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Autore: KakashinoSharingan    31/10/2015    1 recensioni
Takashi Natsume può vedere fin da bambino ciò che gli altri non vedono: gli Yokai, ovvero gli spiriti. Tuttavia nel tempo è riuscito a farsi degli amici, sia umani che spiriti. Questa One-Shot è dedicata ad un’avventura romantica avvenuta durante le vacanze estive. Che sia giunta l’ora di scegliere a quale mondo appartenere?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Takashi Natsume
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La brezza all’alba e poi…
Takashi Natsume può vedere sin da quando era un bambino ciò che agli occhi degli uomini solitamente sfugge. Vede tutte quelle ombre che si annidano negli angoli più bui, muoversi e svolgere i loro affari. Si tratta di ciò che comunemente viene indicato col nome di Yokai, ovvero gli spiriti.
Da piccolo veniva deriso e tenuto a distanza da tutti, poiché nessuno credeva ai suoi racconti. Col passare degli anni era riuscito a trovare un equilibrio tra quei due mondi, nascondendo agli altri la sua capacità, facendosi apprezzare per ciò che era. Era anche riuscito a farsi dei buoni amici, in parte umani come il giovane Tanuma, in parte spiriti come lo scorbutico Nyanko-sensei.
Le giornate si susseguivano frenetiche, tra i compiti in classe e la restituzione dei nomi presenti nel Taccuino degli Amici. Fortunatamente presto giunsero le vacanze estive a sollevarlo dalla prima di queste due attività; tuttavia gli spiriti non conoscevano vacanze e continuavano ad assillarlo pretendo i loro nomi. A questo punto Natsume decise di concedersi un meritato periodo di riposo.
Fu così che partì per le vacanze, assieme all’inseparabile Nyanko-sensei e solo dopo una buona dose di raccomandazioni da parte della signora Fujiwara. Si diresse verso una cittadina di montagna, dove nessuno lo conosceva. Là avrebbe finalmente trovato la tanto agognata pace e tranquillità. Nyanko-sensei comunque sarebbe stato all’erta, nel caso in cui qualche Yokai si fosse accorto del suo potere spirituale.
Natsume si sentiva tranquillo quando stava in compagnia dello spirito, anche se spesso i due si trovavano a discutere per delle sciocchezze.
Uno dei primi giorni di vacanza Natsume uscì a vedere l’alba. Nyanko-sensei dormiva di gusto: la sera prima aveva bevuto litri di sakè ed era tornato ubriaco fradicio, portando in dono a Natsume un rospo; ora stava dunque recuperando i postumi della sbornia.
Il ragazzo si stava dunque godendo la fresca brezza del mattino, che gli carezzava dolcemente il viso. Quello era uno dei pochi momenti di tranquillità che riusciva finalmente a godersi dopo mesi.
All’improvviso sentì un rumore, un ramo spezzato: si guardò attorno e notò una ragazza dai lunghi capelli rossicci, col cappuccio sul viso, che lo guardava da dietro un albero. Quando vide che lui si era accorto di lei, la ragazza fece per correre via.
“Aspetta!” tentò di fermarla Natsume, stupendosi di se stesso e del proprio coraggio. La ragazza indugiò per un momento, ma poi corse via, senza nemmeno voltarsi. Natsume rientrò in casa.
Nyanko-sensei nel frattempo si era svegliato di ottimo umore, ignaro del dono che aveva rifilato la sera prima al povero ragazzo.
“Dove sei stato piccolo Natsume?” gli chiese, gli occhi ancora lucidi dal sonno. Il ragazzo sospirò: non si era mai sentito così prima di allora. Voleva rivederla, perlomeno conoscere il suo nome.
Decise che anche il giorno dopo sarebbe uscito presto, sperando di rivederla.

E così fece. L’alba era meravigliosa quindi anche se lei non fosse tornata avrebbe comunque avuto un panorama meraviglioso di cui godere.
Però lei venne. Anche oggi aveva il viso coperto, stavolta però da una sciarpa molto spessa. Natsume si alzò in piedi, cautamente. Quella ragazza era così minuta, sembrava un cerbiatto spaventato.
Lui si avvicinò con cautela, mormorando piano: “Ciao! Io sono Takashi Natsume, tu come ti chiami?”
In realtà non sapeva nemmeno lui perché stava sussurrando così piano. In quel momento sentì un fruscio di foglie dietro di lui: “Con chi stai parlando? Qualche Yokai è venuto a cercarti fin qui?”
Era Nyanko-sensei, uscito per sgranchirsi le gambe. Natsume si girò verso di lui: avevo preso uno spavento!
“Ma no, siamo così lontani da casa! Figurati se mi seguono fin qui!”
“Non abbassare la guardia. Hai un odore fin troppo appetitoso!” così dicendo il tondeggiante gattino prese a rincorrere una farfalla. “A stasera! E vedi di non cacciarti nei guai!”

Natsume tornò a guardare in direzione della ragazza: inutile dire che se n’era andata. Lui sospirò. Era la prima volta che era così felice di rivelare il suo nome a qualcuno; per via del Taccuino degli Amici doveva sempre stare attento quando lo pronunciava, e nonostante fosse lontanissimo da casa non poteva di certa abbassare la guardia, come gli aveva ricordato Nyanko-sensei.
Restò tutto il giorno a fissare il paesaggio, godendosi il vento fresco di montagna. Tuttavia verso sera iniziò a fare troppo freddo, costringendolo a rifugiarsi in casa. Di li a poco rientrò anche Nyanko-sensei.
Natsume telefonò ai Fujiwara, rassicurandoli sul suo stato e descrivendo loro il magnifico panorama di cui godeva da li. Confermò inoltre il rientro per il fine settimana. Aveva ancora solo due giorni di vacanza.

Anche il giorno seguente uscì a vedere l’alba. Ormai era un’abitudine in quella strana vacanza tra i monti. Nyanko-sensei dormiva ancora quando lui era uscito. Cercò la ragazza del giorno prima con lo sguardo, finché non si accorse delle sue ciocche fulve ondeggiare al vento.
Quel giorno portava una maschera sul viso, che la faceva assomigliare terribilmente ad uno Yokai. Si avvicinò con passettini leggeri, muovendo impercettibilmente le gambe sottili fasciate nel kimono color crema. Era giorno di matsuri, una festa popolare estiva giapponese, quindi Natsume non si stupì affatto nel vederla agghindata a quel modo.
Quando fu abbastanza vicina a Natsume da potergli parlare, disse con una vocina flebile un’unica parola: “Kaede.”
Natsume restò affascinato dal suono così dolce di quella voce. Kaede… doveva essere il suo nome. Detta quell’unica parola, Kaede si girò facendo per andarsene.
Natsume prese il coraggio a due mani: allungò il braccio, sfiorando il suo, accarezzando quei folti capelli rossi che, scivolando morbidi dalla sua presa, si mossero verso il bosco. Lei si girò e si poté udire da dietro la maschera una risata pure come lo scroscio di una sorgente. Poi se ne andò, inoltrandosi nel bosco.
Natsume rientrò in casa, svegliò Nyanko-sensei che ancora dormiva e gli chiese: “Nyanko-sensei, perché a volte si sente il forte impulso di vedere qualcuno?”.
Il gatto si stropicciò gli occhi, lo fissò un momento prima di rispondere, con la voce impastata dal sonno: “Ti mancano i Fujiwara? Credo significhi che ti sei affezionato a loro. Comunque non preoccuparti, domani sera rientriamo. Ora però lasciamo dormire ancora un pochino!” si rigirò nel futon e riprese a dormire. Natsume aveva ascoltato le parole dello spirito, anche se non parlava dei Fujiwara quando gli aveva rivolto quella domanda.
Uscì in giardino, di nuovo, sospirando. Di Kaede nemmeno l’ombra; si sentiva tutto scombussolato, non aveva mai provato un’emozione così forte. Sarebbe riuscito a rivederla, l’indomani, prima della partenza?
Probabilmente si, all’alba.

Infatti il mattino dopo lei era li ad aspettarlo. Portava la stessa felpa che aveva il primo giorno in cui si erano incontrati, dal cui cappuccio si intravedevano appena i suoi profondi occhi blu.
“Sei venuta anche oggi!” la voce di Natsume era poco più di un sussurro. Lei annuì, piano, avvicinandosi un poco. Natsume non riusciva a muoversi: aveva il cuore in gola e sentiva un brivido piacevole corrergli lungo la schiena. Lei mosse ancora un passettino verso di lui; poi un altro. Natsume poteva sentire il suo dolce profumo invadergli le narici e avvolgerlo.
Chiuse gli occhi, riempito da una sensazione indescrivibile.
Sentì ancora un lieve rumore di passi muovere verso di lui; quando si arrestò poteva sentire il rumore dei respiri di Kaede, così leggeri.
Lui stava per riaprire gli occhi, ma non lo fece: sentì qualcosa di caldo e morbido sfiorargli una guancia. Erano le dolci labbra di lei, che gli regalavano un caldo bacio d’addio.

Riaprì gli occhi, giusto in tempo per vederla correre via tra gli alberi, così leggiadra che sembrava quasi correre sul vento.
“Chi era quella ragazza?” chiese una voce indagatrice dietro di lui. Natsume si voltò, piano, arrossendo violentemente. “Oh, lei era… quella era… Kaede…” riuscì a balbettare in qualche modo. Nyanko-sensei assunse un’espressione di chi la sa lunga e chiese con fare saccente: “Sicuro che non fosse una Yokai?” Natsume lo guardò spaventato. Non aveva nemmeno pensato a quella eventualità. “No… non era una Yokai, era così… profumata e… umana…” ma ormai il dubbio lo stava divorando e non si sentiva più tanto sicuro di ciò.

E fu così che Natsume rientrò in città, a casa dei Fujiwara. Non avrebbe mai pensato di riuscire ad affezionarsi così tanto ai suoi familiari. Non dimentichiamo gli amici, che rivide giusto il giorno dopo. Tuttavia questa breve vacanza di soli quattro giorni restò nel cuore di Natsume, in un angolino speciale. Non l’avrebbe dimenticata tanto facilmente!

Angolo dell’autrice
Ciao!
Visto il mio amore per Natsume degli Spiriti ho deciso di scrivere questa piccola One-Shot, nonostante le scene romantiche non siano il mio forte. Vi è piaciuta?
Se non siete a capire la vera natura di Kaede, beh… non disperate! L’ho fatto apposta, e in realtà nemmeno io so se lei sia umana o Yokai.
Spero di essere riuscita a rendere omaggio a questa serie che amo! Se avete dei consigli non esitate a farmelo sapere!
Un saluto!
   
 
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