–
Stai masticando quella cartellina da ormai quindici minuti e trentotto
secondi.
Sai, ammettere di avere un principio d’ansia non è
poi così disdicevole come ammettere
di… –
–
Mi piace il sapore del cuoio con cui è ricoperta, va bene?!
Smettila di scocciarmi!
È solo un passatempo! –
–
…avere un feticismo imbarazzante per l’ecopelle
spacciata per cuoio vero–
Era
logico che l’inquisitrice Nuala, una donna alquanto
“bizzarra” visto che aveva
un totale di sei braccia, si
ritrovò
ad emettere un suono sarcastico che fuoriuscì con voce
distorta dalla
mascherina che portava in volto nell’osservare la patetica
negazione della sua
collega Naomi. La succube aveva giustamente deciso di tenere
d’occhio un gruppo
di Soldati Flessibili alquanto ficcanaso, ma a quanto pare cercare di
prendere
le redini decisionali si stava dimostrando alquanto difficile per lei.
Tentare di
sedurre il capo di questi soldati si dimostrò essere una
cosa alquanto ardua,
non si era eccitato neppure quando decise di usare per davvero i suoi
poteri da
succuba, provando dunque a risvegliare in lui gli istinti
più bassi dell’essere
umano, ma doveva ammettere a se stessa che aveva una forza di
volontà davvero
notevole tanto da
cacciarla via dalla
propria tenda solo quando capì che stava per cedere al
richiamo della carne.
Ataru
Muscle non era come suo fratello Suguru, dal lato caratteriale aveva
preso
decisamente da sua madre Sayuri, e dunque fu logico che non
apprezzò
l’intrusione di quella femmina nel bel mezzo del suo cambio
d’abito. Certo,
Naomi avrebbe ben potuto mettergli contro la sua intera squadra se solo
avesse
voluto, i feromoni che emetteva potevano essere a dir poco micidiali in
effetti, ma il suo lato perfezionista andava a cozzare con la sua
stessa natura
di succuba.
Per
l’inquisitrice tutto doveva combaciare, tutto doveva seguire
gli schemi preimpostati
e chi non si sottometteva a lei aveva la capacità di
mandarla in crisi di
nervi. Dunque se Nuala aveva la fissa per l’igiene, Naomi
aveva quello del
controllo della situazione… ma questa sua mezza crisi
isterica non stava in
nessun modo impietosendo la collega che, giunta lì per avere
un rapporto della
situazione, sbuffò seccata incrociando un paio di braccia in
petto.
–
È encomiabile il fatto che tu voglia tenere
d’occhio questi gorilla
ammaestrati, cosa che tra l’altro sei geneticamente propensa
a fare meglio, ma
non credi di aver spifferato loro un po’ troppe notizie?!
–
Se
Nuala si trovava in quel campo base, allestito ad un giorno di cammino
dal
Crocevia e nel bel mezzo della zona di quarantena dettata da quelle
lande
chiamate Terre Perdute, era per esplicite direttive delle Rose Bianche
che
pretendevano una attenta analisi della missione nonché
istruire i soldati del
pianeta kinnikku nell’affrontare una incursione in terre
decisamente ostili,
dopotutto faceva parte dell’addestramento delle Cortigiane addentrarsi
nell’entroterra per dar prova
della loro forza uccidendo almeno un vampiro come “rito di
iniziazione”, ma
oltre alla collaborazione era logico che non si voleva che gli
improbabili
alleati ficcassero troppo il naso in affari che non competevano loro.
Specie
se una loro ex collega era invischiata in modo poco chiaro con
l’incidente
avvenuto nello spazio porto
messo a
ferro e fuoco.
Ad
ogni modo, se hai finito di lasciare i segni della tua arcata superiore
su quel
manufatto inanimato direi che è il caso di parlare nel
dettaglio di questa
operazione improvvisata…–
Logicamente
la donna ragno si stava riferendo ad uno specifico particolare che non
andava
affatto ignorato, e a Naomi bastò poco per rimembrare che il
soggetto delle
loro ricerche tanto da farle lasciare le mascelle sulla povera
cartellina ormai
smangiucchiata.
–
Alana inizia a preoccuparmi in effetti… perché
tornare su Amazon e perché fare
tutto questo disastro come a dire “ehi, sono qui”?!
ha sempre improvvisato, è
vero… ma arrivare così senza un valido piano e
distruggere mezza cittadina?! –
–
Magari ha ancora degli affari da sbrigare qui… ci hai
pensato? – fece
sarcasticamente Nuala, con una voce tanto distorta dalla maschera che
portava
alla bocca da sembrare profondamente maschile – è
da un po’ che la teniamo
d’occhio e non siamo mai riusciti a capire da quale lato
della barricata sia.
Magari di entrambi, visto e considerato che uccidere la sua unica
figlia deve
essere stato alquanto traumatizzante–
All’inquisitrice
il sarcasmo non mancava mai, neppure quando c’era di mezzo un
argomento tanto
delicato che sfociava con il tradimento
puro sebbene questo non sia mai stato confermato da nessuna prova
concreta.
Dire apertamente che Alana poteva essere una sospetta traditrice della
sua
stessa patria era qualcosa di altamente taboo, quasi blasfemo per
essere
pronunciato dalle loro stesse bocche, dunque era logico ricordarsi del
tassello
principale di tutta quella storia scabrosa e difficile. Dunque ecco che
ogni
singola parola andava dosata con saggezza lasciando che fosse la
semplice
intuizione a seguire i loro pensieri.
–
Che sia per la figlia o per altri affari, direi che Alana non ci
riguarda
minimamente signore mie… limitarsi a fare la propria parte
alle volte risulta
meno traumatico che usare la propria testolina, trovandosi dunque a
pensare di
meno e ad agire come automi creati con un unico scopo nella vita:
eseguire gli
ordini –
A
parlare era stata una collega di lavoro che Nuala conosceva molto
meglio
rispetto ad altre inquisitrici, per quanto tutte si reputassero un
gruppo molto
unito, e per una volta tanto si trovò a non contestare
quelle parole appena
pronunciate. Non che le dispiacesse punzecchiare Uriel Truce deSanta,
questo
andava detto anche se era un po’ troppo psicotica per i suoi
gusti, ma in
questo caso la faccenda era troppo delicata per farci delle battute e
tutte li
ne erano consapevoli.
La
Deva di origini terrestri non era cambiata molto in quegli ultimi mesi,
continuando ad avere più tatuaggi esposti che centimetri di
pelle coperti da un
qualsiasi tipo di vestiario, che attualmente prevedevano dei
pantaloncini inguinali
e una fascia di pelle nera a stringerle il seno, e nonostante la
cocente
sconfitta avvenuta in casa Mask le
Cortigiane non avevano interrotto le loro indagini sul traffico
scellerato di
sabbia rossa. I tatuaggi incantati di Uriel, nell’aspetto
simili a serpenti
stilizzati, strisciarono lenti e languidi per tutta
l’atletica figura della
loro signora ad ogni suo passo all’interno di quella grande
tenda che ospitava la
divisione delle inquisitrici, lasciando che fosse il silenzio delle sue
colleghe ad accompagnarla fino a loro.
–
Masada ha smesso di comunicare telepaticamente con noi ormai da
giorni… e ben
sappiamo cosa significhi un suo rifiuto alle nostre suppliche
– disse Uriel,
camminando in cerchio attorno alle sue colleghe con il suo solito passo
svogliato, facendosi ben capire dalle due donne –
è come un orso grigio in
caccia, indisposta ad abbandonare una strada già decisa
nonostante alle sue
spalle ci sia uno tsunami pronto a travolgerla… ma la cosa
singolare, è che
sarebbe capace di tramutarsi ella stessa in un maremoto di proporzioni
gigantesche! Eseguire gli ordini per Masada equivale a respirare,
all’incontrario di molti soldati qui presenti–
–
Beh mi stupirebbe l’incontrario. Se non eseguisse gli ordini
sarebbe una.. –
–
Oh maldición! E piantala di
interrompere sempre i miei discorsi! – tuonò la
donna di origini ispaniche a
Nuala, che ben si divertiva ogni volta a interrompere i suoi sproloqui
a dir
poco prolissi– sai meglio di me che ogni mia singola sillaba
poi si rivela
essere fondata!! Credi forse che questi uomini resisteranno a lungo
nelle Terre
Perdute?! Se ora si trovano qui è solo per il compenso
finale che non verrà mai lasciato dalla nostra miss
perfezione, non rendendosi neppure conto di quando la morte
verrà a coglierli
nei peggiori dei modi, desiderando fino alla fine un pezzo di paradiso
che non
verrà mai dato loro–
Un
discorso piuttosto sprezzante quanto vero, che colpì Naomi
ma che si limitò a
non mostrare nessun tipo di malcontento sistemandosi meglio gli
occhiali sul
setto nasale. Il gesto portò le lenti incastrate nella
montatura a riflettere
la luce offerta dall’unica lanterna a gasolio appesa al
“soffitto” della tenda,
nascondendo così le sue iridi viola agli occhi scuri delle
colleghe arcigne.
Uriel aveva detto bene, i soldati ubbidivano ad Ataru Muscle, ma la
presenza
della succuba si stava facendo sentire seppur in modo impercettibile
all’interno della squadra del sospettoso sergente, piuttosto
ansioso di
completare la sua missione di ricerca dei due fuggitivi, ossia Alana e
la sua
“misteriosa compagna”, e dunque era logico che la
sua influenza si sarebbe
fatta sentire maggiormente fino a ridurre quegli uomini a meri
strumenti
ludici.
–
Ebbene? Cosa ci suggerisci di fare dunque? –
domandò miss Ende, con un lieve
sorriso agli angoli delle labbra – è chiaro che
non è il caso di interferire
troppo con Masada, se non ci si vuole ritrovare con tutte le ossa rotte
per
aver interferito, quindi facciamo fare il giro turistico ai nostri
alleati? O
ci limitiamo a seguire i sospetti in fuga verso l’entroterra
del continente?! –
–
Io dico di sfruttare l’occasione. Lasciamo che i nostri
alleati facciano le
loro indagini e, se vengono a scoprire qualcosa di interessante buon
per noi…
infondo non è così raro che eserciti inesperti
finiscano tra le fauci di questi
perros che la gente si ostina a
chiamare “demoni della notte” –
Era
chiaro che la situazione fosse molto più delicata di un
semplice sospetto di
traffico di sabbia rossa, dato che il tradimento era un pensiero
sottile nato
con il ritorno su Amazon di Alana e ora con l’apparizione di
una Masada
piuttosto taciturna, e il tutto si riassumeva come una gigantesca
polveriera
pronta ad esplodere una volta che tutto l’intricato mistero
fosse stato
definitivamente risolto. Se la bomba delle rivelazioni fosse esplosa
allora per
l’intero ordine di cui facevano parte sarebbe stato scosso
fino alle sue radici
tanto da perdere credibilità e potere, decretando una nuova
era che avrebbe
cambiato definitivamente il volto del pianeta stesso permettendo magari
a chi
non doveva di allungare troppo le mani. Se la cosa andava risolta,
tanto valeva
farlo in famiglia.
E
tutti gli altri potevano essere considerati sacrificabili.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Tecnicamente
parlando si era aspettato di peggio da Morrigan.
Magari
che iniziasse a spaccare l’arredamento presente un
po’ ovunque all’interno del
monastero oppure che gridasse come una ossessa le peggio sventure che
un
orecchio umano poteva capire. Invece Bone Cold potè vedere
una strega a dir
poco lucida nella sua folle rabbia nascosta in quei suoi occhi neri
come una
notte senza stelle.
Attualmente
la giovane donna si trovava nella sala tattica del grande complesso
monastico,
ed ogni cartina planetaria presente non era capace di distrarla dal
grande
tavolo operativo illuminato di varie luci e con messaggi in arrivo dai
vari
operatori al suo servizio. Per il lavoro che svolgeva il gruppo una
sala computerizzata
con le migliori tecnologie era necessaria, ma gli occhi della Deva non
erano
interessati ai rapporti dei suoi sottoposti quanto piuttosto intenta a
pensare
alle parole del mercenario di Dokuro piuttosto profetiche quanto
sgradite.
–
È da un po’ che il tuo avvocato non si fa sentire,
Morrigan – fece il chojin,
avvicinandosi prudentemente a lei pur mantenendo la distanza di
sicurezza. Non
gli piaceva vederla così tesa. Così sofferente
– mi sa tanto che è rimasto coinvolto in qualche
incidente… oppure che abbia
deciso di intraprendere una strada differente–
Odiava
il modo in cui la strega dai folti capelli rossi lo ignorava, ed odiava
ancor
di più il sinistro scintillio presente nei suoi grandi occhi
alieni.
Istintivamente però si ritrovò a rilassarsi
quando la femmina aliena chiuse le
palpebre per sospirare pesantemente di fronte ad una sconfitta che non
voleva
ammettere, anche se purtroppo non avrebbe saputo dire cosa stesse
esattamente passando
per la testa di quella strega dello spazio decisamente frustrata. Non
sapeva
spiegarsi neppure lui cosa lo spingeva a continuare ad accettare il
lavoro
offerto da quella femmina aliena che tanto stava facendo dubitare i
suoi
improbabili compagni… certo, Morrigan pagava dannatamente
bene grazie al
traffico di sabbia rossa, ma i suoi mercenari sarebbero stati
così venali da
restarle accanto? Per quanto riguardava lui, non era tanto sicuro che
c’entrassero veramente i soldi.
Tuttavia
ogni ombra di presunto affetto,
strano per lui chiamarlo in tal modo, che nutriva per Morrigan si
stemperò al
ringhio furioso della donna che abbatté il pugno destro sul
ripiano di comando.
Il colpo fu talmente violento da mandare in frantumi i cristalli
liquidi
provocando svariate scintille che schizzarono violente verso il
soffitto di
legno della stanza, ma quello che risultò essere ancor
più preoccupante fu
l’espressione glaciale che aveva in volto nel compiere
quell’atto pieno di
rabbia.
–
Ehi…! Morrigan!! Dove diavolo stai andando ora?! –
Non
contenta di quel gesto di rabbiosa distruzione la strega si
allontanò a grandi
passi dalla sala di monitoraggio, più cupa che mai in volto,
inseguita da un esterrefatto,
quanto preoccupato, Bone Cold fino all’esterno
dell’edificio in una delle due
piazzette principali. La donna corse tra le grandi casse metalliche e
la nave
di Rinzler ignorandole completamente, lasciando perplesso lo stesso
mercenario
dei Sistemi Terminus nonché il criminale noto come Hanzo,
entrambi intenti a
mettere ordine all’interno
dell’hangar
dell’Innominata dopo l’ultimo fruttuoso scambio di
merci non propriamente
legali, dando quasi l’idea di voler superare la murata di
cinta e voler saltare
l’abisso con un tuffo acrobatico. Invece che buttarsi nel
vuoto però, sotto un
velo di crescente tensione tra il suo drappello di fidati soldati, la
giovane
strega spalancò la bocca emettendo quello che era un urlo
mai udito prima da
orecchio umano.
Uno
strillo cupo, come quello di una ancestrale sirena degli abissi, si
propagò
nella sottostante foresta sconfinata fino a perdersi nel velo di nebbia
perenne
che oscurava il suo orizzonte. Talmente acuto e roboante che gli stessi
chojin
dovettero portarsi le mani alle orecchie per evitare di rimanere del
tutto
frastornati da quel ruggito che parve quasi smuovere le fondamenta
stesse del
convento… per poi arrivare a concepire di non riuscire a
muovere le gambe da
tanto che era lo sconcerto esercitato da quel grido quasi alieno.
Addirittura
uno dei mercenari, in questo caso Rinzler, forse perché il
più “sensibile” agli
attacchi di natura psichica, cadde in ginocchio urlando rabbioso e
tenendosi
salde le orecchie ora sanguinanti.
–
Ah…ahaha! Stai soffrendo proprio come un animale, vecchio!
–
Ruggì
il criminale Hanzo, piuttosto divertito dalla sofferenza del collega
per quanto
egli stesso fosse preoccupato del dolore che provava al momento, oltre
al fatto
di provare quella fastidiosissima sensazione di non poter controllare
ogni
singolo muscolo del proprio corpo.
–
Morrigan…! F-fermati!! Maledizione!! –
L’unico
del gruppo che provò a muoversi verso la strega urlatrice fu
Bone Cold, ma con
evidenti scarsi risultati dato che le sue gambe non
obbedivano al suo
ordine di muoversi verso la donna per trascinarla via dalla murata. Non
era la
paura a tenerlo ancorato al terreno… ma era lei
stessa a controllare i loro stessi corpi evitando che si avvicinassero
troppo
alla sua figura. E questo era senza ombra di dubbio un elemento
alquanto
inquietante sui suoi effettivi poteri, tanto da portarlo a pensare che
il
destino che li attendeva non poteva essere certamente dei migliori.
Persino
la stessa Morrigan, alla fine di quel grido disumano, rimase piuttosto
sorpresa
dalle proprie effettive capacità di controllo ormai non del
tutto assopite
anche grazie a quei dieci anni di recupero delle forze e della propria
sanità
mentale. La rabbia e la disperazione che aveva provato
all’interno della sala
di monitoraggio, dopo l’ennesimo abbandono
da parte di una figura che doveva fare i suoi interessi e di cui in
buona parte
aveva subito il fascino, bisognava ammetterlo, sembravano averle dato
una
marcia in più in una nuova forma di consapevolezza che
sapeva di spietata
determinazione. Sapeva che aveva un potenziale che andava oltre ogni
dire, ma
non lo aveva mai testato veramente anche a causa di una costante
condizione
fisica poco sobria che non le permetteva quasi di stare in
piedi… se non di
molestare il suo mercenario preferito e di una altrettanto paura
viscerale nei
confronti di una genitrice fuori dagli schemi.
La
pulsante paura che da sempre nutriva per il proprio
“padre” l’aveva
condizionata così tanto da averla spinta a dubitare persino
di se stessa… e se
il piano di Alana consisteva nel distruggere anche a livello
psicologico la sua
unica figlia allora tanto di cappello persino a lei per aver ordito uno
tra i
piani più spietati che siano mai stati creati con
l’unica scusa di proteggere
la propria bambina. Per troppo tempo la strega dello spazio aveva
sentito il
peso di catene invisibili che l’avevano tenuta ancorata in
quel luogo isolato e
cupo, ben sapendo comunque che era un luogo perfetto per ordire le
proprie
macchinazioni, e sempre per troppo tempo aveva celato dentro di se
quell’urlo
spaventoso continuando a sentirsi ferita nell’animo e nella
carne per ogni
tradimento ( vero o presunto ) che doveva ogni qual volta sopportare.
Prima la
madre, poi l’amante prediletto… anche se da
entrambi sapeva fin dagli esordi
che non ci si poteva fidare ciecamente di
ogni loro singola parola.
A
fare la vittima in eterno non ci avrebbe guadagnato nulla, solo la
totale
insubordinazione da parte dei suoi venali mercenari che già
pagava
profumatamente, dunque in quei pochi secondi di silenzio che
l’avevano
caratterizzata in modo inconsueto nella sala di monitoraggio aveva
preso la sua
decisione dopo l’ennesimo risveglio
cerebrale.
E
quando finalmente parlò, parve che persino la sua voce
avesse cambiato tono.
–
Se continuassi a fuggire il problema continuerebbe a seguirmi
sempre… e la sua
voce continuerebbe a ronzare nella mia testa come un fischio simile
alla colpa
che non ho – strano modo per descrivere il senso di colpa, ma
a nessuno dei
presenti piaceva la strana atmosfera che si era creata. Neppure quando
la
strega si voltò lentamente verso i propri uomini –
non ha senso per me
continuare a non affrontare il problema, è proprio
ciò che lei si aspetta da
me–
–
E allora se hai tanta voglia di affrontare tua madre vai a darle il
benvenuto!
– ruggì di rimando Rinzler, ancora sofferente per
quell’attacco psichico e
intento a cercare di rialzarsi in piedi – noi non abbiamo
firmato un contratto
per suicidarci…Uarghh! –
Un
ruggito strozzato misto tra rabbia e dolore fuoriuscì dalla
bocca del
mercenario dei sistemi Terminus, nell’atto di accasciarsi
prepotentemente a
terra come se qualcuno gli avesse dato un calcio dietro la schiena. Per
un
momento fu come se il suo cuore si fermasse nel pompare prezioso sangue
e
ossigeno, non reagendo in nessun modo ai suoi richiami disperati e
istintivi di
tornare a respirare, provocando dunque un certo disagio ai suoi
compagni quando
dalla bocca non gli uscì altro che un gorgoglio affannato in
cerca di aria
vitale. Con tutta probabilità Rinzler non aveva mai
sperimentato qualcosa di
simile in vita sua, o quantomeno era passato molto tempo
dall’ultima volta che
era arrivato così vicino alla morte dato che non sembrava
volerla dare vinta
alla famelica strega.
–
Lo ammetto, sei un tipo piuttosto tenace per resistere in questo modo
– fece
Morrigan, osservando il chojin puntellarsi sui gomiti per rialzarsi in
piedi
nonostante non riuscisse a respirare – ma vedi di non
contraddirmi più in
futuro… potrei non essere più così
misericordiosa–
Lo
disse con tono falsamente innocente, nell’atto di liberare
dalla propria morsa
il mercenario ribelle permettendogli così di tornare a
respirare con grossi
colpi di tosse. Una scena che decisamente non piacque ai restanti due
uomini,
tanto da far intervenire Bone Cold abbastanza preoccupato per la piega
di tutta
quella faccenda. Un conto era avere a che fare con una strega
ubriacona, un
altro con una femmina decisamente impazzita e con poteri a dir poco
sovraumani
che aveva quasi del tutto ignorato… sapeva che era
praticamente immortale, ma
arrivare a controllare addirittura la carne delle persone che la
circondavano?!
Forse era così che si era sbarazzata delle precedenti
inquiline del convento
senza neppure rendersene conto.
–
M-maledizione, Morrigan! – odiava sentire la propria voce
tremare, ma come
poteva non farsi prendere dal panico visto che, nonostante la loro
forza fisica
piuttosto considerevole, male che andava potevano limitarsi a cercare
di
respirare come il loro anziano compagno? –
c’è bisogno di arrivare a tanto?!
Sai perfettamente che siamo tuoi alleati!–
Mi
sa che non è il caso di
chiederle dei poteri, hm? –
bisbigliò
accanto a lui un Hanzo piuttosto cupo in volto per quanto potesse
esprimere
emozioni con la maschera sempre ben calata sul volto, ma per una volta
tanto il
mercenario “non morto” decise di non dar troppo
peso alle sue provocazioni. Era
il caso di rimanere in vita e di ricordarle che li, al momento, erano
tutti
dalla stessa parte.
La
femmina aliena tuttavia si mise a ridere in maniera sottile a quella
sua
affermazione che suonava particolarmente sincera, e a poco a poco quel
suo riso
quasi candido venne coperto da uno strano gracidare sempre
più potente e
proveniente da ogni direzione possibile. Le orecchie non stavano
ingannando i
tre chojin, un intero stormo di corvi si era alzato in volto
gracchiando quasi
disperatamente… seguiti poi dalla cacofonia di altri
volatili e creature
decisamente pericolose che quasi sicuramente corrispondevano ai temuti
demoni
della notte. Tutte le creature che rimbombavano nella fitta vegetazione
sottostante immersa in una nebbia perenne parvero come soffrire nel non
poter
muovere le proprie membra come meglio volevano, ed un nutrito numero di
creature volanti si alzò in cielo fino a raggiungere il
silenzio del monastero
di Hope.
Addirittura
un gigantesco garuda, una creatura dalle piume di un cupo verde
smeraldo e una
bocca simile a quella di un rettile, si posò sul muricciolo
in cui Morrigan
aveva preso posto pochi secondi prima, ora intenta a camminare in
direzione dei
propri servi, lanciando quello che era una sorta di ruggito metallico a
quell’imposizione tutt’altro che ben accetta.
–
Oh si… hai perfettamente ragione nel dire che ora siamo tutti dalla stessa parte –
sussurrò la strega, superando i propri
“alleati” malconci quasi con una certa indifferenza
dettata dalla sete di
potere – perché che vi piaccia o meno andremo fino
in fondo a questa faccenda–
La
volontà della Deva di veder annientata la propria madre,
l’odio ormai radicato
che provava per essa e per il modo in cui le aveva decisamente rovinato
la vita,
sembravano non conoscere confini etici degni di nota. Qualsiasi mezzo
sarebbe
stato ben accetto per la donna, e tutti coloro che avessero accennato a
voltarle le spalle non avrebbero provato la stessa indulgenza che aveva
offerto
ai suoi stessi mercenari.
Tutta
quella dimostrazione di forza però, e forse c’era
da aspettarselo, l’aveva
lasciata decisamente spossata e con una stanchezza addosso che
difficilmente
sarebbe riuscita a mascherare di fronte ai suoi nuovi schiavetti.
Doveva
riposare su di un letto caldo e morbido, magari accompagnata da una
bottiglia
di vino rosso, affidandosi al terrore che aveva instillato in quei
poveri
chojin per tenerseli buoni… poi magari avrebbe chiamato in
camera anche Bone
Cold più tardi, e solo successivamente sarebbe tornata a
studiare più
attentamente il suo nuovo esercito di burattini viventi.
Come
aveva già ripetuto a quei buoni a nulla continuare a
scappare non sarebbe
servito a nulla, e se Alana si aspettava di poter raggiungere il
monastero
indisturbata per poter rimediare all’errore
fatto allora si sbagliava di grosso.
Le
aveva permesso di vivere, facendole credere di averle fatto un atto di
misericordia,
quando in realtà aveva solo prolungato la sua detenzione
piuttosto che
abbatterla il giorno stesso in cui si era ribellata a tutto quello
squallido
sistema – perché lo era, a prescindere dalle loro
motivazioni – dandole dunque
una possibilità di evolversi ulteriormente.
Dunque
sua madre doveva sapere che
lasciarla
in vita sarebbe stato il suo più grande errore.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Il
cosiddetto Tempio della Costanza era forse il luogo sacro
più sfarzoso e
opulento che attualmente l’improbabile drappello di eroi era
costretto ad
osservare. Francamente parlando Warsman ne aveva già piene
le scatole di quella
città dorata e dei suoi eccentrici signori, per quanto
fossero stati trattati
più che bene in albergo, e camminare attraverso gli sfarzosi
corridoi del
tempio non gli stava facendo bene ai nervi.
Tutto
in quel maledetto palazzo barocco era fatto di metallo lucente
– dalle colonne
fino alle volte a crociera alte come quelle di una cattedrale
– e gli
innumerevoli incensieri di bronzo finemente lavorato emettevano un fumo
dolciastro che gli stava dando la nausea.
Si
erano presentati alle porte del sontuoso palazzo all’ora
prestabilita, giusto
perché avevano minacciato di incaprettare DikDik van Dik e
mangiarselo… quindi
niente di troppo traumatico, ed il
vassallo che li accolse alle porte fu ben felice di poterli
accompagnare dal
suo regino in capo.
Quel
tozzo vassallo vestito di sete preziose era probabilmente il primo uomo
autoctono
che incontravano da quando erano giunti ad Amarantine, con tutta
probabilità un
discendente di quei pirati spaziali che provarono ad insidiare le donne
del
luogo, ed era stato anche piuttosto logorroico mentre decantava tutte
le
qualità della sua improbabile sacerdotessa.
–
La somma sacerdotessa, ossia l’Indomabile Furiosa Charlotte
Vas Jilani è una
donna di gran classe sapete?! –commentò il piccolo
servitore, scandendo per
bene il lungo, e improponibile, nome della
“sacerdotessa” – è stata
capace di
perfezionare l’arena presente alla base del tempio,
consentendo che essa si
colleghi a tutti i piani del palazzo, ed inoltre ha arricchito la sala
del trono
di preziosi trofei quali le teste di vermi urlatori e anche
di…–
No,
decisamente l’ex lottatore non ce la faceva ad ascoltare la
voce petulante di
quell’assurdo omino, e logicamente il suo sguardo si rivolse
verso la moglie
ingrata che camminava poco distante da lui. Emerald ovviamente
continuava a non
volerlo guardare e a fare la sostenuta, per quanto tutto il suo
linguaggio del
corpo stava parlando di ben altro come il fatto più evidente
di volergli
rivolgere la parola e finirla con quella pagliacciata. Il russo aveva
messo da
parte il rancore e la giustificabile indignazione per quel suo
comportamento
apparentemente inspiegabile, ma con il tempo aveva maturato sempre di
più il
pensiero che nel suo atteggiamento distaccato ci fosse lo zampino del
caro papi. Un pensiero divenuto
ormai ovvia
certezza.
L’uomo
che lo aveva fatto bandire dalla Muscle League, umiliandolo sia prima
che dopo
lo scontro, e non facendo segreto di aver ben voluto imbalsamarlo per
metterlo
nella sua personale sala dei trofei. Ormai ci aveva fatto il callo con
le sue
idee tutt’altro che gentili riguardo la sua persona, e di
grazia che non gli
aveva pure dato la caccia come un
animale nel corso di quegli anni, ma con quell’uomo non si
poteva mai sapere
cosa poteva passargli per quella sua mente criminale. Non voleva
mettere in
pericolo Alya cercando di mettersi in contatto con lei, su questo punto
era
molto suscettibile a riguardo e aveva sempre pensato che meno si faceva
vedere
da sua figlia e meglio era per tutti, ed inoltre confidava su Robin
Mask sul
fatto che l’avrebbe protetta.
Non
voleva perdere Emerald logicamente, come si stava ormai ripetendo anche
da
prima di quella folle avventura, durante quei mesi tutt’altro
che gentili con
il suo umore tornato nel limbo della solitudine, e poco gli importava
di come
era fatta la struttura del palazzo in cui erano confinati quel branco
di uomini
sadici. Per quanto effettivamente fosse di tutto rispetto.
L’intera
cittadella era a forma di imbuto rovesciato, ed ogni piano era
comunicante con
l’altro tramite un unico, grande, foro cilindrico che partiva
dalla punta del
campanile fino ad allargarsi enormemente arrivato a raggiungere la
grande arena
presente nelle fondamenta stesse della rocca. Ogni piano in pratica era
comunicante con l’arena stessa e stando a quello che diceva
il vassallo si
poteva godere dello spettacolo offerto anche stando
all’ultimo piano
dell’edificio, nonostante al russo pareva alquanto strano che si potesse godere di
un buon spettacolo
senza doversi allungare così tanto da cadere verso il
basso… ma magari era
tutta una questione di prospettiva studiata ad arte da un qualche
diabolico
architetto.
–
In pratica c’è qualcosa che la vostra adorabile
sacerdotessa non riesce a fare?
– commentò con una nota velatamente arrogante Kyle
Mask – da quanto si dice,
tuttavia, le manca solo la bellezza…–
–
Compenso la carenza di aspetto fisico con la mia voce da usignolo,
giovanotto.
E per quanto riguarda quello che riesco o non riesco a fare
credimi… io posso
fare tutto–
La
loro conoscenza con la sacerdotessa e la sua adorabile corte non la
fecero con
la consueta porta spalancata dopo un lungo corridoio come di solito
capitava in
una reggia così sfarzosa, ma semplicemente voltando lo
sguardo alla loro
sinistra per poter osservare una sontuosa sala del trono al di
là delle colonne
ad arco di foggia orientale. Si trattava di un effetto sorpresa
piuttosto
semplice ma che ebbe comunque la meglio sul gruppetto tanto da provare
tutti
quanti un certo disagio nel trovarsi di fronte una decina di uomini
conciati
decisamente… molto male.
–
Un effetto alquanto curioso, ma sorprendentemente coreografico
– sussurrò il lottatore
del Principato di Monaco all’intero gruppo – mi
chiedo dunque dove porta la
grande porta che c’è in fondo al
corridoio…–
–
Porta direttamente alle toilette pubbliche, signore! –
rispose raggiante il
vassallo. Ma non era esattamente la cosa più importante, al
momento, dato che
in mezzo a quel folto gruppo di uomini orrendi in lingerie femminile di
pizzo e
seta, tutti aventi tacco 12 ai piedi come il loro regino capo
comodamente
seduto sul proprio trono, spiccava un redivivo DikDik van Dik tenuto
prigioniero
da… quello che sembrava essere un lungo guinzaglio di pelle
ben tenuto stretto
dalla Somma Sacerdotessa.
Improvvisamente
lo sguardo spento e ormai rassegnato del lottatore tanzaniano si
riaccese di
flebile speranza quando tra i nuovi arrivati riconobbe le facce dei
suoi vecchi
compagni, e seppur con gambe tremanti riuscì a mettersi in
piedi tentando,
quasi incespicando, di avanzare verso quei volti amici.
–
R-ragazzi…RAGAZZI!! – si mise praticamente a
piangere nel mentre che cercava di
raggiungerli – s-siete venuti a salvarmi finalmente!! Dopo
tutto questo tutto
questo tempo finalmente poss-ARGH!!
–
Logicamente
il guinzaglio non si mostrò poi così lungo da
permettergli di raggiungere i
suoi compagni della Muscle League, ed uno strattone deciso della
sacerdotessa
Furiosa bastò ed avanzò per farlo cadere
all’indietro sotto lo sguardo
decisamente poco indignato degli altri.
–
Ehm… si. Tra le altre cose siamo qui anche per te
DikDik– borbottò la marchesa
Lancaster, che si era quasi dimenticata di quello sfortunato lottatore.
Un pochino
imbarazzante come cosa, in effetti – ma ora se non ti
dispiace vorremmo parlare
con la, ehm, sacerdotessa… ok? Ti prometto che verrai
liberato non appena tutto
questo sarà finito–
–
Esattamente figliola. Sarebbe il caso di concentrarci sul motivo
principale
della vostra convocazione a palazzo… non sei
d’accordo pure tu, cucciolotto
della mamma?! –
–
Lontano da me! V-vile creatura!! –
Nonostante
allo scarso chojin non gli mancassero il coraggio per affrontare il
proprio
aguzzino bisognava ammettere che sua signoria aveva due avambracci
niente male
oltre che un viso statico, senza neppure l’ombra di un
sorriso tra quelle
labbra tinte di porpora, che non prometteva nulla di buono. Madame
ignorò le
lamentele di DikDik e si preparò dunque al suo monologo atto
a presentare lei e
tutta la sua corte di uomini ai nuovi arrivati.
–
La vostra venuta nella nostra umile dimora ha uno scopo
preciso… e lungi da me
approvare una simile scelta! Ma devo ammettere che la costanza
con cui state perpetuando la vostra missione ci lascia
piuttosto stupiti…–
Per
essere un uomo camminava piuttosto bene su quei tacchi vertiginosi, ed
anche i
suoi colleghi, dai capelli cotonati in acconciature quasi eccentriche
sebbene
ben curate, sembravano a loro agio in abiti femminili e atteggiamenti
femminei…
però Emerald dovette comunque portarsi con discrezione una
mano davanti alla
bocca per non scoppiare a ridere in faccia a gente potenzialmente
pericolosa.
–
Tuttavia – proseguì la somma sacerdotessa con la
propria voce profonda – la
costanza è un elemento fondamentale nella ricerca del
proprio obbiettivo. Essa infatti
ha la capacità di non distogliere una persona dalla propria
strada, di non
farle montare la testa, pur mantenendo la consapevolezza delle proprie
capacità
e dei propri limiti! Dico bene, sorelle mie? – le altre
“ancelle”
acconsentirono cinguettando dei “si” o dei
“ben detto” nei confronti della
propria signora, che subito dopo aver preso le loro affermazioni
entusiaste ritornò
a rivolgersi ai nuovi venuti – i nostri antenati hanno
commesso gravi peccati
in questo meraviglioso paese, e ciononostante perseveriamo nella nostra
ricerca
di femminilità con costanza e lucidità! La stessa
che pretenderemo da voi nella
prossima sfida che vi attenderà nella splendida arena che
abbiamo fatto
rimodernareeeeh! –
Lo
disse quasi cantando, seguito da un gesto teatrale alla Freddy Mercury
e da
applausi scroscianti da parte delle altre signore piuttosto mascoline,
lasciando che un imbarazzante gelo si impadronisse dei superstiti della
Muscle
League.
Francamente
parlando non sapevano cosa doveva dire, magari chiedere dove fosse
Sunshine
visto che era il loro diacono e non era presente in sala, anche se
magari era
intento ad ultimare gli ultimi preparativi dello scontro come ben
immaginò
Check Mate, e nonostante il loro ovvio stupore madame non aveva ancora
finito
con il suo sproloquio.
–
Ok, basta adesso. Catturateli,
signore mie… che a breve il gioco avrà inizio!
–
Furiosa
schioccò le dita, e subito le signore del suo enturage
sogghignarono in modo
malevolo, proprio come pirati spaziali, e subito si fiondarono sul
povero
gruppo che quasi non ebbe modo di reagire o di spintonarle via.
–
Cosa?! Che razza di storia è questa?! –
sbraitò Lord Flash, ribellandosi alla
presa di due robuste ancelle e vedendo che anche Kyle e Check Mate
stavano
cercando di fare altrettanto. Idem per Emerald, mentre il povero DikDik
venne
calpestato da quelle donne fin troppo robuste – non ci
è stato detto che
saremmo stati imprigionati di nuovo! È un nostro diritto
combattere… Ooff!
–
Un
colpo in pieno stomaco gli tolse l’aria dai polmoni, fin
quasi a farlo svenire,
e per quanto Kyle cercò di chiamarlo in un moto istintivo i
suoi appelli si
persero nel vuoto. Solo la voce della sacerdotessa divenne tangibile in
mezzo a
quel mal di mare che lo travolse, e lo fece in modo brusco quando le
sue mani
gli artigliarono la parte superiore del cranio per costringerla a
guardarla.
–
Infatti è un diritto che non vi toglieremo, splendido
marito. Ma seguirete le
nostre regole, e la prima regola del tempio è che nessun
uomo non autorizzato
possa varcare la sua soglia… e tu decisamente non lo sei.
Buttatelo fuori
dunque! –
Lo
liberò bruscamente dalla propria presa nonostante il tono di
voce completamente
piatto, ed un altro colpo alla testa del povero Warsman lo
portò ad oscurargli
la vista mentre le grida concitate dei suoi compagni cercavano di
tenerlo
disperatamente sveglio.
Ma
i giochi sarebbero iniziati senza di lui, in netta
inferiorità numerica.
Vi
chiedo enormemente scusa per il gran ritardo, ma sono rimasta bloccata
con la
parte di Morrigan che proprio non sapevo come gestire! Le ho pensate
tutte ma
credo che alla fine pomparle i poteri fosse l’unico modo per
tenersi stretti
tre mercenari che altrimenti l’avrebbero già
abbandonata. Ok, so che sembra un
capitolo di mezzo ma prendetelo così comunque, dato che ho
fatto fatica ad
ultimarlo nonostante la mia buona volontà!
A
presto giovini!