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Autore: Shideo    24/10/2015    0 recensioni
Un brutto scherzo del fato, una volgare calunnia alla mente e allo spirito. Quando un'anima in pena, persa e poi ritrovata, accenna ad insinuarsi nelle vite d'altri, l'unica cosa da fare è abbandonarsi al destino. Ma neppure il cuore di un ninja può reggere un fardello tanto pesante...
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sorpresa, Tsunade | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
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Bene. Da dove iniziare...? Dovrei dire che questa è la prima storia in assoluto che pubblico su questo sito. L'ho trovato per caso, vagando in rete in cerca di distrazione. E, ovviamente, me ne sono subito innamorata... come dubitare? Qui ho letto le più belle fanfictions di sempre. E, finalmente, ho trovato un ritaglio di tempo per iscrivermi. Devo dire che il liceo artistico che frequento non mi lascia un attimo di respiro... ma adesso basta parlare di quste inutili cose.
Questa è una storia saltata in mente in un momento di crisi con il mio ragazzo. Non vorrei essere etichettata come "quella malinconica"... anche perchè avrò TAAAAANTE storie da pubblicare sul sito. e non solo di questo rating, ovviamente.
Ops, forse sono un po' troppo chiacchierona. Vabbè, lasciatemi stare. Connich'wa a tutti... e buona lettura!!

 
Da un po’ di tempo, Naruto si era accorto che il suo maestro eremita stava progressivamente calando il rendimento negli allenamenti. “Dai, basta allenarsi, Naruto. Sono stanco” era una frase che echeggiava sempre di più verso la metà degli esercizi sul chakra. Durante le schivate, Jiraiya sembrava come se non gli importasse di colpirlo… insomma, non ci metteva passione, il che è abbastanza strano, dato che ero-Sennin diceva sempre “tutti col sorriso e sempre andare avanti!” In poche parole… Jiraiya non era più Jiraiya. «Dai, Naruto. Smettila di chiamarmi “ero-Sennin”. Mi da fastidio…» sussurrò l’eremita all’ennesima provocazione di Naruto, intento a “riaccenderlo”. «Ma si può sapere che cosa le prende, maestro?» chiese un filo stizzito l’allievo, alla fine. «No, niente…» rispose l’altro. “Chissà che gli prende… mi risponde sempre così…” pensava continuamente Naruto, guardando il maestro. E quando lo faceva, vedeva un volto sconsolato, con occhiaie profonde, e rigato da una triste linea curva al posto del suo solito, smagliante sorriso. All’allievo gli veniva quasi da piangere, vedendo il suo Sennin in quello stato. E la cosa che lo opprimeva di più erano le risposte vaghe dell’altro, il fatto che non rivelasse nulla sulle sue pene. Unito all’impossibilità di agire in qualsiasi modo. Naruto poteva solo stare in silenzio ad osservare Jiraiya immerso nei suoi pensieri…
Giorno dopo giorno l’espressione del Sennin era sempre più cupa. Uzumaki non ne poteva proprio più. Si sentiva frustrato per il fatto che l’eremita non gli dicesse niente. Che non si fidasse abbastanza di lui? Ma avevano condiviso così tanti allenamenti e così tante risate! Perché? Perché non diceva niente? Questa era la domanda incisa sul cuore della forza portante, scolpita come nella roccia, marchiata a fuoco. Dubbi e perplessità si facevano strada nella mente del povero ragazzo, intento a capire il perché dei cupi pensieri del maestro. Forse che allievo e sensei non si capivano più? Non ne aveva la più pallida idea. Fino a quando, un brutto giorno…
«ERO-SENNIIIIIN???» Quel giorno, Naruto si sarebbe dovuto esercitare su una cosa strana che il maestro aveva chiamato “respiro del chakra”. Ma c’era un problema… il sensei non arrivava. Naruto era lì, solo, in mezzo al terzo campo di addestramento di Konoha. Ma, stranamente, il Sennin non c’era. “Strano…” pensava l’allievo “… di solito arriva sempre in anticipo… che sia stato io a confondere le date? No, non può essere. Forse si è rintanato in casa con qualche giornaletto da porci… ma pensando al comportamento dell’eremita negli ultimi tempi, non penso sia in vena di continuare con i suoi romanzi erotici… ma no, no, niente e nessuno lo staccherebbe dalla sua natura di pervertito…” e, così pensando, Naruto si sedette e si mise ad aspettare il suo maestro. Che non arrivava.
 
 
In realtà, Jiraiya non sapeva che pensare. Negli ultimi tempi, le vicende si erano susseguite troppo velocemente, fino ad accumularne tutti i ricordi in quel giorno. Naruto continuava a chiedergli “Maestro, cosa le succede?”, ma quando accennava a spiegarglielo, vedendo quel visetto da adolescente, lacrime si riempivano nei suoi occhi, e perdeva il coraggio anche solo di aprire bocca. Così gli rispondeva che non c’era niente, ma in quel frangente poteva vedere gli occhi del ragazzo riempirsi di amarezza e rimorso, e questo lo faceva sentire ancora peggio. Ma non poteva dirgli, in nessun caso, lo scherzo crudele che il suo cuore aveva avuto in serbo per lui. In collaborazione con tutto il suo corpo. Oh, cavoli, che casino… più ci pensava, più sentiva le forze mancargli. Ma quando cercava di pensare ad altro, i volti di Tsunade e Kushina lo obbligavano a tornare indietro. Sarebbe stato tutto così semplice, se quel giorno, al posto dell’escursione, ci sarebbe stato come allenamento il respiro del chakra… ma entrambi erano senza chakra e l’hanno dovuto rimandare. E poi… poi… ora il respiro che mancava era il suo… cercò di calmarsi. Ma il respiro non accennava a ritornare. Aveva anche il batticuore. Chiuse quindi gli occhi, ma… questo gli fece apparire davanti Tsunade e Kushina. Ciò lo fece accasciare a terra, in preda a spasmi e ricordi di quel giorno che non sarebbe mai dovuto arrivare. Senza fiato, era stremato dalla fatica del solo respirare. Intanto la gente si era accorta di lui, e cercavano di aiutarlo in qualunque modo, tirandolo su in piedi, ossigenandolo con il vento… l’ultima cosa che riuscì a vedere prima di perdere i sensi fu la visione di Sakura e Ino che correvano da lui. E sì, c’era anche Tsunade…
 
Quando si svegliò era su un lettino d’ospedale. La prima cosa che cercò di fare fu guardarsi attorno. “Ma guarda… Kakashi è sempre ricoverato, dopo una missione…” sorrise, scorgendo il giovine che riposava con, sulla faccia, aperto, il volume de “Le tattiche della pomiciata”. Cercò poi di mettersi a sedere, ma gli mancò il fiato e crollo disteso. Per fortuna Kakashi si era svegliato. Chiamò l’infermiera, che arrivò subito da lui. «Oh, finalmente, si è svegliato, eremita! Piacere di conoscerla, sono una grande fan delle sue imprese. Il mio nome è Komigiro.» «Mmmh, Komigiro, certo che sei proprio carina…» sorrise il Sennin. «Ehm, per favore… lasci da parte le sue manie pervertite, almeno fino a quando è ricoverato…» rispose con un simil-sorrisetto l’altra, evidentemente un po’ in imbarazzo. «Comunque… ho delle visite per lei» così dicendo aprì la porta ed entrò nella stanza un gruppetto di persone. «Ah… Sakura, Ino, grazie per il “salvataggio”… Naruto, vieni qui, mi devo scusare con te. E…» alla vista di Tsunade, il sorriso scomparve e diede posto ad un’espressione lievemente scioccata. I due si guardarono a lungo negli occhi, fino a quando la donna, con un sospiro secco, si voltò e si avviò verso la porta. Fu Naruto che lo distolse dai suoi pensieri «Allora, maestro? Ha qualcosa da dirmi? Io l’ho aspettata al campo di addestramento numero 3 e circa un ora dopo sono venute a recuperarmi Sakura e la nonna Tsunade, dicendomi che eri in ospedale!»l’eremita, riuscitosi a mettere a sedere, «Sì… scusami per averti fatto aspettare tanto per niente. È che in questi tempi… non ci sto con la testa… capisci?» disse Jiraiya, con occhi bassi. «ECCOME!» Tuonò l’allievo «Ma mi spiega una volta per tutte che le prende?? Io sinceramente non ce la faccio più a vederla così cupo, con quell’espressione buia in faccia! Non riesco nemmeno a dormire, se proprio lo vuole sapere, ecco!» si sfogò Naruto. Jiraiya chiuse gli occhi e cercò di calmarlo. «Ecco… Naruto… mi spiace più di ogni altra cosa che io ti stia deludendo così tanto, ma, ecco, vedi… non riesco mai a spiegarti quello che dovrei spiegarti, capisci?» poi guardò l’allievo dritto negli occhi «Quando, un giorno, prenderò coraggio, ti spiegherò tutto, te lo prometto. Ma intanto non riesco a sforzarmi…» Naruto sostenne il suo sguardo, poi sbottò «MA INTANTO IO NON RIESCO A CAPIRLA! E INTANTO MI FA IMPAZZIRE, CON ME CHE VORREI SOLO SAPERE COSA FARE PER FARLA SORRIDERE DI NUOVO!!!» detto questo, se ne andò infuriato. Ero-Sennin richiuse gli occhi e una amara goccia di qualcosa scese lungo i segni della sua guancia. «Lasciatemi solo…» chiese.
 
«Si sente meglio? Anzi, mi sente, cacchio? Non vorrà mica stare con quella faccia tutto il giorno, vero?» Sempre Naruto che distoglie Jiraiya dai suoi cupi pensieri «Ma che devo, tirarglielo fuori a forza? MI DICA COSA CACCHIO HAAAA!!!» «Non gridare, per favore. Non mi sento ancora pronto.» Così dicendo, Jiraiya chiuse gli occhi e ritornò nei suoi pensieri. Subito il volto di Kushina riaffiorò dinnanzi alle sue palpebre abbassate. Subito il respiro si fece affannoso. Subito Naruto si girò preoccupato. E subito… subito…
«Ben svegliato, Jiraiya-sama» la voce di Kakashi. Kakashi, certo! Con lui si poteva confidare senza alcun problema. «Sai, non posso fare a meno di essere d’accordo… con Naruto. Spiegami qual è il tuo problema, su.» E così, Jiraiya gli raccontò tutto, dalla mattina al pomeriggio a quell’escursione, in cui aveva ritrovato una povera anima abbandonata e da molto tempo smarrita. «Mmmmmh… ci credo che non ce la fai a spiegarlo a Naruto. Dopotutto, è un argomento delicato. Soprattutto perché si tratta di lei.» sentetizzò alla fine il maestro ninja. «Grazie della tua comprensione, Kakashi. Mi sento molto meglio, dopo avene parlato con te» Sospirò l’eremita, cercando una posizione comoda sul lettino d’ospedale. «… affronterai l’argomento con i rispettivi, non è vero?» chiese l’altro. «Non mi sento in grado di parlarne con Naruto, comunque non penso che Tsunade mi dia retta, in questi tempi» confessò lui. «Spero solo di non dover rivedere quello sguardo pieno di rimprovero e delusione, non riuscirei a sopportarlo…» «Capisco…» Kakashi sembrava assorto nei suoi pensieri «Comunque non farti troppi problemi a parlarmene, sai che sono sempre disposto a darti una mano.» sorrise poi al Sennin. Jiraiya sorrise a sua volta «Ti ringrazio molto…» poi si distese e chiuse gli occhi.
 
«L’eremita dei rospi non può ricevere visite, ora. Mi spiace, signorina Tsunade…» Sempre così. Ogni volta che cresceva la voglia di chiarimenti. E poi, quando si decideva a riceverla, lei non aveva più la forza di parlargli… quanto avrebbe potuto sopportarlo, ancora? Perché non si era fidato di lei fin da subito? Eppure non era gelosia, quella che la faceva muovere. Oppure…? Continuava ad arrovellarsi il cervello, l’Hokage, cercando una risposta a tutti quei quesiti, e intanto si era già scolata la sua quarta bottiglia di sakè. «SHIZUNE!» chiamò a gran voce la bionda «S-Subito, signorina!» la ragazza si precipitò immediatamente all’ufficio del capo. Ma quando arrivò, Tsunade non le disse niente. Restò lì, in piedi, a guardare il paesaggio konoihano dalla finestra. Se solo… se solo cosa? Cosa poteva fare, lei…? «Madamigella, mi sente?» Shizune la risvegliò dal suo viaggio attraverso la mente… per fortuna? Purtroppo? Non era lei a deciderlo. Purtroppo. «Vai pure, Shizune. Portami altre bottiglie di sakè.» L’Hokage non distolse nemmeno lo sguardo dal paesaggio, per parlarle. Dal canto suo, Shizune non sapeva che pensare. La signorina Tsunade non si scomponeva mai, nel darle ordini, e la guardava sempre negli occhi. Quindi…
«Non so più aspettare, dottoressa. Devo assolutamente parlargli.» Non fece neanche in tempo a pensare, che d’istinto le uscirono quelle parole dalla bocca. Un po’ le dispiaceva, per Shizune, la quale era andata comprare altro sakè, perché non l’avrebbe trovata nel suo ufficio. Tuttavia non poteva più perdere tempo. Ma come sempre il fato non era dalla sua. «L’eremita Jiraiya se ne è appena andato. È guarito, quindi non lo abbiamo bloccato…» «Ma almeno sai dov’è andato?? Avanti!» «Beh… forse non ho capito bene… ma ha parlato di un certo rifugio nella foresta…» “…” Tsunade pensò.
 
«Jiraiya, quand’è che lo dirai a mio figlio…?» «Aspetta, non adesso…» Lui la fasciava, le cambiava le bende e i cerotti, e lei non poteva fare altro che guardarlo. Cos’ bello… così forte… pieno di se… divertente… con una personalità eccelsa. Avrebbe potuto forse chiedere di meglio? No… lo sapeva bene, che non lo avrebbe potuto fare. In fondo, Minato era morto, non sarebbe mai venuto a saperlo… e nemmeno Jiraiya, nemmeno lui poteva sapere che, sotto il cuscino, lei stringeva un kunai che sussurrava il suo nome… il kunai dell’amore, così lo battezzò. Quello che l’ avrebbe legata per sempre a lui, in modo da stare assieme fino alla fine di questo mondo… così non avrebbe dovuto sopportare una perdita… come per Minato… forse avrebbe dovuto usare questa tecnica anche con Naruto…?
«JIRAIYA!» e poi un tonfo. Nel rettangolo di sole apparso al posto della porta, si stagliava la silouette dell’Hokage. E Jiraiya, con quel suo magnifico sguardo tra il sorpreso e l’arreso, fissava gli occhi su quella figura. “Oh, no… non puoi farlo… non puoi guardarla… i tuoi occhi sono solo per me…” «Non guardarla, guarda me…» sussurrò lei. Un sussurro che fece gelare il sangue nelle vene dell’eremita dei rospi e fece rabbrividire Tsunade. «Non guardarla, guarda me.» ora il tono era un po’ più sicuro. Ed entrambi gli spettatori la fissavano intimoriti, senza fiatare. Jiraiya, non disse, come lei avrebbe voluto che accadesse, qualcosa come “non preoccuparti, amore. Guardo solo te.” No, non lo disse! «Tu non devi guardare lei, devi guardare me!» lo sguardo sempre abbassato, la voce leggermente incrinata… e, ciò che fu peggio per lei, Jiraiya si alzò e andò al fianco di Tsunade. Al che… «NON PUOI STARLE ACCANTO! NON PUOI AVERE NULLA A CHE FARE CON LEI… TU DEVI SESSERE SOLO MIO!!!»
 
E così accadde. Non sapeva che pensare… sperava non fosse mai successo. Sperava che Orochimaru non gli avesse mai tirato quel colpo basso… perché doveva essere così crudele…! E nel mentre, le lacrime salivano, la disperazione si faceva strafa nel suo cuore, ma l’incessante, folle risata della rossa non accennava a smettere. Ciò che lo colpì, letteralmente parlando, fu il kunai di Kushina. Sulla guancia, di striscio. Stava per arrivare all’occhio. «Tu…! Non potevi guardarla…! Quei tuoi occhi bellissimi… ora sono inquinati della sua immagine! Ora… devo toglierteli e lavarli… e li terrò io, così sarò sicura che non potrai più guardarla…! Mai più!» Affondo che evitò a filo. Ma, nonostante la sua bravura nello schivare, Jiraiya si ritrovò scaraventato all’angolo. Paralizzato dal terrore, intravide la figura della folle Kushina stagliarsi davanti a lui, il quale non riusciva nemmeno a reggersi in piedi. La donna, quindi, si accovacciò dinnanzi a lui, reggendogli il mento, ridendo, avvicinando lentamente il kunai pericolosamente di fronte alle sue pupille dilatate dal terrore… «Avevo altro programmi, all’inizio, però… non possiamo stare insieme per sempre se hai gli occhi sporchi… voglio poter ammirare la loro eterna bellezza nel nostro eterno oblio…» Pazza… come avrebbe potuto mai confessare a Naruto che sua madre era diventata pazza…? Giusto, non lo avrebbe mai fatto. Perché stava per morire…
«Non provarci!» E una mano venne strappata dal suo mento. Cedette, quando alzò gli occhi, perché si trovò davanti a una scena che mai avrebbe voluto vedere nella sua vita… ma le previsione del grande e saggio rospo, evidentemente, non sbagliano nemmeno se minacci di suicidarti. “Tsunade e Kushina, una di fronte all’altra, la prima con uno sguardo potente e arrabbiato, l’altra con un siero folle che sprizza da ogni suo poro… dovrai resistere e non far niente.” Ciò che aveva proferito il saggio era assolutamente azzeccato. L’unica era che, effettivamente, Jiraiya non riuscisse a fare niente, perciò assistette impotente alla lotta di quelle due fiamme della sua vita.
Ecosì, Kushina, si schiantò si Tsunade, urlando una rabbia mista a follia che mai più l’eremita avrebbe voluto sentire per tutto il resto della sua esistenza. Ma tsunade, più lucida, la evitò e le tirò un calcio che la fece crollare sul tavolino.; Kushina gridò ancora, e ancora si lanciò al contrattacco, che l’altra blocco con uno schiaffo, poi prese per i capelli la rossa e la blocco avvicinandola a se, ponendosi alle sue spalle e circondandole la gola con le braccia.
In quel momento, Jiraiya restò a fissare il kunai di Kushina che, arrivando velocemente alle braccia di Tsunade, le trafisse, e con esse anche il proprio collo…
«Ora… che fai…?» sorrise la rossa, senza voltarsi. Solo, lasciando il kunai inflitto nelle braccia dell’altra. E nella sua gola. «Se… ti muovi… muoriamo entrambe… e anche se non ti muovi…» Jiraiya non poteva fare altro che starle a guardare, le due donne della sua vita, uccidersi tra di loro… con il volto di tsunade colmo di lacrime amare, e quello di Kushina, follemente spaventoso da quell’espressione assente e quel sorriso da pazza… ma non seppe più resistere. Corse dalle donne e, con uno strattone deciso, tolse il kunai. Non fu l’urlo di Tsunade a spaventarlo, bensì la risata di piacere di Kushina.
«HAHAHAHAHA!!!!! Sì… Sì! SI’!!» L’eremita rimase scioccato. «Me lo aveva detto…» Sussurrava la madre di Naruto con un misto di eccitazione, mentre il sennin era corso a soccorrere l’Hokage. «Tu l’avresti fatto per salvare lei… e adesso che lei è impossibilitata di colpirmi e tu sei vulnerabile…» Jiraiya tirò un urlo. Perché un dolore lancinante lo aveva colpito alla schiena. Un bruciante acciaio freddo gli aveva trapassato la schiena. Vide contorni sfocati, poi la voce di quella pazza che diceva “non preoccuparti, tra un po’ ti curerò. Dobbiamo solo andarcene da qui.” E poi… buio.

Allora... che ve ne pare?? Piaciuta? Triste, eh...? Lo so, lo so... potevo iniziare con qualcosa di più allegro, ma in questa mia prima storia ho letteralmente sputato l'anima, quindi meritava di essere postata per prima ^^. Vorrei sapere cosa ne pensate!
   
 
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