Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |      
Autore: Bad A p p l e    01/11/2015    1 recensioni
"La sua famiglia è Serpeverde da generazioni e lui, che allora non aveva altro che i suoi undici anni e l’unica certezza di non voler avere nulla in comune con suo padre, oltre al codice genetico, era riuscito a compiere il passo più azzardato della sua intera esistenza, farsi smistare a Grifondoro.
[...]
Kagami alza gli occhi al cielo, scocciato, «Il punto è che lui sostiene di aver seguito Akashi, in piena notte, e che all’improvviso l’altro è sparito nel nulla».
«Il punto» gli fa il verso Kuroko, finalmente alzando lo sguardo su di lui, «è che tu non hai mai letto “Storia di Hogwarts”».
[...]
«Voglio sapere cosa fa di notte Akashi-kun nella Stanza delle Necessità» lo interrompe, guardandolo negli occhi con quel tanto di decisione che basta a mettere in chiaro che non se ne andrà senza una risposta soddisfacente.
Makoto sembra disorientato per qualche istante, poi gli sorride in un modo che a Kuroko ricorda una iena che ha appena adocchiato una preda appetibile. «La Stanza delle Necessità non esiste più da tempo. Riprovaci, fantasmino~»."

[Hogwarts!AU] [HanaKuro] [Micro-accenni a MayuMibu]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Hanamiya, Ogiwara Shigehiro, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amaranth Days.

Capitolo 1: Alleanze.

 

 

“Non Serpeverde, non Serpeverde”

“No? Ti troveresti bene, sai?”

“Ti prego, tutto ma non Serpeverde”

“Be’, se sei proprio sicuro, sarà meglio GRIFONDORO!”

 

Akashi, nel ripensare al proprio smistamento, non può evitare di ammettere di essere stato più ingenuo di quanto ritiene di potersi permettere.

La sua famiglia è Serpeverde da generazioni e lui, che allora non aveva altro che i suoi undici anni e l’unica certezza di non voler avere nulla in comune con suo padre, oltre al codice genetico, era riuscito a compiere il passo più azzardato della sua intera esistenza, farsi smistare a Grifondoro.

Errore fatale” pensa adesso, al suo quinto anno di istruzione magica.

Ormai da due anni ha ritrovato il senno e non può che trovare nocivo essere circondato da individui la cui massima ambizione è lavorare all’ufficio Auror e magari farsi uccidere in missione.

Lui vuole il potere assoluto, sente che è ciò per cui è nato ed è una certezza il fatto che non troverà mai sottoposti affidabili tra i Grifondoro.

Sarebbe tutto molto più semplice se fossi a Serpeverde” si dice, per poi decidere di prendere la situazione come una sfida.

Una sfida che non può perdere.

 

 

[…]

 

 

«Non posso crederci» sbuffa Hanamiya, abbandonandosi mollemente su una delle poltrone della Sala Comune di Corvonero.

Kuroko, seduto poco distante da lui, si acciglia appena; alza gli occhi dal libro che sta leggendo per spostare lo sguardo sul compagno di casa. Accanto a loro non ci sono altre persone, quindi, per quanto sia strano, si sta rivolgendo proprio a lui.

Non parlano spesso, più che altro di Quidditch, durante gli allenamenti della squadra.

«A cosa non puoi credere, Hanamiya-senpai?»

«La prima partita del Campionato la giochiamo contro i Tassofessi!»

Per l’appunto.

Kuroko inarca appena e sopracciglia e mette con accuratezza il segnalibro tra le pagine del romanzo, per poi poggiarlo sul tavolino tra le poltrone che loro due stanno occupando. «Non comprendo il problema. I Tassorosso hanno una squadra di tutto rispetto; sottovalutarli non è saggio, soprattutto ora che il loro capitano è Kiyoshi-senpai».

«Vedremo se sarà ancora tanto bravo dopo che gli avrò fratturato le braccia con un bolide» ghigna Makoto, prendendo il libro di Kuroko come se fosse la sua mazza da battitore e mimando il gesto di colpire una di quelle palle infernali, già pregustandosi il rumore delle ossa di Kiyoshi Teppei che si spezzano. È il suo passatempo preferito, ogni volta che Corvonero e Tassorosso giocano, il portiere di questi ultimi finisce in infermeria.

Kuroko trattiene a stento una smorfia infastidita e si affretta a strappargli dalle mani il proprio libro, «Potresti» gli concede, controllando che il senpai non abbia rovinato la copertina o le pagine, «Ma in quel caso, io potrei decidere di lasciar prendere il boccino a Furihata-kun».

Makoto si blocca, sbatte un paio di volte le palpebre e poi gli rivolge un sorrisetto ironico, «È un ricatto?»

«Forse» si limita a rispondere il più piccolo, stringendosi nelle spalle.

«Guarda che così rischi di cominciare a piacermi ~» motteggia.

«Sia mai» risponde Kuroko, tornando alla sua lettura, senza riuscire ad impedirsi un sorriso sottile.

«Com’è che non sei finito a Grifondoro, santerellino?» gli domanda Makoto, forse più per infastidirlo che per altro.

Kuroko è costretto a poggiare l’indice sula pagina, per non perdere il segno e si ostina a non alzare lo sguardo verso l’altro, per fargli capire che non ha intenzione di continuare ancora per molto la conversazione, «E come mai tu non sei a Serpeverde?»

«Mica crederai alla favoletta dei Serpeverde tutti brutti e cattivi?» ridacchia Hanamiya, provando di nuovo a sottrargli il libro; se non potrà divertirsi a mandare Teppei in infermeria, tanto vale tormentare chi glielo impedisce.

Il ragazzo mette il libro fuori dalla portata del più grande e gli schiaffeggia via le mani come farebbe con un bambino dispettoso e petulante.

«Sono certo che non lo siano tutti, ma statisticamente parlando non sono propriamente degli agnellini».

«”Non mi fido molto delle statistiche perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore, statisticamente ha una temperatura nella media”»

«Charles Bukowski. Fai sul serio?»

«Hey, sono un nato babbano tanto quanto te~ e questo dovrebbe anche bastare a spiegare perché non sono Serpeverde».

Kuroko suo malgrado si ritrova ad annuire, perché solo uno stupido potrebbe non rendersi conto che per quante belle parole vengano spese, il razzismo magico non è mai stato davvero debellato e, in ogni caso, nessun nato babbano è mai stato smistato a Serpeverde.

«Immagino che da un lato ti faccia comodo» non riesce a fare a meno di commentare Kuroko, pentendosene subito, pensando di aver oltrepassato una linea sottile verso argomenti che sarebbe meglio non affrontare.

«Dici?»

Hanamiya sorride divertito e il suo tono sardonico è un invito più che valido a dire in libertà ciò che pensa, senza preoccuparsi.

«Be’, il razzismo è una lama a doppio taglio. Nessun nato babbano viene smistato a Serpeverde? Questo vuol dire che tutti i Serpeverde, senza esclusioni di alcun genere, sono razzisti e quindi cattive persone. Se tu appartenessi a quella casa, probabilmente verresti tenuto molto di più sotto controllo e non porteresti a termine metà delle tue malefatte».

Makoto applaude, ironico, «Molto acuto. Comincio a spiegarmi come mai non sei a Grifondoro, loro non noterebbero un Troll di montagna cha balla la samba sotto ai loro occhi».

«Giudizio immeritato» commenta Tetsuya.

«Quel tuo amico, Kagami… lui quando non regge un Hamburger non è neanche in grado di trovare le sue stesse mani ~».

Kuroko apre bocca per ribattere qualcosa a difesa dell’amico, ma si ritrova a doverla richiudere senza essere in grado di sfiatare una sola parola. Non ha idea di cosa dire perché, per quanto la descrizione di Hanamiya sia esagerata, senza dubbio si addice almeno un po’ a Taiga; trovare qualcosa da contestare è molto più difficile se si è d’accordo con il proprio interlocutore.

«Non sono tutti come Kagami-kun» dice, allora. È una debole difesa e lo sa bene, ma l’idea di lasciare all’altro l’ultima parola lo infastidisce più di quanto gli piaccia ammettere.

«No, infatti, ci sono anche arroganti come Aomine, che crede di essere un dono di Dio dotato di bacchetta, o emblemi della sanità mentale come Kawahara o, ancora, dolci crocerossine come Ogiwara».

«Be’, a Corvonero abbiamo te, che colmi tutte le nostre lacune in termini di decadenza» sbotta, per poi portarsi le mani alla bocca, non riuscendo a credere di aver davvero pronunciato quelle parole.

Dopo un attimo di attonito smarrimento, Makoto scoppia a ridere, come se l’insulto non lo avesse neanche sfiorato. «Interessante» si limita a dire dopo quello scatto di ilarità per poi, finalmente, dirigersi al dormitorio.

 

[…]

 

 

Una cosa con cui Ogiwara ha sempre dovuto fare i conti è senza dubbio il suo sonno leggerissimo, cosa che lo ha penalizzato a casa, nel condividere la camera da letto con due fratellini piccoli, convinti che il sonno sia sopravvalutato e che quindi l’orario di gioco potesse estendersi fino alle prime luci dell’alba; ne è danneggiato anche adesso durante gli anni ad Hogwarts, ormai abituato a svegliarsi per il russare sporadico di Kagami e Aomine, quindi non si stupisce nel ritrovarsi ad aprire gli occhi controvoglia, ormai strappato alle braccia di Morfeo.

Si massaggia le palpebre indolenzite per il poco sonno accumulato, mentre con lentezza i suoi sensi si rendono conto che qualcosa non va.

C’è silenzio.

Kagami e Aomine non stanno russando, il loro respiro è pesante, ma non abbastanza da essere stato la causa del suo risveglio. Allora cosa?

Qualcosa che cigola e poi qualcosa che sbatte, seppur in modo ovattato.

Qualcuno che si alza dal letto e che esce dal dormitorio.

Si guarda attorno, facendo fatica a mettere a fuoco i contorni della stanza immersa nel buio rischiarato solo dalla pallida luce lunare che filtra dalle finestre. Quando la sua vista si abitua alla penombra, osserva gli altri letti.

Aomine, Kagami, Kise e Takao dormono placidamente, il letto di Akashi è vuoto.

Sarà andato in bagno” pensa, senza però riuscire ad impedirsi di alzarsi in piedi per andare a controllare. Da metà del loro terzo anno, qualcosa ha iniziato a cambiare in Akashi, qualcosa di inquietante che ne infetta gli occhi, rendendoli freddi e spaventosi.

Maledetto istinto Grifondoro” pensa una volta in Sala Comune nell’intravedere dei ciuffi rossi sparire da dietro il ritratto della Signora Grassa. “Maledettissimo. L’hanno chiamata temerarietà perché amore per i guai suonava male”.

Il silenzio per i corridoi della scuola è ancora più denso del buio e deve imitare l’andatura di Seijuurou per impedire che il rumore dei propri passi possa smascherarlo. L’unica fonte di luce è la punta della bacchetta di Akashi e se da una parte è un bene, dall’altra al compagno di casa basterebbe voltarsi per scoprire di essere inseguito e reagire di conseguenza.

Seijuurou sembra troppo concentrato su una pergamena che stringe tra le dita per potersi rendere conto di lui, ma Shigehiro non se la sente di sfidare eccessivamente la fortuna; Grifondoro, sì, ma con un po’ di cervello. Si tasta le tasche, per poi sbiancare nel trovarle completamente vuote.

Niente bacchetta. Inseguo qualcuno che potrebbe schiantarmi senza troppi complimenti e lascio la bacchetta in dormitorio. Non c’è che dire, sono un genio” inveisce contro se stesso, obbligandosi ad avanzare ugualmente.

Si guarda attorno con attenzione, per quanto i quadri che tappezzano ogni corridoio stiano sonnecchiando nelle loro cornici, la loro presenza inquieta Ogiwara, gli dà l’impressione di essere sempre osservato e a sua volta seguito.

Ama quel castello come probabilmente tutti gli studenti che ne calcano il suolo ogni giorno, tuttavia deve ammettere che in piena notte quei corridoi, quelle colonne, quelle volte, assumono tratti sinistri oltre ogni immaginazione.

Akashi svolta in un corridoio alla sua destra e l’improvvisa assenza di luce lo fa andare a sbattere contro un vaso, costringendolo a fermarsi e a placcare l’oggetto con le mani per impedirgli di cadere con un tonfo, smascherandolo all’istante.

Di nuovo, i sensi di Shigehiro gli dicono che qualcosa non va e per la seconda volta il suo campanello d’allarme è il silenzio. Akashi ha smesso di muoversi.

Con una rapidità che non sapeva di avere, svolta anche lui nel corridoio dove ha visto sparire il compagno di casa, solo per trovarlo deserto.

Con lui c’è solo l’arazzo di un idiota che cercò di insegnare la danza classica ai troll.

Questo potrebbe rappresentare un bel problema…”

 

 

[…]

 

 

In un castello pieno zeppo di persone, tra studenti e insegnanti, sembra quasi assurdo essere in grado di trovare degli attimi di privacy in cui poter parlare senza intromissioni esterne e senza che qualcuno senta, tuttavia le enormi dimensioni del castello non possono che aiutare.

L’ultima aula del corridoio est del sesto piano, ad esempio, non è mai stata usata – almeno da quando loro frequentano Hogwarts – e anche gli altri studenti trovano assurdo salire tutte quelle scale per chiudersi in una vecchia stanza polverosa e in disuso.

Questo la rende il luogo perfetto.

«Vi dico che Akashi ha in mente qualcosa» brontola Ogiwara per l’ennesima volta, addentando uno zuccotto di zucca, «Sennò, per quale motivo andarsene in giro per la scuola in piena notte?»

«Sicuro di non aver mangiato troppo pesante, ieri sera? Magari te lo sei solo sognato» commenta Kagami, giocherellando con uno scheletro ingrigito dalla polvere e tenuto in posizione eretta da uno scuro piedistallo.

«Ah ah, divertente» borbotta Shigehiro, gonfiando le guance con aria offesa, «guarda che sei tu l’unico capace di mangiare così tanto da causarti gli incubi».

«Lui e Nebuya-senpai, di Serpeverde» precisa Kuroko, senza staccare gli occhi dal libro di Trasfigurazione.

Kagami alza gli occhi al cielo, scocciato, «Il punto è che lui sostiene di aver seguito Akashi, in piena notte, e che all’improvviso l’altro è sparito nel nulla».

«Il punto» gli fa il verso Kuroko, finalmente alzando lo sguardo su di lui, «è che tu non hai mai letto “Storia di Hogwarts”»

«E quindi?»

«E quindi Ogiwara-kun ha detto di averlo visto sparire al settimo piano, davanti all’arazzo di Barnaba, ovvero dove si rifugiò la resistenza di Hogwarts durante la seconda Guerra Magica. Pare che sia una stanza che si materializza solo davanti a chi ha un disperato bisogno di qualcosa, ma dopo la guerra non ha mai più funzionato. Akashi-kun potrebbe aver trovato il modo di riaprirla».

Taiga sbuffa, iniziando a tirare delle palline di pergamena tra le costole dello scheletro, «Bene, quindi Akashi ha aperto una porta. Cosa aspettiamo? Andiamo ad avvertire gli Auror!» dice e probabilmente riderebbe anche se non si ritrovasse dubito con una gomitata di Kuroko ben assestata al suo fianco destro, «Tu sei un assassino» esala con il poco fiato che riesce a tirare fuori.

«E tu diventi ottuso quando ti impunti su qualcosa» commenta Tetsuya, atono.

Shigehiro annuisce con forza, «Kuroko ha ragione. Non è il fatto in sé che abbia aperto una porta, ma che l’abbia fatto in piena notte. Non vuole essere visto e non vuole che gli altri notino la sua assenza, sta escogitando qualcosa. È dalla terza che diciamo che Akashi ha qualcosa di strano, no?»

«Okay» si arrende, infine, Kagami, «Cosa dovremmo fare, allora?»

Ogiwara accenna un sorrisetto e sia Taiga che Tetsuya non riescono a non trovare stranamente inquietante, «Be’, ci sarebbe una persona che sa tutto ciò che di “losco” succede qui a scuola».

«Hanamiya-senpai» annuisce Kuroko, per poi rendersi conto di dove andrà a parare il discorso dell’amico, «No, te lo scordi, non andrò da Hanamiya-senpai a chiedergli se sa cosa sta facendo Akashi-kun!»

«Ma siete compagni di casa!» protesta Ogiwara.

Kuroko apre bocca per ribattere qualcosa, ma Taiga parla prima di lui, con un sorrisetto vendicativo sulle labbra, «Sì, Kuroko, ci sono più probabilità che parli con te, che sei suo compagno di casa~ dato che sei così convinto che Akashi abbia qualcosa in mente, non puoi tirarti indietro~».

 

[…]

 

Trovarlo non è neanche stato troppo complicato, ma nel momento in cui gli occhi di Kuroko scorgono la figura di Hanamiya, seduto ad un tavolo della biblioteca e chino su una discreta pila di libri, non riesce a provare quel senso di vittoria che dovrebbe sentire nell’aver trovato qualcuno al primo tentativo in una scuola tanto immensa.

Si permette un sospiro e afferra il primo libro che gli capita in mano dallo scaffale più vicino, per poi avvicinarsi al compagno di casa e sedersi con discrezione davanti a lui.

Makoto non dà segno di essersi accorto della sua presenza e Tetsuya apre il volume, scorrendone le pagine per prendere tempo, prima di iniziare una conversazione di cui non ha la più pallida idea di come portare avanti.

Trasfigurazione corporea totale. Perfetto, un libro di livello M.A.G.O, decisamente l’ideale per una copertura” pensa, ironico, “Era una battuta? Ogiwara-kun sarebbe fiero di me” si dice con una punta di amarezza nel ripensare a come lui e quell’altro traditore di Kagami lo abbiano quasi costretto a doversi confrontare con Hanamiya.

Inutile, non posso davvero empatizzare con qualcuno che si diletta a spezzare arti e a combinare ogni genere di misfatto”.

«Fantasmino~. La tua tensione si percepisce così bene che non è più tanto difficile notarti, sai?~»

La voce dell’altro lo coglie del tutto impreparato, tanto che un lieve tremito lo attraversa per tutto corpo; nascondendo il principio di un sospiro, si costringe ad alzare lo sguardo in direzione dello sgradito interlocutore.

«Hanamiya-senpai» saluta, chinando in modo quasi impercettibile la testa in avanti.

«Non penso che tu sia qui per il piacere della mia compagnia, quindi saltiamo i convenevoli. Cosa ti serve, fantasmino?»

Kuroko non può fare a meno di sentirsi almeno un po’ infastidito; per quanto la sua “copertura” fosse scarsa, l’altro avrebbe comunque potuto fare finta di assecondarlo, almeno per solidarietà tra compagni di casa. Scuote la testa in un movimento appena percettibile, è ovvio che Hanamiya non farà mai qualcosa per facilitare l’esistenza al prossimo e aspettarsi da lui qualcosa del genere è di un’ingenuità che rasenta la stoltezza.

«Tu hai una visione molto ampia di ciò che accade in questa scuola, vero?» domanda, quindi, senza troppi giri di parole. La sera prima, Makoto sembrava aver apprezzato la sua schiettezza, quindi Tetsuya confida nel fatto che andando dritto al punto sarà più semplice ottenere delle risposte.

«Sono poche le cose che mi sfuggono, sì» conviene l’altro, annuendo appena, con aria compiaciuta, «Cosa ti serve, fantasmino? Le soluzioni di un compito in classe? Espedienti per saltare le lezioni? Oppure…»

«Voglio sapere cosa fa di notte Akashi-kun nella Stanza delle Necessità» lo interrompe, guardandolo negli occhi con quel tanto di decisione che basta a mettere in chiaro che non se ne andrà senza una risposta soddisfacente.

Makoto sembra disorientato per qualche istante, poi gli sorride in un modo che a Kuroko ricorda una iena che ha appena adocchiato una preda appetibile. «La Stanza delle Necessità non esiste più da tempo. Riprovaci, fantasmino~».

«Akashi-kun è riuscito ad aprirla e pare ci passi la notte, di tanto in tanto. E smettila di chiamarmi fantasmino, per favore».

Hanamiya lo soppesa con lo sguardo per diversi secondi e per Kuroko, abituato a passare inosservato, è una sensazione strana, gli sembra quasi di essere diventato all’improvviso l’unica persona degna di nota all’interno dell’immensa biblioteca. Lo sguardo è così intenso che Tetsuya deve usare ogni grammo di autocontrollo per non mostrarsi a disagio; in qualche modo, sa che l’esito della conversazione dipenderà da questi secondi passati ad osservarsi e a valutarsi a vicenda e lui non ha la minima intenzione di rovinare tutto mostrandosi agitato.

«Non ho idea di cosa tu stia parlando» dice infine Makoto, facendo crollare quasi tutte le aspettative dell’altro. Kuroko sta per ribattere qualcosa, ma nel momento stesso in cui Hanamiya lo vede aprir bocca, alza una mano davanti a sé per zittirlo, «Ma mi interesserebbe molto scoprirlo. Voglio entrare nel “gruppo”».

«Gruppo?»

«Tu sei curioso, ma non così impiccione. Ci devono essere altre persone dietro ed io voglio entrare in questo club di aspiranti Sherlock Holmes».

«Non credo sia una buona idea…» esordisce Kuroko, ma ancora una volta il più grande lo zittisce con un gesto.

«Allora andrò a dire al nostro Golden Boy, Akashi, che qualcuno qui non sa farsi gli affari propri. Chissà come reagirà, pare che ultimamente sia piuttosto intollerante~».

Kuroko si guarda attorno, come se le pareti adorne di libri possano davvero fornirgli una soluzione. È stato troppo ingenuo, di questo se ne rende conto da solo, e non ci sono dubbi sul fatto che Hanamiya sarebbe davvero capace di andare a spifferare tutto a Seijuurou; questo, oltre ad esporlo troppo, metterebbe il Grifondoro allerta, compromettendo ogni loro possibilità di scoprire le sue intenzioni.

“E poi sarebbe più semplice indagare con il suo aiuto” si dice, un po’ per convinzione e un po’ per giustificarsi con se stesso per ciò che sta per pronunciare.

«E va bene» sospira, «Vieni, ti porto a Baker Street…»

Makoto ridacchia appena, apprezzando la battuta, e ciò fa accennare un piccolo sorriso sulle labbra del più piccolo, prima ancora che possa rendersene conto.

 

[…]

 

Kagami è ancora alle prese con il vecchio scheletro nell’aula abbandonata, quando sente la porta aprirsi.

Quella situazione non lo convince, un po’ perché non gliene può importare di meno di ciò che combina Akashi – insomma, un conto è lamentarsi del fatto che sia diventato inquietante, un conto è voler davvero sapere ciò che gira per quel cervello folle   un po’ perché il suo sesto senso gli dice che quella situazione non porterà altro che guai.

Il suo istinto di sopravvivenza gli urla di lasciare perdere quella questione, ma non vuole fare la figura del codardo, quindi non può che provare sollievo nel veder rientrare Kuroko così in fretta: ci ha messo davvero troppo poco e ciò vuol dire soltanto che non ha ottenuto mezza risposta alle loro domande e di conseguenza il “caso” si chiude lì, senza che lui faccia la figura del fifone.

«Bene, ecco Kuroko, che di sicuro non ha trovato nulla di interessante» borbotta, lanciandogli addosso una pallina di pergamena che viene abilmente deviata da una mano.

Una mano pallida che, però, non è quella di Kuroko.

Ma che cazz-”

Poi Tetsuya si scansa di lato, per scoprire la figura di Hanamiya Makoto.

«Allora, ficcanaso, da dove le iniziamo queste indagini?~»

 

 

Death Note: Hola ^^. Ultimamente le Fandom!AU si stanno impossessando (?) della mia testa e questo è il risultato. (Ho in programma delle fandom!AU con Death Note, D.Gray-man… salvatemi).

Questa micro-mini-long conterà solo tre capitoli e partecipa ai contest: “Spokon in AU” di Nacchan e Shichan e “Di AU!, OTP, Future!Fic e tante belle cose” di Aturiel, entrambi indetti sul forum di EFP.

Spero che possiate gradire questa roba, nonostante il pair principale sia, come dire, insolito.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Bad A p p l e