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Autore: JASteel    31/10/2015    0 recensioni
Anjel Gritti, a causa di una missione, si ritrova nella città da cui è misteriosamente scomparsa due anni prima. Il suo grande amore, la sua gemella e la maggior parte delle persone e dei colleghi poliziotti sono arrabbiatissimi con lei, anche perchè si rifiuta di fornire spiegazioni in merito. In realtà, non può farlo perchè ha perso la memoria a causa di un 'incidente'. A complicare la situazione c'è la caccia ad un serial killer che uccide le sue vittime componendole nelle pose dei tarocchi e cita la Divina Commedia. Durante le indagini Anjel scoprirà che i delitti riguardano molto da vicino il passato della sua famiglia ed i troppi misteri che la circondano, in primis chi sia veramente suo padre.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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           "... Se stabilire da dove cominciare a raccontare una storia è sempre difficile, in questo caso è complicatissimo. Dall'inizio, certo. Ma il problema è che non so quando sia stato l'inizio...
Forse oltre 400 anni fa con un arrembaggio, o forse in quella torrida estate del 1976 a Praga quando la caccia a un serial killer si è trasformata in qualcosa che non avrebbe mai dovuto essere, o forse, addirittura, mille anni prima con la nascita di due gemelle troppo diverse rispetto al loro mondo...
          Le uniche cose che so con certezza sono che mi chiamo Anjel Gritti e che non bisogna mai è poi mai sottovalutare il potere degli eventi di tanto, tanto tempo fa".

 
Capitolo 0
 
1592.
Sotto una pioggia implacabile, con lampi che squarciavano la notte e tuoni che coprivano il fragore delle cannonate e il clangore dei combattimenti corpo a corpo nelle strade, una nuova raffica di frecce fu violentemente scagliata da sopra i bastioni del castello verso il mare, portando morte e distruzione su tutto.
Anche da quella cella scavata nel ventre della terra, dove stava scrivendo alla fioca luce di una candela, fratello 'Vanni poteva sentire le grida dei soldati e lo strepito della battaglia. Si voltò di scatto quando il vano della porta fu riempito da un gigantesco moro, emerso dalle tenebre che divoravano lo spazio oltre la soglia. L'uomo, avvolto in un mantello nero, stringeva nella mano sinistra una sciabola grondante sangue. Da un ferita aperta in testa colava sangue che gli impastava i lunghi capelli neri, gli rigava la faccia deformata dalla rabbia e da qualcosa di molto simile alla disperazione e gocciolava dal cerchio d'oro appeso all'orecchio e dalla folta barba nera.
"Dannato scribacchino, vi sembra questo il momento per scrivere una lettera?"-tuonò.
"Concedetemi un ultimo istante, Otis. Devo finire... affinché i loro discendenti, se si perdesse memoria del compito che li attende, trovino la via..."
"Come volete, ma sbrigatevi frate! Quei dannati cani sono più numerosi di noi. I miei uomini non riusciranno a tenerli a bada ancora a lungo".
Fratello 'Vanni annuì, sigillando alla svelta la lettera con la cera della candela. 
Lo sguardo del pirata si soffermò sul sigillo usato: l'elaborato disegno in rilievo dei quattro simboli dell'Ordine: L'Aquila, l'Elefante, il Leone ed, infine, il Drago, il marchio del coraggio della sua Fenicia, bella come un angelo e temibile come l'ira di un demone. Bella come sua madre e come la madre di sua madre e come loro maledetta. Un marchio che, ne era certo, sarebbe rimasto impresso nella tempra dei suoi discendenti. 
A quel pensiero fu sopraffatto da un tremenda tristezza.
"...e che il male che abbiamo commesso sia sepolto con le nostre ossa" - auspicò Fratello 'Vanni consegnando la lettera al vecchio confratello che si confondeva con le ombre della cella.
"Dannato scribacchino, se non ce ne andiamo adesso quel dannato figlio d'un cane infernale piomberà qui e se lo riprenderà e di noi resteranno giusto le ossa! E questa dannata tragedia non finirà oggi!"- grugnì il pirata. 
"No, Otis, questa tragedia si estenderà come una ragnatela in molte direzioni, toccando molte vite... e non finirà di certo oggi"- lo contraddisse. 
Depose il manoscritto nello scrigno e nascose il tutto in una nicchia nella parete. Infine vi depose sopra la candela accesa.
"Siete certo che possiamo fidarci di 'questi'?"- indicò alcuni monaci, col cappuccio alzato ed il capo chino, che comparvero silenziosamente per murare la nicchia con una finta parete.
"Li ho conosciuti bene tutti, tanto tempo fa..."- fu la risposta del frate. 
Detto ciò si avviarono nel dedalo dei cunicoli scavati nelle viscere della città dei morti, guidati dal debole chiarore della lampada portata da un vecchio servo curvo e magrissimo. Il vecchio, nonostante gli occhi gli fossero stati strappati molti anni prima, si muoveva con estrema disinvoltura in quel cavernosi passaggi dimenticati dagli uomini.
Lo seguirono in silenzio, sforzandosi di non guardarsi attorno e di non prestare attenzione alle ombre che li seguivano strisciando lungo le pareti di pietra grezzamente sbozzate.
Pur essendo un pirata Otis non era superstizioso, eppure quella sera in quel posto perfino lui provava un tormentoso senso di disagio. 
Il servitore li fece svoltare in un passaggio secondario e poco dopo in un secondo e in un terzo. Al pirata sembravano tutti dannatamente uguali, stretti vicoli di pietra scavata, talvolta fiancheggiati da muri di pietra a secco, che a loro volta conducevano ad altri e ad altri ancora, ciascuno praticamente identico al precedente. Alla fine, giunsero ad un varco aperto di recente, dove il cieco li lasciò.
Il cunicolo in cui entrarono Otis lo conosceva bene, l'aveva utilizzato innumerevoli volte. Era stato un pirata dell' 'Ukhwa a costruirlo oltre mezzo secolo prima, utilizzando in parte le cavità preesistenti. 
Venti minuti dopo si issarono su per una stretta scala intagliata nella roccia fino a sbucare fuori da una botola di pietra, nascosta fra le rovine dell'antico monastero abbarbicato sulla sommità del promontorio. Il luogo più sicuro dell'isola.
Il misterioso promontorio che si allungava sul mare era infatti protetto dal dio di tutti gli Inferni e il popolo si guardava bene dall'andare a ficcanasare lassù.
Sbucarono da una porticina che gli arbusti rendevano invisibile, oltre le mura in rovina, sul lato che scrutava il golfo di Quarto. Erano ad alcuni metri dal camminamento delle guardie, ma quella notte con la tempesta che infuriava non c'era nessuno in giro se non la furia dell'acqua e le tenebre. 
Un poderoso rombo di tuono spezzò l'aria sovrastando il rumore della pioggia, facendo sobbalzare il frate. 
Il pirata sbuffò -"dannato scrib..."- ma si zittì di colpo quando udì delle parole in spagnolo. Spintonò il frate contro le pietre, nel lato più in ombra, tappandogli la bocca con una mano.
"State giù e cercate di non fare rumore, scribacchino"- sussurrò, quindi sporse la testa.  Il vento arrivava a raffiche e la pioggia gli inondava il volto. Sforzandosi di tenere aperti gli occhi, controllò velocemente a destra e a sinistra. Non c'erano guardie in vista e anche i fuochi delle torri di avvistamento faticavano a restare accesi. Probabilmente era stato il vento a portare quei suoni.
Rassicurato Otis, srotolò la fune che portava legata addosso giù dal promontorio ed assicurò l'altra cima ad un masso. Si fermò giusto un istante a guardare le fortificazioni di Castello appena intuibili dietro la barriera d'acqua e le basse nuvole tempestose, cercando di tratterne il ricordo nella mente. Sapeva che non sarebbe mai più tornato.
Quindi, il più silenziosamente e velocemente possibile si calò giù nell'oscurità fino ai piedi della parete di roccia, le onde si infrangevano contro la scogliera con rabbia e gli spruzzi salivano nell'aria come una cascata al contrario.
Il frate lo seguì dappresso.
Arrivati in fondo erano esausti e bagnati fradici. Rabbrividendo sotto la sferza del vento, incespicarono verso il punto d'incontro con la scialuppa, ma sembrava non ci fosse anima viva in giro.
La pioggia scrosciava con violenza e il mare ribolliva con furia. Sarebbe stata un'impresa folle cercare di ammarare sulla spiaggia con un piccolo legno, ma conoscevano entrambi il senso dell'onore che legava gli uomini dell' 'Ukhwa e se Raul aveva giurato di prelevarli l'avrebbe fatto. Tempesta o non tempesta.
Nel giro di qualche istante, però, lanterne e torce iniziarono a guizzare freneticamente a non più di una decina di metri da loro, alcune sul crinale del promontorio, altre in mezzo alla pineta. Le grida erano in spagnolo: gli uomini di quel maledetto senz'anima del Vescovo.
Dannazione! Erano completamente allo scoperto, con il mare in burrasca da una parte e la spiaggia aperta dall'altra. Solo la notte e la pioggia torrenziale offriva loro un qualche nascondimento.
Un lampo esplose graffiando minaccioso il cielo e frate 'Vanni vide una figura acquattata su una roccia. Otis reagì all'istante, sguainando la scimitarra. 
"Per tutti i diavoli dell'inferno"- sibilò rinfoderando la lama. Era il suo Secondo in comando, tutto barba e occhi feroci, che se ne stava stravaccato su quella roccia a giocherellare con un grosso coltello gettandolo in aria e riprendendolo abilmente per il manico, come se non avesse avuto un solo pensiero al mondo. Un istante più tardi un pugno poderoso lo scaraventò a terra -"razza di cane rognoso, quando imparerai ad obbedire agli ordini?"
"Dobbiamo muoverci"- li esortò il frate cercando con lo sguardo la scialuppa.
Ma il Secondo non accennava a muoversi limitandosi a contemplarli dal basso all'alto, sorridendo -"gli ordini sono cambiati e..."
Fratello 'Vanni in un istante capì quello che stava succedendo e sul suo volto comparve un'espressione di tremenda disperazione. Erano caduti in una vile trappola!
"... non siete più voi a darli!"
In quello alcune frecce si conficcarono nel terreno accanto ai piedi del pirata. Erano accerchiati.
"Avete perso"- disse semplicemente il Secondo.
A Fratello 'Vanni parve di sprofondare nelle sabbie mobili nel momento in cui realizzò che il grosso coltello nelle mani dell'uomo era in realtà l'arma diaboli usata dal feroce assassino a cui avevano dato la caccia così strenuamente. Possibile che questi altri non fosse che il Secondo?
"Spregevole traditore! Bastardo! Sei un lurido, vile bastardo!"- urlò Otis fuori di sé.
Il frate lo fissò con uno sguardo disperato e ostile che l'altro sostenne senza vergogna- "Ma perché?"- non riusciva a crederci. Non dopo aver visto tutto quello di cui era stato capace quel mostro. 
"Loro pagano meglio!"
Otis fece per scagliarglisi contro, ma fu placcato da Fratello 'Vanni. 
"Lasciatemi!"- ordinò voltandosi a guardarlo con gli occhi velati dall’odio e dal disprezzo -"devo squartarlo come un pollo!"
"Non è il momento di commettere sciocchezze"- sussurrò.
"Sciocchezze?! Sciocchezze, scribacchino? Quel fottuto bastardo ci ha traditi! Ha tradito me... Ha osato tradire me! Maledizione!"- disse, cercando di divincolarsi.
Ma il frate non si lasciò intimidire -"Pensa alla nostra missione, Otis! Non commettere sciocchezze!... Risparmia le forze"
Il pirata aveva il viso paonazzo, era chiaro che stava dando fondo a tutte le sue energie per controllarsi.
"Mi stai dando del vecchio? Ti ricordo che io sono il famigerato capitano Otis! Uno dei grandi terrori del Mar Bianco! Io ho messo a ferro e fuoco cento regni! Io ho navigato fin quasi a cadere dai confini del mondo! Io..."
Frattanto erano stati raggiunti da un manipolo di guardie del Vescovo che presero a fissarli con arroganza, disgustati da quel siparietto. Nell'istante in cui abbassarono le armi, però, il pirata scattò con la rapidità di un felino. Con il pugno serrato colpì il primo al mento. Mentre questi cadeva a terra di privo di sensi, le dita della mano destra del pirata si erano già strette attorno all'elsa del pugnale. Gli altri due uomini se lo trovarono nel mezzo mentre il frate, con l'energica abilità che ci si sarebbe aspettati da un gesuita che aveva trascorso anni sul campo e non certo da un impacciato amanuense dalle dita macchiate d'inchiostro, ingaggiava un corpo a corpo con il Secondo nel tentativo di sottrargli l'arma. 
I due aggressori alle prese con il pirata menarono un fendente simultaneamente, ma il pirata fu lesto ad abbassarsi e i due si colpirono a vicenda.
Il frate riuscì nel suo intento: strappò la spada di mano al Secondo e lo spintonò a terra. Questi si guardò attorno terrorizzato e pensò bene di darsela a gambe.
"Figlio di una sgualdrina da due soldi"- sibilò Otis pronto a scagliargli addosso la sua scimitarra ma venne fermato dalla mano del frate.
"Conservatela in pugno, ci servirà"
Dal promontorio e dall'entroterra decine di aggressori stavano sciamando verso la spiaggia.
Non c'era via di scampo.
"Pregare il vostro Dio, frate, e sperate che venga in nostro aiuto"
Otis si gettò nella mischia. Fratello 'Vanni lo vide abbassarsi sotto l'arco disegnato dalla spada di un aggressore e sferrargli un calcio allo stomaco. Mentre un secondo avversario cadeva a terra sotto i colpi della scimitarra, si lanciò in avanti. Ma fu colpito al petto da un colpo fortuito di bastone e  rimase senza fiato. Cadde a terra e rotolò di lato, mentre la spada di una guardia si conficcava nella sabbia. Prima che l'uomo riuscisse a estrarre la lama sepolta, Otis si sbarazzò rapidamente di lui con un affondo deciso del suo pugnale.
Anche lui stava combattendo con onore, ma c'erano ancora troppi avversari da sbaragliare. Sotto l'assalto di una guardia indietreggiò sino ad inciampare contro lo scoglio. Arretrò su di esso, parando disperatamente gli affondi della guardia, fino a raggiungerne l'estremità. Dietro di lui, non c'era niente se non la furia dell'acqua e le tenebre. 
Otis bloccò l'ultimo assalto della guardia con il braccio sinistro, gli ruotò attorno con una mossa improvvisa e gli conficcò nella gola il pugnale. Un fiume di sangue sgorgò dalla ferita mentre stramazzava a terra.
"Non avvicinatevi oltre o getterò il vostro prezioso manoscritto in mare"- nel fragore della tempesta il grido di Fratello 'Vanni dall'estremità dello scoglio fu appena udibile, ma veder penzolare la sua bisaccia nel vuoto fu sufficiente. 
Era un'azione disperata, lo sapevano entrambi, ma dovevano guadagnare tempo. Raul e la scialuppa non potevano essere lontani.
"Fermi!"- l'ordine, urlato alle spalle di quel manipolo di esagitati, ebbe il potere di trattenerli.
Nell'improvviso silenzio generale fece la sua comparsa il Capitano delle Guardie del Vescovo,  le labbra dal taglio crudele atteggiate in un sorriso ambiguo.
"Se lo farai quello che entrambi abbiamo lungamente cercato sarà perduto per sempre"
"Meglio distrutto che nelle vostre mani grondanti sangue! Non lo avrete mai!"
Con un ghigno di pura depravazione, l'uomo strattonò una corda trascinando davanti a sé una giovane che sussultava in preda ai singhiozzi. La corda era saldamente legata al suo collo. Aveva l'abito stracciato, i capelli spettinati, il labbro inferiore spaccato e segni scuri di percosse le deturpavano la pelle.
Fratello 'Vanni gemette riconoscendola. No, non Betta.
"Maledetto bastardo"- ringhiò Otis, i cui occhi erano divenuti due fessure minacciose. Solo una bestia come il Capitano poteva fare una cosa simile a una donna.
Dalla gola della giovane eruppero suoni indistinti mentre il suo sguardo li implorava di aiutarla.
"Zitta, cagna!"- ordinò torcendole un braccio dietro la schiena e piegandole il polso verso la spalla. Urlò per il dolore.
Otis sentì il frate irrigidirsi alle sue spalle. Stava per fare una sciocchezza, lo sentiva. Tra non molto sarebbe scattato diretto alla gola del Capitano finendo per farsi ammazzare, così si spostò in modo da poterlo bloccare.
"Maledetto! Toccatela e vi ucciderò lo giuro!"
"Dammi il manoscritto!"
Sotto lo sguardo atterrito del frate, il Capitano la afferrò per i capelli e le strattonò crudelmente indietro la testa esponendo il collo alla lama della sua spada.
"Avete vinto. Liberatela e vi consegno la bisaccia"
Il capitano sorrise -"Io vinco sempre"- e la sua espressione, da feroce, divenne divertita.
Il viso già poco attraente del Secondo, venne stravolto da un ghigno beffardo -"Una saggia decisione. Anche se inutile"
Nell'istante in cui Fratello 'Vanni lanciava la bisaccia, la giovane venne spinta verso il pirata da un colpo violento del piede del Capitano. Otis la afferrò prima che cadesse.
Quando la giovane alzò il volto dal petto del pirata, però, il frate vide sul suo viso un sorriso che gli gelò il sangue. La guardò con gli occhi sgranati, come se fosse stata la prima volta che la vedesse in vita sua. 
L'incapacità di capire si trasformò in rabbia cieca quando improvvisamente si rese conto che era stata tutta una messinscena.
Frate 'Vanni urlò un avvertimento, che Otis non sentì. Il pugnale lo colpì alla schiena con violenza trapassandogli la spalla destra e conficcandosi profondamente nel petto. Subito un dolore bruciante si diffuse in tutto il suo corpo, mentre un fiotto di sangue gli fuoriusciva dalla bocca e le gambe cedevano.
"Niente e nessuno può mettersi tra noi è la nostra causa"- sulle labbra della giovane aleggiava un sorrisino gelido.
Frate 'Vanni gridò e travolse la donna con il proprio corpo, strappandola da Otis, prima che potesse menare una seconda pugnalata. Caddero a terra insieme, aggrovigliandosi. Lei scalciava e si dimenava come una furia, ma fratello 'Vanni non mollò la presa, anzi sfruttò la sua rabbia per colpirla alla gola col gomito, stordendola. 
Otis cadde in ginocchio, poi molto lentamente crollò in avanti, schiantandosi pesante sulla sabbia. Il frate si precipitò al suo fianco. Alla vista della ferita si lasciò sfuggire un ansito e scoppiò in un singhiozzo inorridito. Cercò comunque di aiutarlo a rialzarsi, incurante del sangue che lo inondava.
"Che scena toccante! Degna di una delle vostre stupide storie"- rise e quel suo riso sgargiante gli diede la nausea -"Credetemi, vorrei tanto rimanere qui e divertirmi insieme a voi… davvero…"- esclamò freddo il Capitano, scandendo bene l’ultima parola -"… ma il nostro Signore ha bisogno del manoscritto che avete con voi…"- con un gesto del capo ordinò ad una delle guardie di prenderlo.
La pungente consapevolezza di aver ormai perso il compagno di tante avventure lasciò il posto nel frate a un ottenebrato istinto di vendetta. La mano gli corse al sacchettino di polvere cinese che un giorno Fenicia gli aveva donato. Era la sua ultima carta ed era deciso a giocarsela nel migliore dei modi. Strinse le dita attorno alla stoffa setosa pronto a strapparselo dal collo quando si scatenò l'inferno.
Un branco di pirati emerse come spettri dal mare riversandosi sulla spiaggia, contro gli uomini del Vescovo. Risuonarono una sequela di imprecazioni mentre il clangore dello scontro si faceva assordante.
Il Capitano, facendosi strada in quella mischia maledetta, menando fendenti a chiunque si trovasse sulla sua strada, pirati o guardie, si avventò su di lui. Lo scaraventò lungo disteso sulla spiaggia colpendolo al volto con un pugno di una violenza terrificante.
"Dammi il manoscritto, svelto! Se ti preme la vita!"- era spaventosamente congestionato per l'ira, con le vene gonfie sulle tempie.
"Dammelo!"- ripeté l'ordine colpendolo in faccia con un calcio. Premette con tutto il peso un piede sul suo collo e ripeté -"Dammelo!"
"Ce l'ha lui..."- sussurrò roco il frate per la mancanza d'aria.
"Prendilo!"
Liberato dalla presa fratello 'Vanni si trascinò verso il corpo di Otis.
"Mi dispiace, amico mio, mi dispiace per tutto"
"Va via, scribacchino. Salvando te stesso, potrai salvare lei e... anche noi..."- ansimò afferrando la croce d'argento che l'altro portava al collo a una catena.
Fratello 'Vanni sfilò la bisaccia dal corpo del compagno, si girò e la rotolò colpendo violentemente il Capitano che rovinò a terra, senza fiato, perdendo la spada. 
Quindi, con una specie di ruggito, sfilò il coltello dal corpo di Otis e si tuffò sullo spagnolo. Tenendo il manico con entrambe le mani gli conficcò la lama nella pancia e la torse. Quando lo estrasse il sangue uscì a fiotti.
"Marcisci all'Inferno!" 
Lo pugnalò ancora e ancora, abbattendo con inaudita furia il pugnale sul corpo fino a maciullarlo.
"Basta, frate! È in pancia al demonio!"- gridò Raul strappando lo via a forza.
Un secondo dopo la mano del frate era intorno al suo collo e gli spingeva la testa sulla sabbia. Guardandolo negli occhi vitrei il pirata pensò che l'avrebbe squartato.
"Giovanni! Giovanni, basta!"- l'urlo di Otis gli fece recuperare il controllo.
"M-mi dispiace"- biascicò, quasi in stato di trance. La fame di violenza che sentiva dentro era così intensa da annebbiarlo.
"Siamo accerchiati!"
Il frate tirò fuori il sacchettino di polvere cinese e fece un cenno a Raul che si coprì il volto alla meglio, imitato dagli altri. Attese che gli aggressori si avvicinassero e... -"Ora!"- urlò e lo scagliò a terra, facendo scudo con il proprio corpo a Otis.
Non ci fu una vera e propria esplosione, ma solo una piccola nube di polvere e detriti ed una terribile lingua di fuoco che, come l'alito mefitico di un drago, travolse tutto e tutti nel raggio di una decina di metri. Quando la nube si dissolse alcuni arbusti erano in fiamme e sulla spiaggia giacevano scomposti i corpi di una decina di guardie e di Betta. 
Come avevano potuto non accorgersi che ella era riempita tutta, dalla testa ai piedi, della più feroce crudeltà.
"Sangue chiama sangue"- mormorò Fratello 'Vanni.
Le fiamme si levarono ondeggiando, riflettendosi sinistramente sulla lama ben affilata del coltello con il dorso angolato e strane spirali ondeggianti sull'acciaio della lama che stringeva ancora in pugno. Il coltello maledetto.
'Sangue... '
Ma non c'era tempo da perdere in recriminazioni e rimpianti. Molte guardie si erano date alla fuga terrorizzati. Era il momento di andarsene.
"Ritiriamoci!"-urlò Raul -"Alle scialuppe! Ora!"
Un urlo straziante proruppe dalla bocca di Otis quando un pirata se lo caricò in spalla. Il suo volto era una maschera d'agonia -"Non farmi diventare lo stupido eroe di una delle tue storiacce, scribacchino!"- disse al frate con il sangue che gli gorgogliava dalle labbra, poi le sue pupille si spensero e i suoi occhi liquidi rimasero spalancati, senza più vita.
Fratello 'Vanni allungò la mano e gli chiuse delicatamente le palpebre con la punta delle dita -"Riposa in pace"- gli sussurrò forzando il nodo in gola che lo soffocava-"te lo sei meritato, mio buon amico". 
Di colpo gridò per il dolore quando una mano si infilò nei suoi capelli strattonandogli indietro la testa. Per un attimo credette che il suo scalpo fosse stato strappato via.
"Dammi quella maledetta bisaccia o ti sbudello, Scrollalanza!"- Betta gli stava puntando una spada alla schiena. Non gli restò che obbedire. Afferrata la bisaccia, scaraventò la spada addosso a uno dei pirati facendolo rovinare a terra e corse via rapida come una serpe.
Raul aveva già fatto un balzo in avanti per inseguirla quando il frate lo afferrò per un braccio.
"Lasciala andare. Morirà prima o poi. Già verrà il momento per una parola siffatta."
"Ma il manos..."- si fermò a metà, disorientato. Poi scorgendo l'espressione sul volto del siciliano, comprese -"è un falso..."
Anche la loro era stata tutto un camouflage per indurre in inganno quei cani maledetti e portare in salvo il manoscritto ed il messaggio.
"Presto! Muovetevi!"- li incitò un altro pirata. 
Obbedirono. Come scavalcarono la fiancata della scialuppa gli altri pirati iniziando subito a frustare l'acqua con i remi. Ondeggiando paurosamente scomparvero nella tempesta.
Quando l'indomani il sole sorse a far scintillare il mare sotto la città, le galee da guerra spagnole erano ormai fisse all'ancora. Le tracce della battaglia erano ben visibili fra le vie verso la riva, ma dei pirati e della loro nave che aveva osato un così audace assalto si era persa ogni traccia.
   
 
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