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Autore: Giulz87    25/10/2015    2 recensioni
-Chi siete? –aveva chiesto sicura, con un tono che si addiceva alla fama di un titolo che la precedeva.
-Io sono Loki. Da Asgard.
Il volto si era alzato con fierezza mentre il suono della sua voce scambiava l’emozione in amarezza. Una differenza che probabilmente il suo stesso stato d’animo non tradiva.
-Da Asgard? Davvero? –Regina aveva fatto qualche passo nella sua direzione, un modo come un altro per comprendere l’entità e le intensioni di ciò che le si parava davanti.
-Ovunque si trovi, non credo sia quello il tuo posto, straniero.
[Personaggi: Loki, Regina. Note: La storia si colloca dopo il finale del film Thor, esattamente dopo che Loki cade nel vuoto cosmico, e prima che il sortilegio scagliato da Regina raggiunga gli abitanti della foresta incantata portandoli a Storybrooke.]
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Loki
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“A lonely place without love”
 


La mano si avvicinò alla cornice dello specchio per poi ritrarsi all’improvviso.
Il gesto era rimasto silente, un’incertezza taciuta che si era esternata restando sospesa nell’aria della stanza.
Regina osservò i suoi stessi occhi riflessi nel pallido vetro, un paio di fessure che intrappolavano un’emozione fatta di delusione e di amarezza, una rabbia che albergava sopita in un angolo vivo e reattivo della sua mente.
I recenti avvenimenti l’avevano privata di qualsiasi cosa avesse mai desiderato. Aveva perso quello che rimaneva di una famiglia, un surrogato che in qualche modo aveva finito per consumarla, perché Re Leopoldo non era un uomo che avrebbe potuto amare e Snow White si era rivelata la più sbagliata delle alleate. Le confessioni e i segreti svelati avevano intorpidito la realtà fino a che sua madre non si era manifestata in tutta la sua crudeltà ed esigenza. E dopo di lei aveva perso anche suo padre, l’unico che le era rimasto accanto quando l’oscurità aveva invaso il suo cuore stanco, un sacrificio necessario per arrivare dove sarebbe dovuta arrivare: alla vendetta verso colei che ne aveva innescato il rapido declino.
Dentro di lei riaffioravano momenti dimenticati dal tempo. Le memorie tornavano a galla come ogni verità faceva da sempre. Perché il potere aveva un prezzo, uno scotto da pagare che alla lunga consumava ciò che restava dell’anima. Era stato l’Oscuro ad insegnarglielo, così come aveva alimentato le sue arti magiche, allo stesso modo aveva nutrito il suo lato malvagio.
Rumpelstiltskin aveva un dono più unico che raro. Egli riusciva ad insinuarsi nella testa delle persone, era una voce sibilante che scavava le paure e su di esse costruiva il trampolino per il futuro, una porta che conduceva esattamente dove lui voleva.
 
-Non credo che questo sia il tuo posto, cara.
La risata del Signore Oscuro era giunta alle sue orecchie come un qualcosa di graffiante, un sogghigno beffardo e pieno di freddezza perché lui sapeva cosa diceva e cosa voleva.
Regina lo aveva guardato solo per un attimo, prima di abbassare lo sguardo. Aveva fatto scorrere gli occhi sul pavimento e il fiato le si era annodato alla gola, un malessere che pungeva all’interno del suo petto e che non accennava la minima resa. Quelle parole l’avevano attraversata e lei si era chiesta se non fossero il frutto della sua immaginazione. Ma Rumple era a pochi passi e sembrava leggerne i dubbi e le oppressioni. Rumple sapeva di aver ragione e voleva che anche lei se ne convincesse.
-Oh, mia cara, non è neppure con lo stalliere!
Il ricordo l’aveva fatta sussultare e il nodo si era fatto ancora più stretto, un’evidenza che ne aveva scurito l’espressione.
-Ecco! Questo lo è! Questo odio è il posto più sicuro dell’universo. Questa rabbia è ciò che di più vero potrai mai assaggiare. Nessuno potrà mai privartene. Perché questo male è la conseguenza diretta dell’amore.
Ed era così, niente di meno e niente di diverso. Daniel era morto e non ci sarebbe mai stato un lieto fine. Era come un circolo vizioso che terminava inesorabilmente in una languida pena, un tormento che l’Oscuro coltivava da oltre i confini di una ragione troppo spesso dimenticata.
-L’amore ti solleva, ma non è certo un qualcosa di eterno. E quando cadi è questo ciò che ti rimane. Ma se scegli l’oscurità, lei farà in modo che tu non debba mai più sentirti così. Il potere, quello può essere eterno, cara.
 
Regina lasciò andare un lamento contemplando quello che aveva imparato e quello che rimaneva di se stessa. Ispirò chiudendo le palpebre e ascoltò con fermezza l’essenza di un respiro che scendeva dentro al suo corpo come fosse un qualcosa di leggero, un qualcosa d’infinitamente più puro di quel che potesse ricordare.
-Specchio –sussurrò con un filo di voce prima di riaprire gli occhi, prima che un’immagine del tutto nuova s’impadronisse di quella superficie riflettente, spezzando in un solo insignificante istante ogni più profonda e salda volontà.
Si era voltata con un cenno di maliziosa sfida cercando la figura sconosciuta. E quando l’aveva trovata aveva sorriso. L’uomo dietro alle sue spalle era un connubio di sofferenza, di delusione e di bellezza. Era una rosa che sfioriva ogni secondo che passava. La sua pelle era chiara e portava con sé i segni della sconfitta. Il contorno dei suoi occhi era quello di chi non aveva ceduto alla stanchezza, quello di chi aveva perso la ragione, quello di chi aveva trascorso notti insonni alla ricerca di un improbabile senso di esistenza.
-Chi siete? –aveva chiesto sicura, con un tono che si addiceva alla fama di un titolo che la precedeva.
-Io sono Loki. Da Asgard.
Il volto si era alzato con fierezza mentre il suono della sua voce scambiava l’emozione in amarezza. Una differenza che probabilmente il suo stesso stato d’animo non tradiva.
-Da Asgard? Davvero? –Regina aveva fatto qualche passo nella sua direzione, un modo come un altro per comprendere l’entità e le intensioni di ciò che le si parava davanti.  
-Ovunque si trovi, non credo sia quello il tuo posto, straniero.
-Bè, è possibile. Tuttavia, io sono un Dio. Il mio posto è ovunque io voglia che sia.
-E dove vorresti che fosse?
Un gesto della mano e una nube viola l’aveva avvolta. E un istante dopo era di fronte al dio.
-Magia? Non credevo ce ne fosse traccia su Midgard.
I tratti dell’uomo si fecero sempre più sfumati fino a scomparire mentre il vero Loki faceva il suo ingresso sotto lo sguardo compiaciuto di Regina.
-Midgard? –aveva domandato allargando lievemente le labbra rosse. Un piacere che ben presto aveva invaso il resto del suo volto.
-Chiamasi anche Terra, come voi esseri mortali amate definirla!
Loki aveva camminato lentamente fino ad essere nuovamente a una spanna da lei, questa volta per davvero.
-Qualcosa mi suggerisce che tu ti sia perso, piccolo dio, più di quanto tu non sia già sperduto –aveva sussurrato compiaciuta lasciando quella considerazione sospesa. –Questa non è la tua Midgard. Questa è la foresta incantata.
-E quale sarebbe la differenza?
Loki si era chinato verso di lei offrendole un riso schernevole, una derisione che si andava ad imprimere persino nel suo sguardo.
-Una e nessuna, in realtà.
Un’irrisione che Regina aveva ricambiato e mascherato all’interno di un bisbiglio. Un sibilo struggente che il dio non aveva accolto con piacere.
-È come un luogo nascosto, un luogo che non è un luogo. Un luogo dove ben presto, ad ognuno, sarà negato il lieto fine.
Al seguito di quella spiegazione, Loki sembrò gradire di nuovo le sue parole, alzò le sopracciglia e si allontanò di qualche metro per elaborarne la confessione. In lei riusciva a vedere qualcosa di simile, forse una parte di se stesso. Rivedeva il dolore e la delusione, la rabbia e il rancore. La giusta determinazione per ritrovare il posto che le spettava all’interno del suo mondo.
-E dimmi, essere mortale, cosa ti porta ad usufruire di una così meschina soluzione?
Lei lo aveva cercato e aveva posato le mani sulle sue spalle, lasciva aveva sussurrato alle sue orecchie la più vera tra tutte le risposte.
-La stessa ragione per cui tu non puoi fare ritorno dal luogo da cui provieni.
Regina era tornata a fissarlo e sul suo volto aveva scorto un po’ di quel dispiacere portato solo dalla realtà delle sue parole. Le insinuazioni si erano dissolte nell’aria e al suo posto c’erano le disillusioni di un presente fatto schiavo dal passato. E quando i lineamenti dell’uomo si erano ammorbiditi, in un modo lievemente percepibile, aveva compreso di poter proseguire.
-Veniamo tutti più o meno usati da chi pensiamo possa amarci. Una madre, un amante, un fratello. Non fa differenza quale sia la sua natura. Perché quando crediamo di aver trovato il nostro posto, tutto ci viene portato via in nome di un qualcosa di ben più meritevole. È sorprendente quanto le storie degli uomini si somiglino, se guardate da una certa prospettiva, non credi? Siamo tutti diversi, eppure siamo tutti uguali di fronte alla fine di un amore. Ed è solo quando tutto va in frantumi che si comprende quanto i sentimenti siano sopravvalutati. E sai cosa non lo è, invece? -Regina aveva fatto un passo avanti riducendo a poco a poco la loro distanza –Il potere. Il potere non lo è mai.
Le dita del dio si erano fatte strada nell’incavo della sua spalla. Avevano accennato ad un tocco leggero e poi avevano trovato la sua guancia.
-Anche la vendetta, oserei. Ma suppongo che ti sfugga il punto.
Un attimo più tardi e con un gesto più deciso, Loki aveva afferrato il mento della donna. Un movimento dettato da un'asprezza improvvisa e poco conforme al precedente riguardo. Lo aveva sollevato in alto e aveva costretto le sue iridi ad osservare tutta la disapprovazione di cui era capace.
-E così anche tu saresti poco più di una reliquia? Un tacito errore portato a galla dalle fulgide speranze di un futuro dorato?
La stretta si era fatta più intensa e lei aveva sussultato.
Dopo un periodo di tempo imprecisato, Regina stava provando nuovamente il gusto amaro della sottomissione.
La sua mano si era alzata di rimando, nella speranza di evocare un incantesimo, un qualcosa che riuscisse a liberarla dalla presa del dio. Ma tutto ciò che ebbe in cambio fu solo uno scintillio di colore verde, un sapore di smeraldo che imprigionava il suo corpo e la sua mente. Una sensazione che fino ad allora solo l’Oscuro le aveva impunemente provocato.
-Te l’ho detto, sono un dio. E tu non sei altro che una donna sconfitta in cerca di un barlume di vendetta. Niente di più e niente di diverso. E se solo ti fosse concesso di intravedere i miei dolori… non oseresti paragonarli ai tuoi. Io volevo ciò che volevo. E tu? Cosa mai potevi volere?
Il silenzio cadde su di loro senza spezzare alcun pensiero.
Regina non aveva smesso di scrutare i suoi occhi e lo guardava come se non lo vedesse, come se la sua mente stesse elaborando una debolezza non del tutto contemplata.
Loki aveva fatto scendere la presa attorno alla sua gola. Aveva ascoltato il suo respiro infrangersi sulla sua pelle, le sue vene pulsare al contatto della sua mano.
E poi lei aveva parlato.
-Snow –aveva esalato con un alito di voce smorzato da una sofferenza inaspettata –lei era… io ero… io volevo solo che fossimo uguali.
Al seguito di quella confessione la presa si era allentata e la donna era scivolata ai suoi piedi annaspando alla ricerca di un po’ di ossigeno. Sotto gli occhi incupiti dell’asgardiano si era concessa una frazione di secondo per schiarirsi la voce, un atto dovuto mentre nella sua testa prendeva forma quello che sarebbe stato il prossimo futuro.
-Il sortilegio che ho lanciato arriverà tra poco, piccolo dio. Tutti noi saremo catapultati nel mondo degli esseri umani, un luogo dove il lieto fine verrà dimenticato e tu, invece, sarai libero di andare in qualunque mondo tu voglia andare.
Regina aveva afferrato la mano che l’uomo le aveva offerto, si era rialzata e aveva cercato il suo sguardo riscoprendolo macchiato di una solitudine debilitante. Aveva esitato quello che bastava per allontanare il senso di disagio e aveva lasciato che il calore di quella sensazione la  sfiorasse.
-Qualsiasi luogo possa darti la vendetta che meriti, quello è il tuo posto, Loki di Asgard.
Dopo quel velato augurio il tempo si era come fermato, finché alla fine il sortilegio era arrivato. Era giunto come a volte giunge una fine, magari un intermezzo fra due storie, perché in quella oscurità si scriveva un nuovo inizio, qualcosa di molto simile a una sorpresa. E per quanto potesse essere buia, quell’oscurità, non era quello l’importante. L’importante era il proseguo. Era la strada ancora da percorrere. La via per un posto forse migliore.
 
 


N.d.A.
Salve a tutti! Se siete qui probabilmente siete appassionati sia di Once, sia della saga degli Avengers, o magari solo di Loki o solo di Regina. Non so come mi sia venuto in mente questo crossover, devo essere onesta! Lavavo i piatti e mi è venuto come un flash. Quindi ecco il risultato. Spero possa essere apprezzato e che non risulti troppo forzato. Ringrazio in anticipo tutti quelli che lo leggeranno. A presto. Giulia

 

 

   
 
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