire che veniva in pace. Lui alzò il muso e lo inclinò per studiarla.

«Il tuo padrone… sta male. Riesci a portarmi in volo fino alla sua finestra così posso aiutarlo?»

Rapunzel neanche per un momento si chiese se quel drago la capisse o meno. Lei per prima sapeva che tutti gli animali avevano una particolare sensibilità nel comunicare con gli esseri umani. E Pascal ne era solo una prova. Il drago infatti si mise su con un balzo e l’affiancò, abbassandosi di poco per farla salire in groppa.
Rapunzel ebbe un attimo di tentennamento, poi si fece coraggio e s’issò sul suo dorso, attaccandosi ben bene alla sella. «Okay, adesso piano piano tirati su… »
Ma il drago non volle assecondare le sue paure e subito si alzò in volo.
La ragazza urlò per lo spavento, inizialmente, ma poi riuscì comunque ad indicargli la finestra verso la quale doveva portarla.
Sdentato affiancò il cornicione del balconcino e aspettò che la ragazza scendesse dalla sua groppa senza precipitare giù.

«Grazie mille, resta qui».

Così Rapunzel entrò nella stanza e si avvicinò al letto nel quale Hiccup riposava moribondo. Lo guardò, gli scosto i capelli dalla fronte e gli controllò la temperatura. Era freddo come un cadavere. 

«Fiore brilla e luccica, lascia che il tuo potere risplenda, inverti il tempo, riportami quello che una volta era mio». 

Quelle parole un tempo avevano funzionato, ma ormai erano rimaste pure e semplici parole di una canzone. Provò a chiudere gli occhi e a concentrarsi di più.

«Fiore dammi ascolto, se risplenderai, con i tuoi poteri tu mi proteggerai. Con la tua magia…» Aprì gli occhi e controllò se quella canzone invece funzionasse: ma ancora niente. «Tu mi aiuterai! E non dirmi che, per me è tardi ormai…è tardi ormai!»

Hiccup ancora teneva gli occhi chiusi e pareva stesse sul punto di morire. Rapunzel chiuse gli occhi, e appoggiò la fronte sulla sua. «Scusa…»
Per colpa sua stava morendo, e per colpa sua un’intera tribù sarebbe morta. Si sentiva inutile, e impotente! 

Neanche se ne accorse quando una lacrima luminosa cadde sul volto del ragazzo e venne assorbita dalla sua pelle. E, proprio per com’era stato per Eugene, anche HIccup si svegliò, nuovamente sano seppure ancora affaticato.

«Sto… sto bene?» domandò quasi scettico, controllandosi le mani e tastandosi la fronte. Rapunzel parve sorpresa quanto lui. 

«Io… io ti ho guarito?!»

La ragazza non fece nulla per trattenere un sorriso euforico, contento, realizzato! 

Allora il potere scorreva ancora nelle sue vene… poteva salvare Berk!








Momento Icananas:

"Bien, proviamo ad iniziare questa fanfiction", mi sono detta ieri sera. "Proviamo ad integrare ogni personaggio del big four in modo naturale e tenendo ben conto della traccia disney/dreamworks".
Personalmente mi aspetto tanto da questa FF, anche se ho paura di ricadere nella pessima scrittura per colpa di noia, poco impegno e tanta fretta nel pubblicare.
Se vi piace sarò ben contenta di continuarla; e poi non vedo l'ora di metterci dentro anche Jack e Merida- quei patatonzoli! Come non vedo l'ora di studiare ogni singolo cattivo e, cercare in quale modo, di spiegare e comprendere la loro storia e psicologia.
Quindi nulla, alla prossima! Con il lungo viaggio di Punz ed Hiccup alla volta di Berk! (chissà poi chi incontreranno sul loro cammino... chissà ahahah)

   
 
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