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Autore: X_debs    28/10/2015    1 recensioni
Chris era a terra, privo di sensi.
- Chris!- non avevo mai sentito da me un urlo talmente straziato. Mi precipitai su di lui e sentii il battito che rallentava sempre di più. Un rullo di tamburi che si calma a poco a poco.
Era freddo come il ghiaccio.
- No, no, no, no, no...- sentii le lacrime premere per uscire e un nodo alla gola che sembrava divorarmi. Non poteva essere vero. -Non puoi andartene-.
Non poteva lasciarmi da sola.
- Leo!- Piper lo chiamò gridando e lui si materializzò in un attimo, in un balenio di scintille musicali.
Si guardò intorno, confuso e sollevato al tempo stesso. - Ma che succede?-.
- Prima guariscili!- ordinò.
Leo guarì Wyatte, poi si chinò su Chris, avvolgendolo con il suo calore da angelo, che in pochi istanti riprese conoscenza.
I suoi occhi si posarono immediatamente su di me - Stai bene, vero?-. Era terrorizzato.
Per me.
Sospirai di sollievo, ma sembrò più un singhiozzo disperato.
Gli presi la mano, ignorando gli sguardi preoccupati dei presenti e annuii, decisa.
Chris sorrise e mi spostò una ciocca di capelli dal viso, sistemandomeli dietro l'orecchio. - Allora va tutto bene-.
E in quel momento andava davvero tutto bene.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che me ne rendessi conto stavo correndo.
Non mangiavo da ormai due giorni e ogni passo che facevo era come infliggere un colpo di daga o di balestra ai miei organi interni.
Avrei solo voluto lasciarmi andare, consegnarmi, porre fine a tutte le mie sofferenze, anche se questo avesse voluto dire morire... 
Ma non potevo. L'avevo promesso. Lo dovevo a loro.
Al loro sacrificio.
Sbucai in una stradina affollata e mi sistemai meglio il cappuccio sulla testa, guardandomi costanemente alle spalle.
Da un po' non sapevo cosa volesse dire avere una casa, un posto sicuro dove stare. 
Un rifugio.
Mi spostavo da un paese all'altro da mesi: ero stata ormai in decine e decine di città, senza mai rendermi conto davvero dove fossi. 
Dovevo solo scappare. E pregare, per quanto potesse servire.
Ero a San Francisco adesso, probabilemente nei pressi del Golden Gate Bridge, ma non ne ero del tutto sicura. Non ero del tutto sicura neanche di che giorno fosse. 
Mi infilai in una galleria abbandonata, superando macerie e fili elettrici che continuavano a scoppiare e rischiare di farmi cadere intere mura addosso.
Stavo lasciando troppe tracce, li percepivo dietro di me come la mano della Morte che tenta di afferrarti.
Sbucai nuovamente in una stradina isolata e iniziai a correre, sperando di seminarli.
Ma non fu così: apparve davanti a me in una scintilla, vestito completamente di nero, e dopo di lui ne apparvero altri tre.
Erano i Sereg, demoni del sangue. Mi avevano trovata.
Sentii freddo alla punta delle dita.
"Finalmente, Marchiata".
Erano voci striscianti e metalliche, che ti penetravano dentro e ti lasciavano il loro segno nel sangue.
Deglutii toccandomi i polpastrelli e sentendo l'elettricità scorrermi tra le mani.
"Sei stata davvero un problema".
Oh, poverini, ero stata anche un impiccio. Poveri demoni infernali!
Si tolsero i cappucci: la loro testa era calva, liscia e bianca, con due cavità buie dove un tempo c'erano gli occhi. O almeno speravo fossero occhi.
Al posto delle labbra avevano una serie di linee scure, come se fossero stati applicati una serie di punti di sutura.
Sentii un grido bloccarsi all'altezza della gola. Non mi avrebbero sentita urlare. 
Non gli avrei concesso anche questo.
- Andate all'Inferno- ruggii, provando a sembrare minacciosa. 
Chi volevo prendere in giro: sembravo un gattino spennacchiato!
Li sentii ridere, poi uno di loro fece un passo verso di me.
Solo che io ero più veloce.
Con un movimento fulmineo lo colpii al petto con una mano aperta, scatenandogli contro una scarica elettrica, un colpo che se fosse ancora stato umano l'avrebbe ucciso.
Ma non lo era.
Rimbalzò per aria, urlando, e precipitando a un metro di distanza.
Li avevo proprio fatti infuriare.
Provai a scappare dalla strada che mi era stata sbarrata, ma uno di loro mi afferrò per la caviglia e mi scaraventò al suolo, facendomi sbattere la testa.
Deglutii, sentendo il sapore del mio stesso sangue.
Allora così l'Angelo del Destino aveva scritto che dovesse finire: in un vicolo sudicio e buio per opera di dei tirapiedi di chissà quale Demone.
Chiusi gli occhi e per un attimo dimenticai i Demoni, la Morte e il dolore, per rifugiarmi nei ricordi del passato: mia mamma che impastava i biscotti di domenica mattina, riempendoli di gocce di cioccolato, proprio come piacevano a me; mio padre che tentava di insegnarmi a giocare a basket, per quanto i risultati fossero scarsi, perchè "tutti devono amare uno sport così perfetto". 
Vivevamo in una piccola cittadina di Boston, in una villetta con un laghetto e una paperella. Le avevo persino dato un nome.
Aspettavo il colpo finale ormai: forse, dopotutto, non sarebbe stato così terribile come pensavo. Forse avrei sofferto di meno, persino.
O magari semplicemente avrei lasciato questo mondo di sofferenza. Non mi sembrava più tanto orribile.
Mi sforzai di ricordai i momenti in cui mamma si dedicava ad insegnarmi incantesimi e a come preparare pozioni potenti, proprio come sua madre aveva fatto con lei, mentre papà tentava di aiutarmi a controllare i miei poteri. Entrambi i miei lati.
Ogni momento era divertente.
Li sentivo strisciare verso di me e il gelo della morte mi fu dentro in un attimo.
Mi lasciai andare, abbandonando ogni vincolo che avevo con la mia vita.
Basta essere una strega, basta magia. Volevo solo andare lontano.
"Sei speciale" mi avevano detto. "Sei l'essere più speciale che esista. Un'eccezione".
Non pensavo intendessero in questo senso.
Avrei dato qualunque cosa per non esserlo.
Poi sentii il gelo strisciare via dal mio corpo e uno strano calore mi invase: confortevole, delicato, protettivo... un calore che quasi suonava al ritmo del mio cuore.
Avrei riconosciuto quel calore ovunque: un Angelo bianco.
E fu in quell'istante che qualcosa scattò dentro di me: io volevo lottare. 
Afferrai le corde invisibili che ci legano alla vita, tenendomi ben stretta, e aprii gli occhi.
Ero viva. 
Chino su di me c'era un uomo che mi osservava con aria assai cauta: aveva gli occhi color topazio, i capelli color nocciola e un'espressione talmente confortevole che per un attimo riuscii a rilassarmi. - Sta bene- disse, poi mi sorrise - Stai bene- ripeté, stavolta rivolto a me.
Mi tirai su lentamente e mi guardai intorno, sospirando di sollievo non appena notai che i demoni erano spariti. Ero salva.
Almeno per il momento.
In un attimo tre ragazze mi furono affianco, guardandomi con un misto di sollievo e preoccupazione: erano tutte bellissime, ognuna con una propria peculiarità, ma non era quello che mi colpì. Era la loro energia positiva, come se ci fosse qualcosa in loro che sfiorava la mia. Erano potenti.
Mi sfregolai le mani, pronta ad attaccare nel caso mi avessero attaccato.
Eppure non sembravano cattive.
- Ciao- una delle ragazze mi sorrise, chinandosi accanto a me - Sono Piper. Sei al sicuro adesso-. 
Probabilmente era la più grande delle tre: aveva occhi profondi color nocciola e lunghi capelli color castagna, che le ricadevano sulle spalle come una cascata di cioccolato. Sentii lo stomaco torcersi al solo pensiero del cibo. Indossava un jeans a zampa di elefante e un top bordeux, piuttosto accollato.
Non risposi e mi ritrassi quando provò a toccarmi le mani. Guardò l'uomo, come se fosse alla ricerca di aiuto.
- Non ti faremo del male- la ragazza che indossava un top color malva e un jeans nero a sigaretta aveva un tono rilassante - Non permetteremo che ti facciano del male-. Aveva i capelli castani lunghi e gli occhi dello stesso colore della prima. Che fossero sorelle? 
Dovevo fidarmi? Fuggivo da troppo tempo ormai per potermi fidare di qualcuno. 
Eppure mi avevano salvato, questo doveva pur significare qualcosa. Doveva essere così.
- Come ti chiami?- l'ultima delle tre mi sorrise, speranzosa: aveva i capelli castano dorato esibiti in un taglio scalato che le scendevano fino alle spalle, occhi castani e profondi come le altre due ed era pienamente consapevole della sua bellezza, che metteva in evidenza con una maglietta nera con scollo a V.
- Chi siete voi?-
- Siamo come te- Piper, o almeno così ricordavo avesse detto, sembrava parlare con una bomba pronta ad esplodere - Siamo streghe-.
Scossi la testa - Non è così semplice-. Non ero solo quello. 
- Lo sappiamo- la rossa si guardò intorno, in allerta - Ti proteggeremo noi, ma dobbiamo andarcene-
-Andare dove?!- mi resi conto di aver alzato la voce e Piper scoccò un'occhiataccia all'altra. - Complimenti per il tatto, Paige-
- Ma è vero! Li abbiamo solo fermati, torneranno tra poco-
Aveva ragione. Mi tirai su velocemente, provocandomi un capogiro. Ero davvero debole - Io-mi schiarii la voce - Devo andare-.
- Non puoi andare via. Ti stanno ancora cercando-
- Pensi che non lo sappia?- sbottai, acida - E' proprio per questo che devo andarmene. Non posso restare qui- mi passai una mano tra i miei capelli biondi ormai completamente annodati e sporchi. - Ad ogni modo, grazie-
- E dove andrai?- Piper aveva un tono dolce, quasi materno. Sarebbe stata un'ottima mamma.
- Non lo so- confessai a mezza voce.
- Non ti piacerebbe smettere di scappare?- Paige sorrise - Noi possiamo darti una mano. Possiamo darti un rifugio-. 
"Un rifugio" questa parola risuonò nella mia mente fino a fare male. Desideravo solo quello ormai. 
Trattenni le lacrime e probabilmente quella fu una risposta più che sufficiente.
L'ultima delle tre mi si avvicinò e mi cinse le spalle con un braccio carezzandomi il braccio - Sono Phoebe, piacere di conoscerti-
Sorrisi anche io e mi godetti quel breve e tanto bramato istante di sollievo. - Sono Alyson-.
 




Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Sono Deborah e questa è la prima fan fiction che pubblico, quindi non vi negherò che sono un po' emozionata... Inutile minimizzare, sono molto emozionata! ahahha
Streghe è uno dei miei telefilm preferiti in assoluto: quando penso a questa serie televisiva io ricordo tutta la mia infanzia. Ho comprato tutti i dvd e non facevo che vederli a ripetizione. Giuro che non sono pazza, ero solo innamorata ahaahahah
Porterò per sempre le sorelle Halliwell e le loro avventure in un pezzetto del mio cuore.
Ho sempre desiderato fare parte di quel mondo in modo più "partecipe", perciò scrivo questa FF, spinta dal desiderio di continuare, almeno per un po', quella parte della mia infanzia.Vi invito, se lo vorrete, a farmi sapere cosa pensate della storia: se l'idea non vi convince, se vi piace, se non vi piace... Ne sarei davvero felice.
Io amo scrivere e soltanto grazie alle vostre critiche potrò migliorare e capire se continuare o meno questa fan fiction.
D.
La storia prende atto a partire dall'ultimo episodio della quinta stagione, O mie dee, ovvero l'episodio in cui appare Chris per la prima volta e si svolgerà per tutto il corso delle sesta stagione. 
Alyson, da come avete avuto modo di capire, non è una semplice strega, ma il suo personaggio verrà approfondito in seguito, perciò cercherò di non spoilerare nulla. Divenuta protetta delle sorelle, decideranno di proteggerla e farla vivere in casa loro (un po' come succederà con Billie) e finalmente Alyson potrà vivere una vita tranquilla. Con una famiglia.
Ma poi arriva Chris e quella pace che ha lentamente conquistato andrà in pezzi.  
Spero che l'idea possa piacervi, aggiungendo oltre alle fantastiche avventure del trio, un altro amore impossibile che è paragonabile, in certi sensi, all'amore tra Piper e Leo <3 
Cos'altro posso dire? Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà accompagnarmi in questa avventura. 

P.s. scusatemi per la premessa che assomiglia molto al romanzo Guerra e Pace, prometto che la prossima volta sarò più concisa hahah 
Grazie mille a tutti!


   
 
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