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Autore: ratherbeyou    01/11/2015    0 recensioni
«Ti ho aspettata ogni sera.» Le confidò una volta staccatosi. «Tu non arrivavi, ma io ti aspettavo.»
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Down on the west coast, they've got a sayin'
«If you're not drinking, then you're not playin'»
But you've got the music, you've got the music in you, don't you?"

-Lana Del Rey


 
West Coast
-ratherbeyou


Sulla West Coast hanno un detto: "Se non bevi non ti stai divertendo" ma a Lydia non era concesso bere.
Lei poteva solo servire ai tavoli di quel locale dove uomini dalla stazza imponente venivano per sballarsi e magari fare un giro nelle camere al piano di sopra con qualche ballerina. Più volte avevano proposto anche a lei di salire di sopra, ma a lei non era concesso nemmeno quello. Poteva solo servire ai tavoli e trattenersi nel caso qualche stupido pervertito decidesse di toccarle le natiche.
Ma Lydia non aveva altra alternativa. Aveva provato più volte a presentarsi ai provini per diventare una modella, perché tutti le avevano detto che con il bel fisico che aveva e la faccia pulita contornata da un bel paio di occhi verdi, nessuno l'avrebbe scartata.
E invece - sette provini dopo - era ancora lì. In quel posto logoro a servire l'ennesima birra ad un ennesimo vecchio pervertito.
Sulla West Coast hanno un detto: "Se non bevi, non ti stai divertendo" e Lydia, durante tutta la sua vita, non si era mai davvero divertita.
Una sera, mentre alcune sue colleghe mettevano a posto dietro al bancone e lei puliva sui tavoli, un ragazzo - Lydia poteva giurare avesse la sua stessa età - era entrato e si era seduto.
«Mi scusi signore, ma noi stiamo chiudendo.» Aveva detto Dorothy, la collega con cui Lydia aveva legato di più.
«Allora vorrà dire che resterete aperte ancora un po', per me.» Aveva risposto l'altro.
Non era uno di quei ragazzi un po' spavaldi ma innocui che serviresti senza alcun problema. Lui era terrificante.
Aveva gli occhi più scuri che Lydia avesse mai visto - occhi color della pece - qualcosa che incuteva terrore.
Dorothy gli servì un bicchiere di wiskhy e poi fece cenno a Lydia di voler chiamare il direttore. La ragazza le fece cenno di no, ma l'altra sparì comunque dietro il bancone. Nel frattempo il ragazzo si alzò, portando con sé il bicchiere ancora pieno di liquido scuro e si diresse vicino allo stereo, rovistando tra i vari dischi.
«Mi scusi, i clienti non sono autorizzati a mettere mano sullo stereo.» Cercò di fermarlo Lydia, con voce calma per evitare che l'altro si arrabbiasse.
Il ragazzo si voltò verso di lei ed una musica partì a riempire la stanza di rumore.
«Balla per me.» Le disse poi, sedendosi di nuovo al suo posto.
«Non sono autorizzata a farlo.» Dove aveva trovato tutta quella calma nel parlargli? «Non sono una ballerina, sono solo una cameriera.»
Il ragazzo le afferrò il polso con forza tanto da farle male. E nonostante lei cercasse di liberarsene, comunque lui era tanto più forte.
«Stasera però farai un eccezione per me.»
Non le aveva posto una domanda e non sembrava nemmeno essere un'affermazione. Le aveva impartito un ordine, un ordine a cui Lydia doveva per forza obbedire.
Così di fronte a lui iniziò ad ondeggiare ed a muovere i fianchi, prima in maniera rigida poi sempre più volentieri dimenticando quasi del tutto la presenza di quel ragazzo inquietante. Dimenticando quello sguardo di fuoco che sembrava bruciarle la pelle. O forse semplicemente abituandosi a quell'attenzione, quasi adorandola.
Sulla West Coast hanno un detto: "Se non bevi, non ti stai divertendo" ma il ragazzo non aveva bisogno di bere per divertirsi, perché quella ragazza aveva la musica nel sangue.

Il suo nome era Jimmy; un nome ridicolo per una persona come lui. Lydia lo guardava e pensava che lui era il tipo di ragazzo capace di conquistare il mondo, capace di far inchinare quest'ultimo ai suoi piedi. Ma il mondo si sarebbe rialzato se solo avesse sentito il suo nome.
Per uno come lui serviva un nome potente, un nome forte. Un nome da guerriero.
E invece si chiamava Jimmy, ed aveva milioni di demoni dentro.
Da quella sera in poi, era passato spesso al locale dove Lydia lavorava, ma mai più ad orario di chiusura e mai più le aveva chiesto di ballare per lui.
Lydia aveva una sorta di brutta sensazione addosso, aveva come l'impressione che potesse succedere qualcosa di brutto con quel ragazzo.
Lui non faceva che entrare nel locale ogni santissima sera e non smetteva di guardarla. Non aveva mai voluto che lei gli servisse da bere, per questo non ci aveva mai provato direttamente con lei, ma la fissava - insistentemente -  ed aveva uno sguardo sinistro.
Lydia aveva pensato più volte di licenziarsi; poi il suo sogno di posare per un fotografo aveva preso il sopravvento ed aveva deciso di non rinunciare a quella paga che seppur fosse poca, comunque le dava una sorta di stabilità.
Allora si limitava a lasciar perdere lui - a non pensare al fatto che fosse lì a squadrarla, a trapanarle le costole con lo sguardo.
Lei lavorava e non lasciava il suo lavoro, ma lasciava Jimmy per il momento.

Tre sere e nove caffè solubili dopo, Lydia vide rientrare Jimmy nel locale dove passava la maggior parte del tempo e lo vide sedersi ed ordinare.
L'andazzo era lo stesso: lui entrava, ordinava il suo solito bicchiere di wiskhy; non permetteva mai che fosse la ragazza a servirglielo e si limitava a fissarla fin quando il locale non chiudeva.
A Lydia stava bene così, l'importante era che non le rivolgesse la parola e che le lasciasse svolgere il suo lavoro in santa pace.
Quella sera però, qualcosa stava per cambiare. La sensazione che Lydia aveva sentito per tanto, stava per diventare qualcosa di più concreto. Quella sera, Jimmy chiese a Sarah - la ragazza che era solita servirlo - che gli avrebbe fatto piacere essere servito per una volta da Lydia.
«Vorrei che fosse la ragazza dai capelli rossi a portarmi il whishky.» Aveva detto.
E così Lydia fu costretta a dirigersi al suo tavolo con un bicchiere colmo di liquido scuro - lo stesso liquido scuro che aveva scintillato davanti ai suoi occhi la prima sera che lui si era recato al locale.
Avvicinatasi al suo tavolo, non le sembrò una delle cose più giuste che avesse mai fatto, ma dovette rinunciare alla razionalità ed iniziare a pensare di non potersi permettere di perdere il lavoro.
Quando posò il bicchiere sul tavolo di fronte al ragazzo, fece per andarsene subito dopo ma lui le afferrò il polso e lo strinse. Improvvisamente una scarica di calore percorse il corpo della ragazza - eppure qualcosa riusciva comunque a farla restare davvero calma. Non aveva paura di quella persona, lei si sentiva tranquilla. Nonostante la stretta sul polso e nonostante lo sguardo gelido di Jimmy.
«Sto per partire, ritornerò tra qualche giorno.» Le disse come se si conoscessero da una vita. «Sarai la cosa che mi mancherà di più.»
«Anche tu mi mancherai tanto.» Aveva risposto Lydia prima di potersi mordere la lingua.
Ma come le era venuto in mente di dirgli una cosa del genere? Lui era comunque uno sconosciuto!
Lui sorrise maliziosamente ed a Lydia tutta quella faccenda sembrò essere sempre più assurda.
«Ti va di restare con me, questa notte?» le chiese lui lasciando la presa sul polso e intrecciando le loro dita.
Lydia impiegò un secondo per rendersi conto del fatto che non aveva aspettato altro sin dalla prima volta che lo aveva visto.
«Stacco tra mezz'ora.» Quindi rispose.
Poi come se niente fosse, tornò a svolgere il suo lavoro sperando vivamente che quella mezz'ora finisse velocemente.

Jimmy era steso sul letto, le braccia alzate dietro la testa ed una sigaretta accesa alla bocca. Il suo corpo era coperto solo da un sottile lenzuolo bianco, il quale però lasciava scoperto il suo dorso nudo.
Non guardava Lydia; l'aveva guardata, fissata e scrutata per mesi ed ora non le rivolgeva nemmeno uno sguardo.
Per conto suo, la ragazza era fuori al balcone con indosso una camicia di Jimmy che riusciva a coprirla fino a metà coscia e l'immagine di loro due insieme e di quello che era successo poco prima nella mente.
Ancora riusciva a sentire sulla pelle l'alito caldo del ragazzo, i suoi capelli tra le dita, i suoi fianchi avvicinarsi ed allontanarsi ed il piacere crescere minuto dopo minuto, fino a scoppiare.
Ma adesso, fuori a quel balcone si ripeteva che era stata una stupida, perché forse non era stato il sesso in sé e per sé - il sesso era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Perché lei già si era un po' innamorata di Jimmy - pur non conoscendo assolutamente niente di lui - e lui evidentemente, l'aveva solo usata come sfogo.



Sulla West Coast la gente sapeva chi fosse Jimmy.
Jimmy era l'icona di tutti gli uomini che avevano il doppio dei suoi anni ma non erano realizzati quanto lui. Figlio di un ricco imprenditore, quando era bambino non possedeva giocattoli come tutti gli altri bambini. Lui aveva un treno elettrico a grandezza naturale e quando a suo padre aveva chiesto un cucciolo di cane, quest'ultimo gli aveva fatto trovare un piccolo pony bianco. Una volta aveva deciso che per Natale avrebbe voluto un piccolo motoscafo per giocarci nell' enorme piscina che possedeva la sua famiglia e suo padre gli aveva donato delle chiavi dicendogli che avrebbe potuto usare lo yatch solo quando avrebbe compiuto diciotto anni.
Ed ogni volta che lui partiva - spariva - restava per giorni in mare aperto con quello yatch, perché le onde e la brezza marittima gli facevano aprire la mente e distendere i nervi.
Precedentemente aveva passato le giornate sullo yatch a causa del troppo stress, per prendersi una pausa. Ma quella volta era diverso: quella volta lo aveva fatto per Lydia.
Che poi nemmeno ricordasse di averle chiesto o meno il suo nome, poco importava.
Aveva continuamente davanti agli occhi l'immagine della ragazza che ondeggiava davanti a lui... Che ansimava sotto di lui... Che lo accoglieva dentro di lei.
Ed allora aveva deciso di prendersi una pausa non dallo stress oppure dal lavoro, ma aveva deciso di prendersi una pausa da quello che sapeva essere amore.

Jimmy era tornato dopo quattro lunghe settimane, due affari conclusi ed una scatola di velluto nella tasca.
Quando però era entrato come suo solito nel locale dove lavorava Lydia, lei non c'era. Si era seduto al suo solito tavolo - sempre libero - come se chiunque entrasse in quel posto si aspettasse di vederlo varcare la porta da un momento all'altro e sedersi al suo posto. Aveva ordinato il suo solito bicchiere di wiskhy e quando Sarah glielo aveva servito, non si era azzardato a chiedere una sola cosa riguardo Lydia.
Eppure sentiva i polsi tremare, la lingua pizzicare, la scatola di velluto nella sua tasca pulsare. Avrebbe voluto vedere da un momento all'altro quella chioma rossa e proporle di passare un'altra notte insieme.
Invece fu costretto a passare la notte da solo, a poggiare la scatola di velluto sul comodino di fianco al suo letto ed a bere un secondo bicchiere di wiskhy - cosa che non aveva mai fatto prima.
Due giorni dopo, aveva capito perché Lydia non lavorava più in quel locale. Quattro settimane erano bastate perché lei conoscesse un altro uomo e questo le proponesse - in cambio del suo amore - un lavoro come modella.
Quattro settimane erano bastate perché lei si dimenticasse di Jimmy e coronasse il suo sogno.
E Jimmy - che aveva tutto - in quel momento si sentì infelice e povero dentro, perché l'unica cosa che mai avesse amato ed apprezzato nella sua vita fatta di sfarzi, adesso non poteva più essere sua.
A Jimmy mancava quella ragazza dagli occhi verdi e la carnagione chiara... Quella ragazza dalle labbra rosse anche senza rossetto e la musica nel sangue.
A Jimmy mancava l'amore!
E si sentì in colpa per esserselo lasciato dietro.

Anche Lydia alla fine aveva deciso di tornare. Non faceva per lei quel mondo, nonostante fosse ciò che aveva da sempre desiderato. Non faceva per lei.
Non le si addiceva - così come quell'enorme livido che aveva sulla gota destra e quell'enorme graffio che le marchiava il braccio sinistro.
Lydia era cambiata; adesso non aveva più la luce della speranza negli occhi e la divisa che era solita indossare in quel locale. Adesso aveva solo i segni di chi ha ceduto troppo in fretta e si è accasciato subito dopo.
E lei si era accasciata sulla sedia dove era solito sedere Jimmy e lo aspettava, sperando che lui tornasse.
Quando il ragazzo varcò la soglia della porta, quasi non credette ai suoi occhi. Lei era lì ed era bellissima e lui sentì improvvisamente uno strano calore che cresceva ad ogni passo facesse fino ad avvicinarlo a lei. Quando si sedette vicino a lei, avrebbe potuto giurare di bruciare come il fuoco.
«Cosa hai fatto al viso?» le chiese come se non si fossero mai separati e mancati e cercando di ignorare quella strana sensazione che aveva dentro.
«E' stato il prezzo da pagare per essere stata una stupida.»
Lui le si avvicinò e le carezzò la pelle notando come questa fosse molto più fredda delle sue dita.
«Tu non sei una stupida.» Le sussurrò ad un orecchio respirando il suo odore - odore di donna.
«Nessuno mi ha mai portato tanto in alto così come sei riuscito a fare tu in una notte sola.» Gli confessò lei - follemente innamorata.
Poi però, si morse subito la lingua per ciò che aveva detto. Le era scivolato dalle labbra e per l'ennesima volta era stata troppo precipitosa. Aveva corso e nei rapporti non bisogna mai correre.
Ma inaspettatamente Jimmy poggiò le labbra su quelle rosse e carnose di lei e la fece di nuovo sprofondare in un abisso.
«Ti ho aspettata ogni sera.» Le confidò una volta staccatosi. «Tu non arrivavi, ma io ti aspettavo

Questa volta non c'era stato il bisogno di fumare una sigaretta, di fuggire da quel letto e da quelle lenzuola. Questa volta erano rimasti avvinghiati per tutto il tempo.
Jimmy aveva pensato più di una volta di consegnarle quella dannata scatola di velluto e magari vedere la sua reazione, ma proprio non ne aveva avuto il coraggio. Aveva timore che lei potesse scappare un'altra volta, che potesse allontanarsi di nuovo da lui.
Ma Lydia questa volta non si sarebbe più allontanata.
Aveva capito che tipo di persona fosse Jimmy; un ragazzo - un uomo - che poteva avere tutto ai suoi piedi e si era prostrato al cospetto di una semplice barista senza un soldo.
Jimmy le carezzava le spalle, le baciava la mascella e la stringeva un po' in più ogni volta che lei sembrava essere insicura riguardo quel contatto tra i loro corpi. Jimmy era tutto ciò che lei aveva sempre voluto ed ora poteva essere suo.
«Merda, mi sa che sono disperatamente innamorata di te.» Gli disse, quasi vergognandosi.
«Mi sa che lo sono anche io di te.»
A cosa le servivano milioni di scatti fotografici, la fama ed i sogni quando poteva avere lui?
Ed a lui a cosa servivano gli affari, la fretta di regalarle un gioiello costoso e la possibilità di avere tutto se era grato di poter avere anche solo lei?
Questa volta non c'era stato per lei il bisogno di prendere una boccata d'aria fuori al balcone e non c'era stato bisogno per lui di non ammirare la sua bellezza. Questa volta erano rimasti a letto, con l'impronta del sesso nella stanza.
Con l'impronta dell'amore nell'anima.





 
  
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