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Autore: Anastasia123    25/10/2015    3 recensioni
Il mio proseguimento della sesta serie. Come evolveranno le vite dei tre protagonisti della fiction? Camilla, Renzo e Gaetano continuano la loro vita da "famiglia allargata" in attesa di qualche svolta futura, tra quotidianità, vecchi e nuovi incontri e casi da risolvere.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: 9 mesi

Premessa
Emozionata come una ragazzina, pubblico il primo capitolo di questa fan fiction, la mia prima fan fiction in assoluto, che vuole essere il proseguimento della sesta serie. Nasce dall’esigenza che ho sentito forte di reagire non solo al finale che ha deluso molti ma anche allo stravolgimento dei caratteri dei personaggi. Ho visto che molte fan hanno reagito con la scrittura di tante nuove fan fiction che, onestamente, non ho ancora letto di proposito, per portare avanti la scrittura della mia (ma che leggerò con sommo piacere prossimamente!).
Tornando alla sesta serie, le ultime tre puntate sono state molto diverse rispetto alle prime cinque, i personaggi, com’è stato detto, si sono rivelati diversi da come li conoscevamo (i buoni non saranno più così buoni… Veronica si riferiva proprio a Camilla?), bipolari, contradditori, spiazzanti, e alcuni passaggi, a mio avviso fondamentali, non sono stati chiariti.
Parto quindi da questi personaggi come li abbiamo lasciati, con tutte le loro contraddizioni in essere. Per quanto possibile vorrei mantenere un tocco di leggerezza nella narrazione, nonostante la storia apparirà sicuramente più densa di dialoghi, introspettiva e, a volte, drammatica, rispetto a ciò che si è visto in tv.
La storia inizia ad un mese dal parto di Livietta e Carmen. Non essendoci stato un preciso riferimento temporale nella sesta serie (o se c’è stato era piuttosto confuso, vedi maturità in autunno/inverno) il capitolo si colloca nel mese di giugno, avendo ipotizzato i parti in maggio.
“Nove mesi” perché solitamente ci si accorge di uno stato di gravidanza in sesta settimana, quindi al secondo mese. Da qui ho conteggiato questi nove mesi dove tutte le vite dei protagonisti sono state stravolte, nel bene e nel male.
Questo primo capitolo sarà diviso in tre parti e sarà piuttosto introspettivo. Ho in mente anche un giallo che, spero, comparirà presto.
Devo dire che mi sono sentita spronata a scrivere anche perché ho ironicamente pensato: “se gli autori sono riusciti a capovolgere così tutto verso la fine e se i casi di puntata non mi sono sembrati così complicati – anzi – a volte piuttosto banali e scontati, perché non provare anch’io a cimentarmi nella stesura di una storia tutta mia, dato che amo e seguo questa fiction da tanto tempo?”
Bene, dopo il preambolo che è quasi più lungo del capitolo vi lascio alla storia.
Se avete voglia di lasciare un commento al termine della lettura ne sarei onorata!
Commenti, critiche, consigli e – anche – incoraggiamenti, sono tutti ben accetti!
Buona lettura!


9 mesi – Camilla

“Ahhh, che mal di testa” – Camilla si svegliò sentendo improvvisamente piangere la nipotina. Guardò la sveglia sul comodino: “Le sei in punto… tanto vale alzarsi” – pensò. La sveglia sarebbe comunque suonata alle sette come di consueto, e, anche se un’altra ora di riposo le avrebbe fatto sicuramente bene, sapeva che non sarebbe riuscita a dormire. E non solo per il pianto ad intermittenza di Camilla jr o Camillina com’era stata affettuosamente soprannominata. Ricordi e sensazioni strane e contradditorie la stavano tormentando. E più cercava di non pensarci e di buttarsi tutto alle spalle, più questi si riaffacciavano improvvisi e spiazzanti.

Potti si affacciò sull’uscio della sua camera e, vedendola seduta, le corse incontro saltando sul letto per andare a farsi coccolare. “Potti, amore della mamma! Ti sei svegliato anche tu, vero? La nostra nipotina reclama la sua pappa come un orologio svizzero!” E in effetti Camilla jr. sembrava impostata per mangiare ogni tre ore, per ora regolarmente anche di notte.
“Tutta questa puntualità di sicuro non l’ha presa dalla nonna!” osservò Camilla accarezzando vigorosamente Potti che, tutto contento, si era rifugiato tra le sue braccia.

Era passato un mese dal parto di Livietta e sì – pensò – anche da quello di Carmen.
Camilla e Lorenzo erano entrati nelle vite di tutti loro, indistintamente. Che cosa strana e meravigliosa la vita! Camilla ancora non si raccapezzava di come tutto era avvenuto così in fretta. Livietta, la sua bambina, o meglio, quella splendida ragazza che si era appena affacciata alla vita con una vacanza studio a Londra, d’un colpo era diventata moglie e mamma.
Avevano fatto bene lei e George a sposarsi così giovani? George sarebbe stato l’uomo giusto per lei, capace di condividere gioie e sofferenze di una vita a due? Erano gli stessi interrogativi che anche Renzo le aveva posto, ai quali nessuno avrebbe potuto dare una risposta se non il tempo. E guardando alla sua vita e a quella di Renzo, non riusciva ad essere del tutto ottimista. Aveva toccato con mano quante difficoltà poteva incontrare anche il più solido e radicato dei matrimoni, e la loro situazione attuale ne era purtroppo la triste conferma.
“Se non ci hanno preso due vecchie volpi del matrimonio come noi..” aveva detto ironicamente a Renzo, ma il risvolto era comunque amaro.
Anche ora, anche a distanza di mesi, nonostante avesse passato il periodo più duro, non riusciva a non guardare il piccolo Lorenzo senza provare una fitta nel petto. Una fitta che nascondeva bene, perché quel piccolino alla fin fine gli faceva una gran tenerezza, perchè, vedendolo quasi ogni giorno, non avrebbe potuto fare a meno di affezionarcisi, quasi quanto alla sua Camillina. Sì perché Camilla era la sua nipotina, ma con Lorenzo non aveva nessun legame. E allora ecco la fitta che riappariva, intensa e improvvisa, tanto più che il piccolino assomigliava tanto al papà, come la stessa Livietta. Era il rimpianto, il rimpianto di non essere stata lei a dare un altro figlio, per di più maschio, a Renzo, a quello che era ancora suo marito a tutti gli effetti.
La separazione, infatti, non era ancora stata formalizzata. Sembrava assurdo, prima Renzo che si presenta in ritardo a causa di un malore di Carmen, e poi lei che se ne dimentica e arriva troppo tardi all’appuntamento col giudice. Fatalità o destino? Ora non voleva pensarci. Lei, in fin dei conti, alle coincidenze non aveva mai creduto molto.
“Le sei e venti… Andiamo Potti!”

Si alzò di scatto e andò in cucina a preparare la colazione. Mentre versava i croccantini nella ciotola di Potti, Livietta entrò con la piccola Camilla in braccio che scrutava beatamente tutto ciò che la circondava.
“Bhè, la signorina ha già finito di mangiare?” esclamò sorpresa Camilla. “Sì mamma, lo sai che è una bimba vorace!” rispose Livietta con un sorriso “Direi che questo l’ha proprio preso dalla nonna!” aggiunse poi trattenendo a stento una risata a cui fece eco quella della madre.
Camilla jr cresceva bene e in fretta - pensò Camilla - Livietta l’allattava e l’accudiva con una tal naturalezza che l’aveva veramente sorpresa.
Nonostante le notti intervallate dai risvegli della piccola, Livietta, a poche settimane dal parto, appariva già in ottima forma e sembrava anche aver accettato bene l’andirivieni di George da Londra, cosa che “vivacizzava” – per così dire – ancor di più i loro ritmi.
Per ora vivevano da Camilla. Sarebbe stato impensabile provvedere per una casa tutta per loro, non solo per l’incertezza del lavoro e dei loro piani futuri, se trasferirsi a Londra o rimanere a Torino, ma anche perché Livietta aveva bisogno d’aiuto e di sostegno.

Camilla preparò la colazione per entrambe, poi andò a prepararsi. Doveva andare a scuola quella mattina. Aveva gli scrutini della sua quarta, e sarebbe stata una mattinata dura e difficile. Di tutti i suoi allievi, una sola rischiava di essere bocciata. E non poteva permettersi di perderla. Ambra non aveva raggiunto la sufficienza nella maggior parte delle materie ma, secondo Camilla, ciò che aveva vissuto in quell’anno, valeva più dei voti in pagella.
Era cresciuta e maturata, aveva ricucito il rapporto con sua madre e le aveva dimostrato, nell’ultimo periodo del quadrimestre, di aver davvero voglia di impegnarsi nello studio, per se stessa, per la sua famiglia, per il suo futuro. Ma non sarebbe stato per nulla facile con Pellegrini e gli altri professori che erano decisi a respingerla.

Andò in bagno a prepararsi e si guardò allo specchio. “Che occhiaie… Potti qui ci vorrebbe un mese in una beauty farm per rimettermi in sesto”. E a quel pensiero si ricordò di quel pomeriggio al bar con Gaetano che le aveva proposto di trascorrere con lui un week-end alle terme. Che poi non era una proposta, lui aveva prenotato e basta senza chiederle nulla e lei si era sentita improvvisamente soffocare, tanto da averlo piantato in asso. Com’era possibile che Gaetano non avesse capito ciò di cui lei aveva bisogno? La conosceva così bene, dopo dieci anni! Dieci anni… si bloccò… dieci anni di… in cui erano stati… cosa? Stavolta proprio lei, la prof. Camilla Baudino, colei che aveva sempre la parola giusta per tutti, studenti o implicati in omicidio che fossero, non aveva la parola giusta per definire il loro rapporto. E, quando quest’idea appariva più definita nella sua testa ancora tanto confusa, si sentiva così spaventata da ricacciarla subito indietro e da reagire con distacco.
Non voleva pensare che si trattasse di amore, quello completo e totalizzante, quello che aveva in parte vissuto con Renzo e che l’aveva fatta stare così male, che l’aveva fatta piangere così tanto, che le aveva provocato attacchi di panico e che ancora le faceva male. E sapeva che con Gaetano sarebbe stato ancora più forte e... nuovo... ed era questo, forse, a frenarla.
Forse era stato solo un intermezzo, dolce, appassionato, spaventosamente bello... Basta non voleva pensarci.

Si vestì in fretta, un paio di pantaloni larghi e freschi, una maxi t-shirt e uscì di casa.


9 mesi – Gaetano

“Sono le ore 6”, la voce meccanica della sveglia lo destò di colpo. E per fortuna. Era madido di sudore, sconvolto perché ancora una volta aveva sognato, l’aveva sognata.
Lui e Camilla in ospedale, nella sala d’aspetto di ostetricia. Lui seduto vicino a lei, ad aspettare la notizia del parto di Livietta, e, improvvisamente, nel suo voltarsi lei non c’è più… ma poi eccola, è dalla parte opposta della stanza, Gaetano si alza e le va incontro, ma non è più lei, c’è Renzo in quell’angolo… Renzo… poi la risata inconfondibile della sua Camilla, si gira ed eccola là più bella che mai… ma non è da sola… sta ridendo con qualcuno… c’è qualcuno che la tiene per la vita… è… Michele Carpi?! Ma poi lei sparisce di nuovo.. ma lui continua a sentire la sua risata… Camilla… Camilla dove sei… “Camilla! Camilla!” e poi finalmente la sveglia a riportarlo alla realtà.

Quest’incubo ormai lo tormentava da un mese, da quel giorno in ospedale. Non aveva mai creduto alle coincidenze, forse infatti era un segno del destino che Livietta e Carmen avessero partorito proprio lo stesso giorno, riempiendo di gioia tutte le loro vite, nonostante le contraddizioni e la famiglia per così dire “allargata”. Quello che non riusciva a spiegarsi era come avesse fatto Camilla a lasciarlo in quel modo qualche minuto prima. Davanti a una macchinetta del caffè, con Renzo a fianco di lui pure, con la stessa nonchalanche con la quale avrebbe potuto comunicare una notizia qualsiasi.
E tutto perché apparentemente lui e Renzo l’avevano assillata con la loro gelosia e le loro pressioni, secondo lei. D’ora in avanti avrebbe voluto fare la donna e la nonna single e indipendente aveva detto… ma allora quei quattro mesi cosa avevano significato per lei? Quei quattro mesi cos’erano stati loro due? “Non siamo una coppia ma non è detto che potremmo diventarlo…” gli aveva detto dopo quella notte a casa sua. “No Camilla, ti sbagli” - pensò Gaetano – “quello che abbiamo vissuto, anche se per poco, troppo poco, è stato il rapporto più intenso e sconvolgente che mai avevo provato…, la conferma che sei la donna della mia vita... per te non siamo stati una coppia? Siamo sempre stati molto più che una coppia…”.
Ma poi cosa gli aveva fatto dire quella frase, in quella stanza d’ospedale; ad un’infermiera un po’ impicciona si era definito un “amico adottato”… “Gaetano, Gaetano ma cosa ti è saltato in mente di dire?” aggiunse spazientito ad alta voce.

Si alzò di scatto e andò a prepararsi per la sua corsa quotidiana. Dedicava un’ora al mattino presto al jogging e ai pesi, attività che lo aiutavano a scaricare la tensione fisica e che gli svuotavano la mente e lo preparavano ad affrontare le lunghe giornate in commissariato.


9 mesi – Renzo

“Pro-pronto Carmen, sei tu? Cosa c’è? Ma che ore sono?” Renzo si era svegliato di soprassalto al suono del telefono. Cercandolo sul comodino aveva pure fatto cadere la boccetta di fiori di Bach, ormai sua compagna nelle lunghe notti nel tentativo di dormire un numero appena sufficiente di ore che gli consentissero di affrontare decentemente la giornata.
“Renzo, sono le 6 e Lorenzo dorme da più di tre ore! Non mi sembra normale, cosa faccio? Lo sveglio? Dovrebbe aver già mangiato a quest’ora!”. “Carmen, è assolutamente normale, si è svegliato quattro volte stanotte per mangiare, s-sarà pieno come un bisonte ora… lascialo tranquillo vedrai che fra poco si sveglierà.. ma tu poi, perché non ne approfitti per dormire un po’? Sei stata sveglia – anzi – siamo stati svegli gran parte della notte… riposati ne hai bisogno”. “Dici davvero? Sei sicuro? No perché ho letto…” “Carmen ascoltami. Ora ti fai un bagno rilassante e vedrai che poi Lorenzo si sveglierà e tu sarai pronta per affrontare la giornata. Dai passo fra un po’ e ti porto i cornetti caldi, quelli al cioccolato, va bene?” “Renzo… sì grazie, ti aspetto. Ciao”.
Renzo mise giù il telefono e sospirò pesantemente.
Le prime settimane per Carmen non erano state per niente semplici. Aveva fatto fatica a riprendersi dal parto, le analisi avevano riscontrato una forte anemia e questo, unito alle coliche di Lorenzo che erano arrivate praticamente subito, la stavano sfibrando. Probabilmente era anche insorta un po’ di depressione post partum, pensò Renzo, perché l’aveva trovata più di qualche volte in lacrime, con Lorenzo che piangeva e lei così spaventata e confusa. E allora le aveva offerto il suo aiuto. “Carmen, a qualsiasi ora chiamami se hai bisogno. Io sono il padre di Lorenzo e voglio esserci, voglio aiutarti anche se non stiamo assieme e non abitiamo assieme. In fondo non è un gran sacrificio salire le scale e venire da te”. Questo le aveva fatto promettere due settimane prima e da allora le sue notti erano state più che movimentate, tra chiamate notturne, passeggiate a casa di Carmen con Lorenzo in braccio per calmarlo e farlo addormentare e tentativi successivi per lui di strappare alla notte qualche ora di sonno. Perché poi la giornata non poteva dirsi più tranquilla.
Ormai Renzo aveva ripreso a lavorare a casa, non andava nemmeno più in studio, nonostante il poco spazio a disposizione, preferiva rimanere lì, nel monolocale che non appariva nemmeno più così tanto rosa tanto era tappezzato di progetti e mappe.

Non c’era solo il piccolo Lorenzo; voleva offrire anche lui il suo aiuto a Livietta, voleva esserci per la sua nipotina e non voleva lasciare tutto il peso a Camilla. Alla sua Camilla. Alla moglie che aveva tradito e ferito ancora una volta, e che stavolta non l’aveva perdonato. Avrebbe dato chissà cosa per potersela riprendere, per riconquistarla e non lasciarsela fuggire mai più e ce l’avrebbe potuta fare se… se il commissario non si fosse messo in mezzo. “E prima Gaetano – pensò ad alta voce, rivolgendosi al bisnonno Vincenzo - che poi posso anche capire, dopo tanti anni a girarle attorno, insistente e fastidioso come una mosca, che lei abbia pure ceduto – ma che dopo vent’anni potesse essere ancora attratta da quel Michele Carpi, un fantasma del passato, riapparso dal nulla, questo proprio mi fa andare il sangue al cervello, altro che cazzotto! U-un.. un… vabbè. E poi lei c-così… trasformata, così bella, attraente, sicura di sé, che ora vuol fare la single. Mah!”
Si alzò con una fitta alla schiena, indossò gli occhiali e andò a prepararsi il caffè.
   
 
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