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Autore: vermissen_stern    31/10/2015    1 recensioni
Sono passati quattro mesi dal matrimonio disastroso in cui Kid Muscle e Kevin Mask hanno quasi dato la vita per poter redimersi da una accusa infamante. Robin Mask a breve diventerà padre per la seconda volta, mentre Warsman ha preso la sua decisione di allenare il cugino di Kevin alle tecniche di famiglia. Ed i ragazzi della Muscle League hanno deciso di prendersi una vacanza dopo la Corona Chojin... il punto è: quanto a lungo potrà durare tutto questo? ed il matrimonio è davvero la cosa giusta da fare?!
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Reignite '
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– Stai masticando quella cartellina da ormai quindici minuti e trentotto secondi. Sai, ammettere di avere un principio d’ansia non è poi così disdicevole come ammettere di… –

– Mi piace il sapore del cuoio con cui è ricoperta, va bene?! Smettila di scocciarmi! È solo un passatempo! –

– …avere un feticismo imbarazzante per l’ecopelle spacciata per cuoio vero–

Era logico che l’inquisitrice Nuala, una donna alquanto “bizzarra” visto che aveva un totale di sei braccia, si ritrovò ad emettere un suono sarcastico che fuoriuscì con voce distorta dalla mascherina che portava in volto nell’osservare la patetica negazione della sua collega Naomi. La succube aveva giustamente deciso di tenere d’occhio un gruppo di Soldati Flessibili alquanto ficcanaso, ma a quanto pare cercare di prendere le redini decisionali si stava dimostrando alquanto difficile per lei. Tentare di sedurre il capo di questi soldati si dimostrò essere una cosa alquanto ardua, non si era eccitato neppure quando decise di usare per davvero i suoi poteri da succuba, provando dunque a risvegliare in lui gli istinti più bassi dell’essere umano, ma doveva ammettere a se stessa che aveva una forza di volontà davvero notevole  tanto da cacciarla via dalla propria tenda solo quando capì che stava per cedere al richiamo della carne.

Ataru Muscle non era come suo fratello Suguru, dal lato caratteriale aveva preso decisamente da sua madre Sayuri, e dunque fu logico che non apprezzò l’intrusione di quella femmina nel bel mezzo del suo cambio d’abito. Certo, Naomi avrebbe ben potuto mettergli contro la sua intera squadra se solo avesse voluto, i feromoni che emetteva potevano essere a dir poco micidiali in effetti, ma il suo lato perfezionista andava a cozzare con la sua stessa natura di succuba.

Per l’inquisitrice tutto doveva combaciare, tutto doveva seguire gli schemi preimpostati e chi non si sottometteva a lei aveva la capacità di mandarla in crisi di nervi. Dunque se Nuala aveva la fissa per l’igiene, Naomi aveva quello del controllo della situazione… ma questa sua mezza crisi isterica non stava in nessun modo impietosendo la collega che, giunta lì per avere un rapporto della situazione, sbuffò seccata incrociando un paio di braccia in petto.

– È encomiabile il fatto che tu voglia tenere d’occhio questi gorilla ammaestrati, cosa che tra l’altro sei geneticamente propensa a fare meglio, ma non credi di aver spifferato loro un po’ troppe notizie?! –

Se Nuala si trovava in quel campo base, allestito ad un giorno di cammino dal Crocevia e nel bel mezzo della zona di quarantena dettata da quelle lande chiamate Terre Perdute, era per esplicite direttive delle Rose Bianche che pretendevano una attenta analisi della missione nonché istruire i soldati del pianeta kinnikku nell’affrontare una incursione in terre decisamente ostili, dopotutto faceva parte dell’addestramento delle Cortigiane  addentrarsi nell’entroterra per dar prova della loro forza uccidendo almeno un vampiro come “rito di iniziazione”, ma oltre alla collaborazione era logico che non si voleva che gli improbabili alleati ficcassero troppo il naso in affari che non competevano loro.

Specie se una loro ex collega era invischiata in modo poco chiaro con l’incidente avvenuto nello spazio  porto messo a ferro e fuoco.

Ad ogni modo, se hai finito di lasciare i segni della tua arcata superiore su quel manufatto inanimato direi che è il caso di parlare nel dettaglio di questa operazione improvvisata…–

Logicamente la donna ragno si stava riferendo ad uno specifico particolare che non andava affatto ignorato, e a Naomi bastò poco per rimembrare che il soggetto delle loro ricerche tanto da farle lasciare le mascelle sulla povera cartellina ormai smangiucchiata.

– Alana inizia a preoccuparmi in effetti… perché tornare su Amazon e perché fare tutto questo disastro come a dire “ehi, sono qui”?! ha sempre improvvisato, è vero… ma arrivare così senza un valido piano e distruggere mezza cittadina?! –

– Magari ha ancora degli affari da sbrigare qui… ci hai pensato? – fece sarcasticamente Nuala, con una voce tanto distorta dalla maschera che portava alla bocca da sembrare profondamente maschile – è da un po’ che la teniamo d’occhio e non siamo mai riusciti a capire da quale lato della barricata sia. Magari di entrambi, visto e considerato che uccidere la sua unica figlia deve essere stato alquanto traumatizzante–

All’inquisitrice il sarcasmo non mancava mai, neppure quando c’era di mezzo un argomento tanto delicato che sfociava con il tradimento puro sebbene questo non sia mai stato confermato da nessuna prova concreta. Dire apertamente che Alana poteva essere una sospetta traditrice della sua stessa patria era qualcosa di altamente taboo, quasi blasfemo per essere pronunciato dalle loro stesse bocche, dunque era logico ricordarsi del tassello principale di tutta quella storia scabrosa e difficile. Dunque ecco che ogni singola parola andava dosata con saggezza lasciando che fosse la semplice intuizione a seguire i loro pensieri.

– Che sia per la figlia o per altri affari, direi che Alana non ci riguarda minimamente signore mie… limitarsi a fare la propria parte alle volte risulta meno traumatico che usare la propria testolina, trovandosi dunque a pensare di meno e ad agire come automi creati con un unico scopo nella vita: eseguire gli ordini –

A parlare era stata una collega di lavoro che Nuala conosceva molto meglio rispetto ad altre inquisitrici, per quanto tutte si reputassero un gruppo molto unito, e per una volta tanto si trovò a non contestare quelle parole appena pronunciate. Non che le dispiacesse punzecchiare Uriel Truce deSanta, questo andava detto anche se era un po’ troppo psicotica per i suoi gusti, ma in questo caso la faccenda era troppo delicata per farci delle battute e tutte li ne erano consapevoli.

La Deva di origini terrestri non era cambiata molto in quegli ultimi mesi, continuando ad avere più tatuaggi esposti che centimetri di pelle coperti da un qualsiasi tipo di vestiario, che attualmente prevedevano dei pantaloncini inguinali e una fascia di pelle nera a stringerle il seno, e nonostante la cocente sconfitta avvenuta in casa Mask  le Cortigiane non avevano interrotto le loro indagini sul traffico scellerato di sabbia rossa. I tatuaggi incantati di Uriel, nell’aspetto simili a serpenti stilizzati, strisciarono lenti e languidi per tutta l’atletica figura della loro signora ad ogni suo passo all’interno di quella grande tenda che ospitava la divisione delle inquisitrici, lasciando che fosse il silenzio delle sue colleghe ad accompagnarla fino a loro.

– Masada ha smesso di comunicare telepaticamente con noi ormai da giorni… e ben sappiamo cosa significhi un suo rifiuto alle nostre suppliche – disse Uriel, camminando in cerchio attorno alle sue colleghe con il suo solito passo svogliato, facendosi ben capire dalle due donne – è come un orso grigio in caccia, indisposta ad abbandonare una strada già decisa nonostante alle sue spalle ci sia uno tsunami pronto a travolgerla… ma la cosa singolare, è che sarebbe capace di tramutarsi ella stessa in un maremoto di proporzioni gigantesche! Eseguire gli ordini per Masada equivale a respirare, all’incontrario di molti soldati qui presenti–

– Beh mi stupirebbe l’incontrario. Se non eseguisse gli ordini sarebbe una.. –

– Oh maldición! E piantala di interrompere sempre i miei discorsi! – tuonò la donna di origini ispaniche a Nuala, che ben si divertiva ogni volta a interrompere i suoi sproloqui a dir poco prolissi– sai meglio di me che ogni mia singola sillaba poi si rivela essere fondata!! Credi forse che questi uomini resisteranno a lungo nelle Terre Perdute?! Se ora si trovano qui è solo per il compenso finale che non verrà mai lasciato dalla nostra miss perfezione, non rendendosi neppure conto di quando la morte verrà a coglierli nei peggiori dei modi, desiderando fino alla fine un pezzo di paradiso che non verrà mai dato loro–

Un discorso piuttosto sprezzante quanto vero, che colpì Naomi ma che si limitò a non mostrare nessun tipo di malcontento sistemandosi meglio gli occhiali sul setto nasale. Il gesto portò le lenti incastrate nella montatura a riflettere la luce offerta dall’unica lanterna a gasolio appesa al “soffitto” della tenda, nascondendo così le sue iridi viola agli occhi scuri delle colleghe arcigne. Uriel aveva detto bene, i soldati ubbidivano ad Ataru Muscle, ma la presenza della succuba si stava facendo sentire seppur in modo impercettibile all’interno della squadra del sospettoso sergente, piuttosto ansioso di completare la sua missione di ricerca dei due fuggitivi, ossia Alana e la sua “misteriosa compagna”, e dunque era logico che la sua influenza si sarebbe fatta sentire maggiormente fino a ridurre quegli uomini a meri strumenti ludici.

– Ebbene? Cosa ci suggerisci di fare dunque? – domandò miss Ende, con un lieve sorriso agli angoli delle labbra – è chiaro che non è il caso di interferire troppo con Masada, se non ci si vuole ritrovare con tutte le ossa rotte per aver interferito, quindi facciamo fare il giro turistico ai nostri alleati? O ci limitiamo a seguire i sospetti in fuga verso l’entroterra del continente?! –

– Io dico di sfruttare l’occasione. Lasciamo che i nostri alleati facciano le loro indagini e, se vengono a scoprire qualcosa di interessante buon per noi… infondo non è così raro che eserciti inesperti finiscano tra le fauci di questi perros che la gente si ostina a chiamare “demoni della notte” –

Era chiaro che la situazione fosse molto più delicata di un semplice sospetto di traffico di sabbia rossa, dato che il tradimento era un pensiero sottile nato con il ritorno su Amazon di Alana e ora con l’apparizione di una Masada piuttosto taciturna, e il tutto si riassumeva come una gigantesca polveriera pronta ad esplodere una volta che tutto l’intricato mistero fosse stato definitivamente risolto. Se la bomba delle rivelazioni fosse esplosa allora per l’intero ordine di cui facevano parte sarebbe stato scosso fino alle sue radici tanto da perdere credibilità e potere, decretando una nuova era che avrebbe cambiato definitivamente il volto del pianeta stesso permettendo magari a chi non doveva di allungare troppo le mani. Se la cosa andava risolta, tanto valeva farlo in famiglia.

E tutti gli altri potevano essere considerati sacrificabili.

 

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Tecnicamente parlando si era aspettato di peggio da Morrigan.

Magari che iniziasse a spaccare l’arredamento presente un po’ ovunque all’interno del monastero oppure che gridasse come una ossessa le peggio sventure che un orecchio umano poteva capire. Invece Bone Cold potè vedere una strega a dir poco lucida nella sua folle rabbia nascosta in quei suoi occhi neri come una notte senza stelle.

Attualmente la giovane donna si trovava nella sala tattica del grande complesso monastico, ed ogni cartina planetaria presente non era capace di distrarla dal grande tavolo operativo illuminato di varie luci e con messaggi in arrivo dai vari operatori al suo servizio. Per il lavoro che svolgeva il gruppo una sala computerizzata con le migliori tecnologie era necessaria, ma gli occhi della Deva non erano interessati ai rapporti dei suoi sottoposti quanto piuttosto intenta a pensare alle parole del mercenario di Dokuro piuttosto profetiche quanto sgradite.

– È da un po’ che il tuo avvocato non si fa sentire, Morrigan – fece il chojin, avvicinandosi prudentemente a lei pur mantenendo la distanza di sicurezza. Non gli piaceva vederla così tesa. Così sofferente – mi sa tanto che è rimasto coinvolto in qualche incidente… oppure che abbia deciso di intraprendere una strada differente–

Odiava il modo in cui la strega dai folti capelli rossi lo ignorava, ed odiava ancor di più il sinistro scintillio presente nei suoi grandi occhi alieni. Istintivamente però si ritrovò a rilassarsi quando la femmina aliena chiuse le palpebre per sospirare pesantemente di fronte ad una sconfitta che non voleva ammettere, anche se purtroppo non avrebbe saputo dire cosa stesse esattamente passando per la testa di quella strega dello spazio decisamente frustrata. Non sapeva spiegarsi neppure lui cosa lo spingeva a continuare ad accettare il lavoro offerto da quella femmina aliena che tanto stava facendo dubitare i suoi improbabili compagni… certo, Morrigan pagava dannatamente bene grazie al traffico di sabbia rossa, ma i suoi mercenari sarebbero stati così venali da restarle accanto? Per quanto riguardava lui, non era tanto sicuro che c’entrassero veramente i soldi.

Tuttavia ogni ombra di presunto affetto, strano per lui chiamarlo in tal modo, che nutriva per Morrigan si stemperò al ringhio furioso della donna che abbatté il pugno destro sul ripiano di comando. Il colpo fu talmente violento da mandare in frantumi i cristalli liquidi provocando svariate scintille che schizzarono violente verso il soffitto di legno della stanza, ma quello che risultò essere ancor più preoccupante fu l’espressione glaciale che aveva in volto nel compiere quell’atto pieno di rabbia.

– Ehi…! Morrigan!! Dove diavolo stai andando ora?! –

Non contenta di quel gesto di rabbiosa distruzione la strega si allontanò a grandi passi dalla sala di monitoraggio, più cupa che mai in volto, inseguita da un esterrefatto, quanto preoccupato, Bone Cold fino all’esterno dell’edificio in una delle due piazzette principali. La donna corse tra le grandi casse metalliche e la nave di Rinzler ignorandole completamente, lasciando perplesso lo stesso mercenario dei Sistemi Terminus nonché il criminale noto come Hanzo, entrambi intenti a mettere ordine all’interno  dell’hangar dell’Innominata dopo l’ultimo fruttuoso scambio di merci non propriamente legali, dando quasi l’idea di voler superare la murata di cinta e voler saltare l’abisso con un tuffo acrobatico. Invece che buttarsi nel vuoto però, sotto un velo di crescente tensione tra il suo drappello di fidati soldati, la giovane strega spalancò la bocca emettendo quello che era un urlo mai udito prima da orecchio umano.

Uno strillo cupo, come quello di una ancestrale sirena degli abissi, si propagò nella sottostante foresta sconfinata fino a perdersi nel velo di nebbia perenne che oscurava il suo orizzonte. Talmente acuto e roboante che gli stessi chojin dovettero portarsi le mani alle orecchie per evitare di rimanere del tutto frastornati da quel ruggito che parve quasi smuovere le fondamenta stesse del convento… per poi arrivare a concepire di non riuscire a muovere le gambe da tanto che era lo sconcerto esercitato da quel grido quasi alieno.

Addirittura uno dei mercenari, in questo caso Rinzler, forse perché il più “sensibile” agli attacchi di natura psichica, cadde in ginocchio urlando rabbioso e tenendosi salde le orecchie ora sanguinanti.

– Ah…ahaha! Stai soffrendo proprio come un animale, vecchio! –

Ruggì il criminale Hanzo, piuttosto divertito dalla sofferenza del collega per quanto egli stesso fosse preoccupato del dolore che provava al momento, oltre al fatto di provare quella fastidiosissima sensazione di non poter controllare ogni singolo muscolo del proprio corpo.

– Morrigan…! F-fermati!! Maledizione!! –

L’unico del gruppo che provò a muoversi verso la strega urlatrice fu Bone Cold, ma con evidenti scarsi risultati dato che le sue gambe non obbedivano al suo ordine di muoversi verso la donna per trascinarla via dalla murata. Non era la paura a tenerlo ancorato al terreno… ma era lei stessa a controllare i loro stessi corpi evitando che si avvicinassero troppo alla sua figura. E questo era senza ombra di dubbio un elemento alquanto inquietante sui suoi effettivi poteri, tanto da portarlo a pensare che il destino che li attendeva non poteva essere certamente dei migliori.

Persino la stessa Morrigan, alla fine di quel grido disumano, rimase piuttosto sorpresa dalle proprie effettive capacità di controllo ormai non del tutto assopite anche grazie a quei dieci anni di recupero delle forze e della propria sanità mentale. La rabbia e la disperazione che aveva provato all’interno della sala di monitoraggio, dopo l’ennesimo abbandono da parte di una figura che doveva fare i suoi interessi e di cui in buona parte aveva subito il fascino, bisognava ammetterlo, sembravano averle dato una marcia in più in una nuova forma di consapevolezza che sapeva di spietata determinazione. Sapeva che aveva un potenziale che andava oltre ogni dire, ma non lo aveva mai testato veramente anche a causa di una costante condizione fisica poco sobria che non le permetteva quasi di stare in piedi… se non di molestare il suo mercenario preferito e di una altrettanto paura viscerale nei confronti di una genitrice fuori dagli schemi.

La pulsante paura che da sempre nutriva per il proprio “padre” l’aveva condizionata così tanto da averla spinta a dubitare persino di se stessa… e se il piano di Alana consisteva nel distruggere anche a livello psicologico la sua unica figlia allora tanto di cappello persino a lei per aver ordito uno tra i piani più spietati che siano mai stati creati con l’unica scusa di proteggere la propria bambina. Per troppo tempo la strega dello spazio aveva sentito il peso di catene invisibili che l’avevano tenuta ancorata in quel luogo isolato e cupo, ben sapendo comunque che era un luogo perfetto per ordire le proprie macchinazioni, e sempre per troppo tempo aveva celato dentro di se quell’urlo spaventoso continuando a sentirsi ferita nell’animo e nella carne per ogni tradimento ( vero o presunto ) che doveva ogni qual volta sopportare. Prima la madre, poi l’amante prediletto… anche se da entrambi sapeva fin dagli esordi che non ci si poteva fidare ciecamente di ogni loro singola parola.

A fare la vittima in eterno non ci avrebbe guadagnato nulla, solo la totale insubordinazione da parte dei suoi venali mercenari che già pagava profumatamente, dunque in quei pochi secondi di silenzio che l’avevano caratterizzata in modo inconsueto nella sala di monitoraggio aveva preso la sua decisione dopo l’ennesimo risveglio cerebrale.

E quando finalmente parlò, parve che persino la sua voce avesse cambiato tono.

– Se continuassi a fuggire il problema continuerebbe a seguirmi sempre… e la sua voce continuerebbe a ronzare nella mia testa come un fischio simile alla colpa che non ho – strano modo per descrivere il senso di colpa, ma a nessuno dei presenti piaceva la strana atmosfera che si era creata. Neppure quando la strega si voltò lentamente verso i propri uomini – non ha senso per me continuare a non affrontare il problema, è proprio ciò che lei si aspetta da me–

– E allora se hai tanta voglia di affrontare tua madre vai a darle il benvenuto! – ruggì di rimando Rinzler, ancora sofferente per quell’attacco psichico e intento a cercare di rialzarsi in piedi – noi non abbiamo firmato un contratto per suicidarci…Uarghh! –

Un ruggito strozzato misto tra rabbia e dolore fuoriuscì dalla bocca del mercenario dei sistemi Terminus, nell’atto di accasciarsi prepotentemente a terra come se qualcuno gli avesse dato un calcio dietro la schiena. Per un momento fu come se il suo cuore si fermasse nel pompare prezioso sangue e ossigeno, non reagendo in nessun modo ai suoi richiami disperati e istintivi di tornare a respirare, provocando dunque un certo disagio ai suoi compagni quando dalla bocca non gli uscì altro che un gorgoglio affannato in cerca di aria vitale. Con tutta probabilità Rinzler non aveva mai sperimentato qualcosa di simile in vita sua, o quantomeno era passato molto tempo dall’ultima volta che era arrivato così vicino alla morte dato che non sembrava volerla dare vinta alla famelica strega.

– Lo ammetto, sei un tipo piuttosto tenace per resistere in questo modo – fece Morrigan, osservando il chojin puntellarsi sui gomiti per rialzarsi in piedi nonostante non riuscisse a respirare – ma vedi di non contraddirmi più in futuro… potrei non essere più così misericordiosa–

Lo disse con tono falsamente innocente, nell’atto di liberare dalla propria morsa il mercenario ribelle permettendogli così di tornare a respirare con grossi colpi di tosse. Una scena che decisamente non piacque ai restanti due uomini, tanto da far intervenire Bone Cold abbastanza preoccupato per la piega di tutta quella faccenda. Un conto era avere a che fare con una strega ubriacona, un altro con una femmina decisamente impazzita e con poteri a dir poco sovraumani che aveva quasi del tutto ignorato… sapeva che era praticamente immortale, ma arrivare a controllare addirittura la carne delle persone che la circondavano?! Forse era così che si era sbarazzata delle precedenti inquiline del convento senza neppure rendersene conto.

– M-maledizione, Morrigan! – odiava sentire la propria voce tremare, ma come poteva non farsi prendere dal panico visto che, nonostante la loro forza fisica piuttosto considerevole, male che andava potevano limitarsi a cercare di respirare come il loro anziano compagno? – c’è bisogno di arrivare a tanto?! Sai perfettamente che siamo tuoi alleati!–

Mi sa che non è il caso di chiederle dei poteri, hm?

bisbigliò accanto a lui un Hanzo piuttosto cupo in volto per quanto potesse esprimere emozioni con la maschera sempre ben calata sul volto, ma per una volta tanto il mercenario “non morto” decise di non dar troppo peso alle sue provocazioni. Era il caso di rimanere in vita e di ricordarle che li, al momento, erano tutti dalla stessa parte.

La femmina aliena tuttavia si mise a ridere in maniera sottile a quella sua affermazione che suonava particolarmente sincera, e a poco a poco quel suo riso quasi candido venne coperto da uno strano gracidare sempre più potente e proveniente da ogni direzione possibile. Le orecchie non stavano ingannando i tre chojin, un intero stormo di corvi si era alzato in volto gracchiando quasi disperatamente… seguiti poi dalla cacofonia di altri volatili e creature decisamente pericolose che quasi sicuramente corrispondevano ai temuti demoni della notte. Tutte le creature che rimbombavano nella fitta vegetazione sottostante immersa in una nebbia perenne parvero come soffrire nel non poter muovere le proprie membra come meglio volevano, ed un nutrito numero di creature volanti si alzò in cielo fino a raggiungere il silenzio del monastero di Hope.

Addirittura un gigantesco garuda, una creatura dalle piume di un cupo verde smeraldo e una bocca simile a quella di un rettile, si posò sul muricciolo in cui Morrigan aveva preso posto pochi secondi prima, ora intenta a camminare in direzione dei propri servi, lanciando quello che era una sorta di ruggito metallico a quell’imposizione tutt’altro che ben accetta.

– Oh si… hai perfettamente ragione nel dire che ora siamo tutti dalla stessa parte – sussurrò la strega, superando i propri “alleati” malconci quasi con una certa indifferenza dettata dalla sete di potere – perché che vi piaccia o meno andremo fino in fondo a questa faccenda–

La volontà della Deva di veder annientata la propria madre, l’odio ormai radicato che provava per essa e per il modo in cui le aveva decisamente rovinato la vita, sembravano non conoscere confini etici degni di nota. Qualsiasi mezzo sarebbe stato ben accetto per la donna, e tutti coloro che avessero accennato a voltarle le spalle non avrebbero provato la stessa indulgenza che aveva offerto ai suoi stessi mercenari.

Tutta quella dimostrazione di forza però, e forse c’era da aspettarselo, l’aveva lasciata decisamente spossata e con una stanchezza addosso che difficilmente sarebbe riuscita a mascherare di fronte ai suoi nuovi schiavetti. Doveva riposare su di un letto caldo e morbido, magari accompagnata da una bottiglia di vino rosso, affidandosi al terrore che aveva instillato in quei poveri chojin per tenerseli buoni… poi magari avrebbe chiamato in camera anche Bone Cold più tardi, e solo successivamente sarebbe tornata a studiare più attentamente il suo nuovo esercito di burattini viventi.

Come aveva già ripetuto a quei buoni a nulla continuare a scappare non sarebbe servito a nulla, e se Alana si aspettava di poter raggiungere il monastero indisturbata per poter rimediare all’errore  fatto allora si sbagliava di grosso.

Le aveva permesso di vivere, facendole credere di averle fatto un atto di misericordia, quando in realtà aveva solo prolungato la sua detenzione piuttosto che abbatterla il giorno stesso in cui si era ribellata a tutto quello squallido sistema – perché lo era, a prescindere dalle loro motivazioni – dandole dunque una possibilità di evolversi ulteriormente.

Dunque sua madre doveva sapere che lasciarla in vita sarebbe stato il suo più grande errore.

 

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Il cosiddetto Tempio della Costanza era forse il luogo sacro più sfarzoso e opulento che attualmente l’improbabile drappello di eroi era costretto ad osservare. Francamente parlando Warsman ne aveva già piene le scatole di quella città dorata e dei suoi eccentrici signori, per quanto fossero stati trattati più che bene in albergo, e camminare attraverso gli sfarzosi corridoi del tempio non gli stava facendo bene ai nervi.

Tutto in quel maledetto palazzo barocco era fatto di metallo lucente – dalle colonne fino alle volte a crociera alte come quelle di una cattedrale – e gli innumerevoli incensieri di bronzo finemente lavorato emettevano un fumo dolciastro che gli stava dando la nausea.

Si erano presentati alle porte del sontuoso palazzo all’ora prestabilita, giusto perché avevano minacciato di incaprettare DikDik van Dik e mangiarselo… quindi niente di troppo traumatico, ed il vassallo che li accolse alle porte fu ben felice di poterli accompagnare dal suo regino in capo.

Quel tozzo vassallo vestito di sete preziose era probabilmente il primo uomo autoctono che incontravano da quando erano giunti ad Amarantine, con tutta probabilità un discendente di quei pirati spaziali che provarono ad insidiare le donne del luogo, ed era stato anche piuttosto logorroico mentre decantava tutte le qualità della sua improbabile sacerdotessa.

– La somma sacerdotessa, ossia l’Indomabile Furiosa Charlotte Vas Jilani è una donna di gran classe sapete?! –commentò il piccolo servitore, scandendo per bene il lungo, e improponibile, nome della “sacerdotessa” – è stata capace di perfezionare l’arena presente alla base del tempio, consentendo che essa si colleghi a tutti i piani del palazzo, ed inoltre ha arricchito la sala del trono di preziosi trofei quali le teste di vermi urlatori e anche di…–

No, decisamente l’ex lottatore non ce la faceva ad ascoltare la voce petulante di quell’assurdo omino, e logicamente il suo sguardo si rivolse verso la moglie ingrata che camminava poco distante da lui. Emerald ovviamente continuava a non volerlo guardare e a fare la sostenuta, per quanto tutto il suo linguaggio del corpo stava parlando di ben altro come il fatto più evidente di volergli rivolgere la parola e finirla con quella pagliacciata. Il russo aveva messo da parte il rancore e la giustificabile indignazione per quel suo comportamento apparentemente inspiegabile, ma con il tempo aveva maturato sempre di più il pensiero che nel suo atteggiamento distaccato ci fosse lo zampino del caro papi. Un pensiero divenuto ormai ovvia certezza.

L’uomo che lo aveva fatto bandire dalla Muscle League, umiliandolo sia prima che dopo lo scontro, e non facendo segreto di aver ben voluto imbalsamarlo per metterlo nella sua personale sala dei trofei. Ormai ci aveva fatto il callo con le sue idee tutt’altro che gentili riguardo la sua persona, e di grazia che non gli aveva pure dato la caccia come un animale nel corso di quegli anni, ma con quell’uomo non si poteva mai sapere cosa poteva passargli per quella sua mente criminale. Non voleva mettere in pericolo Alya cercando di mettersi in contatto con lei, su questo punto era molto suscettibile a riguardo e aveva sempre pensato che meno si faceva vedere da sua figlia e meglio era per tutti, ed inoltre confidava su Robin Mask sul fatto che l’avrebbe protetta.

Non voleva perdere Emerald logicamente, come si stava ormai ripetendo anche da prima di quella folle avventura, durante quei mesi tutt’altro che gentili con il suo umore tornato nel limbo della solitudine, e poco gli importava di come era fatta la struttura del palazzo in cui erano confinati quel branco di uomini sadici. Per quanto effettivamente fosse di tutto rispetto.

L’intera cittadella era a forma di imbuto rovesciato, ed ogni piano era comunicante con l’altro tramite un unico, grande, foro cilindrico che partiva dalla punta del campanile fino ad allargarsi enormemente arrivato a raggiungere la grande arena presente nelle fondamenta stesse della rocca. Ogni piano in pratica era comunicante con l’arena stessa e stando a quello che diceva il vassallo si poteva godere dello spettacolo offerto anche stando all’ultimo piano dell’edificio, nonostante al russo pareva alquanto strano  che si potesse godere di un buon spettacolo senza doversi allungare così tanto da cadere verso il basso… ma magari era tutta una questione di prospettiva studiata ad arte da un qualche diabolico architetto.

– In pratica c’è qualcosa che la vostra adorabile sacerdotessa non riesce a fare? – commentò con una nota velatamente arrogante Kyle Mask – da quanto si dice, tuttavia, le manca solo la bellezza…–

– Compenso la carenza di aspetto fisico con la mia voce da usignolo, giovanotto. E per quanto riguarda quello che riesco o non riesco a fare credimi… io posso fare tutto

La loro conoscenza con la sacerdotessa e la sua adorabile corte non la fecero con la consueta porta spalancata dopo un lungo corridoio come di solito capitava in una reggia così sfarzosa, ma semplicemente voltando lo sguardo alla loro sinistra per poter osservare una sontuosa sala del trono al di là delle colonne ad arco di foggia orientale. Si trattava di un effetto sorpresa piuttosto semplice ma che ebbe comunque la meglio sul gruppetto tanto da provare tutti quanti un certo disagio nel trovarsi di fronte una decina di uomini conciati decisamente… molto male.

– Un effetto alquanto curioso, ma sorprendentemente coreografico – sussurrò il lottatore del Principato di Monaco all’intero gruppo – mi chiedo dunque dove porta la grande porta che c’è in fondo al corridoio…–

– Porta direttamente alle toilette pubbliche, signore! – rispose raggiante il vassallo. Ma non era esattamente la cosa più importante, al momento, dato che in mezzo a quel folto gruppo di uomini orrendi in lingerie femminile di pizzo e seta, tutti aventi tacco 12 ai piedi come il loro regino capo comodamente seduto sul proprio trono, spiccava un redivivo DikDik van Dik tenuto prigioniero da… quello che sembrava essere un lungo guinzaglio di pelle ben tenuto stretto dalla Somma Sacerdotessa.

Improvvisamente lo sguardo spento e ormai rassegnato del lottatore tanzaniano si riaccese di flebile speranza quando tra i nuovi arrivati riconobbe le facce dei suoi vecchi compagni, e seppur con gambe tremanti riuscì a mettersi in piedi tentando, quasi incespicando, di avanzare verso quei volti amici.

– R-ragazzi…RAGAZZI!! – si mise praticamente a piangere nel mentre che cercava di raggiungerli – s-siete venuti a salvarmi finalmente!! Dopo tutto questo tutto questo tempo finalmente poss-ARGH!! –

Logicamente il guinzaglio non si mostrò poi così lungo da permettergli di raggiungere i suoi compagni della Muscle League, ed uno strattone deciso della sacerdotessa Furiosa bastò ed avanzò per farlo cadere all’indietro sotto lo sguardo decisamente poco indignato degli altri.

– Ehm… si. Tra le altre cose siamo qui anche per te DikDik– borbottò la marchesa Lancaster, che si era quasi dimenticata di quello sfortunato lottatore. Un pochino imbarazzante come cosa, in effetti – ma ora se non ti dispiace vorremmo parlare con la, ehm, sacerdotessa… ok? Ti prometto che verrai liberato non appena tutto questo sarà finito–

– Esattamente figliola. Sarebbe il caso di concentrarci sul motivo principale della vostra convocazione a palazzo… non sei d’accordo pure tu, cucciolotto della mamma?! –

– Lontano da me! V-vile creatura!! –

Nonostante allo scarso chojin non gli mancassero il coraggio per affrontare il proprio aguzzino bisognava ammettere che sua signoria aveva due avambracci niente male oltre che un viso statico, senza neppure l’ombra di un sorriso tra quelle labbra tinte di porpora, che non prometteva nulla di buono. Madame ignorò le lamentele di DikDik e si preparò dunque al suo monologo atto a presentare lei e tutta la sua corte di uomini ai nuovi arrivati.

– La vostra venuta nella nostra umile dimora ha uno scopo preciso… e lungi da me approvare una simile scelta! Ma devo ammettere che la costanza con cui state perpetuando la vostra missione ci lascia piuttosto stupiti…–

Per essere un uomo camminava piuttosto bene su quei tacchi vertiginosi, ed anche i suoi colleghi, dai capelli cotonati in acconciature quasi eccentriche sebbene ben curate, sembravano a loro agio in abiti femminili e atteggiamenti femminei… però Emerald dovette comunque portarsi con discrezione una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere in faccia a gente potenzialmente pericolosa.

– Tuttavia – proseguì la somma sacerdotessa con la propria voce profonda – la costanza è un elemento fondamentale nella ricerca del proprio obbiettivo. Essa infatti ha la capacità di non distogliere una persona dalla propria strada, di non farle montare la testa, pur mantenendo la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti! Dico bene, sorelle mie? – le altre “ancelle” acconsentirono cinguettando dei “si” o dei “ben detto” nei confronti della propria signora, che subito dopo aver preso le loro affermazioni entusiaste ritornò a rivolgersi ai nuovi venuti – i nostri antenati hanno commesso gravi peccati in questo meraviglioso paese, e ciononostante perseveriamo nella nostra ricerca di femminilità con costanza e lucidità! La stessa che pretenderemo da voi nella prossima sfida che vi attenderà nella splendida arena che abbiamo fatto rimodernareeeeh! –

Lo disse quasi cantando, seguito da un gesto teatrale alla Freddy Mercury e da applausi scroscianti da parte delle altre signore piuttosto mascoline, lasciando che un imbarazzante gelo si impadronisse dei superstiti della Muscle League.

Francamente parlando non sapevano cosa doveva dire, magari chiedere dove fosse Sunshine visto che era il loro diacono e non era presente in sala, anche se magari era intento ad ultimare gli ultimi preparativi dello scontro come ben immaginò Check Mate, e nonostante il loro ovvio stupore madame non aveva ancora finito con il suo sproloquio.

– Ok, basta adesso. Catturateli, signore mie… che a breve il gioco avrà inizio! –

Furiosa schioccò le dita, e subito le signore del suo enturage sogghignarono in modo malevolo, proprio come pirati spaziali, e subito si fiondarono sul povero gruppo che quasi non ebbe modo di reagire o di spintonarle via.

– Cosa?! Che razza di storia è questa?! – sbraitò Lord Flash, ribellandosi alla presa di due robuste ancelle e vedendo che anche Kyle e Check Mate stavano cercando di fare altrettanto. Idem per Emerald, mentre il povero DikDik venne calpestato da quelle donne fin troppo robuste – non ci è stato detto che saremmo stati imprigionati di nuovo! È un nostro diritto combattere… Ooff! –

Un colpo in pieno stomaco gli tolse l’aria dai polmoni, fin quasi a farlo svenire, e per quanto Kyle cercò di chiamarlo in un moto istintivo i suoi appelli si persero nel vuoto. Solo la voce della sacerdotessa divenne tangibile in mezzo a quel mal di mare che lo travolse, e lo fece in modo brusco quando le sue mani gli artigliarono la parte superiore del cranio per costringerla a guardarla.

– Infatti è un diritto che non vi toglieremo, splendido marito. Ma seguirete le nostre regole, e la prima regola del tempio è che nessun uomo non autorizzato possa varcare la sua soglia… e tu decisamente non lo sei. Buttatelo fuori dunque! –

Lo liberò bruscamente dalla propria presa nonostante il tono di voce completamente piatto, ed un altro colpo alla testa del povero Warsman lo portò ad oscurargli la vista mentre le grida concitate dei suoi compagni cercavano di tenerlo disperatamente sveglio.

Ma i giochi sarebbero iniziati senza di lui, in netta inferiorità numerica.

 

 

 

Vi chiedo enormemente scusa per il gran ritardo, ma sono rimasta bloccata con la parte di Morrigan che proprio non sapevo come gestire! Le ho pensate tutte ma credo che alla fine pomparle i poteri fosse l’unico modo per tenersi stretti tre mercenari che altrimenti l’avrebbero già abbandonata. Ok, so che sembra un capitolo di mezzo ma prendetelo così comunque, dato che ho fatto fatica ad ultimarlo nonostante la mia buona volontà!

A presto giovini!

  
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