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Autore: svetlychan    27/10/2015    1 recensioni
«Sei grosso con i tuoi draghi, ma senza cosa rimane?»
«Un mago, un sovrano, un prescelto e un filantropo»
***
«Ehì, maghetto! Sono io quello che dà gli ordini, ricordi?»
«Sì... Sei pronto? Andiamo!»
***
«È pur sempre mia sorella!»
«Ha ucciso 80 persone in 2 giorni»
«È stata adottata»
*Rivisitazione non testuale degli Avengers in chiave Merlin*
Genere: Azione, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo I: il Raduno

Un pugno. Certo che quel tipo aveva un destro niente male. E, soprattutto, sapeva bene dove mirare: la mandibola gli doleva non poco.
Girò il capo, non senza che il suo fluente ciuffo non desse mostra di sè, ovviamente.
«Non volevo che la serata finisse in questo modo, mio caro...» i due energumeni che lo avevano precedentemente legato si allontanarono, in modo da permettergli la completa visuale del barone, di cui si era già scordato il nome, di Mercia che accarezzava, con un sorriso decisamente inquietante sul volto, un grasso e peloso gatto bianco.
«So come avresti preferito finisse, e no grazie dolcezza, preferisco così» rispose leggermente schifato. Non che non gli andassero gli uomini, per carità!, adorava le nuove esperienze, ma che almeno non fossero più pesanti del suo cavallo, per la coda del drago dorato di Camelot!
«Per chi lavori, per Bayard? Crede che ci serva lui per far passare le nostre carovane?» pronunciò, scettico, con tanto di sopracciglio alzato e labbra grasse contorte in una smorfia.
«Pensavo fosse Muirden a capo di tali traffici...» osservò, fintamente colpito il ragazzo.
«Muirden... Un portanome, una facciata... Notizie sorpassate già da tempo; ti sei tradito» lo accusò il nobile, grattando il mento del suo altezzoso felino. «Il più osannato della coppia d'élite di spie assassine di Uther Pendragon, Vedova Nera, alla fin fine non è altro che un bel faccino» continuò poi, sospirando amaramente. 
La spia scosse lievemente la testa, senza farsi notare. Non gli era dispiaciuto così tanto fino a qualche ora prima.
«Davvero pensi che sia carino?» chiese, cercando di sembrare il più possibile un cucciolo smarrito. Il barone rise.
«Dì a Muirden che lui non ci serve più per i nostri affari. Digli che è fuori. Beh...» fece una pausa guardando le pinze in mano ad uno dei due scagnozzi. «Forse mi converrebbe scrivergli» ammiccò in modo disgustoso al "gancio destro di ferro". Ma, prima che quest'ultimo potesse anche solo muoversi, una freccia si conficcò a pochi centimetri dall'orecchio sinistro della Vedova Nera.
«Sul serio Lance, fai pure! Che vuoi che sia, ci rimettevo solo l'udito! Se proprio vuoi trovare un motivo valido per farmi sostituire, almeno fammi scegliere la parte del corpo che mi piace di meno!» sbraitò il più bel ciuffo del reame, indirizzato verso il cavaliere sghignazzante, perché, anche se non lo dava a vedere, lui lo conosceva bene e sapeva che stava ridacchiando, seduto comodamente sul davanzale dell'unica finestra presente in quella stanza.
«Mh... Immagino allora di poter mirare al tuo cervello la prossima volta, visto il tuo utilizzo di esso» commentò l'altro, facendo spallucce ed iniziando ad avvicinarsi al compare, mentre i carcerieri indietreggiavano incerti. «Comunque ho bisogno di parlare con te» annunciò una volta arrivato davanti al prigioniero.
«Oh, andiamo! Proprio ora che lo stavo facendo confessare!» protesto il bel faccino, degno di un bambino di cinque anni.
«Ma... Io non...» commentò sempre più smarrito il nobile, zittito da un'eloquente occhiata della spia, «Non gli stavo dicendo niente io...» «Signore, è un cattivo. I cattivi rivelano sempre i loro piani prima di uccidere la loro vittima»il castano gli rivolse il migliore dei suoi sguardi scettici, che pio venne indirizzata verso il suo salvatore, o futuro assassino, a seconda di come si sarebbe evoluta la vicenda.
«Gwaine, fai il bravo. È un'ordine che viene direttamente dal capo» lo avvisò Lance. A quel punto il legato contrasse le sopracciglia, confuso.
«Okay, mi dai un attimo?» chiese retoricamente, perché, dopo averlo quasi reso sordo, dargli un momento per concludere quella questione era il minimo. Il cavaliere si passò una mano sulla faccia, per poi annuire ed allontanarsi.
«Ehì tu! Dove pensi di...» il bravo senza nome, perché la sua comparsa è talmente minima che non si merita nemmeno il privilegio di avere un soprannome, venne zittito da una poderosa sedia di mogano dritta sul fianco sinistro. Per poi riceverne un'altra sullo stomaco che lo fece indietreggiare, dando il tempo a Gwaine di occuparsi del secondo uomo, il quale, come da copione, si precipitò verso di lui con la pinza in mano, della quale non si capiva l'utilità, ma quelli erano meri dettagli. 
Il castano, perché il ciuffo biondo era da principe in calzamaglia e lui non lo era, saltó all'indietro, anticipando di alcuni secoli l'arrivo delle arti marziali in quelle lande, atterrandoli e liberandosi finalmente di quella scomoda seggiola, che finì inevitabilmente distrutta.
Dopo essersi liberato dalle corde, «Sei lento ragno» «Guarda che quì il nonno sei tu, cacciatore dei poveri», afferrò i pezzi di legno, che un tempo erano le gambe della sedia, e colpì alla testa l'ancora frastornato scagnozzo che aveva ricevuto una dedicata sullo stomaco.
Poi si avvicinò al loro capo, il quale era addirittura riuscito ad alzarsi dalla sua poltrona, cosa che, onestamente, non credeva possibile, e fece lo stesso, solo ripetendo il gesto un po' di volte, non essendo sicuro che con tutta quella ciccia il colpo arrivasse.
«Comunque fai pure, ero solo uno contro tre, che vuoi che sia» rimproveró acidamente l'amico, tornato a sedersi sulla finestra, perché i davanzali delle finestre erano i suoi posti preferito, a quanto pareva, che fece semplicemente spallucce.
«Te la stavi cavando egregiamente, e poi lo avresti dovuto fare in ogni caso» rispose tranquillamente l'altro. «E comunque, come ti ho già detto, non sono quì per questo. Uther, o meglio, Camelot, ha un problema, un grosso problema» iniziò, guardando la tavola imbandita del nobile e ricordandosi di non aver avuto il tempo di cenare.
«Giuro che quel villaggio fantasma si è incendiato da solo» si mise una mano sul petto, come a giurarlo, il castano.
«Non c'entra quel villaggio, ma grazie per avermi informato. Leon aveva incaricato di indagare sulla faccenda. Ma il problema che abbiamo è molto più grave, siamo ad un livello sette...» la Vedova Nera assunse un'espressione fintamente sconvolta. «Che equivale ad un'emergenza grave, mio caro. Il Diamair è stato rubato» annunciò, serio, per quanto potesse essere serio mentre si avventava su un piatto pieno di succulente bistecche. Ma Lance era Lance, e riusciva ad avere stile e dignità persino in quella situazione.
«E io devo rintracciarlo? Non avete sbagliato persona?» chiese sarcastico.
«No, tu ti dovrai semplicemente occupare di quello grosso» lo corresse il moro, con ovvietà.
«Certo, perché Merlin si fida ciecamente di me, dopo il casino successo con quel draghetto blu...» sospirò, con tanto di occhi al cielo, la spia.
«Di Emrys se ne occupa Leon, tu devi pensare a quello grosso» insistette l'Arciere.
«Oh...» fu l'unico suono che emise Gwaine, non appena realizzò il vero significato di quelle parole.
***
Una trave dopo l'altra. Bisognava appoggiarle delicatamente, in pila una sull'altra, e poi piantare i chiodi. Facile, no?
Una piccola manina gli porse l'ennesimo bulletto da piantare. 
Gli piaceva quel posto; era sempre impegnato in attività manuali di vario genere e ciò gli consentiva di pensare con la mente libera da ogni preoccupazione.
Eppure, nonostante trovasse quel posto quasi idilliaco, tra un attacco di banditi e l'altro, sentiva la mancanza della sua vita precedente. Prima soldato, poi assoldato in un progetto, un progetto più grande di lui, nel quale aveva messo cuore e anima. Esito del quale aveva completamente stravolto la sua vita.
Talmente era assorto da quei ricordi, che non si accorse dell'insistente pressione sulla sua spalla da parte di una delle bambine del villaggio.
«Signore, signore ti prego...» lo stava chiamando implorante.
«Dimmi piccola» rispose, ripresosi quasi all'improvviso. Non le dava più di dieci anni, dalle sue vesti non sembrava passarsela così bene ed era decisamente disperata. Gli si strinse il cuore a quella visione, sentendosi un essere orribile solo per non averla notata prima, e si alzò, mentre ella stava raccontato il suo problema, facendosi trascinare verso la sua casa.
A quanto pareva, era crollata una parete interna nella loro cucina e sua madre era rimasta bloccata sotto di essa.
Entrarono nella fatidica dimora, molto umile e spoglia, come quesi tutte le case di quel paesino, e la ragazzina corse verso una finestra, per poi uscire da essa, mentre la porta dietro di lui si chiudeva scricchiolando.
«Sei troppo buono Perce, sei troppo buono» mormorò fra sè, guardandosi attorno preoccupato.
«Mi trovo a concordare con lei, cavalier Pellinore» entrò in scena un uomo dai folti capelli castani e dalla barba ben tenuta.
«Si inizia così giovani, nella vostra... Istituzione, qualunque essa sia?» chiese Perceval, cercando di prendere tempo. Non gli piaceva non avere vie di fuga.
«Io sì» rispose lo sconosciuto, abbassando per un nano secondo lo sguardo.
«E... Lei e i suoi amici siete qui per uccidermi? Perché non funzionerebbe, chiunque lei e i suoi compari siate» lo avvisò il ragazzo, sbattendo la testa con una trave del soffitto. Oh quanto detestava essere così alto.
«Che sbadato, non mi sono presentato... Beh, io sono Gwaine Orkney e... Non ci sono altri, siamo solo io e te» gli assicurò il castano. «E comunque no, non sono qui per ucciderti, vengo per conto di Camelot»
«Camelot... Come mi hanno trovato?» sapeva che nessuno avrebbe mai potuto nascondere qualcosa ad Uther, se questo avesse voluto scoprirlo, ma aveva fatto veramente del suo meglio per far perdere le sue tracce.
«Non ti abbiamo mai perso, cavaliere» gli rispose con aria sfottente. «Abbiamo solo tenuto le distanze e... Depistato altri interessati» aggiunse, come se fosse stata questione di normale amministrazione, e il peggio era che veramente quella era la solita routine degli uomini di Pendragon.
«Perché?» chiese, non capendo cosa altro potessero volere da lui.
«Il boss sembra fidarsi di te. Ma adesso ho bisogno che tu venga con me» continuò l'altro, girandosi e facendo segno di seguirlo, come se avesse già dato per scontato che avrebbe accettato quella proposta.
«E se dicessi no?» tanto per far capire che la questione non era per niente conclusa, anzi, si stava complicando in quel momento. E poi gli era piaciuto far vacillare quella sicurezza arrogante che l'altro aveva.
«Ti convincerò, allora» non demorse Gwaine, ricomponendosi dopo quei pochi attimi di smarrimento.
«E se fosse l'altro a dire di no?» gli faceva strano parlare di sè stesso in quel modo, anche se non era così sicuro che quella... Cosa, qualunque essere fosse, fosse una parte di sè e non una nuova specie di parassita.
«Hai passato più di un anno senza alcun incidente, non credo tu voglia rompere questa via positiva...»
«Non ottengo sempre quello che voglio!» urlò. Se voleva degli esempi, quella situazione era una prova.
«Cavaliere, questa potrebbe essere una catastrofe di enorme portata» usò un tono estremamente calmo la spia, non voleva mica diventare una sottiletta e terminare in quel modo la sua misera vita.
«Beh... Quelle sono le cose che in genere cerco di evitare» espirò, apparentemente più tranquillo, Perce.
«Si tratta del Diamair... Non c'è nessuno in grado di trovare qualcosa meglio di te, in tutte le terre dei Pendragon e degli Emrys messe insieme» cercò di fare del suo meglio per elogiare quella montagna di muscoli, maledendo mentalmente Lance, poiché le missioni più delicate toccavano sempre a lui.
«E quindi Uther si aspetta che io lo cerchi?» chiese leggermente incredulo l'altro. «Non cerca il... Mostro?» chiese ancora, sempre più meravigliato.
«Non secondo quello che mi ha detto» gli assicuró ancora il castan ciuffo.
«E Uther ti dice tutto?» domandò, con tono scettico. «Smettila di mentirmi!» sbottò, lanciando un povero tavolo che non aveva colpe, se non il fatto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Subito si ritrovò una balestra puntata alla gola ed avvertì il rumore di molte altre, probabilmente all'esterno.
«Io... Chiedo scusa. Era solo per vedere come avresti reagito. Ed ora mettiamo a posto le armi e l'altro ragazzone non farà nulla, okay, Gwaine?» continuò, più pacatamente Perce, mimando con una mano il gesto di abbassare l'arma.
La Vedova Nera di lasciò convincere, dando segno ai suoi uomini che non c'era pericolo, felice di non aver dovuto affrontare sul serio la bestia. Sarebbe stato un bel casino, e poi chi glielo spiegava a Gaius?
«E meno male che eri solo» sospirò infine il fuggitivo, alzando gli occhi al cielo.
***
«Ancora poco e ci siamo... Un po' più a destra... No! Volevo dire a sinistra...»
«Senti mago dei miei stivali, se non ti decidi ti mollo qui, sappilo!»
«E come faresti a vivere senza di me poi, Phyrant?» chiese ridacchiando il ragazzo moro al suo destriero. Destriero parlante, di qualche tonnellata e volante.
«Vivrei benissimo, mio caro. Ti ricordo che non sono io quello legato a te!» ribatté la suddetta cavalcatura, scocciata. Aveva seguito quel marmocchio sin da quando era nato, essendo il suo signore morto da poco, quindi l'attuale erede degli Emrys lo considerava una balia. E fin lì gli andava bene, peccato che, una volta cresciuto, avesse deciso di usarlo per tutto, visto che quello spocchioso del suo drago, Kilgarrah, non gli dava minimamente retta.
«Nah, sono sicuro che sentiresti la mia mancanza» sostenne invece il mago. «E poi abbiamo quasi finito, su» lo tentò di convincere, e al drago non rimase che arrendersi e sbuffare sonoramente. Perché lui non si faceva mettere i piedi in testa da quel ragazzino, nossignore!
Una volta finito di posizionare quella nuova bandiera sulla torre più alta del castello dei signori dei draghi, perché nonostante Merlin declamasse che fosse di necessaria importanza che lo stemma della sua famiglia fosse visibile anche in lontananza, quella che avevano sistemato era solo una bandiera, il rettile sputa fuoco poté, finalmente, tornare nel suo giaciglio di erbe non-infiammabili a riposare. Ma non era ancora il tempo per il signore dei draghi di riposare.
«Merlin! I miei complimenti, finalmente il nostro campo di energia è in funzione» squittì Freya, la sua consigliera, non appena mise piede nella stanza del consiglio.
«E il tutto grazie ad una tua idea, Mylady, e così possiamo vantare di essere i primi ad avere un campo difensivo magico. Non a caso ti ho nominato mio braccio destro» si esibì in un elegante baciamano il corvino, fissandola dal basso con un intenso sguardo blu scuro in grado di ipnotizzare qualunque creatura, magica e non.
«In realtà, mi avevi scelto per potermi portare nel tuo nobile letto, mio signore, ma continua pure con i complimenti, che non guastano mai» lo corresse la ragazza, interrompendo quel contatto per riempirsi il calice di vino, mentre il ragazzo sorrideva scuotendo il capo.
Freya, sua cara amica d'infanzia e saggia rappresentante della provincia del Lago di Avalon, nonché sua protettrice, non avrebbe mai cambiato quel suo atteggiamento da gran donna che aveva fatto, e faceva in qualche modo tutt'ora, impazzire l'Emeys. Atteggiamento che lo aveva aiutato, anzi, era diventato necessario, in molte trattative diplomatiche, in particolare modo con Camelot, in seguito alla loro rottura dei rapporti pacifici.
«Beh... Ho solo cambiato punto di vista, mia cara» si difese il ragazzo, alzando le spalle, come se fosse una questione di minima importanza e ormai superata.
«Lo stemma è stato una scelta geniale come luogo in cui nascondere il nucleo, i miei complimenti per la tua minuscola parte in questo progetto» cambiò discorso lei, non volendo continuare quella questione fin troppo complicata.
«Minuscola parte? Già, in fondo ho solo pilotato un drago incazzoso per sette clessidre al freddo della notte, nulla di che» protestò il mago, seguendo la volontà della ragazza. «Ed ho fatto un lavoro eccellente, non solo ottimo. Come al solito, del resto» si vantò in seguito, atteggiandosi da superiore.
«Hai ragione... Peccato che non svolga totalmente il suo compito...» gli annunciò l'amica, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, nascosto subito dal boccale.
Prima che Merlin potesse ribattere chiedendo il significato di tali parole, una figura fece irruzione dalla porta.
«Buonasera Merlin, Mylady» si annunciò il biondo cavaliere entrando.
«Leon... Che sorpresa vederti» lo salutò il moro, sospirando pesantemente. «Come avresti fatto, di grazia, ad entrare?» chiese, guardandolo male; detestava le interruzioni.
«Sono uno dei migliori cavalieri di Uther, ti stai davvero chiedendo come ho fatto?» alzò un sopracciglio l'uomo, in modo degno del suo comandante.
«Era dentro il perimetro prima che tu completassi la tua opera» spiegò Freya, con tono da sapientona. 
«E mi ero scordato delle sue capacità di sensitiva...» confessò il cavaliere, stringendo le labbra e annuendo lievemente col capo. «Ma ciò non cambia il motivo per cui sono quì» continuò, non perdendosi d'animo.
«Risparmia le parole Leon. Ho un grande rispetto per te, e per molti dei tuoi colleghi, ma nemmeno Gaius potrebbe convincermi a stringere nuovamente un'alleanza con Uther» lo avvertì il signore dei draghi, chiamando telecineticamente un boccale di vino a sè. Ne aveva sentiti a centinaia di quei discorsi, e avrebbe preferito perdere l'amicizia del suo mentore, pur con sommo dispiacere, che soddisfare le richieste di quel ladro bugiardo di un Pendragon.
«In realtà non sono quì per questo, ma se cambiassi idea riguardo quella faccenda, non mi dispiacerebbe affatto» replicò prontamente il biondo. «Ma, ahimè, la questione è ben più grave» sospirò poi, con tono afflitto.
«Davvero? Sentiamo» lo sfidò, beccandosi un'occhiataccia dalla dama, «Cosa c'è?» «Sii più gentile, sembra una cosa seria!» «Ma...» «Fallo» «Okay», che lo obbligò a rabbonirsi.
«Ti fa disperare, eh?» chiese l'emissario di Camelot alla ragazza, divertito.
«Non ancora per molto» ridacchiò ella fra sè, sotto lo sguardo allarmato dell'erede degli Emrys.
«Possiamo tornare all'argomento principale? Grazie» intervenne quest'ultimo, preoccupato sia per la sua salute futura, che per il fatto che quel biondino tutto boccoli si stesse avvicinando troppo alla sua cara amica.
«Certo, Emrys, anche io odio le divagazioni inutili... Bene, immagino che tu conosca il Diamair» all'annuire del suo interlocutore continuò. «E immagino anche che tu sappia che cosa accadrebbe se cadesse nelle mani sbagliate...» Leon era un ottimo diplomatico, forse uno dei migliori nella mani di Uther, ma nemmeno lui sarebbe stato in grado di esporre meglio di come stava facendo quella pessima notizia, e sperò vivamente che il nuovo si ricordasse del detto "ambasciator non porta pena" quando avrebbe realizzato il significato delle sue parole.
«Cosa successa, immagino!» qualcuno avrebbe dovuto presto chiedere un risarcimento al sovrano di Camelot per tutti i vetri e i cristalli che si ruppero in quell'istante. Freya sapeva che era inevitabile; i poteri di Merlin erano praticamente infiniti, e spesso scoppiavano all'improvviso, dimostrando la rabbia che il loro possessore riusciva abilmente a non dimostrare dai suoi comportamenti.
«Esattamente» rispose calmo il cavaliere, conscio che qualsiasi altro comportamento sarebbe potuto risultare infruttuoso. «Sono arrivati tramite un portale e lo hanno preso... Non abbiamo potuto fare nulla...»
«Avreste potuto non iniziare a fare esperimenti su di esso, per esempio» lo interruppe il sovrano dei lucertoloni. «Ma, ovviamente, Uther non deve rendere conto a nessuno, vero?» chiese, più a vuoto che al biondo. «E tu ti aspetti sul serio che io vi aiuti? Vi avevo avvertito, lo avevo avvertito, di non giocare con forze più grandi di lui, eppure...» sospirò, afflitto. Non sarebbe stato un problema solo per Camelot, no, avrebbe influito su tutti i terreni circostanti, tutta Albion, addirittura.
«Sono a conoscenza della nostra colpa, ma ora abbiamo bisogno di qualcuno che protegga Albion. Conosciamo i nostri peccati, ma ora tutti sono in pericolo. Tutti, nessuno escluso» cercò, con un ultimo tentativo, di persuadere il signore dei draghi.
«Pensavo di essere stato ritenuto indegno del vostro... Progetto di difesa» gli fece osservare il moro, ricordandosi di come aveva visto il suo ex-alleato bruciare la pergamena contenente le informazioni riguardanti ciò, in un atto d'ira. Non che gli fosse dispiaciuto o ne fosse particolarmente risentito, ma non capiva il perché, allora, in quel momento lo stessero contattando.
«Ti lascio riflettere allora. Arrivederci Merlin, è stato un piacere rincontrarti» si congedò Leon, non sapendo che altro aggiungere.
«Aspetti, la accompagno all'uscita. Anche io devo partire, in fondo» lo fermò la voce della ragazza.
«Pensavo avessi deciso di partire domattina» obiettò Emrys, contrariato. Non poteva mica lasciarlo così.
«Hai bisogno di pensare e io non vorrei essere d'intralcio» gli rispose gentilmente, e furbamente, la dama del Lago. «A presto, Merlin» lo salutò infine, uscendo dalla stanza.
«A presto, Freya...» sospirò, una volta rimasto solo nell'immensa stanza di pietra, sentendo comunque le voci in corridoio dei due, «Ho ricevuto notizie del vostro fidanzamento, una musicista, giusto?» «Sempre informata, Mylady, sempre informata», mentre si appoggiava al maestoso tavolo di legno.
«Il Diamair, eh?» chiese, rivolgendosi al soffitto, decisamente stanco.
«Era da tanto che non ne sentivo parlare, giovane mago»
***
Forse quel povero manichino non gli stava chiedendo pietà solo perché non aveva più le forse per non fare nulla che non fosse soccombere. Ma, nonostante fosse costernato per ciò, non poteva smettere: in quel ance modo avrebbe pur dovuto sfogarsi.
Destra, destra, destra. Prendere fiato. Sinistra, sinistra. Riprendere fiato.
Non sapeva da quanto stesse andando avanti con quel ritmo, ma doveva pensare, lasciare che i suoi demoni lo torturassero per poi andarsene. Solo momentaneamente, però: la vera battaglia iniziava la notte, quando era completamente disarmato e inerme.
Non gli piaceva ricordare, troppe guerre e troppo dolore, soprattutto dolore, però.
Era morto per niente. Poi era stato riesumato "quando Albion aveva più bisogno di lui", peccato che da allora era iniziato il periodo di pace più duraturo che fosse mai stato visto in quelle terre.
Quindi, a che cosa era servito tutto quello che aveva fatto? A che cosa serviva lui? Era soltanto una stupida icona, alla fine?
Temeva tanto che la risposta fosse un "sì".
Aveva sofferto, quelli attorno a lui avevano sofferto, sua madre si era sacrificata per darlo alla luce, e lui non era stato nemmeno in grado di porre fine ad una guerra. Lo aveva fatto suo padre per lui, e, sempre suo padre, lo aveva ritrovato e aspettato pazientemente che si risvegliasse.
Aveva salvato il Diamair, vero, ma in fondo lo avrebbe potuto fare chiunque,in quella situazione.
Si trovò improvvisamente a fare un giro su sè stesso quando, senza essersene reso conto, la sua spada tranciò di netto il fantoccio sul quale stava infierendo.
«Fantastico...» sospirò fra sè, passando si la mano libera fra i capelli biondi. Per poi prenderne un altro e sistemarlo bene nel terreno.
«Problemi a dormire?» gli chiese la voce severa di suo padre.
«Ho dormito per anni, padre. Credo di averne avuto abbastanza» rispose, distaccato. Gli faceva uno strano effetto incontrare persone che già conosceva nella sua vita passata, primo fra tutti suo padre.
«Allora dovresti essere fuori a divertirti, a vedere la nuova Camelot» gli obiettò Uther, con ovvietà, quasi. Arthur piantò la sua spada nel terreno, per poi andare a sedersi su una panca al lato del giardino.
«Ho fallito; Albion era in guerra, mi sono svegliato e mi hanno detto che abbiamo vinto. Ma nessuno ha detto cosa abbiamo perso» rispose, guardandolo negli occhi dal basso.
«Abbiamo commesso alcuni errori lungo la strada. Alcuni molto recentemente» ammise il più anziano, unendo le mani dietro la schiena ed iniziando a camminare verso il suo unico erede.
«Sei quì in una missione?» chiese il biondo, quasi sorpreso.
«Sì» rispose sinteticamente il sovrano, sistemandosi la corona.
«Tentando di ributtarmi là fuori nel mondo?» domandò ancora, scuotendo il capo.
«Tentando di salvarlo. Il Diamair...» fece una pausa, fermandosi. «Balinor Emrys ipotizzò quello che abbiamo pensato noi; quel cristallo potrebbe essere la chiave per un cambiamento rivoluzionario. Qualcosa che Albion dolorosamente necessita» spiegò, trovandosi davanti due pozzi cerulei identici a quelli della sua defunta moglie.
«Chi lo ha preso?» cercò di informarsi il principe. Come il padre, non era un uomo da lunghi discorsi, ma da pratica sul campo.
«È chiamata Morgause, e non è esattamente di queste parti. Ci sono un mucchio di cose di cui devo informarti, se sei dei nostri. Le cose si sono fatte ancora più strane di come le conoscevi» lo informò, sperando che il carattere del ragazzo fosse rimasto invariato come il suo aspetto.
«A questo punto, dubito che qualcosa potrebbe veramente sorprendermi» confessò Arthur, accennando un sorriso. Dopo tutto quello che aveva passato, gli sembrava impossibile che il suo genitore fosse così ingenuo da poter pensare qualcosa di simile.
«Dieci monete d'oro che ti sbagli. C'è una pergamena che tiapsetta nelle tue stanze» disse Uther, abbandonando il campo d'allenamento, mentre il figlio recuperava la spada. «Vi è qualcosa che ci vuoi dire riguardo al Diamair che sarebbe meglio ne fossimo a conoscenza?» domandò appena prima di tornare all'interno del suo castello.
«Lo avreste dovuto lasciare nel Lago Avalon»




Angolino di svetlychan:
Salve a tutti(?)!
Se siete arrivati fin quì, per me è già tanto ^.^
Allora, in questo capitolo ci sono un bel po' di elementi che giustificano il mio "rivisitazione non testuale" che avevo cercato di spiegare nelle note del capitolo precedente.
Direi che la prima cosa che salta all'occhio è Gwaine, o meglio, Gwaine nei panni della Vedova Nera.
Questa scelta è stata una delle più difficili da compiere, forse solo pari al ruolo di Merlin.
Quì metterò le mie motivazioni per i personaggi(apparsi fin quì), quindi se non vi interessa... Saltate le prossime righe ;)
Capitan America: Arthur. 
Questa è stata la più facile, poiché Arthur è il leader, e quindi anche negli avengers deve mantenere tale ruolo. Inoltre Steve ha ideali di vecchio stampo e valori molto solidi, come il nostro principino. E sono entrambi biondi e... Basta, non ho altre spiegazioni.
Arciere: Lance
Allora, sin dalla prima comparsa dell'arciere, nel primo film di Thor penso, l'ho sempre associato a Legolas. Sì, è una mia fissazione un po' a caso, ma c'è l'ho, quindi l'unico della banda di Merlin a cui affiderei il ruolo di Legolas è Lance. Maquesta non era una ragione sufficiente, quindi ho analizzato il personaggio nei due film, e mi è sembrato uno a posto, che si vuole costruire una famiglia(spoiler avengers 2!!!) e che è fedele ad una sola donna... Quindi può essere solo il nostro caro Lance, sempre fedele a Gwen.
Hulk: Perceval
Perce è sempre stato il forzuto del gruppo, sin dalla sua prima apparizione, quindi mi è sembrato logico che fosse l'eroe verde. Inoltre Banner è buono, in fondo, e anche il nostro cavaliere ha un cuore tenero, quindi ho scelto lui.
Loki: Morgause
Quì iniziano le complicazioni. Allora, il cattivo deve essere interpretato da un altro cattivo, secondo la mia logica, quindi la scelta è tra Nimueh(o come si scrive), Morgause, Cenred, Morgana e Mordred. Cenred è troppo stupido per essere Loki, quindi no. Nimueh è in gamba, ma in fondo è stata battuta da Merlin quando non aveva ancora nemmeno la conoscenza di un quarto della sua vera forza, quindi no. Mordred... Anche lui, non è ingegnoso è furbo come il fratello di Thor. Quindi Morgana o Morgause... Alla fine ho scelto la seconda, poiché la prima la volevo sistemare come Vedova Nera, anche se poi ho cambiato idea, ma vabbè.
Vedova Nera: Gwaine
Ecco il tasto dolente. Bene, all'inizio volevo mantenere i sessi nei personaggi, quindi mi sono chiesta chi fossero le donne protagoniste. Gwen e Morgana. Assolutamente Morgana, Gwen non riesco proprio a vedercela, mi spiace. Ma poi è entrata in ballo la questione Thor, che volevo fosse interpretato da qualcuno con dei poteri, e quindi Gwaine, l'ultimo cavaliere che mi era rimasto da posizionare, non ci stava. Quindi l'ho messo come la Vedova Nera. Ovviamente avrà un carattere diverso da lei, ma... Alla fine mi tornava, nella mia visione della storia. Ditemi pure i vostri pareri a riguardo, sono ansiosa di conoscerli :D
Iron Man: Merlin
Bene, Merlin è stato in assoluto il più difficile da sistemare: poiché è potente e deve avere dei poteri,quindi non poteva essere VN o Arciere o Cap, poi Hulk lo avevo già sistemato, quindi mi rimanevano Iron Man e Thor. Onestamente non so cosa esattamente mi abbia portato a scegliere il primo, ma mi tornavano più cose. E poi Merlin ha Kilgarrah che gli consigli e lo aiuta, così ho sistemato anche Jarvis, che bello, e altre cose verranno fuori dai prossimi capitoli. E, sosprattutto, il nostro maghetto è il vice e non può non punzecchiarsi con Arthur, quindi....
Fury: Uther
È il boss, punto. Ed è tremendamente serio.
Culson: Gaius e Leon
Il nostro agente SHIELD preferito sarà diviso in due. Per motivi miei di comodità, nulla di più.
credo di averli detti tutti... Ma se qualcosa non vi è chiaro, non esitate a chiedere, anche per messaggio privato, sarei felice di darvi spiegazioni e ricevere consigli e pareri ^-^
I vari nomi, a parte Phyrant che è un nome da drago introdotto da me, li ho presi dalle varie puntate di Merlin dei personaggi di contorno.
E ora....
Vorrei ringraziare tantissimo 
Fantasy090 per aver recensito lo scorso capitolo
Baka Lolita, Deirdre Willowfrost e fliflai per averla messa tra le seguite
nihal_chan per averla messa tra le seguite
E tutti i lettori silenziosi
Grazie mille!!!! 
Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete, e accetto critiche e consigli e... quello che volete, insomma, 
Dovrei aggiornare entro due settimane, causa scuola(dannate verifiche -.-")
Alla prossima!


   
 
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