Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: hurrem    31/10/2015    7 recensioni
Cosa è successo prima, durante e dopo l'arrivo di Bra? Nella mia storia ho immaginato una serie di vicende che coprono quest'arco di tempo. Da sempre accanita fan del pairing Bulma/Vegeta ho deciso di raccontare dal punto di vista di entrambi un particolare momento della loro vita che si colloca dopo la sconfitta di Majin Bu e che vede il sayan e la terrestre alle prese con dubbi, imprevisti e ricerca della felicità anche in tempo di pace. Spero vivamente di essere rimasta IC e vi prego... recensite! Il progetto è diviso in una quindicina di capitoli (non so quanto ci vorrà a inserirli tutti) ed ognuno di essi ha il titolo di una canzone che richiama la trama. Il rating è rosso ma le scene di sesso esplicito sono alquanto ridotte. Aggiornamento: ho diminuito il rating, non credo che serva il rosso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono momenti in cui una si ricorda che ha lasciato qualcosa in sospeso, che forse ancora ci sono poveracci che leggono le storie che ha cominciato. Ci sono momenti in cui tutto quello che si è scritto finora non sembra mai abbastanza buono per andare avanti. Ma per fortuna, ogni tanto appare una piccola luce in fondo al tunnel e un nuovo capitolo prende vita.

Se ancora mi seguite, come sempre, ogni vostro commento e suggerimento sarà più che gradito!

 

 

CAP. 13 - SOMEONE BELONGING TO SOMEONE

 

 

“Ti ordino di lasciarci andare, Onio!”, esplode d’un tratto il piccolo principe risoluto, puntando un dito verso il torace enorme della guardia.

Katniss lo degna a malapena di uno sguardo, mentre Onio fa del suo meglio per non scoppiare a ridere.

“Io prendo ordini solo dal Re, soldo di cacio!”, sghignazza il sayan, abbassando un braccio gigantesco e scompigliando i capelli di Vegeta.

Il bambino si ritrae offeso, incrociando le braccia. Se solo volesse, potrebbe stendere quell’energumeno in un attimo.

“E poi si può sapere chi ti ha autorizzata ad uscire dalle tue stanze a quest’ora, principessa?”, l’uomo torna a rivolgersi alla bambina più grande.

Katniss si gioca il tutto e per tutto. Hanno poche possibilità di riuscire a sgattaiolare fino alle stanze del Re, se non convince la guardia a levarsi di torno.

“Mio padre, Onio! E si arrabbierà moltissimo se ci fai perdere altro tempo!”

L’uomo la scruta sospettoso, dall’alto in basso.

“Non sarà una delle tue solite storielle, signorina?”

La ragazzina mette le mani sui fianchi in segno di sfida.

 “Puoi andarlo a chiedere al Re, avanti!”

Onio si mette una mano sul viso, sospirando.

“Voi due mi farete diventare matto, prima o poi…”

Vegeta fa per lamentarsi, ma un gesto fugace della sorella gli intima di aspettare.

“Se tra 20 minuti non siete ognuno nella propria stanza, vi sguinzaglio dietro tutto il palazzo. Intesi?”, fa infine il sayan, appoggiandosi al muro e liberando loro il passaggio.

Katniss avanza impettita e tronfia, subito imitata dal fratello.

“Il signor Freezer sarà qui in visita tra qualche ora, non sto scherzando.”, si raccomanda ancora la guardia e Katniss perde tutta la sua baldanza.

“Sei sicuro?”, domanda, girandosi verso il sayan.

Onio annuisce e Vegeta sente uno strano formicolio percorrergli la coda. Non gli piace il signor Freezer; d’un tratto non vede l’ora di tornare nel suo letto.

“Dai, sbrigati!”, lo afferra per un braccio Katniss, trascinandolo nel corridoio.

I due bambini cominciano a correre furtivi, evitando le guardie e i servitori che si aggirano per il palazzo, intenti a svolgere le loro mansioni.

“Adesso dovrai smettere di prendermi in giro, Katniss.”, intima il principe, mentre entrano negli appartamenti della Regina.

Katniss si concede una risata di scherno.

“Guarda che resterai sempre più piccolo di me, nanerottolo!”

Una lama di luce fuoriesce dalla porta socchiusa della stanza di sua madre, e Vegeta dimentica di rispondere alla piccola sayan. Vuole conoscere a tutti i costi suo fratello neonato, ma rallenta l’andatura, incerto. Di solito non è il benvenuto in quell’area del palazzo.

Katniss gli segnala di avvicinarsi incoraggiante, ma si blocca con la mano a pochi centimentri dalla porta, quando le voci alterate degli occupanti della stanza raggiungono le loro orecchie.

“Non ti lascerò portare via mio figlio un’altra volta, Vegeta!”, tuona la regina, vicinissima alla porta.

Il piccolo Vegeta fa involontariamente un passo indietro.

“Ti ho detto che è per il suo bene, dannazione!”, risponde il Re, altrettanto adirato.

“Vuoi forse scambiare anche lui con un altro bastardo pidocchioso?”

Il principe è troppo giovane per accorgersene, ma Katniss nota senza fatica la voce del padre perdere sicurezza.

“Tu… vaneggi, donna!”

“Credi che sia così stupida? Credi che solo perché i tuoi figli hanno la fortuna di assomigliarti tanto, io non riconosca nel tuo erede il sangue di quella puttana di terza classe?”

“Basta!”, urla il Re, sbattendo ferocemente un pugno sul muro e abbattendone buona parte. Il rumore del crollo di calcinacci giunge alle orecchie dei bambini insieme al pianto infastidito di un neonato.

“Freezer sta venendo qui, lo vuoi capire? Ha qualcosa in mente. Troverà una scusa per ucciderlo.”

“Perché Freezer dovrebbe volerlo uccidere? Sei ridicolo! Dì la verità… ti vergogni del fatto che non sia abbastanza forte!”

“Freezer…”, ringhia il Re, “ci vuole distruggere! È solo questione di tempo e tu sei troppo stupida per accorgertene!”

“Codardo…”, sibila infine la Regina.

Il piccolo Vegeta può quasi vedere le labbra sottili di sua madre stringersi in una morsa di disgusto.

Passi decisi attraversano la stanza e i bambini si guardano colti alla sprovvista, improvvisamente consci di non avere un nascondiglio a disposizione. La porta si apre e Rosacheena appare in tutta la sua maestosità. Vegeta sa che non è molto forte, ma non può fare a meno di esserne segretamente intimorito.

La Regina sposta il suo sguardo adirato prima sulla figlia e poi sul piccolo principe. Vegeta non capisce perché sua madre lo odi così tanto, ma ne ha una conferma istantanea mentre ogni fibra del corpo della sayan emana ripugnanza verso di lui. Il principe sostiene il suo sguardo di fuoco. Si sforza di non cercare l’appoggio di Katniss e, dopo appena un istante che a lui sembra infinito, la Regina lo supera, allontanandosi nel corridoio. Katniss lo prende per la manica e lo tira verso la stanza, ma poi…

“Vieni, Katniss.”

La giovane sayan si blocca. Non è tanto sfrontata da disubbidire ad un ordine diretto della madre, ma non ha voglia di abbandonare la missione ad un passo dal traguardo.

“Katniss!”

Katniss fa spallucce al fratello e si allontana, trascinando i piedi in direzione della voce autoritaria della madre.

Vegeta la guarda scomparire nel buio. Combatte per un momento con il desiderio infantile di chiamarla e di chiederle di restare con lui…

“Vegeta?”

Il principe si volta e si trova davanti suo padre, sorpreso. I suoi lineamenti si induriscono, ma il bambino sostiene il suo sguardo indagatore.

“Cosa ci fai fuori dalle tue stanze a quest’ora?”

Il piccolo sayan nota un fagotto che si agita tra le braccia di suo padre.

“Volevo vedere mio fratello, padre.”

Il Re lo studia pensieroso. La presenza del principe è un ostacolo che non aveva considerato, ma potrebbe mantenere il segreto. È più intelligente di qualsiasi sayan della sua età, in fin dei conti…

“Figliolo… Devi farmi una promessa. Ne va del destino di tutta la nostra stirpe.”

Vegeta si impettisce, ansioso di mostrare al padre che capisce la gravità della situazione.

“Che promessa, padre?”

Intanto il fagotto comincia ad emettere dei deboli vagiti.

“Vedrai tuo fratello per la prima ed ultima volta stasera. Se qualcuno ti chiederà informazioni su di lui dovrai giurare di non averlo mai visto e di aver saputo che è nato morto; è chiaro?”

Vegeta avrebbe mille domande da fare. Ma non gli è permesso. Non è un comportamento consono per un principe.

“Lo ucciderai?”, chiede senza riuscire a frenarsi.

Il Re sospira.

“No, lo manderò su un pianeta lontano per proteggerlo. Ma devi capire che il resto dell’universo deve crederlo morto.”

Vegeta annuisce.

“Devi giurarmelo, Vegeta!”, insiste ancora il sayan.

“Te lo prometto, padre!”, risponde il bambino, mettendosi sull’attenti.

“Va bene…”, si rassegna il Re; poi si china all’altezza del giovane principe per permettergli di vedere cosa si cela all’interno di quello che ora Vegeta riconosce come un mantello.

È la prima volta che vede un neonato. È strano. Prima ancora della somiglianza con se stesso è il suo odore insieme familiare ed estraneo a colpirlo.

Il minuscolo sayan smette di agitarsi e di soffiare infastidito e lo guarda curioso agitando la coda. 

Vorrebbe toccarlo. Vorrebbe sorridere soddisfatto di avere qualcuno da maltrattare e da proteggere come fa Katniss con lui. Ma quel neonato non esiste; lo ha appena promesso. Con un sentimento che se fosse adulto potrebbe descrivere come amarezza, Vegeta capisce che sarebbe stato meglio non incontrarlo mai.

“Ora devi dimenticarlo, Vegeta. Torna a letto.”, gli intima il padre.

Vegeta china il capo per congedarsi dal Re, ma prima che il sayan possa rialzarsi sottraendo il neonato alla sua vista, il principe sfiora il piccolo braccio del fratello in un impeto incontrollabile.

“Addio, fratello.”

Poi scompare, correndo nel buio, per tornare nelle sue stanze.

 

 

Vegeta percorreva il solito corridoio al buio. Poteva essere solo l’ennesimo rientro notturno dopo qualche giorno trascorso a vagabondare sulla Terra. Il principe che tornava dal “campeggio”, come soleva dire Bulma.

Invece non era una notte come un’altra. Per molti motivi.

Innanzitutto non capitava mai che si assentasse per tutto quel tempo. Gli sarebbe piaciuto fare finta di non sapere che fossero passati ben 16 giorni da quando aveva lasciato la casa. Trunks era tornato dopo pochi giorni, incapace di resistere a quel richiamo contro cui anche Vegeta aveva dovuto combattere.

Il principe si ritrovò di fronte alla porta chiusa della sua camera da letto. Aveva aspettato così a lungo per essere sicuro di avere le risorse necessarie per affrontare quel momento, ma ora non era poi così certo di averle trovate.

Aprì la porta senza darsi tempo di immaginare cosa avrebbe trovato all’interno.

Luce soffusa. Rumore di acqua scrosciante. Lei sotto la doccia. Ma non l’avrebbe raggiunta perché lì davanti a lui, sul suo letto, dove per molto tempo l’aveva solo immaginata, c’era l’altra lei.

Bra.

Una neonata di pochi centimentri e tanto bastava per farlo restare immobile sulla porta; con il terrore che se si fosse mosso, il terreno sotto i suoi piedi si sarebbe aperto e l’avrebbe fatto precipitare in una voragine.

Un lieve sussultare di braccia gli fece capire che era sveglia e Vegeta si mosse cauto verso di lei.

La piccola sgranò gli occhi all’avvicinarsi di quell’ombra sconosciuta. Non poteva vederlo con chiarezza; non con quell’apparato visivo ancora immaturo.

Non avere paura.

Non lo disse davvero. Ma Bra sembrò capirlo lo stesso che quell’uomo non voleva farle del male.

Il sayan si ritrovò molto più vicino a lei di quanto avesse preventivato. Anche nel debole chiarore della lampada a stelo poteva ora osservare tutti i tratti di quella strana creatura.

La prima impressione lo lasciò senza fiato e una smorfia involontaria gli si dipinse in volto.

Dannata donna. Come diavolo ci sei riuscita?

Bulma. Era Bulma. Era quasi spaventoso quanto le somigliasse. Quanto il ragazzino di Kakaroth assomigliava al padre. Un velo quasi impalpabile di capelli turchini le coprivano il cranio e quegli occhi ancora di colore indefinito erano grandi e chiaramente pronti a trasformarsi in profondi laghi azzurri. La bocca, che la piccola apriva e chiudeva come per assaggiare l’aria intorno a sé aveva già, per quanto minuscola, la forma di quella stupenda di sua madre.

Sei bellissima.

Lo era davvero. D’un tratto Bra arricciò il naso in un’espressione che assomigliava molto al disgusto e Vegeta vide dell’altro. Era minuta, con il viso appena più sottile e la fronte più ampia rispetto alla Bulma neonata che aveva visto in fotografia. Ed era forte. Straordinariamente.

Orgoglio e quell’altra cosa terribile che Bulma gli aveva insegnato lo riempivano ad ondate.

Sono tuo padre.  

Davvero l’aveva fatta lui? Davvero lei gli apparteneva in modo così intimo e profondo?

La piccola gorgheggiava pimpante al suo indirizzo e lui si chiese se avesse già sviluppato quel modo tipicamente sayan di conoscere il mondo, se avesse già associato il suo odore a qualcosa di noto e piacevole come solo il richiamo del proprio sangue poteva essere.

Il principe inspirò lentamente.

Sapeva di buono. Sapeva di Bulma e lo stomaco gli si stringeva a tradimento, ad ogni atto respiratorio. Sapeva di sayan con un’intensità tale che, prima di vederla, avrebbe ritenuto impossibile associare un odore simile a quei grandi occhi azzurri.

Vegeta si sedette sul letto, accanto a lei, senza osare toccarla. Bra ruotò il piccolo capo verso di lui sempre più interessata a quella strana presenza, mai incontrata prima.

Lo stava uccidendo. La conosceva da pochi minuti e già dentro di lui qualcosa si stava spaccando in modo inesorabile. Bulma sarebbe uscita presto dalla doccia e lui cosa le avrebbe detto? Che all’improvviso la gravità che si solito lo schiacciava a terra soffocandolo, ora lo spingeva verso quell’esserino semimovente? Che tutta la vita di prima, persino quella che aveva passato con lei e Trunks, non aveva più senso poiché sua figlia non ne aveva fatto parte?

Sua figlia.

Mi prenderò cura di te. Te lo prometto.

Maledizione. Aveva perso tutta la sua dignità con Bulma. Aveva giurato che nessun altro essere vivente l’avrebbe mai fatto sentire in quel modo. Perché bruciava terribilmente. Lo riempiva e allo stesso tempo lo logorava. E poi era arrivato Trunks. Era stato ancora più difficile accettare lui che non la terrestre, ma ora ogni ridicola sofferenza del ragazzo era una coltellata a tradimento nel petto del principe.

E adesso tu.

Sembrava quasi che qualsiasi cosa ci fosse associata al suo muscolo cardiaco si fosse espansa per trovare posto anche per lei. C’era tutta una nuova parte di lui che gridava, gioiva e soffriva per Bra.

La porta del bagno si aprì senza che Vegeta si fosse accorto del fatto che l’acqua della doccia aveva smesso di scorrere.

“La mamma è qui, tesoro.”

Lo vide e trasalì. Forse di sorpresa, forse per qualcos’altro.

Vegeta si ritrovò a dimenticare per un momento la bambina. Bulma, avvolta nell’accappatoio vaporoso, gli regalò un sorriso dolce e uno sguardo che esprimeva tutta la mancanza che aveva sentito di lui in quei giorni.

Dio. Sempre più bella.

Come poteva essere umana?

“Ciao…”

“Ciao.”

Lei si avvicinò e si sedette accanto a lui, sfiorando il suo avambraccio con la mano tremante. Nei momenti difficili lei sapeva sempre mantenere la giusta distanza, nonostante tutto il suo corpo dicesse quanto desiderava affondare tra le sue braccia.

“Hai conosciuto la nostra principessa?”

Vegeta era tornato a guardare Bra.

“Nostra” aveva un suono ancora più appagante rispetto a “mia”,”tua”…

Allungò la mano verso i minuscoli piedi di sua figlia, ma si fermò. Toccarla avrebbe significato provare qualcosa di nuovo e potente e non era certo di voler scoprire cosa. Era piccola, a tratti quasi gracile, ma si trattava di uno straordinario esempio di ingannevole apparenza se si prestava attenzione alla sua aura già incredibilmente sviluppata.

“Credo che abbia preso da te.”, disse Bulma spostandosi su un angolo del letto.

“Mi prendi in giro?”, ribatté lui.

“No, dico sul serio. Trunks era cicciottello quando è nato, e lo ero anche io. Lei è diversa.”, ribadì la donna frizionandosi i capelli con l’asciugamano.

Vegeta prese a studiarla di nuovo. Lei aveva smesso di muovere smaniosa i piccoli arti in tutte le direzioni e ricambiava il suo sguardo attenta, in un atteggiamento inusuale per un  neonato che la rendeva in qualche modo buffa.

“È ridicolo. Se non fosse così forte, nessuno penserebbe che è mia figlia.”

In qualche modo porre l’accento sul contrasto immediato ad un primo sguardo, su quegli occhi chiaramente rubati a Bulma, lo faceva sentire meno perso. Meno in balia delle proprie emozioni.

Bulma sorrise.

“Aspetta di conoscerla. Ti assicuro che non ci sono dubbi al riguardo.”, disse pensando alle due settimane appena trascorse in compagnia di sua figlia. Vegeta si sarebbe presto reso conto del caratterino di Bra.

Il sayan avrebbe potuto aspettare che le labbra di Bulma gli passassero casualmente più vicine. Ma in quel momento molte cose, così come la sua solita prudenza, non avevano più senso. Vegeta  le afferrò il braccio e la tirò a sé. Baciarla fu come respirare per la prima volta dopo molto tempo. Non solo dopo quei 16 giorni che avevano passato separati. Baciarla fu come cancellare in un istante tutte le paure che quella gravidanza aveva scatenato in lui.

“Ti amo…” gli sussurrò Bulma con le braccia gettate al suo collo, le mani affondate nei suoi capelli.

Vegeta continuò a baciarla. Incapace di fare altro.

“Tesoro!”, lo scansò Bulma all’improvviso. “Puzzi da morire!”, aggiunse tappandosi il naso divertita.

“Dove pensi che vada quando esco di qui? In un albergo?”, rispose il principe, sollevato di poter portare la conversazione su un piano a lui più congeniale.

“Beh, fatti una doccia mentre preparo Bra per la sua prima notte senza di me.”

Non si era dimenticato di lei. Come poteva? Persino mentre assaporava Bulma la sua presenza sembrava riempire tutta la stanza.

Bulma sollevò delicatamente la bambina e incredibilmente a Vegeta sembrava ancora più bella, mentre baciava felice le guance della piccola, struccata e avvolta in un semplice accappatoio.

Mie.

La donna si sistemò Bra su una spalla e si diresse verso la porta.

Vegeta si alzò per una meritata doccia calda.

“Guarda che puoi tenertela qui se vuoi, per quel che mi riguarda…”

Cercò di dirlo con tutta la noncuranza di cui fosse capace. Ma tanto era a Bulma che stava parlando. Chi voleva prendere in giro?

Lei sorrise.

“Sei molto generoso, ma Bra mi ha avuta tutta per sé per un sacco di tempo e stanotte sono io che ho bisogno di attenzioni…”

Ed ecco che la donna della sua vita si trasformava in un istante da madre amorevole in torrida amante e il sayan avrebbe voluto strapparle l’accappatoio di dosso senza attendere un secondo.

Bulma uscì dalla stanza. Ma prima, da sopra la sua spalla, Bra gli puntò addosso gli occhi chiari e schietti.

Sua figlia.

E in quel momento la verità si rivelò ai suoi occhi in tutta la sua spaventosa bellezza.

Non era sua. Quella bambina non sarebbe mai stata di sua proprietà, come lo era Bulma.

Era lui, il grande e potente principe dei sayan, che apparteneva a lei.

 

 

 

Manca poco alla fine di questa storia. Due capitoli. E questo era quello che mi spaventava di più. Perché volevo un Vegeta realistico, un Vegeta vero. Per una volta meno ossessionato dai fantasmi del passato, ma altrettanto spaventato dal futuro. C’è un po’ di me in questo Vegeta. C’è un po’ di me nella filosofia: amare qualcuno è bellissimo, ma cazzo meglio che siano poche persone perché la paura di perderle ti logora e prima o poi soffrirai come un cane! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Spero che il flashback vi abbia fatto capire qualcosa sul passato di Vegeta che non so ancora se vorrò approfondire in un’altra storia. Fatemi sapere! Grazie a tutti per la vostra costanza nel continuare a seguirmi!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: hurrem