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Autore: Rik Bisini    21/02/2009    3 recensioni
Mentre Harry è alla ricerca degli Horcrux, Ginny inaugura il nuovo anno di scuola ad Hogwarts. Missing moment di "Harry Potter e i Doni della morte".
Questa fanfiction è dedicata a Drummydream, in occasione del suo compleanno, e ad Elfie.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La magia è armonia

Il treno scarlatto sbuffava svogliatamente un denso fumo grigio che si perdeva nell'aria. Erano grigi anche i volti delle persone attorno al binario nove e tre quarti.
Le consuete grida di sconcerto ed esultanza, l'entusiasmo degli incontri e la tristezza delle separazioni, avevano lasciato il posto ad un sonnolento torpore.
Persino dalle gabbie degli animali si udivano raramente dei versi. Topi, gatti e gufi sembravano tramortiti, come in prossimità di un innaturale letargo.
Ginny Weasley notava tutto questo con partecipazione. Fin dagli undici anni di suo fratello Bill si era recata all'inizio di settembre su quel binario per la partenza dell'Espresso diretto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Ma quel settembre l'intera comunità magica di Inghilterra era confusa, spaventata.
Spaventata come una ragazza che tremava, in disparte. Confusa come il ragazzo che le teneva una mano sulla spalla, senza trovare le parole per confortarla come stava cercando di fare. Ginny li riconobbe. Ernie Macmillan ed Hannah Abbott, erano Prefetti della Casa di Tassorosso.
Ernie era un ragazzo di buon cuore, ma legato ad alcuni pregiudizi. Solitamente avvezzo a parlare in modo prolisso, in quel momento sembrava incapace di pronunciare una sola parola.
Hannah, intelligente e sensibile, tornava ad Hogwarts, perché quell'anno l'istruzione era divenuta obbligatoria per i giovani maghi.
Aveva lasciato la scuola dopo la morte della madre, assassinata l'anno prima. Vi tornava, paradossalmente, per volontà di quegli assassini. La nuova linea voluta dal Ministero, sintetizzata nel motto "la magia è potere", indicava che le autorità del mondo magico erano ora asservite al potere di Lord Voldemort.
Trascinando il suo baule per la banchina Ginny intercettò lo sguardo di Seamus Finnigan, rivolto verso il familiare volto tondo di Neville Paciock. Uno sguardo colmo di apprensione.
Seamus le fece un cenno.
« Hey, Ginny, ciao. » la salutò, « Ron è ancora malato? »
Ginny annuì. Seamus fece una smorfia.
« Sembrerà vuota la nostra camera, con me e Neville da soli ».
Ginny sospirò.
Oltre a suo fratello Ron, erano Dean Thomas ed Harry Potter a dividere la camera con gli altri due.
Seamus era fraterno amico di Dean, che non era in grado di provare alcuna parentela con la stirpe magica. Sempre per volontà del Signore Oscuro, l'istruzione magica non era permessa a chi era nato tra i Babbani. Ginny ignorava da quanto tempo non si avessero notizie di Dean e si ripromise di chiederne a Seamus, in un luogo più riservato.
Quanto ad Harry, la profezia che lo indicava come la nemesi del Signore Oscuro ne faceva un ricercato. Ma non era in fuga, era in una qualche parte del Paese, tentando di compiere l'impresa che quella profezia aveva annunciato.
Ron, che a quanto lei sapesse godeva ottima salute, lo aveva segretamente accompagnato. A lei era concesso solo sperare che il mondo magico fosse libero dal terribile giogo del tiranno e dei suoi Mangiamorte. E che Harry tornasse. Perché lo amava immensamente.
Nessuna magia a lei nota era in grado di rendere meno straziante ogni pensiero rivolto a lui, il bisogno disperato di perdersi nei suoi occhi. Un bisogno reciproco di sentirsi l'uno avvolto dall'altro.
Ginny camminò fino a passare accanto a due figure strette in un abbraccio. Una donna con un caschetto di capelli neri ed una bambina esile dai lunghi e soffici capelli castani, che presumibilmente era iscritta al primo anno ad Hogwarts.
Le parve impossibile che madre e figlia si separassero in quel momento, che nulla poteva darle il coraggio di affrontare tanta distanza in un tempo così incerto, dove molte famiglie correvano gli stessi rischi di quella di Hannah.
Una nota fischiò nell'aria. L'Espresso di Hogwarts annunciava il momento della partenza.
L'abbraccio tra la madre e la figlia si sciolse dolcemente. Entrambe si rivolsero un sorriso forzato mentre la più giovane saliva i gradini e la madre aveva i lucciconi nei suoi occhi color miele.
« Neville, non perdere Oscar. » si raccomandò Seamus, correndo verso il treno seguito dall'amico che cercava di tenergli il passo.
Un nuovo fischio.
Hannah si affacciò dal finestrino del treno. Ernie aveva cavallerescamente atteso che l'amica disponesse il suo bagaglio ed ora si occupava del suo.
« Ben trovata, Ginny! » la salutò la ragazza, « Ron come sta? E tu? »
« Non c'è male. » rispose la ragazza con un tiepido sorriso.
Per un solo istante, il mondo le sembrò ritrovare i consueti colori.

Il viaggio dell'Espresso da Londra alla cittadina di Hogsmeade durava l'intera giornata. Il sole era già calato dietro le montagne mentre ragazzi e ragazze, indossate le loro divise, si apprestavano a scendere dal treno.
Ginny sentiva un senso di smarrimento nel guardare il pur noto paesaggio circostante la stazione, la sensazione di essere sola e che altri avvessero arbitrio sulla sua vita.
Raggiunse il suo baule, appesantito dalle ansie del suo cuore e lo trascinò verso l'uscita dalla carrozza. Incrociò la bambina esile che aveva visto con la madre a Londra e le parve che una lunga lacrima le segnasse la guancia.
In uno scomparto Hannah, circondata dai compagni Tassorosso, sedeva ostinata al suo posto, mentre con voce incerta qualcuno la supplicava di scendere.
Ginny cercò di pensare ad Harry, si rimproverò di non trovare il coraggio di affrontare un nuovo anno scolastico mentre lui fronteggiava i Mangiamorte, mentre era in costante pericolo di vita.
Si costrinse a spingere il baule fuori dal vagone, cercando di ignorare singhiozzi e lacrime dei compagni di scuola.
Poco fuori la stazione, le carrozze attendevano gli studenti dal secondo anno in poi. Mossi un paio di passi in quella direzione, distinse un profilo familiare. Riconobbe il viso dagli enormi occhi ed i lunghi capelli biondi di Luna Lovegood.
Luna si volse verso di lei, fermandosi. Anche Ginny smise di trascinare il baule e le due ragazze si guardarono.
La consueta espressione assente e disincantata di Luna era insolitamente tirata.
« Sono vicini. » asserì.
« Chi? » chiese Ginny in un soffio. Ma le bastò un instante per capire.
Collegò le sensazioni che provava al suo peggiore ricordo, quando un diario maledetto aveva preso possesso della sua volontà e l'aveva costretta a rinchiudersi nei sotterranei del castello, nella tetra Camera dei Segreti.
« Dissennatori. » spiegò inutilmente Luna.
Ginny annuì.
Ricordava i terribili demoni che si nutrono della felicità del genere umano, lasciando alle loro vittime solo i ricordi più penosi e portandoli alla follia. Averne uno accanto quattro anni prima l'aveva scossa fino a farla tremare di terrore.
« Che facciamo? » domandò.
Luna fece un sorriso senza allegria e raggiunse la bacchetta che teneva infilata all'orecchio.
« Potremmo chiamare un Patronus. » propose, « I Dissennatori devono essere piuttosto lontani e l'incantesimo sarebbe più semplice ».
Alzò il braccio pronta ad eseguire l'incantesimo da lei suggerito. Ginny la trattenne sfiorandole la mano con la sua.
« Aspetta, Luna. » osservò, « I Dissennatori non sono più al servizio del Ministro. È Tu-Sai-Chi che li comanda ora e dobbiamo essere prudenti. Sono certa che stanno cercando Harry, credono che torni ad Hogwarts. Se evochiamo un Patronus è possibile che si avvicinino di più per vedere se è lui a farlo ».
Luna sbattè lentamente le palpebre, poi annuì.
« Non possiamo fare nulla, allora? » suppose Luna con voce tremante.
Il cuore di Ginny si strinse. Il potere dei demoni stava portando in superficie il ricordo più doloroso di Luna, quando aveva assistito impotente alla morte della madre.
Le afferrò con dolcezza il polso.
« Sbrighiamoci ad andare via. » propose.
Il suo sguardo indugiò sui più piccoli. Gli studenti del primo anno che dovevano ancora iniziare a padroneggiare il proprio potere magico e non sapevano cosa li rendesse così sgomenti e vulnerabili. Bambini che in gran parte avevano sentito parlare dei Dissennatori solo negli opuscoli distribuiti dal Ministero l'anno prima.
« Sarà meglio avvisare Neville e gli altri. » aggiunse, « Ma non dobbiamo scatenare il panico dicendo che i Dissennatori sono vicini. Pochissimi sanno come affrontarli ».
Luna annuì e Ginny ritrovò nei suoi occhi la stessa perplessità. Non immaginavano cosa potesse rinfrancarli abbastanza e condurli verso le barche.
« Primo anno, da questa parte. » tuonò una voce cavernosa, potente.
Luna sembrò prendere un po' di colore. Ginny si volto verso la provenienza di quella voce, la familiare, enorme mole del custode della foresta di Hogwarts.
« Primo anno, in fretta, alle barche! » li incitò ancora la voce.
Il mezzogigante Hagrid era impegnato come ogni anno a svolgere il suo incarico. A Ginny parve più affaticato del solito, ma indomito.
« Qualcun altro del primo anno? Per di qua ».
I più piccoli cominciarono ad eseguire. Ginny riuscì ad incurvare le labbra in un lieve sorriso. Il ritmico richiamo di Hagrid sembrava avere l'effetto di una formula magica. La tonalità decisa della sua voce allontanava sensibilmente il pensiero dei ricordi funesti.
Ginny si sentì più leggera. Lasciò la presa sul polso di Luna che le strinse invece la mano. Le due ragazze si avviarono con sicurezza verso le carrozze, mentre i bambini del primo anno si raccoglievano con crescente rapidità intorno ad Hagrid.


Io vi smisto in quattro Case
perché più vi sia diletto
permanere sotto il tetto
del castello che v'accoglie.

Non vi smisto, siate cauti,
per portare divisione,
né a segnare distinzione
con studenti meno grati.

Rimanete tutti uniti,
soccorretevi a vicenda.
Non facciate che s'arrenda
chi un sopruso qui subisce.

Per disporre della scuola
sono giunti dei ribaldi.
Contro d'essi siate saldi,
difendete chi ha bisogno.

Qui finisce la canzone
di quest'ora delicata.
Che non sia dimenticata,
che rimanga a voi nel cuore.

Un silenzio glaciale accolse il termine della canzone, con cui il Cappello Parlante aveva inaugurato la cerimonia dello Smistamento. Il Cappello non era nuovo a formulare consigli per gli studenti, ad ammonire contro un pericolo che si faceva presente per la sopravvivenza della scuola. Lo aveva fatto anche i due anni precedenti, dopo la rinascita di Voldemort. Questa volta però aveva cantato con chiaro riferimento allo stesso corpo docente di Hogwarts.
Gli occhi di tutti i presenti, eccetto i ragazzi al primo anno che attendevano con timore riverenziale ed un crescente disagio davanti al Cappello, andavano da Severus Piton ai fratelli Carrow.
La canzone aveva fatto calare il sipario su una patetica recita. Era la volontà del Signore Oscuro che voleva Severus Piton nel ruolo di Preside. Era la medesima volontà che imponeva i Carrow come docenti di Difesa contro le Arti Oscure e Babbanologia. Era questa volontà che faceva dei tre i "ribaldi" da cui guardarsi.
Amycus Carrow era scattato in piedi, rosso in volto e bacchetta puntata in direzione del Cappello Parlante. Probabilmente si era fermato per scegliere se scagliare contro il cappello una Maledizione Senza Perdono o un incantesimo incendiario. Lo interruppe un secco battito di mani.
Piton, seduto al centro del tavolo degli insegnanti con espressione neutra, quasi annoiata, guardava verso gli studenti disposti ai tavoli della Sala Grande. Non propose un applauso alla canzone. Battè invece le mani solo una seconda volta, in modo che tutti guardassero verso di lui. Amycus abbassò la bacchetta.
Già come insegnante di Pozioni, Piton aveva sempre avuto la dote di ottenere facilmente attenzione e stava dando nuovamente prova di questa sua capacità. Si alzò con lentezza in piedi.
« Ora che il cappello ci ha deliziato con le sue facezie, » disse con tono sarcastico e voce alta appena il necessario per farsi udire nella Sala silenziosa, « Daremo inizio alla cerimonia dello Smistamento, cantando l'inno della scuola ».
Il volto della professoressa McGranitt sbiancò e le labbra che avevano trattenuto un sorriso si irrigidirono in una smorfia di indignazione. Lumacorno infilò una mano in tasca e ne prese un fazzoletto che passò prima sulla fronte e poi su tutto il viso. La Sprite sembrò paralizzata al punto di non poter respirare e Vitiuos farsi ancora più piccolo di quanto non fosse.
« Ognuno scelga il ritmo che preferisce. » concluse Piton.
Amycus sedette ed Alecto Carrow diede il via alla canzone. Seguita immediatamente dal tavolo di Serpeverde.
Ginny tratteneva lacrime di rabbia. Piton aveva appena palesemente e deliberatamente infranto una delle più celebri tradizioni della scuola. L'inno veniva cantato a discrezione del Preside solo dopo il banchetto e soprattutto la canzone era parte integrante dello Smistamento.
Con le parole "daremo inizio", Piton aveva ridotto la performance del Cappello ad una esibizione, una macchietta. Aveva inteso sottolineare che non aveva ruolo nella formazione dei giovani maghi, rendendo chiaro che ruolo non dovessero avere alcun ruolo anche le sue parole.
Piton tornò a sedersi, Ginny individuò un sorriso soddisfatto seminascosto dal suo naso adunco e dai capelli unticci. La sua frustrazione aumentò.
Nel frattempo anche i Corvonero, i Tassorosso e quasi tutti il tavolo dei Grifondoro si erano uniti al coro. Ginny distinse la voce di Hannah, che si levava distintamente e raggiungeva con naturalezza le note più alte. Si soffermò improvvisamente ad ammirare la sua compagna.
Il suo sguardo raggiunse frattanto la fila dei più giovani, allineati in attesa di essere assegnati alle Case. La bambina esile che aveva notato sull'Espresso cantava sorridente ed accompagnandosi con il battito delle mani.
Poi colse come Seamus e Neville seguivano assieme la melodia, sostenendosi l'uno con la voce dell'altro. Distrattamente iniziò a cantare l'inno a ritmo di marcia funebre, come era stato nelle abitudini dei suoi fratelli Fred e George.
Come con il fischio dell'Espresso di Hogwarts, come con le tonalità della voce di Hagrid, qualcosa di impalpabile si stava diffondendo tra gli studenti. La sensazione di non essere soli o abbandonati. Di essere parte di un'armonia, come lo era lo loro voce in quello squinternato coro.
Un sensazione che cresceva di nota in nota, inattesa e inevitabile. Anche il tavolo dei Serpeverde, anche Alecto Carrow contribuivano a loro dispetto a coinvolgere tutti i presenti.
Se l'intento di Piton era stato quello di nascondere i fatti, aveva ottenuto l'esatto contrario. Nell'esecuzione dell'inno di Hogwarts la canzone del Cappello aveva trovato conferma. Il solo effetto dell'intervento del Preside era stato fermare il gesto scellerato di Amycus Carrow.
« Una magia più grande di quelle che noi possiamo compiere qui. »
Così aveva descritto la musica il più grande mago del secolo, Albus Silente.
Consapevole di un potere che non sarebbe mai cessato, Ginny proseguì lentamente il suo canto fino a restarne l'unica voce. Presagiva che quell'anno Hogwarts sarebbe stato terreno di lotta, una lotta dura e spietata per affermare una verità senza tempo. La magia non è potere, ma armonia.

   
 
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