Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: _Liis    31/10/2015    2 recensioni
Quanto ero egoista, Savanna? E nello scriverti adesso, dopo silenzi prolungati, quanto lo sono?
La verità è che non mi aspettavo un tuo sorriso nel rivedermi. Non mi aspettavo la leggera corsetta che ti ha avvicinata immediatamente a me annullando ogni tipo di distanza, la stretta che ha cancellato in un istante l'astio e le incomprensioni, la voglia di fuggire ancora e non pensarci.
Questa shot partecipa al contest "Letters to you" di Sil_
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                       


                                                           

 

A Bianca, che c'è sempre e lotta con tutte le sue forze per restare in piedi.
A Lily, che merita una vita piena di momenti felici e gioia.
A Paola, che capisce bene quanto il personaggio di questa storia mi assomigli 
e comprende il perchè di questa mia innocente e istintiva scelta.

A Liam, che esiste ed è già tanto.

Nb.: le parti sbarrate sono quelle che il protagonista, Liam, scrive e poi decide di cancellare.


 
More Than This.

 
Avevo quasi dimenticato il tuo sorriso.
Sai, pensavo d'aver superato tutto questo dolore.
Credevo di averti scordata. 


Quel giovedì notte neanche ci volevo credere. Fissavo il vuoto, in quella stradina di Newcastle e mi convincevo del fatto (o almeno ci provavo Savanna, comprendimi) di non averti persa, di non averti lasciata andare così. 
Ricordo di aver chiuso gli occhi solo per un'istante, un semplice movimento veloce, eppure delle lacrime riuscirono a scappare dal mio controllo e a rigarmi il viso, pesanti e salate come non mai. 
Ricordo di aver sfiorato con le dita le scie bagnate e di aver serrato i pugni subito dopo, di aver stretto le mani in uno scatto così feroce, che a sciogliere quel miscuglio di nervi e rabbia, mi bruciava la pelle. Mi sentivo vuoto, vuoto e stanco. Mi sentivo senza forze, come prosciugato di ogni cosa; non ero più umano, ero un semplice ammasso di carne e ossa che a malapena si reggeva in piedi, e non so quante volte ho sentito l'esigenza di chiederti 'anche tu ti sei sentita così?'; non so quante volte avrei voluto avere il coraggio di chiederti se anche tu pensavi di essere sbagliata, in quel momento, e se anche in quelli dopo, quando il mondo correva e tu senza fiato e senza le mie spalle grosse a sorreggerti, riuscivi a stargli ancora dietro. Ci sono state notti, intendo dopo quel fatidico giovedì, in cui ho davvero pensato di non farcela, di non riuscire più a muovermi come una volta, di andare a rallentatore proprio come stavo facendo da quando avevi deciso di voltarti e andare via, di proseguire la tua vita nel lato opposto al mio.
A rileggere queste mie parole mi verrebbe da prendermi a schiaffi, neanche ci avevo mai pensato, sai? Dopo cinque anni, sono ancora qui a scrivere di te, riportando alla memoria tutti i momenti amati e detestati allo stesso tempo. Non sono mai stato questo genere di persona, ricordi com'ero?
Ricordi chi ero?
Ho notato che non gesticoli più così tanto quando ti senti in imbarazzo, ma che ancora sorridi timidamente abbassando lo sguardo; l'ho notato perchè proprio non riuscivo a non catturare ogni tuo movimento, ogni tua espressione, come a voler imprimere la tua dolce immagine nella mia testa ancora, e ancora, e ancora..
Dopo cinque anni come dicevo, non riesco a smetter di guardarti così, come un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, e adesso, come un uomo cresciuto che non smette di guardare l'amore della sua vita la donna che una volta gli faceva battere forte il cuore.
In realtà, senza essere ipocrita, potrei affermare con certezza, che il mio cuore ha battiti diversi da allora, insincronizzati e che non si adeguano più a quelli degli altri, che non si smuovono più per un nulla, per una carezza accennata o una parola fin troppo intima. Forse è anche questo che mi lascia un po' perplesso, il fatto di non provare più certe emozioni, e allora perchè? Perchè mi chiedo, sono ancora qui cosciente di volerti come prima, più di prima? Perchè sono cosciente di amarti come prima, più di prima? 
Perchè mi chiedo, non riesco a far nulla in merito? 
A volte mi sembra di vederti tra la folla, nel centro dell'Arizona, con i tuoi capelli lucenti e lunghi, legati in due trecce lasciate in balia del vento cald0, come te, a voler rispecchiare la libertà, pura e ingestibile. A volte mi sembra di sentire la tua voce, ti sento ridere di gusto mentre guardo una partita di football che proprio non ti piace, e non puoi immaginare la delusione che mi assale nel capire che è tutto nella mia testa, che tu non sei più reale, che non ci sei. 
Quando non riesco a prendere sonno i primi pensieri sono rivolti a te, a ciò che stai facendo, a se dividi il letto con qualcuno che non mi somiglia per niente, a se gli incubi affollano ancora la tua mente e ti agitano, e se si, non riesco a darmi pace perchè vorrei poterti abbracciare e dirti che tutto passa, che non c'è da preoccuparsi perchè noi abbatteremo questi incubi con la nostra forza.
Ma chi prendo in giro, Savanna? Neanche il nostro amore è riuscito a rimpicciolire i nostri incubi, i nostri mostri. 
Non lo vedi anche tu?, ci hanno divorato e distrutto, così dal niente in un sol boccone. 
Io ancora oggi mi sento come se mi avessero masticato e sputato, come se fossi semplicemente lo scarto di una vita che aveva tutte le carte in regola per essere perfetta, ma che poi inevitabilmente, è divenuta uno strazio. 
Che cosa patetica, sembra una punizione per essere stato troppo felice, non trovi anche tu? 
Quando la settimana scorsa, ti ho rivista passeggiare tra le stradine di Newcastle, ho smesso di respirare. Non rimettevo piede sul suolo inglese da quando ci eravamo dati quell'ultimo addio, mesi dopo la nostra rottura, alla stazione dei tram, ricordi? 
Avevi quel vestitino a fiori che tanto mi piaceva (e che ora invece odio, inevitabilmente a forza di cose), le scarpette alla Charlie Chaplin, come dicesti appena le comprasti. Come potrei dimenticare anche una sola piccola cosa di quel giorno? 
"Non possiamo andare avanti così, lo capisci?", mi dicesti tra le lacrime, ed io "No, non lo capisco.", continuavo a risponderti stringendo le tue mani tra le mie, fingendo di non assistere alla nostra fine, alla nostra sanguinosa battaglia ormai conclusa; eppure lo capivo perfettamente, sapevo che era tutto sbagliato, che non si poteva perseverare in quel mostruoso errore che eravamo diventati. "Gesù Lee, siamo come mia madre e Jack.", ripetevi, e Dio solo sa quanto male mi faceva sentirti pronunciare quelle parole, toccare il tuo dolore e mescolarlo al mio, compatto e indissolubile. Avrei solo voluto trovare una soluzione, una risposta a quella domanda tacita che ci ponevamo, ma che poi di quale domanda sto parlando, Savanna? E' passato così tanto tempo che neanche lo ricordo più, ma mi sembra tutto immutato, come se avessi filmato tutta la scena e l'avessi impacchettata tra le costole, come un costante malessere che invece di passare cresce a poco a poco, prepotente e straziante. 
I tuoi occhi rossi e colmi di lacrime mi perseguitano, e quando ti ho rivista, il tuo sguardo blu come l'oceano profondo e oscuro, riversato nel mio castano così cupo e insensato, ho per un attimo dimenticato il male che ti trascinavi dietro, ho rivisto in te tutta la spensieratezza che da sempre mi aveva colpito, la fanciullezza che la nostra storia ti aveva tolto da un momento all'altro, strappato via come uno scippo orribile, come se io fossi stato un ladro, come se t'avessi privato di tutta la felicità cui era colmo il tuo cuore. 
Sono anni che non faccio che tormentarmi, perchè io so che la colpa è la mia, che quella proposta non dovevo fartela, che quella domanda non dovevo neanche formularla, ma io ti amo ti amavo così tanto che le parole non riuscivo a trattenerle, mi scivolavano sulla lingua, dovevano essere pronunciate e tu dovevi ascoltarle. Quanto ero egoista, Savanna? E nello scriverti adesso, dopo silenzi prolungati, quanto lo sono? 
La verità è che non mi aspettavo un tuo sorriso nel rivedermi. Non mi aspettavo la leggera corsetta che ti ha avvicinata immediatamente a me annullando ogni tipo di distanza, mentale e fisica, non credi?, la stretta che ha cancellato in un istante l'astio e le incomprensioni, la voglia di fuggire ancora e non pensarci. 
Dopo anni mi sono risentito a casa, lì tra le tue braccia. 
"Sei tornato?" mi chiedi a bruciapelo, senza aggiungere nient'altro e senza neanche fingere un saluto di circostanza. Come te lo dico che in realtà non sono mai andato via? Che sono rimasto sempre qui con te? 
"Sono di passaggio, c'è il matrimonio di Harry.", mi lascio sfuggire e subito stringo gli occhi a due fessure, con te mi è sempre risultato difficile mentire. Annuisci piano e sorridi, non sei stata invitata e il motivo è ovvio, hai fatto in mille pezzi il cuore del suo migliore amico, del suo testimone di nozze: non ti avrebbe mai perdonato, e difatti non l'ha fatto. 
"Starai benissimo vestito da pinguino.", scherzi e fingi di non sapere nulla, di non aver dato peso a quel passato che ce la mette tutta per ritornare a galla, che proprio non ne vuole sapere di starsene buono al suo posto, nascosto sotto anni di macerie. E io vorrei solo mi dicessi qualcosa, che una tua parola tradisse un qualsiasi pensiero contorto, sofferente, e sono ancora egoista, pieno di me, ma vorrei davvero con tutto il cuore che tu prendessi in mano la situazione, che parlassi di noi come eri solita fare, vorrei che mi costringessi a dirti di più, a superare queste barriere issate su per difesa; ma così non fai, resti al tuo posto, composta e con la schiena dritta, i capelli più corti a circondarti il viso, e sorridi con lo sguardo basso, sai che sto studiando i tuoi movimenti, che in realtà cerco di dare un senso a quelle battute troppo studiate per avere un reale nesso logico. "Ci andrei in tuta se potessi, ma sono obbligato..", rispondo controllando i miei pensieri, trattenendomi dal dirti che sei bellissima, che sembri una giovane donna, che mi sei mancata. 
"Lo so, resti il solito Liam a quanto pare.", sussulto a quelle parole e tu non cerchi di spiegare, di giustificarti, di censurare quei pensieri che anche solo per un attimo hai condiviso con me, e io non posso fare domande, dio quanto sarei patetico se ti facessi domande, Savanna? E così sto zitto, conservo tutto dentro, e ora ti scrivo perchè a distanza di una settimana, mi son chiesto già troppe volte (davvero tante da contare), a cosa mi servirà trattenere il fiato ogni volta che penso a te, stringere i pugni ogni volta che vorrei scriverti, e la risposta è sempre la stessa, immutabile, semplice e naturale: a nulla. 
Tu ci ripensi ancora a una settimana fa? Come vivi questo nostro strano rincontro? 
Savanna quanto vorrei essere lì, adesso. Supererei questa distanza a piedi, correndo per il mondo, se potessi. 
Molto probabilmente correrei sotto casa tua, inizierei ad intonare qualche vecchia canzone scritta per te, che di nuove non ne ho, lasciando l'Inghilterra e te, ho lasciato la mia ispirazione, la mia voglia di raccontare, tu eri la mia musa, la mia unica ragione per scrivere.
Ti canterei 'More Than This', ti urlerei tutto ciò che ho da dirti, mi scuserei per non esser tornato prima a prenderti, e salirei su per le scale fino alla tua stanza, ti bacerei con una tale delicatezza da confonderti, o meglio confondermi, perchè ho quasi dimenticato il sapore delle tue labbra, e questo mi lacera il petto, lo squarcia e divide in due parti. 
Ma tu perchè non hai detto nulla? Perchè poi andando via, non mi hai lasciato qualche pezzo della tua nuova vita sul quale rimuginare? 
Savanna perchè non mi hai lasciato entrare? 
Avrei voluto qualcosa in più di semplici parole dette a caso, ma cosa mi aspettavo dopo cinque anni?
Cosa mi aspetto dopo cinque anni?
Io sono innamorato di te, e sono terrorizzato perchè ho provato di tutto, credimi, ma non è mai cambiato nulla. Tu ritorni sempre e abbatti ogni cosa, colori i miei pensieri e non vai più via, sei diventata un fantasma in questa mia vita che adesso, lo ammetto, mi sta stretta. Il mio sogno eri tu, e adesso mi sento desolato, incapace di sognare ancora, incapace di realizzare tutti i miei desideri, che purtroppo o per fortuna, sono legati a te.
Come si va avanti, Savanna? Come si lascia andare una persona che tempo addietro non ti ha scelto?
"Vuoi trasferirti con me, Savanna? Vuoi venire con me in Arizona?", eccoci nuovamente qui, difronte a questa domanda. Non pensarci troppo, prepara le valigie amore mio e vieni da me. Dimentica per un attimo i paesaggi inglesi, la pioggia, il freddo che avanza. 
Dimentica questi cinque anni, la lontananza, le parole mancate. 
Prendi tutti i nostri ricordi più belli, l'amore che ci univa, le promesse. 
Ti prego, vieni da me e ricominciamo da capo. 
Io ti amo, Savanna. Io ho bisogno di te, delle tue mani fin troppo fredde, del tuo sguardo penetrante. 
Io ho bisogno di quelle parole che non hai pronunciato una settimana fa,
perchè ci sono, vero Savanna? 
 
Onestamente e profondamente tuo, L.
 



 

 
Confrontiamoci:
Portare al termire questa os è stata un'impresa
; ce l'ho messa tutta e a dire il vero provo un po' sollievo a vederla qui, finalmente completa. 
Queste parole sono molto intime e forse proprio per questo ho deciso di attribuirle a Liam, perchè se lo guardo a volte riesco a toccare i suoi dispiaceri, e anche se è un ragionamento contorto, mi illudo di poter provare spesso ciò che prova lui, come se fossimo simili nonostante tutto. 
Questa lettera partecipa al contest di Sil, spero vivamente di non esser uscita fuori prompt e di non aver fatto un pasticcio. 

Vi ringrazio tutte, e vi abbraccio forte. 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Liis