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Autore: Blueorchid31    26/10/2015    11 recensioni
Questa mini-long stazionava da tempo immemore nel mio pc, in una cartella di cui non vado molto fiera che porta il nome di "Fan incompiute". Rileggendola, ho pensato che non fosse poi tanto male e ho deciso di revisionarla, finirla e pubblicarla. A livello temporale si colloca subito dopo la morte di Danzō Shimura. Siamo, quindi, in pieno Shippuden. Piccolo avvertimento: questa è una di "quelle" storie (chi mi segue da un po' ha sicuramente capito a cosa mi riferisco) Preparatevi al peggio! Ho messo l'avvertimento OOC per ovvie ragioni.
[SASUSAKU] [Sasori/Sakura]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Clan Uchiha, Itachi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''' Il secondo tragico Sasuke '''
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Carissimi lettori,

non riuscendo a concentrarmi per la stesura dell'epilogo di Entelechia a causa degli scarsissimi momenti di pace a mia disposizione, ho avuto la malsana idea di fare un po' di pulizia nella cartella "FAN" del mio pc e, più precisamente, nella cartella "FAN INCOMPIUTE" che si divide, a sua volta, in altre due cartelle: One e Long. (Le cartelle del mio pc sono come le matrioske perché ho un disturbo ossessivo-compulsivo). Penso sia abbastanza scontato dire che al loro interno contenevano dei veri e propri reperti preistorici, tra i quali, tuttavia, ho reperito alcune cosette che non fanno proprio schifo, schifo. Come questa mini long, scritta poco dopo aver visto "Road to ninja". Ho deciso di pubblicarla perché è quasi completa: devo solo revisionarla e modificare il finale che non mi convinceva neanche all'epoca (motivo per il quale non l'avevo mai resa pubblica). Posterò mediamente un capitolo alla settimana perché ha davvero bisogno di una rinfrescata. Con l'occasione ho modificato alcune cose che all'epoca non erano ben chiare e che con il prosieguo del manga sono comunque rimaste abbastanza confuse.

Come ho fatto presente nell'introduzione, per non sentirmi dire " Perchè non ce l'hai detto! ", questa è una di "quelle" storie (Chi mi segue da un po' sa a cosa mi riferisco).

Ringrazio a priori chi avrà il buon cuore di dirmi che fa schifo e di cancellare immediatamente la sopracitata cartella del PC.

Buon divertimento! * evapora *



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Atto I


"Sono il carattere di merda di Sasuke"

- cit. Fight Club(1)






« Cosa diavolo è successo? » borbottò Sasuke, massaggiandosi la testa dolorante.

Si tirò su a sedere e roteò il collo, cercando di scioglierlo un po'.

La vista era ancora sfocata a causa dello sforzo appena compiuto, ma non ci mise molto ad riconoscere la chiazza rosea che spiccava sull'erba.

'Tsk! Perfetto.' constatò, sarcasticamente, mentre provava a ricordare quello che era accaduto.

I ricordi erano sconnessi, confusi: Kakashi, Naruto, Sakura, il Paese del Ferro, Danzo, l'arrivo di Tobi e Zetsu e, infine, un bagliore improvviso.

Si guardò intorno, alla ricerca di qualche altro superstite, perché da una prima, frettolosa – e alquanto rosea – valutazione, probabilmente lui e Naruto dovevano essersi scontrati all'ultimo sangue e il riverbero del suo potentissimo colpo – che aveva ucciso Naruto, ovviamente – doveva averli catapultati chissà dove. Con un po' di fortuna, anche Sakura poteva esserci rimasta secca e per averne conferma le si avvicinò guardingo, gattonando sull'erba fresca. Lungi da lui toccarla, utilizzò il suo formidabile udito per percepirne il respiro che, seppur flebile, suggeriva che fosse ancora viva.

Sasuke provò una profonda sensazione di sdegno realizzando che, anche in quell'occasione, la fortuna gli avesse voltato le spalle. Il suo poderoso istinto, tuttavia, stava già elaborando un piano di fuga volto a evitare un ulteriore spiacevole incontro con la ragazza perché A) aveva un Villaggio da distruggere e ora che Naruto era morto poteva compiere la sua vendetta indisturbato; B) non aveva alcuna intenzione di sorbirsi l'ennesimo piagnisteo; C) aveva tentato di trafiggerla con un chidori e di sgozzarla con un kunai: sarebbe stato abbastanza imbarazzante.

Il nome della kunoichi ormai era impresso, a lettere cubitali, sul suo libricino nero e, presto o tardi, avrebbe pagato come gli altri.

Riuscì, con enorme fatica, a rimettersi in piedi e, tentando di rintracciare gli ostacoli sul suo cammino con la vista ancora sfocata, prese a camminare lentamente verso quella che sembrava una boscaglia, quando un mugolio lo costrinse a fermarsi.

Si era svegliata.

Affrettò il passo, prima che lei potesse vederlo, malgrado non ci fosse un muscolo del suo corpo che non fosse sul punto di cedere, ma come detto poc'anzi, la fortuna, più avversa del solito, gli tirò un altro colpo gobbo: cadde, rovinosamente, inciampando in una radice messa lì, sicuramente a tradimento, da qualche albero pro-Konoha / anti-Uchiha. Che ci fosse Yamato in giro?

« Sasuke-kun! »

Ed eccola, la vocina stridula, insopportabile.

« Sasuke-kun, sei proprio tu? » chiese la ragazza, allarmata e sollevata allo stesso tempo « C-che cosa è successo? Dove sono gli altri? »

Sasuke si aggrappò ad un ciuffo d'erba e, con tutte le sue forze, si riportò in posizione eretta, gonfiando il petto per non mostrare lo stato pietoso in cui verteva – aveva una reputazione da mantenere.

« Sono tutti morti. » le comunicò, con una certa soddisfazione, pregustandosi la completa disperazione di Sakura nell'apprendere che il suo adorato Maestro e il suo amichetto erano stati spazzati via dalla sua incommensurabile potenza.

Ma Sakura non disse una parola. Sasuke non riuscì a percepire neanche un misero singhiozzo, un sommesso piagnucolio, e, decisamente contrariato, si voltò verso di lei che, immobile, a bocca aperta, osservava la persona che aveva di fronte che, vagamente, ma molto vagamente, assomigliava a Naruto.

« Chi è morto? »

E parlava come Naruto. Straordinario!

Sasuke ebbe l'istinto di urlare: « Tu!!! Tu dovresti essere morto, dannazione! », ma optò per un ben più decoroso silenzio.

« Si può sapere dove vi eravate cacciati? Kakashi- sensei ci sta aspettando da più di un'ora! E sapete quanto lui odi i ritardatari! » li rimproverò severamente, incrociando le braccia e scuotendo il capo come rassegnato alla palese imbecillità dei suoi due compagni di squadra.

Sasuke alzò un sopracciglio, mentre Sakura si limitò a mantenere la sua apertura orale spalancata, con la speranza che l'aria le arrivasse direttamente al cervello e lo rianimasse.

« Siete veramente due impiastri! » continuò Naruto, che a una prima occhiata sembrava quello di sempre, ma se osservato con un po' più di attenzione mostrava delle discordanze dall'originale abbastanza evidenti. In primis, Sakura – non Sasuke che era ancora mezzo cieco – si chiese quando i capelli gli fossero cresciuti; quale manipolazione genetica derivante dal diabolico essere che aveva sigillato nel suo pancino, avesse potuto comportare uno squilibrio ormonale tale da allungare di almeno cinque, barra sei centimetri, i ciuffi anteriori dell'Uzumaki nel giro di poche ore. In seconda istanza, l'atteggiamento dello stesso ricordava in maniera inquietante quello dell'orgoglioso Uchiha che continuava imperterrito a fingere di stare bene malgrado fosse evidente che avesse difficoltà a rimanere in piedi – e non serviva di certo un medico per capirlo.

Attonita, la kunoichi, in ginocchio sull'erba, lanciò uno sguardo ammonitore verso Sasuke, temendo che lo stesso fosse talmente idiota da tentare di attaccare quello che probabilmente non era il vero Naruto, ma un nemico che aveva preso le sue sembianze.

« Hai intenzione di batterti? » indagò Sasuke – idiota, per l'appunto – che seppur consapevole di non essere in grado di poterlo affrontare, non era certo il tipo che si tirava indietro.

« Tsk! Non dire cretinate, Baka! » ribattè Naruto, con sufficienza « Non perdo tempo con certi smidollati » aggiunse, corredando il tutto con un ghigno.

'Cos'è uno scherzo?' pensò Sasuke, spiazzato e dalla risposta, e dall'atteggiamento dell'ex amico che gli ricordava un po' qualcuno, ma proprio non riusciva a ricordare chi. Se stesso, per esempio?

« Io me ne vado » comunicò, poi, a entrambi, riprendendo a camminare piano, molto piano, per non incorrere ancora in qualche imbarazzante capitombolo.

« Fai come ti pare, tuo fratello non sarà per niente contento di questo tuo comportamento »

Mio Fratello?

Sasuke si fermò di colpo e strinse i pugni. Sakura riuscì perfettamente a scorgere l'alone di furente ira che aveva preso a circondarlo e si portò una mano al petto, pregando tutti i Kami che non la sfogasse sull'intero Villaggio – perché erano a Konoha, lei se ne era accorta, a differenza di qualcun altro.

« Tu! » ringhiò l'Uchiha « Come osi anche solo nominare mio fratello! »

« Oh! Eccolo che ricomincia » ribatté Naruto, scuotendo nuovamente il capo « Se continui ad essere uno scansafatiche, non raggiungerai mai il suo livello e non diventerai mai il preferito di tuo padre. » continuò, apparendo un pazzo sia gli occhi di Sakura, talmente asciutti da sembrare di carta pesta, sia alle orecchie di Sasuke che non riuscivano a credere che l'amico potesse arrivare a proferire simili bestemmie pur di costringerlo a tornare a casa.

« Che diavolo ne sai tu? Te l'ha detto Itachi? » gli chiese, memore del fatto che Naruto avesse incontrato Itachi poco prima della sua dipartita.

« Certo! » asserì l'Uzumaki.

« Stai mentendo! » sbraitò Sasuke, a un passo dal ricadere in uno stato di totale follia omicida.

« Tsk! Chiediglielo tu stesso. E' ritornato poco fa dalla sua ultima missione.»

Sasuke sentì le gambe cedergli, e non per la stanchezza. Suo fratello era lì? Come poteva essere ancora vivo? Lo aveva ucciso lui, con le sue stesse mani.

« Ci sono importanti novità, ecco perché Kakashi vuole vederci. Quindi, diamoci una mossa! » chiosò Naruto, con tono autoritario.

« Spero per te che non si tratti di una menzogna » Sasuke, inaspettatamente, fece dietro front.

In tutto questo, Sakura, che era rimasta in ginocchio sull'erba, con la mano sul petto, confusa e incapace di intervenire in alcun modo in quella che sembrava, a tutti gli effetti, una conversazione tra due pazzi sclerotici, fu costretta ad ammettere che la strategia di Naruto – a patto che di strategia si trattasse – avrebbe potuto consentire a lei e Kakashi-sensei di imprigionare Sasuke; tuttavia, non riusciva ancora spiegarsi come si fossero ritrovati tutti a Konoha e si chiese, altresì, se Sasuke avesse compreso dove si trovasse.




֎





Dalla boscaglia in cui si erano risvegliati si diressero verso il Palazzo dell'Hokage. Lentamente la vista di Sasuke era migliorata, tanto da consentirgli di riconoscere il suo Villaggio natio che, nel tempo, non sembrava essere cambiato più di tanto. La sua mente verteva in uno stato di confusione totale – praticamente la costante della sua vita: tante domande, nessuna risposta.

Sakura camminava in silenzio al suo fianco e, di tanto in tanto, gli lanciava qualche occhiata, forse per controllarlo; non aveva ancora capito se lei avesse o meno idea di quello che era accaduto.

Di certo, a Konoha, sembrava che qualcuno – o più propriamente "qualcuna" – non lo avesse affatto dimenticato. Aveva sempre avuto una folta schiera di ammiratrici, tra cui la Yamanaka e la stessa Haruno, ma gli sguardi di quelle donne andava ben oltre la divina venerazione. Sembrava come se avesse avuto un rapporto, come dire... "stretto" con alcune – molte – di loro.

Gli lanciavano sguardi lascivi, baci; alcune gli facevano l'occhiolino, arrossivano fino a diventare paonazze; altre, invece, sembravano avere una sorta di risentimento nei suoi confronti – un po' come la " leader del fanclub", al suo fianco, che, di certo, non doveva più essere molto predisposta a venerarlo.

« Adesso capisco perché porti quei vestiti ridicoli.» sentenziò Naruto, alquanto divertito « Ma non ti serviranno a molto i travestimenti, fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà, Baka! »

Sasuke preferì non rispondere alla provocazione sia perché non riusciva – ancora – a comprendere a cosa alludesse, sia perché l'unico suo pensiero al momento era porre fine a quella messa in scena – e all'esistenza di ogni abitante di quel maledetto Villaggio. Quisquilie.

Naruto non sembrava affatto quello di sempre: era cupo, ombroso, autoritario, sembrava uno a cui era da poco morto il gatto. Quei ciuffi poi! Sasuke si chiese se anche Sakura avesse avuto la medesima impressione o se fosse in combutta con lui. Poco importava: al momento opportuno li avrebbe fatti fuori entrambi, senza pietà.


Sakura, per nulla in combutta con la controfigura di Sasuke Uchiha – che trovava tra l'altro affascinante, per ovvi motivi – non vedeva l'ora di arrivare al Palazzo dell'Hokage e capire che diavolo stesse accadendo. Forse Naruto e Kakashi-sensei avevano utilizzato qualche jutsu che li aveva teletrasportati a Konoha – Kakashi poteva utilizzare il kamui, dopotutto – e, utilizzando il fratello di Sasuke come esca, avevano inscenato quella pantomima per farlo cadere in trappola, imprigionarlo e farlo tornare in sé. Sì, doveva essere così.

Troppo ottimista, Sakura!


« Siete in ritardo » esordì Kakashi « É inaccettabile che degli shinobi come voi abbiano così poco rispetto per il lavoro altrui! » li rimproverò, aspramente.

« Bando alle ciance, Kakashi! » lo interruppe Sasuke « Dov'è mio fratello? »

Kakashi non sembrò molto compiaciuto del fatto che Sasuke non avesse aggiunto alcun tipo di onorifico al suo nome, ma d'altronde era da tempo che aveva preso a considerarlo una "causa persa". Era solo un ragazzino viziato che aveva avuto la fortuna di nascere in uno dei Clan più potenti e amati del Villaggio della Foglia ed era stato costretto ad accettarlo come suo allievo a causa delle pressioni di suo padre Fugaku.

« É a rapporto dall'Hokage con il resto della sua squadra » gli rispose il Sensei « Hanno rischiato grosso questa volta, ma hanno reperito importanti informazioni sul nemico » continuò, cercando di non far trasparire l'invidia che provava verso i "prescelti" dell'Hokage. Non aveva ancora digerito il fatto di esserne stato escluso: lui era un uomo d'azione, non un babysitter per mocciosi impertinenti. Il Team di Itachi Uchiha svolgeva le missioni più pericolose, aveva "la licenza di uccidere" e giocava un ruolo fondamentale per il mantenimento della pace. Loro erano eroi, mentre lui un povero insegnante dell'Accademia.

« Smettetela di mentire! » tuonò Sasuke, attivando lo sharingan con quel poco di forze che aveva recuperato, incurante di poter in quel modo mettere una pesante ipoteca sulla sua inevitabile cecità.

« Cos'è tutto questo baccano? »


Le vene di Sasuke si ghiacciarono e così anche la testa, le gambe, le braccia.

Itachi era vivo. Come poteva essere possibile?

Vestiva il mantello dell'Akatsuki, proprio come l'ultima volta che lo aveva visto, nel covo degli Uchiha, il giorno della sua morte. Sasuke non fece caso al resto degli uomini che erano con lui, a differenza di Sakura che riconobbe chiaramente Akasuna no Sasori, l'uomo marionetta che aveva sconfitto insieme a Chiyo della Sabbia, Nagato Uzumaki che aveva raso al suolo il Villaggio, e Konan, la sua compagna. C'era da stare tranquilli insomma.

I membri dell'Akatsuki erano tutti davanti ai suoi occhi, nel suo Villaggio e, in capo a tutti, c'era il fratello di Sasuke, Itachi Uchiha – un gran bel pezzo di Uchiha. La prima cosa che notò fu l'incredibile somiglianza con Sasuke: stessi occhi, neri come il petrolio, zigomi alti, labbra sottili. I capelli lunghi, lisci, gli incorniciavano il viso; li portava raccolti dietro la schiena con una coda bassa. Era sicuramente singolare il modo in cui teneva piegato il braccio, sotto il mantello nero. Doveva trattarsi di un vezzo perché non sembrava affatto ferito.

Era bello Itachi, di una bellezza diversa rispetto a quella di Sasuke: più austera, più matura. Arrossì appena per quell'ultimo pensiero, decisamente fuori luogo data la condizione di evidente pericolo in cui erano.

« I- Itachi » balbettò Sasuke, incredulo, mentre un avvenimento più unico che raro si palesò dinanzi agli occhi di Sakura e di tutti i presenti: lacrime, lacrime vere, che scendevano inesorabili sulle guance bianche del ragazzo.

« Hum, Sharingan! Hey, Itachi, il tuo fratellino ha finalmente attivato la vostra abilità innata. Così la smetterai di preoccuparti. » esclamò Kisame, con una sottile ironia a cui nessuno diede peso.

Itachi si avvicinò al fratello e gli posò una mano sulla spalla.

« Bravo Sasuke. Sono orgoglioso di te. » gli disse, con il suo tono di voce profondo, pacato « All'inizio brucia un po' » aggiunse, giustificando così le sue lacrime – molto poco Uchiha – « Ma presto ti ci abituerai. Torniamo a casa, nostra madre sarà preoccupata.»

Mamma?

Sasuke spalancò la bocca, cercando di riprendere fiato. Allora era vero? Erano tutti vivi!

Il "come" non aveva più alcuna importanza: poteva riabbracciare sua madre, suo fratello e suo padre.

Si asciugò gli occhi con la manica del kimono e un altro di quegli avvenimenti più unici che rari si palesò – straordinariamente nell'arco di pochi minuti – dinanzi agli occhi, rigorosamente lucidi, di Sakura: Sasuke sorrise. Davvero. Un sorriso da bambino: dolce, spontaneo, sincero.

« Ma come ti sei vestito? » gli chiese il fratello, alzando un sopracciglio – un altro tratto caratteristico.

« É una lunga storia. Te la racconto dopo. » tagliò corto Sasuke che non vedeva l'ora di rivedere sua madre e suo padre.


Sakura osservò i due Uchiha allontanarsi, con un sorriso da ebete stampato sul viso e un milione di domande da porre a quei due sciagurati che erano riusciti in un'impresa davvero impossibile. Non solo avevano riportato a casa Sasuke, ma addirittura tutta la sua famiglia. Ma come avevano fatto?

Realizzò anche qualcos'altro che aveva poco a che fare con il Clan Uchiha, con il suo unico grande amore e con la possibilità, seppur ancora remota, di avere una suocera: qualcuno le aveva costantemente tenuto gli occhi addosso, in maniera abbastanza morbosa, come se tra lei e quella persona ci fosse stato una specie di... rapporto?

La "marionetta marionettista" rediviva, sorrideva furbetta, nascosta dietro un ragazzo biondo che Sakura aveva incontrato di sfuggita nel covo dell'Akatsuki. Perché sorrideva in quel modo? E perché non aveva smesso per un secondo di guardarla?

In quel modo rischiava di farla arrossire!!!

'Controllati, Sakura!' si disse, tentando di ignorare gli occhi nocciola del ragazzo che sembravano di gran lunga più caldi – per non dire bollenti – rispetto all'ultima volta che aveva avuto modo di incrociarli.

L'ottimo proposito di rimanere calma e non farsi prendere assolutamente dal panico, naufragò quando l'Akasuna, con un tono che definire sensuale sarebbe eufemistico, prima di defilarsi, le sussurrò codeste parole all'orecchio sinistro: « A dopo »

Sakura rabbrividì. In tutti i sensi.





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« Adesso potreste gentilmente spiegarmi come ci siete riusciti? » domandò l'Haruno a Kakashi e Naruto, dopo aver faticosamente recuperato un po' di presenza di spirito.

« A fare cosa? » domandò Kakashi, perplesso. Sembrava più svampito del solito.

«Su, dai... Itachi, i genitori di Sasuke. Cavolo, era proprio necessario riportare in vita anche S- » non riusciva a pronunciare il suo nome, ancora scossa dal suo comportamento « il tizio della sabbia? »

« Sei sicura di stare bene? »

« Quando li ho trovati, lei era a terra. Una delle ragazze di quelBaka l'ha colpita sulla testa. » intervenne Naruto.

« Ragazze? Baka? Ma di cosa stai parlando? » ribatté la Haruno, impossibilitata, per ovvi motivi, ad associare la parola ragazze a Sasuke.

« Sì, non ci sono dubbi: ha preso una botta in testa » convenne Kakashi, prima di dileguarsi.

Sakura rimase, quindi, da sola con Naruto.

Niente di più normale, negli ultimi anni si erano ritrovati spesso a farsi compagnia.

«Ok, ho capito. » sospirò Sakura « Ti offro una ciotola di ramen e tu mi racconti tutto. »

Era certa che Naruto non avrebbe mai e poi mai rifiutato una ciotola di ramen gratis.

« Io non mangio ramen »

« C-cosa? » balbettò, sbattendo più volte le palpebre.

Forse Naruto era entrato un po' troppo nella parte. Oppure semplicemente gli andava di scherzare.

Ci riprovò.

« Una bella ciotolina di ramen fumante, da Teuchi, assolutamente gratis! » cantilenò, portandosi una mano sullo stomaco e cominciando a massaggiarlo come per simulare la sensazione di sazietà dopo aver ingurgitato un cibo tanto succulento.

« Mi stai chiedendo di uscire? Se lo venisse a sapere Hinata ti ucciderebbe senza alcuna pietà » la avvertì Naruto. Ed era molto serio.

« Perché mai Hinata dovrebbe uccidermi? » gli chiese, ingenuamente.

« Lascia perdere. Comunque la mia risposta è no. »

« E dai, Naruto. Sasuke è tornato, dobbiamo festeggiare! » piagnucolò lei, sperando di convincerlo.

« Non so di cosa tu stia parlando, ma sei veramente insopportabile! »

Ko tecnico, alla seconda ripresa. L'aveva stesa con quell'unico insignificante aggettivo qualificativo, un gancio in pieno viso. Ed era uscito dalla bocca di Naruto. Assurdo!

A quel punto Sakura diede le spalle a quel Baka insensibile e s'incamminò verso casa.

Pensierosa, alzò gli occhi al cielo e li posò casualmente sul Monte degli Hokage, sul quale non riuscì a riconoscere il viso di Tsunade-sama. Al suo posto c'era quello di un uomo, i cui tratti le ricordavano molto quelli di una certa persona.

'Ma che vado a pensare?' tentò di autoconvincersi, scuotendo il capo.

Giunse a casa dei suoi genitori e, una volta aperta la porta d'ingresso, fu letteralmente colpita dall'assoluto silenzio che vi regnava. A quell'ora sua madre doveva essere intenta a preparare la cena e , invece, la casa non solo era silenziosa, ma anche buia. Percorse il piccolo corridoio e accese la luce della cucina. C'era una strano odore che proveniva da un punto non ben definito e Sakura si mise a ricercarne la fonte. Non ci volle tanto. Le bastò aprire il frigo per ritrovarsi di fronte a una serie di confezioni di cibo in scatola, smangiucchiate e lasciate lì a produrre penicillina.

« Che schifo! » esclamò, munendosi di una busta dell'immondizia.

Ripulì accuratamente il frigo, lasciandovi all'interno solo ciò che sembrava commestibile. Probabilmente i suoi genitori dovevano essere partiti per una vacanza durante la sua assenza.

« Potevano lasciarmi un messaggio, però » sbuffò la Kunoichi, uscendo di nuovo di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare.

Si recò nella piccola bottega nei pressi della sua abitazione, dove sua madre era solita andare a fare la spesa, sperando che la proprietaria potesse darle qualche informazione sull'improvvisa sparizione dei suoi genitori.

Comprò del latte fresco, un paio di confezioni di ramen in scatola, della frutta e una montagna di dolci. Per una sera sarebbe sopravvissuta in quel modo.

Giunta alla cassa, notò immediatamente lo sguardo di comprensione della proprietaria. Ma più che di comprensione, le parve quasi di compassione.

« Buonasera cara » le disse amorevolmente.

« Buonasera a lei, signora »

La donna sistemò gli acquisti in una busta di carta e gliela consegnò.

« Quanto le devo? » chiese Sakura, tirando fuori il borsellino.

« No, cara. Non mi devi nulla. » le rispose la donna, poggiando la mano grinzosa su quella della ragazza, come per farle coraggio.

Sakura corrugò la fronte e arricciò il naso, confusa per l'ennesima volta durante quell'assurda giornata.

« La ringrazio, ma non capisco. »

« Per la figlia dell'eroe del Villaggio, questo ed altro » le spiegò la signora.

Eroe del Villaggio? Mi ha confusa con qualcun altra?

« A proposito, sa dove sono i miei genitori? » indagò.

« Oh, povera cara. Ti mancano così tanto che ancora non riesci a razionalizzare, vero? »

Sakura aggrottò ulteriormente la fronte, che essendo alta aveva la capacità di corrugarsi all'inverosimile, pensando che la signora fosse totalmente andata di testa. Eppure non se la ricordava così rincoglionita.

« A presto » la salutò, guardandola con un certo sospetto.

Ritornò in fretta a casa e sedutasi al tavolo della cucina, notò delle fotografie appese sul muro del corridoio che non sarebbero dovute essere lì.

Raffiguravano i suoi genitori. Niente di strano, in fondo, se non fosse stato per il fatto che avevano entrambi indosso una divisa da jonin.

'Impossibile' pensò, avvicinandosi per appurare che non si trattasse di un travestimento, ideato da sua madre, per l'ultima festa in maschera del Villaggio.

No, non c'erano dubbi: erano proprio vestiti da jonin e non sembrava affatto una festa in maschera. In una foto, in particolare, suo padre era in compagnia di un altro uomo dai capelli scuri – molto famigliari – e dagli occhi color pece – anch'essi terribilmente famigliari, tant'è che Sakura rabbrividì istintivamente. Si abbracciavano come due buoni amici, e forse lo erano davvero, ma per quanto Sakura ci provasse non riusciva proprio a ricordarsi chi potesse essere. Era quasi certa di non averlo mai visto.

I suoi genitori erano dei civili, non dei jonin di Konoha. Lei era stata la prima della famiglia Haruno a intraprendere la carriera ninja.

'Ma che sta succedendo?' si chiese, sgomenta.

Naruto e Kakashi si comportavano in modo strano, la famiglia di Sasuke era di nuovo in vita e i suoi genitori erano dei jonin.

Improvvisamente le ritornarono alla mente le parole dell'anziana proprietaria della bottega. Una profonda angoscia le strinse lo stomaco ed ebbe paura di rigettare quello che aveva appena mangiato, realizzando che i suoi genitori fossero... morti?




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'Hokage???'

« Sasuke, sei sicuro di stare bene? Mi sembri un po' pallido. » gli domandò Mikoto, posandogli con delicatezza il palmo della mano sulla fronte.

Il suo profumo. Era così bello poterlo sentire ancora e per quanto Sasuke fosse tendenzialmente poco incline ad avere contatti fisici con chicchessia e ancora incredulo all'idea di averla davanti ai suoi occhi in carne e ossa, non si scansò di un millimetro.

Lo aveva percepito subito, appena varcata la soglia di casa. La sua casa.

A stento era riuscito a tenersi in piedi, le gambe era diventate come di burro, quando l'aveva vista fare capolino dalla cucina e sorridergli.

Le era andato incontro e l'aveva abbracciata con veemenza, sollevandola da terra.

« Sto bene, mamma. Non preoccuparti. » la rassicurò, sforzandosi di sorriderle – non era più abituato a simili esternazioni. Realizzò, provando una specie di intorpidimento a livello della mascella, di aver sorriso più in quelle tre ore che negli ultimi sette anni della sua vita. Indolenzimento tollerabile, se non addirittura piacevole.

« Vai a fare la doccia e a cambiarti. Se nostro padre ti vedesse con quei vestiti indosso potrebbe decidere di diseredarti » gli consigliò Itachi, seduto vicino a lui, sul divano, a braccia conserte.

Suo padre: l'Hokage di Konoha. Non riusciva ancora a crederci. La parte razionale del suo cervello, di solito molto più attiva di quella emotiva, aveva compreso che quello che stava accadendo non fosse reale, ma era così bello credere che fossero tornati, che potesse avere di nuovo la sua famiglia, che decise di non darle ascolto e di godersi quell'insperata gioia.

Suo padre era l'Hokage! Il suo Clan, odiato e temuto, era adesso a capo del Villaggio della Foglia. Incredibile!

« Ah, Sasuke! » lo richiamò la madre, mentre imboccava il corridoio che portava alla sua camera da letto « Ricordati di chiedere a Sakura se per domani sera le va bene la zuppa di gamberetti o se preferisce qualcos'altro »

Sakura – domani – cena – zuppa di gamberetti. Sasuke non riuscì a comprendere quale fosse il nesso tra quelle quattro parole.

« Sakura? » ed espresse il suo dubbio, barra disappunto.

« Domani è venerdì » gli fece notare Mikoto, con una naturalezza e una convinzione tali da far impennare il suo sopracciglio in modo repentino.

Da che avesse memoria, i suoi genitori non avevano mai intrattenuto alcun tipo di rapporto con persone che non fossero Uchiha almeno da tre generazioni. Come aveva fatto quella noiosa impicciona a diventare una habitué della sua casa? Perché era quello che sua madre gli aveva dato a intendere, vero?



Dopo aver fatto una lunga doccia, Sasuke indossò dei vestiti "normali", molto simili a quelli che era solito portare quando ancora la sua residenza era a Konoha e ritornò in cucina per assaporare nuovamente la deliziosa cucina di sua madre.

Apprese, con un po' di delusione, che suo padre, a causa di una riunione che si era protratta più del previsto, non avrebbe cenato con loro.

Ricordò che anche quando era a Capo della Polizia di Konoha, a volte, rimaneva in ufficio fino a tardi. Era sempre stato molto ligio al dovere e, a maggior ragione, adesso che era il Capo dell'intero Villaggio – si gonfiava come un pavone in cattività ogni volta che ci pensava – non poteva certo venire meno ai suoi impegni per passare del tempo con la famiglia. Per quanto avesse appreso solo da poco alcune fondamentali sfaccettature della vicenda che aveva portato all'estinzione del suo Clan, Sasuke aveva da sempre percepito una sorta di disagio esistenziale sia in suo padre che in molti altri membri del Clan. Una specie di sindrome che li portava a lamentarsi costantemente della stupidità e inutilità della stragrande maggioranza degli abitanti di Konoha, Hokage incluso. E per il principio secondo il quale dalle querce non nascono i limoni, anche lui aveva iniziato a soffrire della stessa sindrome da "superiorità genetica", detestando così il diverso – il "Naruto", per capirci. Inoltre, a differenza della restante parte del Clan tragicamente perita, lui era anche riuscito a esasperarla in un "delirio di onnipotenza" da psicolabile all'ultimo stadio.

Riusciva, quindi, a immaginare la soddisfazione di suo padre nell'aver ricevuto quel riconoscimento che tanto aveva agognato.


Cenarono, chiacchierando del più e del meno. Itachi, come sempre, si guardò bene dal riferire i particolari della sua ultima missione. Da quello che Sasuke aveva capito, a tozzi e bocconi, l'Akatsuki era una specie di squadra di elementi scelti. Ogni Villaggio aveva impiegato in essa il suo miglior ninja al fine di mantenere la pace e combattere eventuali nemici esterni. (Nel mondo ninja essere i migliori significava essere degli efferati assassini).

Pochi giorni prima, secondo quelle poche informazioni che Itachi gli aveva concesso, prima di tagliare corto con un « Dopo ti spiegherà meglio Kakashi » senza poke sulla fronte, un nuovo nemico aveva attaccato il Villaggio della Nuvola e l'Akatsuki era stata incaricata di svolgere delle indagini.

Dopo cena Itachi si era congedato, comunicando alla madre che avrebbe passato la notte a casa di Izumi e di non aspettarlo sveglia. Sasuke socchiuse le labbra, rimanendo alquanto colpito dal fatto che il fratello potesse avere una vita sentimentale – quando lui non ne aveva mai avuto una. A parte Sakura. Piccolo, insignificante, particolare.

Appena rimasto solo con sua madre, preso da un'ingestibile curiosità di capire come si comportasse un Uchiha – non un uomo, ma un Uchiha – in un ambito così frivolo e superfluo, indagò su questa presunta – gli veniva difficile anche dirlo – ragazza.

« Ormai è molto tempo che Itachi e Izumi stanno insieme, non è vero mamma? » azzardò Sasuke, fingendo di essere al corrente della relazione, con la speranza di averci azzeccato.

« Sarebbe ora che si decidessero a sposarsi. Tuo padre ne sarebbe contento e anch'io » gli confessò, sorridendo dolcemente, mentre rammendava il mantello di Itachi. Quello con le nuvolette rosse. Quello dell'Akatsuki. Abbastanza scioccante come immagine, come tutto quello che stava accadendo, del resto.

« Beh, è una Uchiha... » tentò ancora Sasuke, incrociando le dita e ripetendo come un mantra 'Fa che sia una Uchiha, fa che sia una Uchiha'.

La madre iniziò a ridere.

« Sasuke, non è più come un tempo. » esclamò « Tuo padre e io saremmo stati contenti anche se non fosse stata una Uchiha. Ma era prevedibile che tuo fratello, alla fine, si sarebbe innamorato » ed era arrossita « della cugina di Shisui. »

'Shisui?'

Il migliore amico di suo fratello, nonché mezzo parente, a causa dei matrimoni combinati che per secoli si erano perpetuati nel Clan Uchiha.

« A proposito... » esclamò la madre, facendolo trasalire: che anche lui avesse una fidanzata?

« Non esci questa sera? » gli chiese, come se fosse stata anomala la sua presenza in casa.

« Preferisco stare a casa » o meglio 'Preferisco stare con te'

« Hai litigato di nuovo con Sakura, vero? » indagò Mikoto, assottigliando lo sguardo maliziosamente.

Sasuke rimase tragicamente in silenzio. Se per ' litigato' intendeva aver cercato ripetutamente, e con un certo gusto, di spedirla all'altro mondo, la risposta era: sì, ci aveva litigato, e anche di brutto.

« Neanche a me piace molto quel ragazzo, ma lei sembra contenta e poi, è pur sempre un collega di Itachi » continuò la madre, piegando accuratamente il mantello per poi posarlo sul tavolo e passare a una maglietta blu, probabilmente sua.

Ragazzo – Sakura – Collega di Itachi. Anche in questo caso Sasuke si rifiutò di comprendere il nesso tra le tre cose. Iniziava ad avere come l'impressione di essere in una specie di gioco a premi in cui probabilmente se fosse riuscito a scoprire il motivo per il quale Sakura era legata in modo così stretto alla sua famiglia, avrebbe vinto un buono "Uccidi Sakura gratis" – e con gratis intendeva... senza provare alcun senso di colpa.

Quello che le sue, al momento, arteriosclerotiche sinapsi avevano assodato era che Sakura avesse un fidanzato, che non era lui per fortuna, e che questo tizio non piacesse a suo madre, nonostante fosse un collega di Itachi.

La faccenda si stava ingarbugliando. Non che provasse una malsana curiosità di sapere chi fosse questo fidanzato – Giammai! ma, per arrecare fastidio a sua madre, la donna più tollerante del mondo, doveva essere un vero idiota e per la proprietà transitiva secondo cui ciò che dava pensiero a sua madre, inevitabilmente si ripercuoteva su di lui, sentì il bisogno di indagare sulla vita sentimentale – Che eresia! – della Kunoichi dai capelli rosa.

Che fosse Deidara? O forse Kisame?

Pensando a quest'ultimo non riuscì a trattenere un ghigno divertito: l'uomo pesce e la donna dai capelli rosa. Ci poteva essere niente di più ridicolo?

« So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi » continuò Mikoto, riuscendo con quelle poche parole cancellare quel ghigno malefico dalle sue labbra « Ma Sakura ha bisogno di te »

L'ultima affermazione era ben chiara anche a lui, altrimenti quell'insopportabile ragazza non si sarebbe presentata al suo cospetto brandendo un kunai avvelenato – atto che lui aveva interpretato come un "Se non posso averti io non ti avrà nessun altra" in virtù di quella dichiarazione d'amore terminata con uno svenimento indotto causa forza maggiore. Più che altro non aveva ben compreso il significato della prima frase: 'Le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi'.

Ok, non era riuscito ad ucciderla; diciamo che aveva fallito su tutta la linea, creando un precedente che sia lei che Naruto gli avrebbero rinfacciato per tutta la vita – quella che ancora gli rimaneva da vivere. Ma aveva intenzione di rimediare il prima possibile, era in attesa dell'occasione giusta.

Lo sguardo di sua madre, tuttavia, lo persuase che il suo discorso non avesse nulla che fare con kunai avvelenati, fughe notturne e tentativi di omicidio. Cosa poteva saperne lei?


E il dubbio, un tarlo martellante, cominciò a rosicchiargli l'encefalo sinistro.

Che lui fosse?

Rabbrividì dalla punta dei piedi fino alla doppia punta dell'ultimo ciuffo ebano, onice, o più semplicemente nero, dei capelli.

Sua madre doveva essersi sbagliata o, forse anche peggio, doveva averci sperato tanto da convincersene.


'Sakura Haruno, cosa hai fatto a mia madre?'

Come da tradizione, per non perdere l'allenamento, Sasuke sentì la sua vocina interiore, gridare 'Vendetta, vendetta, vendetta!'




Note


(1) La spiego in breve per chi non avesse visto "Fight Club". Durante il film Edward Norton(il protagonista) spesso ripete frasi di questo genere «Sono il sudore freddo di Jack» oppure «Sono la vendetta sghignazzante di Jack» o ancora «Sono la vita sprecata di Tyler» e io ho trovato questa cosa assolutamente geniale, nonché esilarante e siccome Sasuke fondamentalmente è affetto da bipolarismo(come il protagonista del film) ho voluto rendere tributo a uno dei miei film preferiti.







   
 
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