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Autore: eugeal    30/10/2015    1 recensioni
Si dice che alla vigilia di Ognissanti le anime dei morti tornino a camminare sulla terra.
Guy di Gisborne non crede alle superstizioni popolari, ma per conquistare l'attenzione di Marian è disposto a sfidare anche gli spiriti inquieti.
Ma l'arrivo di una misteriosa carrozza senza cocchiere potrebbe scuotere le sue convinzioni...
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Nuovo personaggio, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Marian finì di incidere la rapa e sorrise nell'accorgersi che la faccia mostruosa che ne era venuta fuori assomigliava un po' a quella dello sceriffo. Era ironico pensare che la lanterna che avrebbe dovuto proteggere Guy fosse simile alla persona che probabilmente lo opprimeva di più.
La ragazza alzò lo sguardo verso il cavaliere nero per fare una battuta in proposito e si accorse che Gisborne si era appoggiato allo schienale della sedia e si era addormentato.
Marian sorrise tra sé: doveva essere stanco dopo aver passato tanto tempo a inseguire Robin Hood e a restare di guardia sotto la pioggia.
Lo guardò dormire e si ritrovò a pensare che Guy sembrava più giovane e innocente mentre riposava: aveva il capo inclinato di lato e qualche ciocca di capelli gli cadeva sul viso, nascondendogli in parte gli occhi.
Marian si scoprì a desiderare di potergli sistemare quelle ciocche spettinate con le dita e poi proseguire verso il collo, seguendo la linea della mascella, curiosa di scoprire se la pelle pallida delle sue guance fosse morbida come sembrava nonostante la ricrescita ispida della barba.
Si riscosse, sorprendendosi di quei pensieri inopportuni e dedicò la sua attenzione alla lanterna, accendendola e mettendola sulla mensola del camino accanto all'altra.
Prima di tornare a sedere, notò una coperta piegata e appoggiata a una panchetta e la prese, aprendola, per metterla addosso a Guy. Nel sistemarla la mano della ragazza sfiorò la guancia di Gisborne e Marian scoprì che sì, il viso di Guy poteva essere morbido e ruvido allo stesso tempo.
Guy non si svegliò al suo tocco, ma sorrise nel sonno e mormorò qualcosa senza svegliarsi.
- Ti amo, Marian. - Sussurrò e la ragazza lo fissò, allibita.
Sapeva che Gisborne voleva conquistare il suo amore, ma non pensava che i suoi sentimenti fossero tanto intensi da farlo pensare a lei anche mentre dormiva.
Avrebbe dovuto parlargli, essere onesta e dirgli quello che provava per Robin perché Guy potesse almeno rassegnarsi e andare avanti, cercare un'altra donna che potesse ricambiare il suo amore.
Le venne in mente all'improvviso il viso perfetto di Lady Millacra, con le sue labbra piene e sensuali che si appoggiavano alla mano di Guy e sentì il cuore che le accelerava i battiti per la rabbia.
Pensare a Guy insieme a una donna che non fosse lei la irritava, anche se non aveva alcun motivo per provare quei sentimenti. Lei amava Robin, era così sin dalla sua adolescenza e sarebbe sempre stato così, ma allora come poteva essere gelosa di Gisborne?
Era talmente concentrata a riflettere su quell'enigma che la porta che si spalancò di colpo la fece sobbalzare per la paura.
Allan entrò di corsa nella stanza, guardò Marian con aria perplessa, poi si precipitò a scuotere Gisborne.
- Giz! Giz! Svegliati!
Guy aprì gli occhi con un sussulto e fissò Allan, irritato per essere stato sorpreso in un momento di riposo.
- Cosa c'è? Cosa diavolo hai da urlare in questo modo?! - Ringhiò, allontanando da sé il suo sottoposto con uno spintone.
Allan arretrò, ma rimase fermo a tremare, senza riuscire a trovare le parole.
Marian mise una mano sul polso di Gisborne.
- Guy, non aggredirlo. Guarda, sembra terrorizzato. Cosa è successo, Allan?
Il giovane fece un respiro profondo.
- C'è stato un omicidio, una delle guardie dell'ala nord. Qualcuno aveva nascosto il corpo in una nicchia, dietro una tenda…
Guy si alzò in piedi con un'imprecazione.
- Deve essere stato Hood!
- Non credo! - Lo contraddisse Marian. - Robin Hood non uccide senza un motivo valido.
Guy le rivolse uno sguardo dubbioso.
- Hood è un fuorilegge, in passato ha già ucciso vari uomini dello sceriffo.
- Non so, Giz, non mi sembra proprio il suo stile. Se lo avessero trovato trafitto con una freccia o da un colpo di spada potrei essere d'accordo con te, ma questo… - Si interruppe con un brivido.
- Questo cosa? - Chiese Guy, spazientito.
- Credo che tu debba vederlo.
Guy osservò Allan: il giovane era bianco in volto e sembrava sinceramente sconvolto. Gisborne ormai lo conosceva abbastanza bene per sapere che era il tipo che non si scomponeva tanto facilmente, perciò per essere così terrorizzato doveva aver visto qualcosa di veramente strano.
Inoltre il corpo della guardia era stato trovato nell'ala nord del castello e Hood non avrebbe avuto alcun interesse ad avventurarsi da quelle parti. Lì non c'era nulla di interessante, solo stanze molto vecchie e perlopiù chiuse dove erano stati accumulati i mobili più vecchi e rovinati del castello. In quell'ala non c'era nulla di prezioso o che potesse essere di qualsiasi interesse per un fuorilegge.
- Allora mostramelo.
Allan annuì e uscì dalla stanza e Guy lo seguì.
Nessuno dei due aveva invitato Marian, ma d'altronde non le avevano nemmeno proibito di andare con loro, perciò la ragazza si incamminò in silenzio dietro di loro.

Robin si avventurò lungo un corridoio deserto, chiedendosi in quale zona del castello potesse essere stata alloggiata la misteriosa sconosciuta. Il rumore di passi che si avvicinavano da dietro un angolo lo spinsero a nascondersi nell'ombra, dietro una colonna.
Vide Allan che faceva strada a Gisborne tenendo un candelabro in mano. Entrambi gli uomini avevano un'espressione cupa sul viso, ma Allan sembrava spaventato. Robin pensò che, qualunque fosse il motivo del suo disagio, se lo meritava per aver tradito i suoi amici per Gisborne.
Dietro di loro, a qualche passo di distanza, Marian seguiva Allan e Gisborne, tenendo tra le mani una lanterna ricavata da una rapa.
Robin si chiese dove stessero andando e decise di scoprirlo: senza fare rumore iniziò a seguirli.

Guy si chinò sul corpo senza vita della guardia: l'uomo non sembrava aver subito ferite gravi a parte una lacerazione sul collo che pareva essere stata causata dal morso di qualche animale e aveva il volto disteso in un'espressione estatica, come se fosse morto mentre provava un enorme piacere.
- Cosa gli è successo?
- Nessuno lo sa, Giz. Era nascosto in quella nicchia e lo ha trovato uno dei servitori. Era riuscito a convincere una delle ragazze delle cucine e stavano cercando un posto per...
Guy lo interruppe bruscamente e lanciò uno sguardo significativo in direzione di Marian. Quelli non erano di certo discorsi adatti alle orecchie di una fanciulla innocente.
- Non mi interessa cosa stessero facendo. Hanno visto nessuno vicino alla nicchia?
- No. Questa zona del castello è sempre deserta, per quello erano andati lì.
Guy esaminò di nuovo il corpo con attenzione, poi spostò la tenda della nicchia in cerca di qualche indizio.
- A terra non c'è sangue, ma questo poveretto sembra essere morto dissanguato. Dovrebbe esserci qualche traccia perlomeno…
Marian rabbrividì e si avvicinò a Guy.
Gisborne la guardò, preoccupato.
- Non dovreste essere qui, assistere a certe scene…
Marian scosse la testa.
- Non mi sentirei sicura restando da sola.
Guy la guardò, sorpreso e compiaciuto da quelle parole. Era bello pensare che Marian potesse sentirsi protetta restando al suo fianco.
- Giz? Cosa può essere stato a ucciderlo? - Chiese Allan, nervosamente. - Le guardie iniziano ad avere paura, dicono che è stato il Bargest a ucciderlo!
- Non dire idiozie, Allan! Sono solo superstizioni! - Sbottò Guy.
- Ehi, non sono io a dirlo, ma è un dato di fatto che i soldati abbiano paura.
- Guy? Cos'è un Bargest?
- Nulla di cui dovete aver paura, solo storie diffuse da contadini creduloni. - Disse Guy, senza però suonare troppo sicuro.
Allan fissò Marian.
- Il Bargest è un enorme cane nero che viene direttamente dall'inferno. È enorme, ha denti grandi e affilati come pugnali e si dice che appaia solo a chi è destinato a morire. Chi lo vede non ha scampo, morirà entro pochi giorni!
Allan aveva parlato gesticolando in modo teatrale e aveva concluso il discorso sbattendo le mani una contro l'altra, a imitare le mascelle di una belva che si chiudevano sulla preda. La ragazza fece un salto di paura e afferrò un braccio di Guy con la mano libera.
Gisborne represse a sua volta un sussulto nel sentirsi toccare all'improvviso, ma si riprese subito. Si sfilò un guanto con i denti e mise la mano su quella di Marian per rassicurarla.
- Allan, smettila subito, non è di certo stato uno spettro a uccidere quest'uomo. Dobbiamo scoprire il colpevole ed evitare che si diffonda il panico. Hai già avvisato lo sceriffo?
- Ho bussato alla sua porta prima di venire a chiamarti, ma non ha risposto.
- Credo che sia il caso di fargli rapporto. Andiamo.
- Lo lasciamo lì? - Chiese Marian, esitante, lanciando uno sguardo al morto.
Guy afferrò la tenda che copriva la nicchia e la tirò, staccandola dal muro e lasciandola cadere sul cadavere. Si rivolse ad Allan.
- Parliamo con lo sceriffo e poi tornerai qui con qualche uomo per farlo portare via. Assicurati che la sua famiglia riceva qualche moneta per superare l'inverno.
- Lo sceriffo non approverà.
- Pagherò io. - Disse Guy e lo sguardo grato di Marian non lo fece pentire per quella generosità insolita. Tornò a stringere la mano della ragazza e Marian non sottrasse le dita alla sua stretta.
Le sue dita erano fredde e la pelle di Guy era calda contro la sua, notò Marian, confortata da quel tocco gentile e saldo.
Camminarono in silenzio fino a raggiungere le camere dello sceriffo e Guy bussò alla porta di Vaisey.
- Nessuna risposta. - Sottolineò Allan.
- È strano. Non è nel suo studio né nella sala grande. Vai a controllare se il suo cavallo è nella stalla. - Ordinò Guy, provando a girare la maniglia. Allan stava per obbedire, quando la porta si aprì sotto il tocco di Gisborne.
Guy si affacciò nella stanza, poi con un'imprecazione spalancò la porta ed entrò di corsa, seguito da Allan e Marian: lo sceriffo era riverso a terra, privo di sensi.
Gisborne si inginocchiò a terra accanto a lui e lo girò sulla schiena.
- È morto, Giz? - Chiese Allan.
- Respira ancora. Aiutami a metterlo sul letto e poi fai chiamare un medico, presto!
Insieme sollevarono il corpo inerte di Vaisey e lo adagiarono sul letto, poi Allan corse fuori dalla stanza.
Marian si avvicinò a Guy. Aveva ancora in mano la sua lanterna per allontanare gli spiriti e si sentì sciocca. La appoggiò sul tavolo e guardò lo sceriffo.
- Cosa gli è successo?
- Non lo so. È molto pallido.
- Guarda, ha una ferita sul polso. - Disse la ragazza, indicando una lacerazione sanguinolenta che si intravedeva sotto la manica della camicia e Guy si affrettò a bendarla con un fazzoletto.
- Devono averlo aggredito.
- Ma chi? - Marian lo fissò, inquieta. - La storia di Allan non può essere vera, giusto?
- Non esistono cose come i cani infernali, Marian.
Rimasero in silenzio per qualche secondo e Guy si avvicinò alla finestra per guardare nel cortile. Rabbrividì nello scorgere la carrozza funerea ferma in un angolo, poi notò una figura scura e indefinita che si muoveva nell'ombra accanto ad essa. Si sporse un po' per guardare meglio e quella sagoma assunse i contorni di un grosso cane nero che si aggirava nel cortile e che alzò il muso per fissare proprio lui.
Guy impallidì e se Marian non fosse stata presente probabilmente sarebbe corso via in preda al panico.
- No. - Sussurrò a bassa voce e il cane cominciò a ululare senza smettere di fissarlo.
Allan rientrò sbattendo la porta e Guy si voltò di scatto.
- Ti sembra questo il modo di entrare in una stanza?! - Sbraitò, sfogando il proprio nervosismo su di lui, poi tornò a lanciare uno sguardo al cortile, ma il cane nero sembrava essere svanito nel nulla.
È davvero un presagio di morte?
Guy cercò di ripetersi che erano solo sciocchezze da contadini e rivolse di nuovo la sua attenzione ad Allan, che aveva un colorito verdognolo e sembrava sul punto di vomitare o di svenire.
- Allora, che ti prende?
- Ci sono altri morti, Giz! Due servitori e un altro soldato: tutti dissanguati e tutti con un'espressione beata sul volto!
Guy rimase in silenzio. Improvvisamente la stanza sembrava molto più fredda.
Marian gli toccò un braccio e Gisborne la sentì tremare.
- Cosa facciamo, Guy?
Gisborne la guardò: sia lei che Allan lo stavano guardando ansiosamente, aspettandosi che fosse lui a fare qualcosa per risolvere quella situazione, ma lui si sentiva paralizzato.
Non sapeva cosa fare e riusciva a pensare soltanto alla figura del cane nero che lo fissava ululando.
Fece un respiro profondo.
Allan e Marian avevano fiducia in lui e Guy non poteva e non voleva deluderli, anche se anche lui era spaventato come loro.
- Deve esserci un assassino al castello. - Disse, sperando di suonare più sicuro di quanto non si sentisse. - Dobbiamo trovarlo.
   
 
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