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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    01/11/2015    1 recensioni
[Terza classificata al "Inside Out Flash contest" di madelifje]
Una nuova emozione sta per sbarcare nel Quartier Generale.
Ebbene sì, la piccola Riley sta ormai approcciando una nuova fase della sua vita e sembra necessario un piccolo aiutino in più che andrà ad unirsi ai suoi cinque compagni di vita.
Gioia, entusiasta dell’arrivo, dovrà occuparsi dello stato d’animo di ognuna delle altre emozioni, assicurandosi che ogni cosa proceda nel migliore dei modi … almeno fino a quando non si accorge che lei stessa si ritrova a provare proprio le sensazioni e stati d’animo dei compagni.
Riuscirà a gestirle?
Riuscirà a capirle, accettandole come parte di sé, dei propri pregi e difetti?
Ma soprattutto, riusciranno tutti e cinque ad accogliere un nuovo membro di cui nessuno sa nulla?
Sei piccoli capitoletti che descrivono le reazioni delle varie emozioni dinnanzi al nuovo arrivo e, al contempo, una maturazione del personaggio di Gioia verso una vera comprensione dei suoi compagni.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nickname forum/sito: ellacowgirl (forum) / ellacowgirl in Madame_Butterfly (efp)
Fandom: Inside Out
Pillola: Rossa
Lunghezza: 5.331
Numero di storie/eventuale Ricordo base: 6 one-shot collegate/no ricordo base
Coppia/protagonista: Gioia
Rating: Giallo
Genere storia: Fluff / Sentimentale / Slice of Life
Avvertimenti: What if? / Crack Pairing
Note dell’autore: Questa piccola long partecipa al "Inside Out Flash contest" indetto da idkrugens sul forum di Efp, che avrebbe voluto vedere un personaggio di un fandom imbattersi nelle cinque diverse emozioni più una. Diciamo che ho interpretato a mio modo il tema del contest: invece che descrivere le sei emozioni di un personaggio qualsiasi, ho preso proprio una di queste e le ho fatto vivere ogni singola altra emozione! Spero di aver scritto qualcosa di curioso e, magari, di originale.
Ps. il titolo "viceversa" riprende una frase in uno dei capitoli ma l'ho utilizzato soprattutto perchè è il titolo del film utilizzato nei paesi francofoni - non chiedetemi perchè!


 
Fear

Il letto profumava, era impeccabilmente pulito - impeccabilmente ordinato – e non avrebbe potuto essere differente, considerato chi vi giacesse quotidianamente.
Inspirò quella sensazione con piacevolezza, socchiuse nuovamente gli occhi azzurri – di quell’azzurro luminoso, gioioso – e cercò di lasciar spazio alla sensazione che l’invadeva ogni mattina.
Doveva essere positiva, quella sensazione, doveva esserlo per forza considerando che si trovasse nel letto di una persona a cui teneva, a cui era inevitabilmente legata e con la quale aveva intessuto una relazione apparentemente rosea.
Già, apparentemente.
Perché, per quanto si sforzasse, per quanto cercasse di godere appieno del piacere che quella relazione le donava – in tutti i sensi – c’era sempre qualcosa che strideva, qualcosa che non le consentiva di essere completamente serena, rilassata.
Qualcosa che incrinava il sorriso perennemente solare sul suo bel volto, rendendola inquieta, timorosa.
Lo stesso qualcosa che le sfiorò la pelle scoperta del braccio, con un garbo ambiguo, come se – più che una carezza affettuosa – si trattasse di un’analisi.
Un brivido le percorse la schiena … e quanto avrebbe voluto convincersi che non fosse d’ansia.
«Brava, vedo che ti stai dando quella cremina idratante che ti avevo consigliato … ora hai proprio una bella pelle, liscia, pulita e delicata!» La voce appena acida di Disgusto ruppe il silenzio della stanza.
Gioia accennò ad un sorriso, ma non era sincero, non era spontaneo.
Sentì le labbra fredde dell’altra posarsi sulla pelle del suo braccio.
Paura.
«… e morbida.» Terminò il commento con soddisfazione, i capelli perfettamente in ordine nonostante la nottata.
«Oh sì! Beh, ecco, ci tengo ad essere in forma sotto ogni punto di vista, devo essere sempre pronta, attiva e scattante!» Asserì con quanto entusiasmo avesse, volgendosi verso l’altra con quella grinta che la caratterizzava.
Una grinta che non l’abbandonava mai, una sua caratteristica peculiare, sempre e comunque … tranne in quei momenti.
Tranne quando incrociava le iridi verde smeraldo di Disgusto, il suo sguardo giudicatore, che pretendeva di penetrarle dentro e rigirarla come un calzino.
E questo la terrorizzava.
Sì, era felice con lei, stava bene, passavano piacevoli momenti assieme … ma aveva sempre, costantemente, paura.
Paura che la giudicasse diversamente da come lei si sentiva, paura che la respingesse, che la rifiutasse, che un bel giorno decidesse di allontanarla perché non rientrava più nei suoi parametri di rigida perfezione.
Gioia non era perfetta, lo sapeva, eppure aveva l’innata capacità di esaltare gli aspetti positivi anche dei difetti.
Forse era per questo che una difficile di gusti come la “verdina” l’aveva miracolosamente esonerata dalla dose giornaliera di insulti a tutto il mondo.
Rimasero così, a fissarsi per un lungo attimo, Gioia manteneva quell’espressione entusiasta che si faceva sempre più forzata, sentendosi soffocare in un limbo che non comprendeva.
Disgusto forse sapeva quale influenza avesse sulla loro “leader” , o forse lo ignorava, molto più probabilmente ne godeva intimamente.
Allungò il braccio verso Gioia e le sfiorò una guancia, uno di quei gesti che riservava solo a lei, decisamente molto rari per una del suo caratterino.
«Non potrei essere più d’accordo.» Rispose, con quel sorrisetto un po’ ironico, di chi la sa particolarmente lunga.
L’allusione era chiara, ma Gioia rimase piuttosto scossa dal tono, dai modi, da quella dannata sensazione di paura che solitamente non le apparteneva, ma che in quelle circostanze emergeva come non mai.
Paura di essere solo un giocattolino e non una parte importante.
Paura che l’assalì inspiegabilmente quando Disgusto mutò improvvisamente espressione, dal sorriso ambiguo ad una quasi schifata.
«Oddio cos’è quel sopracciglio!» Sentenziò quasi adirata. Gioia improvvisò un sorriso di circostanza, continuando a tenere il lenzuolo a coprire il petto.
«Non preoccuparti, pensavo giusto di passare dalla saletta del make-up!» Asserì prontamente, calmando immediatamente il carattere ben poco tollerante dell’altra.
Disgusto, dal canto suo, incrociò le braccia sul petto ed inarcò il labbro superiore.
«Sono d’accordo anche su questo.» Sentenziò, fissandola ancora.
Gioia rimase come paralizzata da quelle sensazioni angosciose per qualche attimo, pur mantenendo il sorriso che le permetteva di celare tutto quanto – tutto ciò che non fosse gioioso – e di essere la leader che tutti si aspettavano, che Disgusto avrebbe tenuto ben salda a sé.
«Bene, credo sia ora di andare, una giornata importante comincia!» Asserì allargando il sorriso – uno di quelli ampi, che mettono di buon umore – ed accennando a lasciare l’ampio ed impeccabile letto di Disgusto, caricandosi di quell’energia che, nonostante le anomale emozioni da lei provate, rimaneva la sua carta vincente.
Venne fermata per un polso, perse un altro battito, un altro brivido le percorse vorticosamente la schiena.
Paura, di nuovo.
Paura perché non sapeva mai cosa aspettarsi dall’altra, non sapeva mai per quanto – e soprattutto se – i suoi rigidissimi standard sarebbero stati ancora rispettati.
Venne tirata con una certa decisione, sino a portare le proprie labbra su quelle della verdina, la quale aveva già socchiuso gli occhi e si guardava bene dal lasciarsi sfuggire quel momento.
Aveva ancora paura, ancora il cuore le batteva, ma non avrebbe permesso a quell’insana emozione di rovinarle il momento, di avere il sopravvento su di lei – sulla gioia – e si impose di fare altrettanto, di lasciarsi andare, di abbandonarsi ad una piacevolezza che, angoscia o meno, era innegabile.
Non fu passionale, non fu dolce, eppure possedeva quella nota di delicata premura che dava a Gioia tutta la sicurezza – e la fiducia – di cui aveva bisogno per stare con lei, per convincersi di esserne all’altezza, per non dare campo libero al timore delle proprie insicurezze.
Si riallontanarono appena, per un attimo l’espressione sul volto di Disgusto parve sinceramente soddisfatta – difficile, viste le sue quotidiane pretese – e Gioia non poté che sorriderle dolcemente.
«Ci vediamo dopo!» Le disse dandole un altro bacettino rapido, quasi rubato e, con quell’aria talvolta un po’ folle, si rialzò energicamente dal letto, rivestendosi ed abbandonando la stanza per cominciare le mansioni quotidiane.
Mentre Disgusto era rimasta lì, ancora tra le coperte, la testa appoggiata al gomito mentre osservava con espressione ambigua l’altra allontanarsi, come stesse guardando l’unica cosa che, al suo difficilissimo giudizio critico, non avesse difetti.
Non difetti intollerabili, almeno!
  
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