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Autore: eugeal    29/10/2015    0 recensioni
Si dice che alla vigilia di Ognissanti le anime dei morti tornino a camminare sulla terra.
Guy di Gisborne non crede alle superstizioni popolari, ma per conquistare l'attenzione di Marian è disposto a sfidare anche gli spiriti inquieti.
Ma l'arrivo di una misteriosa carrozza senza cocchiere potrebbe scuotere le sue convinzioni...
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Nuovo personaggio, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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- Gisborne! Mi sembrava di averti dato un ordine ben preciso, cosa ci fai qui? In compagnia della tua amichetta lebbrosa, tra l'altro!
Lo sceriffo lasciò scivolare uno sguardo disgustato da Guy a Marian, che era entrata nella sala pochi attimi dopo il cavaliere nero.
- Mio signore, è successo qualcosa di insolito mentre ero di guardia al cancello e ho ritenuto che doveste esserne informato immediatamente.
Vaisey lo guardò: Gisborne non aveva perso tempo ad asciugarsi o a togliersi il cappotto fradicio di pioggia.
- Parla allora.
Guy gli descrisse l'arrivo della carrozza e della giovane donna misteriosa che gli era svenuta tra le braccia.
Vaisey inarcò un sopracciglio.
- E dov'è adesso questa donna?
- Ho dato ordine che venisse portata in una delle stanze degli ospiti e ho mandato a chiamare un medico.
Lo sceriffo sbatté un pugno sul piano del tavolo.
- Credi che io abbia denaro da sprecare per ogni vagabonda che capiti al castello solo perché tu, razza di imbecille, ti lasci incantare da un bel viso? Lady Marian, se fossi in voi mi sentirei offesa.
Marian stava per rispondere che non aveva motivo di provare gelosia nei confronti di Guy, ma si trattenne appena in tempo, rendendosi conto che quelle parole avrebbero ferito i sentimenti di Gisborne.
- Non mi sembra affatto una vagabonda, mio signore. La carrozza è piuttosto lussuosa.
Vaisey sembrò considerare l'ultima frase, chiedendosi se avrebbe potuto sfruttare quella visita imprevista a suo vantaggio.
- Fammi vedere questa carrozza misteriosa allora. E in ogni caso il conto del medico lo pagherai tu.
Guy annuì e fece strada allo sceriffo verso il cortile. Notò che Marian lo seguiva da vicino e capì che doveva essere spaventata da quella situazione.
Gisborne lasciò che Vaisey lo superasse e lanciò un sorriso incoraggiante alla ragazza. Mentre erano all'interno del castello la sottile inquietudine che lo aveva colto vedendo la carrozza senza cocchiere si era dissipata, ma, con suo estremo disappunto, tornò a infastidirlo non appena il suo sguardo tornò a posarsi sul veicolo, fermo in un angolo del cortile.
I servitori avevano staccato i cavalli per metterli al riparo nelle stalle perciò la carrozza sembrava ancora più abbandonata e spettrale.
Anche Marian doveva aver avuto la sua stessa impressione perché si era avvicinata ancora di più a Guy, al punto che le loro mani si sfiorarono. Guy desiderò di essersi tolto i guanti perché così avrebbe potuto toccare la pelle morbida delle mani di Marian, ma anche starle così vicino andava bene. Non si mosse, sperando che la ragazza non si staccasse da lui.
Vaisey invece non era affatto intimidito dai paramenti funebri della carrozza e le girava intorno, esaminando la qualità del legno e delle finiture.
- Forse non sei del tutto idiota, Gisborne. Sembra davvero lussuosa. - Aprì uno sportello e toccò il drappo che copriva la bara senza il minimo rispetto, palpando e strofinando la stoffa tra le dita e facendo rabbrividire sia Guy che Marian. - E anche questo è di ottima qualità, credo che questa visita inaspettata possa risultare fruttuosa.
Vaisey tirò da parte il drappo per bussare sul coperchio della cassa da morto.
- Mi chiedo se qua dentro ci sia davvero un cadavere o se sia un sistema ingegnoso per trasportare delle ricchezze senza essere derubati. Su, aprila, Gisborne.
Guy si sentì gelare. Aveva fatto anche cose peggiori agli ordini dello sceriffo, ma il pensiero di violare quella bara lo faceva inorridire.
Aveva l'impressione che se avesse aperto quel coperchio lo spirito del morto avrebbe avuto ottimi motivi per vendicarsi. Poco prima aveva detto a Marian che non credeva a quel genere di cose, ma allora non si trovava davanti al feretro di uno sconosciuto, arrivato al castello in un modo tanto inquietante.
- Devo aprirla io, signore? - Chiese in tono esitante e Vaisey lo guardò con tanta ferocia da farlo sussultare.
- No, imbecille, pensavo di chiederlo a Robin Hood! Muoviti, razza di incapace!
Guy deglutì, trovandosi di fronte a una scelta tra due alternative ugualmente terrificanti, fece un passo verso la carrozza e sperò di non sembrare troppo terrorizzato agli occhi di Marian.
Stava per toccare la bara quando una voce severa proveniente dal portone del castello lo fermò.
- Cosa state facendo con la bara di mio padre?
Gisborne si girò di scatto e sospirò di sollievo nel vedere che la giovane donna che aveva soccorso sembrava essersi completamente ripresa. Il suo arrivo gli aveva risparmiato il compito sgradito di aprire la bara e Guy ne fu incredibilmente sollevato. Si ripromise che in futuro avrebbe avuto più rispetto degli spiriti dei defunti, anche se si vergognava un po' per quella superstizione.
Vaisey squadrò la ragazza dalla testa ai piedi, poi le rivolse un sorriso palesemente falso.
- Mi stavo assicurando che venisse trasportata in un luogo più riparato.
- Sulla carrozza è perfettamente al sicuro, non desidero che venga spostata. - Disse la donna, in tono duro. - Con chi ho l'onore di parlare?
- Sono lo sceriffo di Nottingham. L'idiota vestito di nero è Gisborne, mentre la palla al piede accanto a lui è lady Marian. Voi chi siete?
- Lady Millacra. - Disse la ragazza in tono altero, come se il suo nome fosse sufficiente a rispondere alla domanda di Vaisey. - Non volete invitarmi a continuare questa conversazione in un posto più caldo?
Lo sceriffo le fece cenno di rientrare nel castello.

Robin Hood si coprì il viso con il cappuccio del mantello per non essere riconosciuto mentre osservava da lontano la scena nel cortile del castello.
Il suo informatore non si era sbagliato, era giunta davvero una carrozza misteriosa e Robin non aveva mai visto prima la dama vestita di nero che si stava rivolgendo a Vaisey.
Si chiese chi fosse e decise che avrebbe dovuto scoprirlo. Se era una giovane innocente l'avrebbe messa in guardia, ma se era una alleata di Vaisey avrebbe cercato di sventare i loro piani.
La guardò rientrare al castello seguita dallo sceriffo e, poco dopo, da Marian e Gisborne e il suo umore si adombrò. Marian era troppo vicina a Guy di Gisborne e lo seguiva come un'ombra.
Quella situazione non gli piaceva affatto e avrebbe dovuto porvi rimedio, convincendo Marian a fuggire nella foresta con lui
.
Marian e Guy si scambiarono uno sguardo dubbioso.
Lo sceriffo aveva accompagnato la sconosciuta nel proprio studio e si era chiuso la porta alle spalle, sbattendola in faccia a Gisborne.
Guy si chiedeva perché Vaisey volesse parlare in privato a quella donna, ma non era troppo dispiaciuto per essere stato messo in disparte.
Era stanco e infreddolito e se lo sceriffo non richiedeva i suoi servigi tanto meglio, si sarebbe preso qualche momento di riposo. In compagnia di Marian, tra l'altro.
Sorrise alla ragazza.
- Visto che lo sceriffo non gradisce la nostra compagnia, cosa ne dite di andare a cercare una rapa nelle cucine? Vi mostrerò come realizzare una lanterna, come vi avevo promesso.
Marian lo guardò. Si sarebbe aspettata di vederlo irritato o deluso per essere stato escluso dalla confidenza dello sceriffo, ma in quel momento Guy la stava guardando con l'espressione giocosa e un po' maliziosa di un ragazzino pronto a trasgredire qualche regola pur di lanciarsi in qualche avventura divertente.
Praticamente la stessa espressione che aveva trovato sul viso di Robin da quando lo conosceva. Sin da ragazzini lei si era ritrovata a seguirlo nelle imprese più improbabili che inevitabilmente li facevano finire nei guai con i loro padri, ma non se ne era mai pentita. Ogni volta che aveva assecondato Robin nelle sue avventure improvvisate, si era sempre divertita anche se poi aveva dovuto passare giornate interminabili chiusa in casa, senza niente altro da fare che ricamare, come castigo per la propria avventatezza.
Vedere la stessa espressione sul viso di Guy la incuriosiva. Il braccio destro dello sceriffo non le aveva mai mostrato quel lato di sé più leggero e lei si chiedeva se assecondandolo avrebbe passato momenti gradevoli come quelli che un tempo trascorreva con Robin.
Pensò, con un leggero senso di colpa, che non avrebbe dovuto nemmeno farsi quella domanda, che non avrebbe dovuto voler passare del tempo in compagnia di Guy di Gisborne, ma non poteva negare di essere lusingata dall'interesse di Guy.
Da quando era tornato dalle crociate, Robin era diventato più serio di un tempo, meno spensierato e completamente dedito alla sua missione di aiutare gli oppressi. Marian lo ammirava e condivideva i suoi ideali, ma a volte le mancava il Robin della sua giovinezza, quello che si gettava a capofitto nei pasticci per il solo divertimento di farlo.
Gisborne la guardava, speranzoso, poi, notando la sua esitazione, la sua espressione si rattristò, e non riuscì a nascondere del tutto la propria delusione.
- Ma forse siete stanca, non dovrei trattenervi…
Marian prese una decisione e gli sorrise.
- Non potrei riposare tranquilla dopo le storie che mi avete raccontato. Ora è vostro dovere incidere quella lanterna per me.
Il volto di Guy sembrò illuminarsi a quelle parole e Gisborne le porse il braccio.
- Allora lasciate che vi accompagni, mia signora.
Marian annuì e gli appoggiò la mano all'interno del gomito, lasciandosi guidare da lui.
Raggiunsero le cucine e Guy la fece entrare di nascosto nella dispensa dopo essersi assicurato che i servitori fossero distratti.
Si chiuse la porta alle spalle e le sorrise.
- Bene, non ci ha visti nessuno. Ora cerchiamo quelle rape.
- Perché non le avete semplicemente chieste a uno dei cuochi? Dubito che vi avrebbero negato qualcosa.
Guy la guardò, serio.
- Avrei potuto farlo, ma non sarebbe stato affatto divertente. - Disse in tono solenne e Marian ridacchiò.
Quel lato più leggero di Guy di Gisborne non le dispiaceva affatto ed era lusingata che lo mostrasse soltanto a lei. Le sembrava un grande segno di fiducia da parte del cavaliere nero e ancora una volta la sua coscienza la punzecchiò ricordandole che spesso e volentieri lei di quella fiducia si era approfittata senza troppi scrupoli.
Si ripromise di essere più attenta in futuro, di trovare un modo per aiutare Robin senza danneggiare Guy.
Lo osservò mentre le dava le spalle, impegnato a frugare nei cesti e tra gli scaffali, e si ritrovò a sorridere del suo entusiasmo.
- Trovate! - Disse Guy, girandosi a guardarla. Aveva una grossa rapa in ogni mano e sorrideva con la stessa soddisfazione di un gatto che aveva appena catturato un topo.
Marian notò che si era sporcato una guancia di polvere e alzò una mano per pulirlo, istintivamente.
Guy trasalì al suo tocco e la guardò, stupito, mentre lei si rese conto all'improvviso di quanto potesse essere fraintendibile quella situazione: erano da soli, in una stanza piccola e buia e lei gli aveva appena accarezzato una guancia.
Se Guy si fosse sentito autorizzato a baciarla non avrebbe potuto biasimarlo più di tanto, pensò Marian, mentre il suo cuore inspiegabilmente accelerava i battiti.
Ma Gisborne non lo fece. Sembrò accorgersi del suo imbarazzo e arrossì leggermente anche lui.
Fece un passo indietro, le mise una rapa in mano e usò la mano libera per estrarre un coltello.
- Usciamo da qui e vi mostrerò come inciderla.
Scivolarono entrambi fuori dalla dispensa, badando di nuovo a evitare i servitori e quella specie di gioco servì a dissipare il loro imbarazzo. Quando raggiunsero il camino acceso di una delle sale del castello, Marian si stava di nuovo divertendo come una ragazzina disobbediente e Guy sorrideva.
Si avvicinarono al fuoco e Guy finalmente si tolse il cappotto di pelle umido di pioggia, attaccandolo allo schienale della sedia e poi sedette di fronte a Marian, grato per il calore del fuoco che gli permetteva di riscaldarsi dopo tante ore passate al freddo.
Sorrise a Marian e si mise al lavoro: tagliò la parte superiore della rapa e iniziò a scavarla accuratamente, creando uno spazio abbastanza ampio per potervi mettere una candela, poi si accinse a eseguire il compito più difficile, incidendo una faccia mostruosa sulla superficie della rapa.
Aveva quasi finito quando la porta della sala si aprì di scatto, facendo entrare Lady Millacra.
Guy sussultò per la sorpresa e il coltello scivolò via dalla rapa, aprendogli un taglio sul palmo della mano.
Marian guardò il sangue, preoccupata, e cercò un fazzoletto pulito per bendargli la ferita, ma, prima di poterlo fare, si accorse che Lady Millacra si era avvicinata a loro, fissando intensamente il sangue che gli colava tra le dita.
- Sir Guy, mi è stato riferito che siete stato voi a soccorrermi. - Disse con una voce bassa, ma calda e musicale, intensa come le fusa di un gatto. - Ora tocca a me ricambiare la vostra gentilezza.
Con un gesto fluido si impossessò della mano di Guy e se la portò al viso, poi accostò le labbra alla ferita per succhiare via il sangue.
Gisborne non si mosse, pietrificato dalla sorpresa in un primo momento e poi troppo sconcertato per reagire. Le labbra della ragazza erano fredde sulla sua pelle e quello che stavano facendo intorno alla sua ferita era allo stesso tempo doloroso ed estremamente eccitante.
Nessuna donna, neanche la più disinibita ragazza di taverna, lo aveva mai toccato in quel modo così sensuale e di certo non con tanta naturalezza. Sembrava che Lady Millacra fosse intenzionata a divorarlo e che allo stesso tempo per lei fosse perfettamente normale comportarsi in quel modo.
Guy aveva l'impressione che se avesse voluto, quella donna sarebbe stata capace di annebbiare completamente la sua volontà e fargli fare tutto quello che desiderava.
Quella sensazione lo spaventava a morte, ma allo stesso tempo era talmente travolgente che non aveva la forza o la volontà di sottrarsi al suo tocco.
Incontrò lo sguardo di Marian e i suoi occhi riuscirono a strapparlo a quell'incanto malsano e a riportarlo alla realtà. La ragazza sembrava furiosa e guardava l'altra donna senza nascondere la propria ira.
- Lasciatelo andare subito! - Disse Marian e solo in quel momento Guy riuscì a trovare la forza di tirare indietro la mano di scatto, premendola contro il petto come per proteggerla.
Lady Millacra sorrise amabilmente.
- Oh, mi dispiace, sono stata poco opportuna? Al mio paese è un gesto innocente, le madri lo fanno quando i loro bambini si feriscono giocando, non era mia intenzione offendervi. - Disse, con un aria talmente innocente e ferita che fu Marian a sentirsi in colpa per aver pensato male. - Forse è meglio che mi ritiri nelle mie stanze, il vostro sceriffo è stato tanto gentile da aver accettato di ospitarmi fino a domani, quando potrò riprendere il mio viaggio.
La giovane donna corse via, lasciando Marian e Guy egualmente confusi.
La ragazza era spaventata dalla propria reazione: quando Lady Millacra aveva toccato Guy, il suo primo istinto era stato quello di scacciarla, di farla allontanare dal suo territorio. Ma perché avrebbe dovuto considerare Gisborne come suo? Lei era innamorata di Robin, quella che provava per Guy era amicizia mescolata a un bel po' di sensi di colpa, nulla di più.
Guy continuava a stringersi il braccio al petto, tremando. Sentiva il sangue che gli colava lungo il polso e la ferita che pulsava dolorosamente, ma non osava guardarla per timore di trovare il segno delle labbra di quella donna impresso sulla sua pelle come un marchio a fuoco.
Quello che gli aveva fatto lo aveva sconvolto ed era allo stesso tempo eccitante e disgustoso pensare che Lady Millacra aveva bevuto il suo sangue, che una parte di lui ora si trovasse all'interno del corpo di quella donna.
Si riscosse con un brivido. Cosa stava pensando? Quelli erano pensieri morbosi e proibiti e lui avrebbe dovuto allontanarli dalla propria mente.
- State ancora sanguinando. Lasciatemi vedere.
Marian gli prese la mano, con delicatezza e per un momento Guy temette e sperò che la ragazza ripetesse lo stesso gesto di Lady Millacra, ma Marian si limitò a esaminare la ferita e a bendarla strettamente.
- Non è un taglio profondo, ma cercate di tenerlo pulito.
Guy annuì, cercando di sorriderle.
- Grazie.
Marian raccolse da terra la rapa incisa, vi mise dentro una candela, la accese e la appoggiò sulla mensola del camino, sperando che potesse davvero vegliare su di loro, poi prese il coltello di Guy e iniziò a scavare l'altra rapa.
- Cosa fate? - Chiese Guy. Ora che Lady Millacra era andata via, cominciava a sentirsi più calmo.
Marian lo guardò.
- Ho l'impressione che anche voi abbiate bisogno di protezione, sto incidendo una rapa per voi.
Guy ridacchiò. Quella era la frase più tenera e ridicola che gli fosse mai stata detta e dovette trattenersi per non prendere Marian tra le braccia e baciarla.
La amava, pensò, e il suo unico desiderio era quello di poter formare una famiglia con lei, di poterla proteggere da ogni male.
Si rese conto all'improvviso che poco prima era stata Marian a proteggere lui, con la ferocia di un gatto selvatico tra l'altro.
Cosa significava? Possibile che anche lei provasse dei sentimenti per lui?
Non aveva modo di saperlo e in quel momento non era davvero importante scoprirlo: erano insieme, entrambi trovavano piacevole la compagnia dell'altro e Guy aveva l'impressione che si stessero avvicinando.
Col tempo sarebbe riuscito a conquistare il suo cuore, pensò Guy, ma per il momento era deciso a godere di ogni attimo passato con lei.
La guardò mentre incideva la rapa, mentre lavorava per lui.
Era ancora umido di pioggia e aveva le mani gelate, ma in quel momento Guy sentiva solo un gradevole calore.
   
 
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