Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Francy_92    01/11/2015    0 recensioni
[Estratto da "There'll be a place for us"]
Gaia e Andrea sono agli albori della loro nuova relazione. Ormai vivono insieme a Londra, ma in occasione dell'estate, ritornano a casa per trascorrerla con i loro amici.
Ed è proprio con loro che trascorrono la sera in questo estratto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una notte da leoni

«Ti va di andare ad una festa con i ragazzi?»
«Una festa come l’ultima volta che siamo usciti insieme qui?»
Andrea mi guarda storto, ma sorride.
«No, una festa senza nessun litigio»
«Allora ok» rispondo avvicinandomi per baciarlo. «Quando sarebbe l’evento?»
«Questo venerdì. Siamo a casa di Giorgio, nella dependance dei suoi genitori»
«Carino»
«Ci saranno anche gli altri della vecchia compagnia»
«Oh… questo non è molto carino»
«Suppongo di no» mormora lui sovrappensiero.
Per qualche minuto restiamo in silenzio. Io a mettermi lo smalto sulle unghie dei piedi e lui a giocare con le boccette degli altri smalti.
«Gaia, ti prometto che non sarà come quando eravamo adolescenti»
«Lo so»
«E allora perché sei silenziosa?»
«Ho paura che mi sentirò a disagio» confesso evitando il suo sguardo e continuando ad applicare lo smalto.
«Ci saranno Serena e Alessia. Ho sentito che Serena lascia suo figlio ai genitori di Massimo, se ho capito bene»
«Non è questo…»
«E allora che c’è, Gaia? Siamo ritornati da una settimana e non siamo ancora usciti con i nostri amici»
«Pensavo ti piacesse trascorrere del tempo con me»
«E’ così, ma abbiamo anche bisogno di stare con gli altri»
Alzo lo sguardo su di lui e aggrotto le sopracciglia «Puoi anche dirmi chiaramente che ti sei stancato della mia compagnia»
«Dai Gaia… non è così»
«Va bene»
Ci sorridiamo entrambi e, dopo aver terminato di applicare lo smalto mi stendo accanto ad Andrea.
«E’ strano essere in questa stanza» mormoro mentre lui mi accarezza il braccio.
«Immagino… staremo soltanto questo mese, tanto per approfittare un po’ del mare, poi torniamo a Londra»
«Promesso?» chiedo guardandolo.
«Promesso» risponde lui sorridendomi.
Non riesco proprio a passare le mie giornate qui!
 
Siamo alla festa di Giorgio da circa un’ora e sto trascorrendo la serata con Serena che mi sta illustrando, per la terza volta credo, il contenuto del pannolino di suo figlio nell’ultimo periodo a causa del virus allo stomaco.
Io sto per vomitare.
«E quindi ho raccolto un campione di quel pannolino per fare le analisi»
«Serena! Dio mio! Che schifo. Basta!»
«Che c’è? Sei la mia migliore amica. A chi posso raccontare queste cose se non a te?»
«No, ti prego… non voglio conoscere i particolari della… cacca di tuo figlio»
Serena scoppia a ridere e mi da delle pacche sulla spalla, mentre io bevo un sorso di coca.
«Amore, hai un elastico per capelli?» mi chiede Andrea comparendo da dietro.
«Che cosa ci devi fare?» gli chiedo togliendo l’elastico nero dal mio polso.
«Mi devo legare i capelli»
«Si, questo l’avevo intuito» gli faccio notare sorridendo mentre lui si lega con l’elastico il ciuffo che gli ricade sugli occhi. La cosa buffa è che lo stanno facendo altri ragazzi che hanno i capelli medio lunghi, invece, gli altri si stanno radunando attorno al tavolo. C’è parecchio rumore di bottiglie e coltelli che tagliano qualcosa.
«Che cosa state facendo, Andrea?»
«Stiamo giocando a quanti bicchieri di tequila riesci a bere in un minuto senza, però, toccarlo con le mani»
«Andrea!!» lo rimprovero.
«Cosa? Si vincono un sacco di soldi»
«Andrea, ti prego… non farlo»
«Dai Gaia… è soltanto un gioco. Lo sai che reggo benissimo l’alcol»
Lo guardo di traverso e scuoto la testa lasciando perdere. Tanto non si fermerà soltanto perché glielo dico io. Ma ho paura che il gioco non consista soltanto nel bere un tot di bicchieri di tequila in un minuto.
«Serena?» la chiamo guardando Andrea raggiungere i suoi amici.
«Dimmi»
«In cosa consiste esattamente questo gioco?» chiedo.
«Quello della tequila?» chiede lei e io annuisco. «Beh… ogni minuto devi cercare di bere più bicchieri di tequila. Chi ne beve di meno paga cento euro»
«Cento?!» chiedo scioccata. Chi gioca tutti questi soldi?
«Si, lo fanno soltanto perché sono benestanti, altrimenti non rischierebbero così tanto»
Sospiro e scuoto la testa «Ok, poi?»
«Questo giro di un minuto ne comprende circa cinque. Chi, alla fine, ha bevuto più tequila vince tutti i soldi»
«Scommetto che si vince anche una visita al pronto soccorso, vero?»
«E’ da tenere in considerazione» mormora mentre suo marito Massimo le prende la mano.
«Fantastico. Passerò la notte al pronto soccorso»
«Non è detto che Andrea ci vada a finire» mi rassicura Massimo.
«E’ vero, ma sono preoccupata»
«Via!» sentiamo urlare da uno dei ragazzi, uno che era nell’ex comitiva di Andrea.
Durante il primo minuto Andrea riesce a buttare giù circa sei bicchierini di tequila, un record considerato che un altro ha la responsabilità di riempire il bicchiere e di porgergli la fetta di lime.
«Fine primo round!» esclama un ragazzo che non conosco. Suppongo sia amico di Giorgio.
Andrea si volta per guardarmi e io mi sforzo di sorridergli e di mostrarmi divertita da questo gioco stupido. Alzo entrambi i pollici e lo incoraggio, anche se dentro di me spero che al prossimo round perda!
Durante il primo Andrea si è classificato secondo, battuto soltanto da Francesco che ha bevuto ben otto bicchierini di tequila. A Luigi tocca sborsare i cento euro con tre bicchierini.
Il secondo round entusiasma tutti gli altri animi tranne il mio e quello di Serena che sembra preoccupata solo perché lo sono io.
Andrea riesce a scolarsi nove bicchierini di tequila e con questo secondo round siamo a quota quindici.
Quanta tequila avrà in corpo?
Stavolta è il turno di un altro amico dell’ex comitiva a sborsare i soldi.
Andrea mi sembra alquanto instabile.
Mi avvicino e gli prendo il viso con le mani. «Stai bene?» gli chiedo preoccupatissima.
«Si… credo. Non preoccuparti»
«Andrea, ti prego, fermati! È una cosa stupida»
«Tesoro, mancano ancora altri tre round. Vincerò, te lo prometto»
«Non devi promettermi niente e io non voglio che stai male per questo»
«Gaia, davvero… vai da Serena. Ce la farò»
«Andrea…» provo a dissuaderlo ma lui pensa bene di tapparmi la bocca con un bacio al sapore di tequila e lime e questo mi fa quasi vomitare, figuriamoci come deve sentirsi dopo aver bevuto quindici bicchierini di alcol.
«Vai da Serena» mi dice e io, per niente tranquilla, obbedisco.
«Lui è abituato a bere» mi dice qualcuno. Mi volto e Alessia mi sorride dolcemente.
«Credi che reggerà tutto quello di stasera?»
«Probabilmente si prenderà una sbronza epica e non avrà voglia di sentire l’odore della tequila per tutta la vita, ma starà bene, non preoccuparti»
«Sono un’idiota se non ci riesco?»
«Non lo sei. Anche io sono preoccupata per Giorgio, ma non è la prima volta che fanno questo gioco stupido»
«Ma non potevano farlo con qualcosa di più leggero?»
«Che divertimento c’è allora?»
La guardo storto e lei, ridacchiando, si allontana.
Con orrore, mi accorgo che anche il terzo round è cominciato e facendomi largo tra tutti gli altri idioti che si sono radunati per incoraggiare i cinque cretini che siedono intorno il tavolo, arrivo di fronte ad Andrea.
Mi sembra verde in faccia, è normale?
«Dai, Andrea! Ne hai bevuti solo due»
«Giorgio! Non lo incoraggiare!!» urlo mentre il mio sguardo saetta dall’orologio sul tavolo al volto di Andrea.
Allo stop, dato dall’amico di Giorgio, mi avvicino ad Andrea.
«Basta! Ti prego! Si vede lontano un miglio che stai da schifo» gli dico circondandogli il volto con le mani.
«Devo vomitare!» esclama alzandosi di scatto e dirigendosi verso l’esterno.
«Andrea!» urlo seguendolo.
Lo perdo di vista solo cinque secondi, poi lo ritrovo piegato in due appoggiato ad un albero.
«Andrea…» mormoro avvicinandomi a lui e tenendogli tutti i capelli all’indietro. «Amore, come stai?»
Non risponde subito, ma in compenso mi risponde con un altro paio di conati. Cerco di non guardare e di concentrarmi su altro, altrimenti potrei mettermi a vomitare anche io.
«Sto bene» mormora dopo un po’ alzandosi e ripulendosi la bocca con i fazzolettini che gli sto porgendo.
«Sei sicuro?» gli chiedo.
«Si. Fammi tornare dentro. Devo assolutamente vincere»
«Ma… Andrea, hai appena vomitato l’anima! Non puoi continuare a giocare»
«Gaia, sto bene! Avevo soltanto bisogno di eliminare tutto quello che ho bevuto»
«Sei un idiota, Andrea! Sei un immaturo!»
«Dai, Gaia… ci stiamo divertendo»
«No!! Tu e quegli amici idioti e pazzi che ti ritrovi vi state divertendo. Io sono preoccupata e spero che tu, a fine serata, non vada a finire in ospedale!!» urlo e colpendolo con una spalla, me ne vado in macchina.
Se ha intenzione di distruggersi, lo aspetterò in macchina!
«Dove stai andando?» urla lui.
«In macchina! Quando hai finito e se sarai ancora in grado di raggiungere la macchina con le tue sole gambe, mi troverai lì»
«Gaia, accidenti! Non possiamo divertirci per una sera?!»
Non ho neanche intenzione di rispondergli. Questo non è divertirsi! Questo è rischiare grosso con l’alcol.
Qualcuno si farà male sul serio.
Apro lo sportello del guidatore e mi siedo lì, tanto sicuramente non sarà in grado di guidare.
Recupero l’I-phone dalla borsa e mando un messaggio a mia madre.
Stasera rimango da Andrea. Probabilmente avrà bisogno di aiuto mentre smaltisce i postumi della sbronza colossale che si sta prendendo” scrivo ed invio.
Mentre attendo gioco con qualche stupida applicazione sul mio cellulare e, esattamente dopo sei minuti Serena mi chiama.
«Che c’è?» chiedo.
«I ragazzi stanno portando Andrea in macchina. È collassato» mi informa.
«Che cosa?!» chiedo spaventata.
«Non spaventarti Gaia. Luigi e Massimo stanno arrivando. Andrea ha solo bisogno di dormire»
«Odio questa serata!!»
«Ormai è inutile dire così. Prenditi cura di lui»
«Certo che lo farò» dico e riattacco.
Cinque secondi dopo vedo i due trasportare sulle loro spalle un Andrea ubriaco fradicio e meravigliosamente svenuto.
«Idiota» mormoro mentre scendo dall’auto e aiuto Massimo a caricare Andrea sui sedili posteriori.
«Ti accompagno a casa» dice Luigi salendo al posto di guida mentre io resto dietro con Andrea, sperando che non vomiti lungo il tragitto.
Annuisco e ben presto siamo tutti i viaggio. A quanto pare Andrea non è l’unico ad essersi sentito male.
«Neanche tu dovresti guidare»
«Sto bene, non preoccuparti»
«Se ti beccano saranno guai»
«Lo so. Adesso pensiamo ad Andrea. Mi verranno a prendere a casa sua»
Per il resto del tragitto io e Luigi non conversiamo molto, ma Andrea si è lamentato parecchio.
Spero che domani abbia talmente tanto mal di testa da desiderare di non aver mai preso quella stupida decisione di voler continuare il gioco.
Ben presto arriviamo a casa e, mentre apro il cancello automatico con il telecomando che Andrea mi ha dato, esce suo padre in veranda.
«Qualcuno qui ha esagerato con la tequila» commenta aiutandomi a far scendere Andrea dalla macchina.
«Esagerato sarebbe un eufemismo» mormoro riprendendo il braccio di Andrea.
«Puoi dirlo» biascica il mio ubriaco e incosciente ragazzo mentre Stefano, suo padre, saluta Luigi.
«Dire cosa?» chiedo confusa mentre sua madre apre la porta della camera di Andrea e mi aiuta a metterlo a letto.
Andrea si lamenta mentre sua madre mi aiuta a togliergli le scarpe, la maglia e i jeans.
«Cos’è successo, Gaia?» chiede suo padre.
E, per la precisione, questa è la prima volta che io e i genitori di Andrea ci incontriamo.
«Ehm… hanno cominciato a fare un gioco stupido a chi beveva più tequila. All’inizio ha vomitato, ma poi è ritornato a giocare»
«Che figlio stupido che ho»
«Ha qualcosa per evitare che vomiti per terra nel caso dovesse capitare?» chiedo posando la borsa sulla scrivania di Andrea.
È la prima volta che entro qui dopo la nostra prima relazione alle superiori.
«Si, ti porto una bacinella. Se tua madre è in pensiero puoi andare»
«No, se non le dispiace vorrei restargli accanto»
Sua madre, che credo si chiami Patrizia, mi sorride e, dopo una veloce strizzata di mano, esce dalla camera, lasciando la scena a suo marito.
Oh dio!
«Luigi ti ha lasciato questa» dice porgendomi una busta.
Suppongo siano i soldi che Andrea ha vinto.
«Grazie» rispondo sorridendogli timida.
Nel frattempo Andrea si rannicchia contro il cuscino lamentandosi di aver bisogno di vomitare.
«Può dire a sua moglie di sbrigarsi con quella bacinella? Penso che non passerà molto prima che Andrea vomiti»
«Si, si certo» risponde velocemente uscendo dalla stanza e incitando la moglie a fare presto.
E in effetti Patrizia si avvicina ad Andrea con una bacinella bianca proprio nell’esatto momento in cui Andrea riversa tutta la tequila che ha bevuto nella serata.
«Adesso puoi dire “te l’avevo detto”» mormora lui sofferente e pulendosi la bocca con un fazzoletto.
«Me lo risparmio per quando sarai più cosciente e io potrò farti del male» rispondo mentre Patrizia apre la portafinestra e porta via la bacinella piena.
Lui chiude gli occhi e mi sorride. «Mi dispiace essere stata assillante» gli dico prendendogli la mano.
«Non preoccuparti. Lo so che lo facevi per il mio bene. Avrei dovuto darti retta»
«Già… adesso riposa»
«Dovresti andare a casa. Tua madre si chiederà dove sei finita»
«Le ho mandato un messaggio. Resto con te»
«Amo la mia ragazza» biascica prima di addormentarsi.
«E io amo te, stupidone!» mormoro baciandogli la mano.
«Gaia?» mi chiama una voce maschile e, quando mi volto, Stefano mi guarda preoccupato. «Come sta?» chiede.
«Si è appena addormentato o è svenuto di nuovo, non lo so»
«Perché si è ridotto così? Avete litigato?»
«No, no… niente del genere. Voleva vincere a tutti i costi il gioco»
«Devi esserti spaventata»
«Abbastanza, si…»
«Ti chiedo scusa a nome di mio figlio. A volte non sa proprio cosa significa usare il cervello»
«Non è necessario. Sa che ha sbagliato e io voglio solo che stia bene dopo questa terribile notte»
«Devi amarlo moltissimo» mi dice.
«Moltissimo non rende l’idea» mormoro guardando Andrea respirare profondamente.
«E’ un ragazzo fortunato. Sono sicuro che andrete lontano»
«Grazie» gli rispondo e lui lascia la camera. «Ti amo Andrea» mormoro baciandogli la mano e andando a sistemarmi sulla poltrona in fondo alla stanza.
 
«Gaia?» qualcuno mi chiama, ma non ho la più pallida idea di chi possa essere. «Gaia, tesoro… svegliati»
Lo faccio e mi ritrovo davanti il volto preoccupato di Patrizia. «Oddio, devo essermi addormentata. Mi dispiace»
Che vergogna.
«Non preoccuparti. Potevi anche prendere la camera degli ospiti»
«No, va bene così. Non avevo intenzione di addormentarmi»
«Dovevi essere esausta»
«Che ore sono?» chiedo guardando l’orologio che ho al polso.
«Soltanto le nove. Andrea ha chiesto di te» mi informa e mi rendo conto che il mio ragazzo non è più nel suo letto.
«Sta bene?»
«E’ in bagno. Sta vomitando di nuovo»
«Di nuovo?»
«Mi sono alzata circa due ore fa e l’ho sentito gemere di dolore un bel po’ di volte, e vomitare altrettanto»
«Vado da lui» dico alzandomi velocemente dalla poltrona e raggiungendolo nel suo bagno. Busso e aspetto che mi risponda.
«Andrea, sono io. Posso entrare?»
«Si» dice.
Apro piano la porta e, quando entro, vengo investita da un odore acre di alcol e… che schifo! Vomito!
«Stai bene?» gli chiedo aprendo la finestra per far circolare un po’ d’aria fresca.
«No. Mi sento uno schifo. Ho bisogno di vomitare di nuovo ma non ci riesco»
«E cosa che vuoi che faccia?»
«Non lo so… fa qualcosa»
«Non ti metterò due dita in gola per aiutarti a vomitare, se è questo che intendi»
«Ti prego…»
Assolutamente no! «Immagina il pannolino di Marco. Ha avuto il virus e Serena mi ha descritto accuratamente il contenuto di quel pannolino terribile. Se può aiutarti te lo descrivo»
«Che schifo, Gaia!» esclama ridendo e avvicinandosi di nuovo al water.
«Beh, se ti aiuta…»
Lui scuote la testa ma, ancora prima di iniziare la descrizione, Andrea libera il suo stomaco.
«Accidenti!» esclamo prendendo velocemente delle salviette pulite.
Quando finisce tira lo sciacquone e si appoggia al pavimento freddo.
«Come ti senti?» gli chiedo.
«Un po’ meglio. Ho bisogno di una doccia e di un’aspirina»
«Te la vado a prendere subito. Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?»
«Un po’ di succo d’arancia, per favore»
«Ok, arrivo subito»
«Gaia?» mi chiama mentre io sto per uscire.
«Si?»
«Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto»
«Non scusarti. Voglio soltanto che tu stia bene»
«Lo so, ma mi dispiace lo stesso»
«Tranquillo» gli sorrido e chiudo la porta alle mie spalle.
Quando scendo giù saluto con un buongiorno imbarazzato i genitori di Andrea e sua sorella Martina che mi guarda alzando un sopracciglio.
«Tuo fratello ha cenato con la tequila ieri sera. Sta male» le spiego mentre Patrizia mi fa segno di sedermi a fare colazione. «No, grazie. Dopo aver visto lo spettacolo di Andrea di poco fa mi è completamente passato l’appetito. Anzi, volevo un bicchiere di succo d’arancia per Andrea. E un’aspirina»
«Te li preparo subito» dice Patrizia mentre io, adesso, non so che cosa fare o dire. Mi sento più che in imbarazzo.
«Sicura di non volere niente?» chiede Stefano indicandomi i croissant e i toast.
«Sicurissima, grazie» rispondo sorridendogli e per fortuna Patrizia arriva con il bicchiere di succo d’arancia e l’aspirina con una bottiglietta d’acqua.
«Grazie» dico e scappo via.
Quando ritorno in camera da Andrea si sente il profumo del suo bagnoschiuma. Lo trovo disteso sul letto con addosso soltanto i boxer e il braccio a coprire gli occhi.
«Andrea?» lo chiamo.
«Sono vivo» mormora stanco.
«Tieni» gli dico poggiando la bottiglietta d’acqua e l’aspirina sul comodino. Gli porgo il bicchiere di succo e lui lo beve tutto in un sorso.
«Come ti senti?»
«Meglio. Molto meglio quando avrò preso l’aspirina»
«Bene» mormoro sedendomi sul letto a gambe incrociate.
Dopo aver preso l’aspirina Andrea mi guarda. Non lo vedo, perché non lo sto guardando, ma sento il suo sguardo su di me.
«Tu stai bene? Hai dormito stanotte?»
«Si, non preoccuparti» mormoro scendendo dal letto e andando alla mia borsa, ricordandomi dei soldi vinti da Andrea. «Tieni. Questi sono i soldi che hai vinto»
«Tienili tu» mormora stendendosi sul letto.
«Andrea, sono più di mille euro»
«E allora? Li puoi tenere»
«Ma sono un sacco di soldi»
«Ti prego Gaia… tienili e usali come vuoi»
«No, decisamente no! Non voglio i soldi a causa dei quali sei quasi morto»
«Dai, non sono quasi morto»
«Mi sono preoccupata tantissimo, lo sai»
«Si, lo so. Vieni qui» dice tendendomi la mano.
Mi stendo sul letto accanto a lui «Mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto passare in queste ore. Puoi usare quei soldi come vuoi, davvero! Possiamo comprarci i biglietti di ritorno, se ti fa stare meglio»
«Un po’. Non voglio usare quei soldi per me»
«Grazie per essermi stata accanto»
«Tu avresti fatto lo stesso per me»
«Ovviamente»
Con i piedi scalcio via i sandali che avevo la sera prima e mi sistemo meglio accanto ad Andrea, lasciandogli dei piccoli baci sul petto, mentre lui mi accarezza la testa tenendomi stretta a lui.
«Ti amo» mormora.
«E io amo te»
Respirando profondamente il suo dolce profumo mi addormento fra le sue braccia, sperando di non trovarlo attaccato al water al mio risveglio ma ancora qui con me. 

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Francy_92