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Autore: Ganymede    27/10/2015    2 recensioni
Topher "Toffoletta" Dukes scopre un nuovo mondo, quando, giunto dalla lontana Boston, mette piede nella californiana, griffatissima, prestigiosissima e misteriosissima Wefanie High School. A far rimpiangere al povero occhialuto protagonista le sedute di psicoterapia con la dottoressa Dingles, contribuiranno Nikki Hortense, un'estrosa cheerleader esperta di arti marziali, tre genietti delle scienze, una stravagante appassionata di teatro e lui... Ashley Betterton, bello e impossibile. Ben presto Topher si renderà conto di essere solo una pedina nella scacchiera di un'umbratile organizzazione segreta... Misteri, gelosie, insidie, pericoli, piani malefici ed intrighi di corte: a metà strada fra commedia e tragedia, tra realtà e paradosso, tra epica e love story hollywoodiana, c'è "Mocassini Club"!
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Care lettrici e cari lettori di Mocassini Club,
Sono trascorsi secoli dall’ultimo aggiornamento di questa pazza storia, nonché un’intera era geologica da quando l’ho iniziata. Molti di voi, probabilmente, saranno già genitori o nonni,  a quest’ora. Tanti l’avranno già dimenticata. Qualcuno, però, è rimasto affezionato alla Wefanie High School e a i suoi eccentrici personaggi: ho ricevuto messaggi privati di lettori che, chiedendomi se avessi intenzione di proseguire la storia, hanno riaperto quel cassetto polveroso del mio cervello in cui avevo stipato il mio senso di colpa per non aver mai concluso Mocassini Club… e pensare che ero arrivato a soli cinque capitoli dalla fine!
Ho pensato tante volte di riprovarci, di riprendere le fila della trama, ma col passare del tempo troppe cose sono cambiate, sia dentro che fuori di me, e non sono più riuscito a trovare lo spirito giusto per continuare una storia iniziata ormai tanto tempo fa, in tempi più spensierati. Purtroppo sento di non riconoscermi più in questo lavoro, cui pure sono molto affezionato.
Ciononostante, ho fatto una promessa a chi mi ha scritto, e ho deciso di svuotarlo tutto, il mio cassetto…
In tutti questi anni ho conservato i mie appunti su Mocassini Club e i riassunti di ogni capitolo, anche di quelli che non sono riuscito a scrivere. So che non è la stessa cosa, ma ho deciso di pubblicare qui almeno quelli, in modo che sappiate come vanno a finire le avventure di Topher e Nikki. E’ il minimo che possa fare, per i miei personaggi e soprattutto per tutti voi che avete creduto nella mia storia.
Vi ringrazio ancora tutti di cuore per i vostri commenti, per il tempo che mi avete dedicato e per il vostro sostegno. E’ anche grazie a voi se persevero nel mio sogno di diventare uno scrittore!
 
*
Un piccolo riepilogo.
La Wefanie High School è in guerra: da un lato si schierano gli stilosi membri del Mocassini Club, guidati dal Presidente, Ashley Betterton, e dalla Reginetta, Nikki Hortense; dall’altro gli Sfigati, gruppo eterogeneo che riunisce tutti i secchioni, i nerd e i non-Mocassiniani in genere, tutti aizzati dalla perfida e volgare Stella Santini. In caso di vittoria degli Sfigati, il Mocassini Club verrà denunciato alla neo-nominata, tirannica e inflessibile preside. Se invece dovessero vincere i Mocassiniani, gli Sfigati si impegneranno a mantenere il segreto, ma solo in cambio di cospicui fondi per i loro club.
In realtà la rivolta degli Sfigati è solo un pretesto: il vero obiettivo di Stella Santini è quello di vendicarsi di Topher, che le ha portato via il suo amato Bennet. Nel suo piano malvagio è aiutata dalla sua gemella, la secchiona Holly Santini, anche lei furiosa con Topher perché ha preso il suo posto come curatore della rubrica letteraria nella rivista della scuola.
Nel capitolo precedente si dà il via alla tanto attesa Pantomachia: i due schieramenti si fronteggiano nottetempo nel corridoio principale della scuola, ma misteriosamente, proprio Stella Santini manca all’appello, e il comando delle truppe degli Sfigati è affidato a Zenobia Hernandez, capo delle Amazzoni, un club di feroci militanti femministe.
Topher, intanto, è sempre più in pensiero, non soltanto per la guerra, ma anche per Bennet, che non si è fatto più vivo dopo il loro litigio, nel quale si sono accusati di non essere abbastanza sinceri l’uno con l’altro: Bennet sospetta che Topher gli nasconda qualcosa (il fatto di appartenere al Mocassini Club), mentre Topher trova umiliante che Bennet non si senta ancora pronto a rendere ufficiale la loro relazione con i suoi amici. Ora che sta per scoppiare la battaglia, però, tutto questo non ha più importanza: tutto ciò che Topher desidera è trovare Bennet e saperlo al sicuro.
Ecco dunque l’inizio del ventiseiesimo capitolo, più alcuni frammenti. Seguono poi, in corsivo, i riassunti dei capitoli conclusivi.

 
 
 
Chino la testa appena in tempo per non essere colpito in pieno da una freccia vagante, il cuore che batte il tempo di una marcia militare, e mi appiattisco contro gli armadietti, incerto se gettarmi nella mischia o rimanere a debita distanza.
Le piogge di dardi scoccati dalle Amazzoni si intrecciano con i raggi laser, che illuminano la battaglia con i loro violenti bagliori azzurri e scarlatti: una discoteca dove impazza la danza della guerra.
“BENNET!” grido, con tutto il fiato. “BENNET!”
Ma io stesso non riesco a sentirmi, l’udito aggredito dalle urla dei combattenti, i nitriti dei cavalli e il clangore delle armi.  Mi guardo intorno, disperato, evitando per un soffio il raggio mortale scaturito dagli OcchiaLaser di un Secchione, che viene subito acciuffato da un giocatore di pallanuoto (Aleksandr Ustinov, mi sembra) e scagliato a venti metri di distanza come un frisbee. Subito un altro Secchione si fa avanti per vendicare il compagno caduto, ma viene colpito al braccio dallo sfavillante fermaglio-shuriken di Gloria. Lo shuriken di Mia, invece, rimbalza sulla sua armatura di guntherio e schizza nell’aria a tutta velocità, tranciando di netto una ciocca di capelli dalla chioma bionda di Ippolita Kinney, che lancia un grido di rabbia e incrocia furiosa la lancia con il fioretto di uno schermidore Mocassiniano, il quale però rovina a terra, subito sostituito dal pallanuotista Simon Selkirk, che si ripara dietro lo scudo dorato e riesce quasi a disarcionare l’Amazzone. Intanto Nikki affronta da sola Zenobia Hernandez e Diana Gouges, schivando ogni freccia con una rapidità sovraumana, in un turbine di piume di struzzo, per poi spiccare un salto mortale e disarmare Diana con un calcio rotante alla Chuck Norris. Non contenta, fa anche lo sgambetto al destriero di Olympe Sheppard, che viene catapultata parecchio più in là, abbattendo come birilli un gruppetto di alleati Secchioni (“Lo Sgambetto Sghembo della Saiga Saggia delle Steppe del Serenge non fallisce mai!” esulta Nikki, chiaramente posseduta dalla dea Bellona). Zenobia, intanto, si erge terribile sul suo destriero imbizzarrito, incita le compagne a rialzarsi e scaglia frecce in ogni direzione, lo sguardo rovente d’odio che sonda l’intero campo di battaglia.
“BENNET!” ritento, disperato, inseguendo con lo sguardo Edith Endicott e le gemelle Hines, che fanno roteare le borsette di coccodrillo contro un Secchione, fino a fargli cadere l’elmetto, ma non si tratta di Bennet. Riconosco invece Barry Jackall, del Club degli Ambientalisti, che pulpa: “A MORTE I NEMICI DELLA NATURA!”
Poco più in là, un’orda di Sfigati si avventano coraggiosamente sugli Alexandria Alligators, come una colonia di formiche carnivore, per poi essere scaraventati via uno per uno da una raffica di pugni. Gloria, nel frattempo, è riuscita a salire sul cavallo di Voltairine Wittig, con l’intento di gettarla di sotto e strapparle di mano le redini, mentre le altre cheer-leader, i rossetti-laser sguainati, tempestano i nemici di fulminei raggi vermigli.
Di fronte a questo sanguinoso scenario, rimango come paralizzato, sopraffatto dall’orrore. Non credo di essermi mai sentito così impotente e indifeso come oggi. Per la prima volta avverto il peso della consapevolezza di avere un corpo, un corpo vulnerabile, che può essere ferito e distrutto nel tempo di un battito di ciglia.
Be’, forse non è esattamente la prima volta che mi capita, ma la mia mortalità non mi è mai parsa così reale.
Nel clamore dello scontro è appena udibile il pio mormorio delle preghiere di Peter Pufendorf e degli altri adepti della Compagnia della Santissima Croce, che, impalati nel bel mezzo del corridoio, stringono con passione i loro rosari: come per miracolo, le frecce, i raggi laser e gli shuriken non li sfiorano nemmeno, deviati dalla Divina Provvidenza.
Di Bennet non c’è nessuna traccia. Forse non è venuto. Forse è rimasto nel suo letto, al sicuro…
Ma se solo potessi saperlo con certezza!
Le porte d’ingresso della scuola si spalancano di nuovo, distogliendo per un attimo i guerrieri dai loro duelli, e fa il suo lugubre ingresso Ophelia Minch, gli abiti a lutto un tutt’uno con l’oscurità della notte. I riflessi lunari scintillano sui grandi occhiali da civetta, rendendola, se possibile, ancora più inquietante del solito.
Approfittando dalla sorpresa generata dalla sua apparizione, i pallanuotisti Paul Peck e Irvin Walpole immobilizzano Olympe Sheppard e Callisto Firestone, che digrignano i denti e ringhiano come animali in trappola.
“OPHELIA! OPHELIA!” urlo, sbracciandomi per attirare la sua attenzione. “DOV’E’ BENNET?!”
Ma la ragazza non mi dà ascolto e osserva estatica la battaglia, ancora immobile sull’uscio, beandosi di tutto quel pathos. Poi, inaspettatamente, scoppia in una risata da raggelare il sangue nelle vene  e leva le braccia al cielo notturno, che, come per obbedire a un suo ordine, inizia ad entrare nella scuola…
Ma no… quelle che vedo non sono tenebre animate da qualche oscura forza sovrannaturale, bensì un immenso stormo di corvi neri come la notte, che invadono il corridoio, sbattendo furiosamente le ali e gracchiando malevoli. “Volate, miei fedeli compagni!” urla stridula Ophelia. “Versate nell’Inferno il dolce latte della concordia, sconvolgete la pace universale, distruggete l’unità della terra! Il bello è brutto e il brutto è bello! Che questa notte regni il caos!”
Senza farsi pregare, gli uccelli coprono la battaglia come una palpitante nube temporalesca: il loro gracchiare annulla ogni altro rumore, come una tempesta di grandine, e un impenetrabile velo d’oscurità cala su questo spettacolo d’odio e dolore.
Come se non ci fosse già troppo pathos.
 
“Dannati uccellacci!” impreca Nikki, scacciando una dozzina di corvi col suo Calcio Crivellante del Criceto dei Crinali della Chirghisia. “Perché l’hai fatto, razza di svitata?!”
E’ tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti!” risponde Ophelia, sbellicandosi dalle risate. Nikki tenta di abbatterla, ma ormai è sparita, inghiottita di colpo dal turbinio dei corvi. “Il Club del Teatro sarebbe dovuto rimanere neutrale!”
“I corvi beccano chiunque: sono super partes” ribatte a denti stretti Ashley, facendosi strada con lo scudo in quella furiosa tormenta di ali e piume. Tutto, intorno a loro, è nero e lucido. Ovunque risuonano il gracchiare degli uccelli e le urla disincarnate dei nemici… o degli amici? Impossibile distinguere gli uni da gli altri.
Nikki stacca dai capelli le affilate stelle di perle e brillanti e le scaglia una ad una, riuscendo a dissipare una nube di corvi, che però è subito sostituita da un’altra, ancora più fitta.
“Sono troppi Nikki!” grida Ashley. Il volto minaccioso della Medusa di Versace sul suo scudo dorato non è sufficiente a respingere il nemico alato e viene ben presto martoriato dalla pioggia di becchi appuntiti. “Dobbiamo trovare riparo! Il Teatro non può essere lontano!”
“NO! Una Reginetta non fugge davanti al pericolo!” protesta caparbiamente Nikki, spiaccicando con le mani due corvi l’uno contro l’altro, come se fossero moscerini. “E poi devo trovare Topher!”
Ma Ashley la afferra per il polso e la trascina con sé, aprendosi una breccia a colpi di scudo.
“Presto, entra!”
Spinge Nikki oltre una doppia porta, richiudendosela subito alle spalle, mentre una scarica di beccate si abbatte sulle ante di legno, facendo tremare i cardini.
“Non mi nasconderò ” strilla Nikki, e riapre la porta, lasciando entrare una raffica di corvi, ma Ashley la tira via di malagrazia e le si para davanti, impedendole di uscire. “Lasciami andare! Non sono una vigliacca come te, Ashley Betterton!”
Lo sparuto stormo di uccelli fatto entrare da Nikki vola in cerchio attorno al suntuoso e abbagliante lampadario del Teatro, un’enorme rifugio di velluto rosso.
“Siamo in territorio neutrale… qui saremo al sicuro per un po’” le ricorda Ashley. “Aspettiamo solo che i corvi siano andati via… poi andremo a cercare Topher” aggiunge, guardandola dritta negli occhi. “Insieme.”
Nikki gli restituisce uno sguardo torvo e tira un calcio alla poltroncina più vicina. Senza dire una parola, attraversa la platea con passo irruento, i tacchi alti zittiti dalla moquette, e si chiude nei camerini riservati agli attori, sbattendo la porta con tale veemenza da far tremare i cristalli del lampadario. Di fronte a quella sacrilega mancanza di rispetto, persino gli sguardi bianchi delle cariatidi che sorreggono le gallerie, le nove Muse, si incupiscono, mentre l’orologio, tondo e luminoso come la luna sopra la cascata rossa del sipario, batte la prima ora del nuovo giorno.
 
Scendo a rotta di collo i gradini dell’ingresso, verso il parco, dove la battaglia si è propagata in innumerevoli focolai di guerra. Nuvoloni rossi ghermiscono la luna e le stelle, iniettando di sangue i prati verdi e le aiuole fiorite, ormai devastate dagli zoccoli dei cavalli. Le Amazzoni continuano a galoppare nella notte, levando grida rapaci, mentre i Secchioni, sempre più numerosi, si riversano come fiumi contro i muscoli granitici dei pallanuotisti. Poco distante da me, un gruppetto di Fanatici del Fantasy fanno cozzare rumorosamente le loro lucenti spade elfiche contro le sciabole affilate degli schermidori.
Muovo qualche passo incerto sull’erba già umida di rugiada e sobbalzo quando un corvo mi sfreccia accanto, sfiorandomi l’orecchio. Disperato, completamente smarrito, seguo il volo dell’uccello, che scompare nell’oscurità, per poi tingersi del rosso e del blu dei raggi laser, e infine tornare a nascondersi tra i fitti rami di un pino.
“NIKKI!”
Ma la mia invocazione è coperta dal fragore di un’esplosione. Raccatto le poche briciole di coraggio che mi restano, e, trattenendo il respiro, mi tuffo nella folla. Come a rallentatore, vedo baluginare sopra di me una spada, che si abbatte sullo scudo di un Mocassiniano, suonandolo come un gong. Fiotti di luce si intrecciano nell’aria, mentre corro a schiena china in una pioggia battente, fatta di sibili e strilli.
“TOPHER!”
Una mano afferra la mia e mi tira con forza a sé, poco prima che un raggio laser mi colpisca.
In un turbinio d’istanti mi ritrovo tra le sue braccia, e i polmoni si riempiono del suo profumo.
“Topher, STAI BENE?” grida Bennet.
Per tutta risposta lo stringo più forte.
Siamo al riparo dietro l’ampio tronco di una quercia ora, ma la guerra continua a infuriare a pochi metri da noi.
Ero morto di paura”  singhiozzo, senza staccarmi da lui neanche un secondo. “Non sapevo dove fossi… se stavi bene…”
“Non sapevo niente di questa follia…” ammette Bennet, scagliando uno sguardo furente verso la battaglia. “Sono corso qui appena ho saputo: devo portarti via da qui. Subito.”
“Mi dispiace per tutto quello che ho detto… io non volevo…”
“E’ solo colpa mia” mi zittisce. “E comunque adesso l’unica cosa che conta è che tu sia al sicuro…”
E’ incredibile come nel bel mezzo dell’Apocalisse io abbia così tanta voglia di lui. Di toccarlo, accarezzare i suoi capelli biondi e non smettere mai di baciarlo. E’ come se il pericolo esasperasse ogni sensazione, tanto la paura quanto il desiderio.
“Andiamo…”
“No, non posso andar via senza Nikki” protesto, con uno sguardo implorante. “Dobbiamo trovarla...”
Bennet è esitante. “D’accordo… ci vado io. Tu resta nascosto qui, okay?”
“No, non è affatto okay, non starò qui ad aspettarti…  non voglio stare più lontano da te. Mai più.


“Pensi che uscirai mai da lì?” domanda Ashley, in tono accondiscendente, bussando timidamente alla porta del camerino, dove Nikki sembra essersi barricata già da un bel po’.
“Non finché ci sarai tu dietro quella porta.”
Ashley poggia la fronte allo stipite e si lascia scappare un sospiro.
“Ti ripugna così tanto stare nella stessa stanza con me?” domanda. Poi, non avendo ottenuto risposta, insiste: “Non pensavo mi odiassi fino a questo punto…”
Questa volta, dopo pochi minuti di mutismo (comunque troppi per una come Nikki), la ragazza abbaia un “Non ti odio” non molto convincente.
“E allora…?”
“… ma questo non significa che siamo amici. Non più, almeno.”
“Mi dispiace, vorrei non costringerti a sopportare la mia presenza, ma non ho intenzione di lasciarti sola, non con il putiferio che stanno combinando là fuori.”
“So difendermi benissimo anche da sola. Vai pure.”
“Invece resto qui” ribatte Ashley, calmo ma risoluto. “Me ne starò a vegliare di fronte alla porta chiusa, come un poeta greco. Potrei anche scrivere un’elegia sul tema del paraklausíthyron…”
Due passi felpati sulla moquette e la porta si spalanca su una Nikki ancora imbronciata: “E’ riemerso il secchione di un tempo, a quanto vedo” commenta, tetra.
“E’ rimasto sopito a lungo, ma è ancora lì, da qualche parte” risponde Ashley, accennando un sorriso malinconico. “Grazie” aggiunge, quando Nikki si scosta e lo lascia entrare, per poi abbandonarsi pesantemente su una vaporosa poltroncina.
“E’ per quello che è successo con Topher, che non riesci a perdonarmi, vero?”
“E’ per quello che hai fatto a Topher, vorrai dire” lo corregge Nikki, rivolgendogli uno sguardo di sfida. “E comunque non è l’unico motivo…”
“Ti ascolto.”
“Lascia stare” si schermisce lei, distogliendo lo sguardo e prendendo a giocare nervosamente con uno dei suoi ricci. “Non hai mai voluto parlare del passato. Non vedo perché dovremmo farlo ora” chiude lì, freddamente.
“Forse è tardi, e probabilmente un assedio non è il momento migliore per farlo, ma siamo qui. Sono qui, ora.”
“Non fingere di non sapere a cosa mi riferisco.”
Ashley si passa una mano tra i capelli. Il suo sguardo vaga senza meta, urtando contro i quattro angoli della piccola stanza.
“Pensavo fosse tutto finito ormai” mormora.
Nikki emette uno strano suono, a metà tra uno sbuffo, un singhiozzo e una risata. “Non ti ho mai veramente dimenticato.”
Occorre qualche secondo prima che una tale affermazione faccia breccia su Ashley.
“Io…” comincia lui, titubante, come se aspettasse l’intervento di un suggeritore. “Io non ne avevo idea. Ero sicuro che anche per te fosse… ma allora, perché hai spinto Topher nelle mie braccia? Perché lo hai incoraggiato se provavi ancora qualcosa?”
“E’ stata un’idea stupida” si giustifica lei, decisa a non guardarlo. “Non ne vado fiera…”
“Non capisco…”
“Pensavo che sarebbe stato più facile” continua Nikki, con voce insolitamente atona. “Che lo avrei finalmente accettato. Pensavo che vedendoti insieme a lui sarei riuscita ad andare avanti. A smettere di pensare a te.
Topher era tutto quello che io non sono mai stata. Ho riconosciuto in lui una forza di cui mi sono sempre vantata ma che non ho mai posseduto realmente. Una forza che lui stesso non sospetta nemmeno di avere.
Pensavo che ci sarebbe riuscito, che avrebbe potuto aiutarti, che avrebbe potuto finalmente placare l’inquietudine che ti tormenta. Io non ero riuscita a legarti, ma forse lui poteva. Avrei gioito del suo trionfo. Confidavo che la sua felicità sarebbe stata la mia…”
“Tutto questo è assurdo...”
“… ma non è andata secondo i miei piani” prosegue lei, imperterrita. “Topher non sarà me, ma tu sei sempre tu. Tu rovini sempre tutto.  Sempre. A volte penso che tu senta il bisogno di distruggere chi ti ama. Non puoi sopportare di essere amato da qualcuno…”
La voce di Nikki scandisce ogni singola parola con rabbia vibrante, come se avesse provato e riprovato mentalmente quel discorso un’infinità di volte e temesse di dimenticare anche una sola, affilatissima sillaba.
Ashley, immobile, continua a guardare i suoi occhi lucidi, puntati ostinatamente sul pavimento. Poi muove un passo in avanti, si blocca, esitante, ma alla fine si siede accanto a lei e tenta di abbracciarla. Nikki protesta, anche se debolmente, ed Ashley  riesce solo a poggiarle un braccio sulle spalle e affondare la mano nelle piume del suo abito.
“Ci ho ripensato. Riguardo alla tua domanda. Credo proprio di odiarti” aggiunge lei, improvvisamente, quasi meravigliata dalle sue stesse parole. “Perché non dovrei odiarti, infondo? Sei un buono a nulla. Vali meno di zero. Non saresti capace di costruire nulla, ogni tuo rapporto è pura finzione. Se capace di provare solo sentimenti superficiali, che svaniscono in un giorno. Sei solo una facciata, un bel viso dietro cui regna il nulla più assoluto. Vedi?  Ti sto insultando e non reagisci nemmeno! Sei solo un fantoccio senza spina dorsale!”
“Nikki…”  sillaba Ashley, come se stesse compiendo uno sforzo enorme per non perdere la calma.
“Cosa? ‘Nikki’ cosa?!” grida lei, spingendolo via e alzandosi di scatto. “Puoi negarlo? Pensi di valere qualcosa? Ci scommetto, che lo pensi! E invece no, non sei nulla! Ovunque tu vada porti il nulla con te ! Tabula rasa!  Non può nascere niente da te! SEI STERILE! E VUOTO! Niente può sopravvivere con te nei paraggi! Uccidi sul nascere qualsiasi cosa! La schiacci! Le togli il respiro finché non rimane più nulla! Solo altro, STUPIDO VUOTO!”
A questo punto Nikki non è più in grado di parlare, scossa dai singhiozzi, le lacrime che non chiedono altro che uscire.
Anche Ashley si alza e questa volta riesce a stringerla tra le sue braccia, nonostante le schermaglie e le minacce di Nikki.
Lui lo sapeva che non poteva venire nulla di buono per lui da due come noi! Lo sapeva che siamo uguali! Che siamo sbagliati!” continua Nikki, la voce resa irriconoscibile dal dolore. Intanto lo respinge e cerca in tutti i modi di colpirlo ovunque le capiti. “Noi due siamo sbagliati!”
“Shhh…” sussurra Ashley, stringendola più forte,  finché, immobilizzata, non può che abbandonare il viso sulla sua spalla, senza riuscire a controllare il pianto.  “Si è rifiutato, ecco cos’ha fatto… ci ha rifiutati!” mugola, tra un singhiozzo e l’altro, avvinghiandosi ad Ashley come se temesse di precipitare, da un momento all’altro, in quell’abisso di disperazione.
“Che cosa dici, Nikki?” chiede Ashley, con voce dolce ma ferma, baciandole e accarezzandole i capelli. “Di che cosa stai parlando?”
Lui...”
“Chi è ‘lui’? Topher?”
“Il bambino” mormora appena Nikki.
E’ con enorme fatica che Ashley riesce ad allontanarla, quel tanto che basta per guardarla negli occhi, ma lei  continua a distogliere lo sguardo.
“Nikki, di cosa stai stai parlando?” ripete, sbattendo le palpebre, come stordito.
La sua unica risposta è un muto scrosciare di lacrime. Il suo viso ora è quasi irriconoscibile, come se qualcuno avesse accartocciato i suoi bei lineamenti per trasformarli in un sofferente e incomprensibile scarabocchio.
“NIKKI, PER FAVORE PARLA!”
“Il nostro bambino” sussurra lei, in preda ai singulti, riprendendo a divincolarsi disperatamente dalla sua stretta, come vittima di una tortura insopportabile.
 
 
 
 
 Bennet e Topher vagano per il parco della scuola in cerca di Nikki, senza riuscire a trovarla. Pensano di controllare anche nella piscina coperta, ma qui trovano solo Herman Northangle, che, del tutto disinteressato alla guerra, nuota come se nulla fosse. L’interno della piscina è buio, Bennet dice a Topher di nascondersi e attira l’attenzione di Herman, che nell’oscurità lo scambia per Ashley e gli fa delle avances (“Tutta questa morte e distruzione mi eccita.”)
Bennet sta al gioco e, fingendosi il fratello, invita Herman ad uscire dall’acqua. Herman non se lo fa ripetere due volte, i due si avvicinano, Bennet infila maliziosamente un dito nel costume da bagno di Herman, facendogli credere di volerlo spogliare, ma invece tira l’elastico e glielo fa scattare sui genitali, facendolo piegare in due dal dolore. Bennet scappa via divertito insieme a Topher (“Dopo tutto quello che ti ha fatto, gli ci voleva una lezione!” spiega Bennet, ridacchiando.)
Una volta usciti dalla piscina, resta il problema di trovare Nikki.



“Stava combattendo spalla a spalla con Ashley l’ultima volta che l’ho vista”
“Dove?”
“Nell’edificio principale…”
“Quello più grande, non sarà facile trovarla.”
“Hai un buon fiuto?” domando.
“Hai un buon cosa?!” ripete Bennet.
“Se Nikki è con Ashley potremmo seguire la scia odorosa di Aqua di Bulgari: è il profumo preferito di Ashley.”
Bennet si volta lentamente a guardarmi, accennando un sorrisetto scettico.
“Non sto scherzando” protesto, anche se non posso fare a meno di sentirmi stupido. “E’ un profumo dolce e delicato, ma anche molto resistente. Neanche il cloro riesce a coprirlo.”
 
Inseguendo la scia di profumo, Topher e Bennet trovano Ashley e Nikki nel camerino del Teatro. Non possono fare a meno di origliare la loro conversazione e ascoltare la sconvolgente confessione di Nikki.
A quanto pare, tra Ashley e Nikki in passato c’è stata una storia alquanto tormentata. La notte di Halloween all’Harlequin, dopo la fuga di Topher, Ashley, ubriaco, ha fatto sesso con la sua vecchia fiamma. Proprio in quell’occasione Nikki è rimasta incinta, ma se ne è accorta solo quando ha abortito spontaneamente al terzo mese, mentre si trovava a Dubai per le feste di Natale.
Topher, scioccato da queste rivelazioni, apre la porta del camerino, ma proprio in quel momento le porte del Teatro vengono abbattute e la battaglia si riversa all’interno. Viene così rotto il patto di neutralità e anche la compagnia teatrale entra in guerra. Ophelia, dall’alto del loggione, recita i versi del suo amato Shakespeare e, avventatamente, pronuncia il nome “Macbeth”, che a teatro porta sfortuna: infatti perde l’equilibrio e precipita nel vuoto. Bennet riesce ad afferrarla al volo, salvandola da una morte tragica, ma Ophelia, inebriata di
pathos, pronuncia ancora il nome maledetto e l’enorme lampadario di cristallo cade con uno schianto. I combattenti riescono per poco a schivarlo.
Lasciata Ophelia al suo destino, Bennet, Ashley e Nikki riescono a rubare le spade elfiche ai Fanatici del Fantasy (
“Tu… non puoi… PASSARE!” strilla con voce stridula Gary Gale, il presidente dei Fanatici del Fantasy. “Tornatevene nella Terra di Mezzo… o meglio, LEVATEVI DI MEZZO!” gli risponde a tono Nikki) e riescono, insieme a Topher, a uscire illesi dal Teatro.
In corridoio incontrano il Club degli Scacchi. Anonymous giura a Topher di non essere stato lui a svelare il segreto del Mocassini Club: è stata Stella Santini, che deve aver origliato il loro litigio. Anonymous si scusa di aver violato la privacy di Topher e dice di aver imparato la lezione: d’ora in poi si impegnerà a guadagnarsi la fiducia delle persone, anziché cercare di scoprire tutto su di loro per mezzo delle sue ricerche spionistiche. Topher perdona Anonymous e chiede scusa a sua volta al Club degli Scacchi per aver tenuto nascosta la sua appartenenza al Mocassini Club e per non aver detto loro di essere gay:



“Non volevo che… decideste di non volermi più come compagno di stanza… e come vostro amico…”
“E chi se ne frega se sei gay? Siamo scienziati, è vero, ma abbiamo un cuore e ti vogliamo bene! Non saresti stato peggio dei nostri precedenti compagni di stanza… se solo sentissi chi ci è capitato l’anno scorso! Un feticista che leccava di nascosto le nostre mutande” dice Rowland con un brivido di disgusto.
 “O quel tipo che vestiva sempre di nero…” prosegue Gunther “… e che scoprimmo in piena notte mentre cercava di infilare Rowland in una culla nera per offrirlo come vittima sacrificale durante un rituale satanico.”
“No, non era un rituale satanico! Volevano evirarlo in modo da poterlo iniziale al culto della dea Cibele” lo corregge Anonymous.
“Grazie per avermelo ricordato, ragazzi” piagnucola Rowland, indignato. “E’ un anno che non chiudo occhio.”
“Magari gli occhi li tieni aperti, ma non è che la bocca tu la tenga proprio sigillata, visto il modo in cui russi…o fingi per non farci preoccupare?” ridacchia Gunther, pungente, mentre Rowland si rannuvola.
 
La riappacificazione di Topher col Club degli Scacchi avviene davanti agli occhi disgustati di Nikki. Però non c’è tempo per ulteriori indugi: la battaglia si inasprisce di minuto in minuto. Mentre Nikki, Ashley e Bennet combattono, Anonymous mette Topher in guardia sulle sorelle Santini:
 
“Stella e Holly avrebbero potuto andare direttamente dalla Preside e spifferare tutto sul Club, invece hanno scatenato questa guerra: è chiaro che la battaglia è un diversivo e che stanno tramando qualcos’altro di ben peggiore!”

Infatti, mentre tutti sono impegnati in violenti duelli a corpo a corpo, Stella Santini approfitta della distrazione generale per apparire alle spalle di Topher e gli preme un fazzoletto imbevuto di anestetico, facendogli perdere conoscenza.
Bennet, che si sta difendendo dagli attacchi delle Amazzoni, si accorge troppo tardi che Topher è sparito. Il capitolo si conclude con l’urlo orripilato di Nikki: “DOV’E’ TOPHER?!”
 
 
Capitolo ventisettesimo
 
L’ARALDO DI ARMONIA
 
 
Ashley cerca di calmare Nikki, disperata, e la bacia. Lei lo respinge e gli dice di non volere la sua pietà: sa benissimo che lui non potrà mai amarla come lo ha amato lei. Nikki scappa da lui e parte alla ricerca di Topher insieme a Bennet e al Club degli Scacchi. Si crea così, per il bene di Topher, una strana alleanza.
Chissà come, Nikki è a conoscenza dell’esistenza dell’Orto degli Orrori, il leggendario giardino segreto costruito da Wilbur Wefanie, uno dei figli del fondatore della scuola, per condurvi i suoi esperimenti illegali di ingegneria genetica sulle piante. Nikki intuisce che Holly Santini, appassionata di botanica, abbia suggerito a sua sorella Stella di usare l’Orto per imprigionare Topher. Così Nikki, Bennet e il Club degli Scacchi si precipitano in biblioteca, sfilano
I fiori del male di Beaudelaire dallo scaffale della sezione di Botanica e aprono il passaggio segreto che conduce all’Orto. La serra è un’impervia jungla popolata da mostruose piante carnivore giganti (streltizie fameliche come velociraptor, ciclamini zannuti e altamente velenosi, nonché enormi ninfee-trappola e innumerevoli altri orrori vegetali.) La squadra di salvataggio si fa strada in quell’ambiente ostile grazie alla spada di Bennet, alle competenze scientifiche del Club degli Scacchi e alle doti di combattente di Nikki. Infine giungono in una radura con al centro un albero gigantesco, ai cui rami è legato Topher, privo di sensi. Qui incontrano i responsabili del suo rapimento: Stella e Holly Santini, insieme al muscoloso quanto stupido Zebedee “Bull Dozer” Brawn, talmente invaghito di Stella da mettere i propri muscoli al servizio dei suoi diabolici piani.
Bull Dozer si avventa su Bennet, che si difende a colpi di spada, mentre Nikki e Stella se le danno di santa ragione. I duelli però vengono interrotti da uno spaventoso sibilo, che mette tutti in allarme. D’altronde non c’è giardino senza un serpente: l’Orto degli Orrori è custodito da un’enorme, mostruosa serpe rimasta fino ad allora acquattata nell’ombra. Il fatto che le sue spire siano coperte di macchie che ricordano il logo di Louis Vuitton non la rende meno terrificante.

 
“Ma è…. Delphine! E’ ancora viva!” esala Nikki, paralizzata dalla sorpresa e dal terrore.
“Perché quel coso si chiama come mia madre?!” domanda Bennet, fissando a bocca aperta il famelico serpentone, che si avvolge attorno al tronco dell’albero, preparandosi ad attaccare.
 
Stella, Holly e Bull Dozer, che ignoravano l’esistenza del serpente gigante, scappano a gambe levate. Gli amici di Topher invece affrontano il mostro e, dopo una disperata lotta spada-contro-zanna, Bennet riesce a trafiggerlo e ad ucciderlo.
 
“Come mai Stella, Holly e Zebedee non sono stati mangiati?” si chiede Anonymous, guardando con un brivido l’interminabile carcassa.
“Credo fosse sotto l’effetto di tranquillanti…” risponde Nikki. “Quando sono stati qui probabilmente era ancora addormentato.”


La squadra di salvataggio lascia l’Orto degli Orrori trascinando Topher ancora svenuto. Tornati nel vivo della battaglia, scoprono che gli Sfigati stanno avendo la meglio. Angelica Vaughan è stata fatta prigioniera dalle Amazzoni, ma cerca di corromperle promettendo loro di aiutarle a diventare delle vere donne, ad abbinare i colori e a truccarsi, per poi fondare insieme un nuovo Mocassini Club di cui lei sarà Regina.
 
“Liberami e ti trasformerò in una vera donna… liberami e ti condurrò con me nel magico mondo della depilazione…  insieme potremmo fare grandi cose… insieme potremmo dare vita ad una nuova, invincibile sorellanza di guerriere à la page… Pensaci, Eva… in cambio della libertà ti offro la bellezza… il potere… la conoscenza… la gloria eterna!”
“Guarda che io non mi chiamo Eva” borbotta Zenobia.
“Ah, pardon, mi sono confusa…” ghigna Angelica. “Stavo ripensando all’ultima volta che ho indotto in tentazione qualcuno…”


Bennet, di sua iniziativa, libera i prigionieri di entrambe le fazioni. Nel frattempo, Topher riprende i sensi e, stanco dello scenario di odio e distruzione che lo circonda, si arrampica, aiutato da Bennet, su una barricata fatta di banchi e cattedre. Insieme, invocano una tregua e annunciano di avere qualcosa di molto importante da dire a tutti i combattenti. Quando, con grande fatica, riescono ad interrompere la battaglia, Bennet spiega agli Sfigati che Stella e Holly si sono serviti di loro solo per vendicarsi di Topher, espone il loro piano malvagio e chiede alle truppe dei Secchioni se vogliono davvero essere usati come pedine da due psicopatiche e potenziali omicide come le Santini.
Gli Sfigati, e in particolar modo le Amazzoni, gridano allo scandalo e esigono vendetta. A questo punto però interviene Topher, che si scopre essere l’Araldo di Armonia di cui parla la Profezia delle Falene, esortando tutti alla pace:
 
“Dobbiamo smetterla di farci guerra, di lottare gli uni contro gli altri usando le nostre differenze come armi! Possiamo imparare molto gli uni dagli altri! In quest’anno trascorso alla Wefanie ho imparato tantissimo: il Club degli Scacchi mi ha insegnato almeno una decina di strategie diverse per fare scacco matto al re, e al Mocassini Club ho imparato come scegliere sempre la cravatta giusta, e trovo ognuno di questi insegnamenti ugualmente importanti!
Io e Bennet siamo le testimonianze viventi che Sfigati e Mocassiniani possono convivere pacificamente! Bennet è un Betterton, il che in questa scuola è un po’ come essere di stirpe reale… ciononostante è sempre stato emarginato, considerato un Reietto! Io, invece, ero un secchione occhialuto e timido, ma grazie a Nikki ho acquistato fiducia in me stesso e sono entrato a far parte del Mocassini Club!”
“Topher ha ragione. Nessuno come noi due può dimostrare quanto ‘Sfigato’ e ‘à la page’ siano solo parole, etichette, e come tali possono essere cambiate!”
“Ognuno di noi, con la propria diversità, può contribuire a rendere grande il nome della Wefanie High School!”
 
A questo punto, davanti a tutta la scuola, Bennet bacia Topher. In questo modo dimostra a Topher di non voler più nascondere i suoi sentimenti per lui e di non provare più alcuna vergogna per la propria omosessualità, e al contempo dimostra a tutti suoi compagni, di qualunque schieramento, che tra Mocassiniani e Sfigati ci possono essere altri sentimenti, oltre che disprezzo reciproco.
Sopraffatto dall’emozione e ancora stordito dal potente sonnifero somministratogli dalle Santini, Topher perde nuovamente conoscenza, mentre risuona per tutta la scuola lo scroscio degli applausi del corpo studentesco, finalmente pacificato. 

 
 
Capitolo ventottesimo
 
L’ASCESA DI ASHLEY BETTERTON
 
Topher si risveglia in ospedale, con Nikki al suo capezzale. Lei lo rassicura che tutto è andato per il meglio: il preside Canfield è tornato e ha messo a tacere tutta la faccenda, salvando così la segretezza del Mocassini Club. I danni alla scuola e le ferite subite dagli studenti sono state spiegate a genitori furibondi e alle autorità con una frottola di proporzioni colossali, ma nessuno sembra avere sospetti.1
Stella, Holly e il loro muscoloso scagnozzo sono stati estratti - fradici di bava ma ancora vivi - dagli stomaci di tre enormi fiori carnivori. I tre, dopo la lacrimosa confessione di Holly, finiranno dritti in un blindatissimo riformatorio, il C.A.P.P.I.O. (Centro per Adolescenti Psicopatici e Pericolosamente Inclini all’Omicidio.)
Gli Sfigati e i Mocassiniani, intanto, hanno raggiunto un accordo: il Mocassini Club conserverà pressoché intatto il suo potere, ma userà una parte dei suoi fondi per la costruzione di nuovi laboratori scientifici all’avanguardia. In più, a mo’ di risarcimento per i soprusi subiti, ogni Sfigato ha ricevuto in dono una borsa Louis Vuitton (ricavata, a loro insaputa, dalla pelle dell’orrendo serpente gigante Delphine.)
Dopo questo ragguaglio, Nikki non può evitare di affrontare con Topher gli argomenti spinosi della sua gravidanza e della sua relazione con Ashley. Visibilmente emozionata, la Reginetta gli racconta tutta la verità, senza omettere alcun dettaglio:
 
Quando Nikki arrivò alla Wefanie il Mocassini Club era presieduto da Fergus Betterton, cugino di Ashley e Bennet. Ashley frequentava il secondo anno ed era molto diverso dall’Ashley che Topher ha conosciuto: incredibilmente, in origine era un secchione insicuro, solitario e malvestito. Una volta nominata Reginetta, Nikki ricevette diverse telefonate da un’amica di famiglia, Delphine Betterton, la madre di Ashley, che la pregava di aiutare suo figlio a diventare popolare, in modo che, una volta conclusa la carica di Fergus, Ashley avesse potuto rivendicare il titolo di Presidente del Club e fare onore al suo illustre cognome.
Nikki decise di accogliere la richiesta disperata di Delphine e iniziò a fare con Ashley quello che avrebbe fatto poi con Topher: gli insegnò tutto quello che sapeva sulla moda e sullo stile, lo aiutò ad uscire dal suo guscio di abiti informi e incolore e lo trasformò nel ragazzo più ambito della scuola. Però, come nel mito di Pigmalione, lo scultore che si innamora della propria opera d’arte, Nikki finì con innamorarsi del suo protetto, che, confuso sulla propria sessualità, in un primo momento sembrò corrisponderla. Grazie all’aiuto di Nikki, Ashley scalò ogni vetta di popolarità e, parallelamente, si allontanò da suo fratello Bennet, al punto che quando questi lo raggiunse alla Wefanie si iscrisse con un altro cognome.
Nel momento in cui Fergus Betterton lasciò il liceo, il trono del Mocassini Club rimase vacante.  L’erede non poteva che essere Ashley, ma i membri del Mocassini Club non avevano dimenticato il suo passato da sfigato e non erano disposti ad accettarlo come Presidente, non prima di averlo sottoposto a una durissima prova: per dimostrare il suo valore e rinnegare i suoi imbarazzanti precedenti, Ashley doveva introdursi nel leggendario Orto degli Orrori e recuperare dalla cima dell’albero più alto un preziosissimo paio di mocassini realizzati nientemeno che con il mitico Vello d’Oro. Tanto per non rendergli il gioco troppo facile, le inestimabili calzature erano custodite da un orribile mostro: un serpente gigante creato appositamente per quella prova da un team di ingegneri genetici al soldo del Mocassini Club.2 Il mostruoso rettile, ovviamente, doveva essere à la page, per questo fu generato in modo che cambiasse fantasia alle sue squame ad ogni muta. Al momento della prova di Ashley, infatti, aveva le spire firmate Burberry.
Nikki, preoccupata per le sorti del suo protetto, infranse tutte le regole del Club aiutandolo in ogni modo possibile: gli rivelò dove si trovava l’Orto degli Orrori e diede in pasto al serpentone i tranquillanti della sua matrigna, così che Ashley potesse rubare i mocassini d’oro senza correre pericoli e senza dover uccidere il mostro, che da allora è rimasto sopito nelle profondità dell’Orto.  
Superata la prova, Ashley divenne a pieno titolo Presidente del Club. Fu in quel momento che Herman Northangle cominciò a ronzargli intorno, e non dovette faticare molto per sedurlo. Nikki lo scoprì nel peggiore dei modi, sorprendendoli negli spogliatoi dei Wefanie White Whales. Fu un colpo durissimo: considerava Ashley una sua “creatura”, e dopo tutto quello che aveva fatto per lui, non riusciva a credere di essere stata tradita. Tuttavia, non potendo rinunciare al suo prestigioso trono di Reginetta, dovette ingoiare quel boccone amaro e collaborare suo malgrado con Ashley nel governo del Club.


Poi è arrivato Topher. Nikki ha rivisto qualcosa di Ashley in lui, ha capito che aveva del potenziale e ha voluto ritentare. Non appena ha saputo della cotta di Topher per Ashley si è messa d’impegno perché facessero coppia, sperando così di riuscire una volta per tutte a dimenticare il suo amore impossibile. Topher si è rivelato un discepolo estremamente talentuoso, e in pochissimo tempo è riuscito, grazie al suo aiuto, a farsi notare dal ragazzo più popolare della scuola. Ashley ha cercato di sedurlo durante la festa in maschera all’Harlequin, ma Topher, inesperto e in preda al panico, è scappato dal locale. Ashley, ormai abituato ad ottenere subito tutto ciò che desidera ed estremamente seccato dalla fuga di Topher, è andato a lamentarsene da Nikki. I due, però, con la complicità dell’alcool, hanno rievocato i vecchi tempi e, presi dalla nostalgia l’uno dell’altra, sono finiti a letto insieme. Il giorno dopo, resasi conto dell’errore commesso, Nikki ha promesso a se stessa di non ricaderci e di impegnarsi ancora di più nella sua missione: l’ingresso di Topher nel Mocassini Club. Le cose si evolvono rapidamente come da lei auspicato: Topher è stato accettato nel gruppo ed è riuscito a conquistare Ashley.
Al Ballo d’Autunno, però, Ashley, insoddisfatto dall’inesperienza di Topher in fatto di sesso, si è lasciato tentare dalla sua vecchia fiamma, Herman Northangle, ma i due sono stati sorpresi da Topher. Nikki, rivivendo il suo tradimento, si è infuriata con Ashley. mentre Topher si è chiuso in se stesso. La Reginetta, temendo che il suo migliore amico lasciasse il Club, vanificando così ogni suo sforzo, ha pensato di tirarlo su portandolo con sé a Dubai per le feste natalizie. Qui, però, una brutta sorpresa ha atteso Nikki: poco dopo Natale ha abortito spontaneamente. Quella notte con Ashley, nel privè dell’Harlequin, era rimasta incinta, ma non si è accorta di nulla, dato che il suo ciclo non aveva subito grandi variazioni (un segno, questo, che la gravidanza non sarebbe andata a buon fine.) Nikki è stata ricoverata a Dubai, ma ha fatto credere a tutti, Topher incluso, di essersi sottoposta a un intervento di mastoplastica additiva.

Nikki chiede perdono a Topher per avergli nascosto tutta quella storia, per averlo spinto tra le braccia di Ashley pur conoscendo la sua volubilità e per aver vissuto “attraverso di lui” il suo sogno d’amore frustrato.
Topher la zittisce, la riconosce come la sorella che non ha mai avuto, le dice che avrebbe voluto sapere tutto perché non dovesse portare da sola sulle sue spalle tutto quel peso. Le assicura, poi, che non le ha mai voluto tanto bene come ora che è a conoscenza di tutte le sue sofferenze. I due si stringono in un forte abbraccio, senza alcun bisogno di parlare, finché Monica irrompe nella stanza, trafelata e preoccupatissima.
Una volta rassicurata sullo stato di salute di suo figlio, Monica rivela finalmente l’identità del suo misterioso fidanzato: il professor Clyde, l’insegnante di matematica della Wefanie. Topher è sollevato: Clyde - o come dovrà chiamarlo d’ora in poi, Theodore - sembra di gran lunga più affidabile delle sue precedenti fiamme.
Ma le sorprese non finiscono qui: Monica annuncia che è incinta. Nikki, commossa, corre ad abbracciare Monica. Topher è senza parole dalla sorpresa, ma la gioia di avere presto un fratellino o una sorellina è immediatamente funestata dalla scoperta del nome che sua madre intende appioppare al nascituro nel caso dovesse essere una femmina:
 
“A me piace tanto il nome Candace, come l’autrice di Sex and the City!” trilla Monica, entusiasta. “Anche se è un nome un po’ troppo lungo: in famiglia la chiameremo Candy!”
“No! Monica, ti prego!” mugolo, esasperato. “Non posso permettere che un’altra creatura innocente si ritrovi con un nome da caramella!”3
 
 

Con la complicità di astronomi e scienziati profumatamente pagati dal Preside, è stato fatto credere alle autorità e ai genitori degli studenti feriti che gran parte del corpo studentesco si sia riunito a scuola in piena notte per osservare un singolare evento astronomico e che gli effetti disastrosi della Pantomachia siano stati dovuti ad un’imprevista pioggia di meteoriti schiantatasi proprio in quel momento sulla Wefanie.
2 Il serpentone è stato battezzato ironicamente “Delphine” dallo stesso Ashley, che ne paragonò la ferocia a quella della propria madre.  
3 In effetti, Monica avrà una bambina. Nonostante le proteste di suo fratello, verrà battezzata Candace “Candy” Clyde. Sin dalla sua nascita la “zia” Nikki la inizierà al mondo della moda, iscrivendola alla Weffy Infant School, e riempiendola di coccole e abiti à la page. Per la ragazza la nascita di Candy rappresenta una specie di compensazione alla sua sfortunata gravidanza: anche per questo motivo, Nikki nutrirà per la piccola un affetto particolare.

 
 
Capitolo ventinovesimo
 
TOPHER IL TUTORE
 
Nikki ha cambiato idea su Bennet, dopo che ha salvato la vita a Topher in modo tanto eroico, e ritiene sia necessario farlo entrare nel Club: solo così l’amore tra lui e Topher sarà accettato e Bennet potrà prendersi il posto che gli spetta come Presidente del Club una volta che Ashley si sarà diplomato. Bennet, pur non avendo mai ambito a seguire le orme del fratello, si dichiara disposto a farlo.

“Sei sicuro di volerlo fare? Entrare nel Club?”
“Sì, sono sicuro. Dopotutto per colpa della mia ex sei quasi andato in pasto ad un serpentone gigante. Te lo devo.”
 
Nikki e Topher sottopongono Bennet a un corso intensivo di stile. Per essere ammesso i membri del Club hanno imposto un test particolarmente arduo. Al termine dell’ultimo giorno di full immersion prima della prova, Bennet e Topher fanno l’amore per la prima volta.
Bennet supera il test (in cui vengono messe alla prova le sue capacità di Abbinamento cromatico e Mix-and-Match Avanzato, nonché la sua conoscenza della Storia della Moda, dai tempi in cui la prima cavernicola decise che le fantasie animalier dovessero essere usate con più parsimonia fino all’ultima collezione del più giovane stilista emergente.)  
L’anno scolastico è ormai giunto al termine. Dopo la cerimonia dei diplomi, Ashley consegna i suoi primi mocassini, quelli ricavati dal Vello d’Oro, a Bennet: un gesto rituale che lo designa come suo erede alla guida del Club, nonché un primo, importante segno di riavvicinamento tra i due fratelli.
La sera stessa si svolge l’ultimo Ballo dell’anno, che per la prima volta nella storia della Wefanie e del Mocassini Club, è aperto anche agli Sfigati. I Mocassiniani, però, malgrado questa concessione, non possono rinunciare a un po’ di maligno divertimento: hanno fatto credere che il tema della serata sia “Mosca cieca”, ma solo gli Sfigati indossano veramente delle bende sugli occhi, mentre il Mocassini Club se la spassa a guardarli brancolare nel buio, urtarsi tra loro e inciamparsi addosso. Nikki, ovviamente, si gode lo spettacolo sghignazzando più di chiunque altro.
Topher, tra l’esasperato e il divertito, si rassegna al fatto che certe cose non cambieranno mai.

“La scuola è finita, tu hai sventrato un drago…”
“Serpente gigante” mi corregge Bennet.
“D’accordo, tu hai sventrato un serpente gigante con una spada, e adesso noi due siamo insieme ad un Ballo. Non me l’aspettavo, sai, questo finale da fiaba… anche se un po’ ci speravo.”
Bennet sorride, facendosi più vicino. “Ci speravi solo un po’?”
“Be’, no, lo volevo un sacco. Lo volevo davvero un sacco questo perfetto finale disneyano” rettifico, ridendo.
“Addirittura ‘disneyano’?”
“Proprio così. Però dobbiamo decidere se vogliamo un finale danzante o al bacio.”
“Non credo di seguirti.”
“Voglio dire, certe fiabe della Disney finiscono con i protagonisti che ballano un valzer” spiego, guardando le coppie che vorticano sulla pista da ballo. “La Bella Addormentata e La Bella e la Bestia hanno dei finali danzanti, ad esempio, mentre Cenerentola e La Sirenetta si concludono con un bacio!”
“Ah, ora ho capito!” ridacchia Bennet. “Be’, non so tu, ma non credo di sentirmi ancora molto a mio agio con l’idea del ballo.”
“In effetti neanche io penso di essere ancora pronto a due maschi che ballano un valzer, anche se così finalmente potrei dare un senso alle lezioni che Monica mi ha costretto a prendere da piccolo… va be’, magari dopo ballo con Nikki.”
“Mi sembra un’ottima idea” commenta Bennet, con una risata di sollievo.
“Finale al bacio, allora? Resta solo quello.”
“Sì” risponde lui, il sorriso che balugina nella penombra colorata. “Un finale al bacio.”
“Bene” sussurro, mentre lui già si avvicina, socchiude gli occhi e inclina appena il viso.
“Anzi, no…” sbotta, fermandosi a pochi millimetri dalla mia bocca.
“Che c’è, preferisci un finale danzante, dopotutto?”
“No” mormora, le sue labbra già posate sulle mie. “E’ che non è un finale, è solo l’inizio.”  


benettoph

 
Capitolo trentesimo
 
IL PROGETTO LOTUS
 
Il trentesimo, più che un capitolo vero e proprio, è concepito come il verbale di una riunione segretissima del Mocassini Club in cui i membri più anziani dell’organizzazione valutano le possibilità offerte da alcune rivoluzionarie scoperte scientifiche elaborate da una sezione sperimentale della CIA. Si tratta del Progetto Lotus, che ha portato alla distillazione di una sostanza capace di alterare la memoria. Il Mocassini Club discute della possibilità di somministrare tale sostanza agli Sfigati, versandola di nascosto nel cibo della mensa, con lo scopo di far dimenticare loro le vicende della Pantomachia, nonché l’esistenza stessa del Club. In tal modo verrebbe ripristinato lo status quo: la segretezza e il potere assoluto del Mocassini Club…
 
 
 
Rinnovo le mie scuse e i miei ringraziamenti a tutti voi! 
Sono aperto a critiche, commenti, domande e minacce di morte :)

 
   
 
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