Serie TV > I Borgia (Faith and Fear)
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Autore: Greta Farnese    01/11/2015    0 recensioni
Nella mia mente veniva meglio, comunque... Questa One Shot è basata sul rapporto tra Alessandro Farnese e Silvia Ruffini fino alla nascita del loro terzo figlio. Non credo che dovrebbero esserci spoiler, comunque, per precauzione, vi dico che dovete essere arrivati almeno alla 3x02.
Spero di aver seguito l'intento iniziale e di aver reso la storia chiara, concisa ed "espressiva".
Come sempre, una recensione è gradita.
Mentre scrivo sono le 23:02, dunque ne approfitto anche per dirvi buonanotte xD
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stanca.
Il parto è stato faticoso, ma meno doloroso rispetto alle altre volte.
La piccola Costanza riposa nella culla accanto al mio letto. E' bellissima, piccola ma perfetta.
Sono stanca ma il sonno non si decide a venire. Così chiudo gli occhi, e in attesa del suo arrivo, mi immergo nei ricordi.
Quando, nel 1492, arrivai a Roma, non sapevo che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata. Che sarei diventata madre. Che avrei dato la mia vita a un uomo che non potrà mai essere completamente mio.
Ricordo che mi diressi da Giulia, la mia migliore amica, per salutarla, per chiederle come procedesse il suo matrimonio, un matrimonio senza amore. Mi stava comunicando di essere diventata l'amante del vicencancelliere, il cardinale Rodrigo Borgia, e ricordo di essere rimasta stupefatta. Amante di un ecclesiastico? Come poteva essere possibile?
Lei mi raccontava dettagli su Rodrigo, io l'ascoltavo, poi entrammo in una stanza, dove un giovane era intento a bere un bicchiere di vino. 
Giulia aveva subito fatto le presentazioni. Lui era Alessandro, suo fratello maggiore. Studiava all'università di Pisa, e presto sperava di divenire cardinale. 
Ammetto che il mio cuore fece un balzo appena i suoi occhi incontrarono i miei e un brivido mi percorse da capo a piedi mentre mi prendeva la mano per il consono baciamano. Aveva gli occhi nocciola, e i capelli neri e folti. Non poteva avere più della mia età.
Mi aveva domandato quanto mi fermassi in città, e poi si era offerto di farmi da "cicerone", da guida, per quel lasso di tempo. Io avevo osservato che, essendo lui quasi un cardinale, il mio cuore non si sarebbe trovato in pericolo.
Alessandro si era limitato a sorridere, un sorriso che gli aveva formato due fossette sulle guance.
A pensarci ora, mi viene da ridere. All'epoca ero totalmente un'altra persona, e così lui. Talmente giovani, e inesperti.
Ricordo il nostro primo bacio, che era anche il primo bacio in assoluto, per me. Avvenne al matrimonio di Lucrezia, la figlia illeggittima di Rodrigo Borgia, nel frattempo divenuto Papa, con Giovanni Sforza. Stavano declamando una poesia di Dante e quando le sue labbra furono sulle mie, capii che ciò che stava accadendo non era sbagliato, anzi, era la cosa più giusta che potesse accadere. Cosa c'era di meglio del bacio di Alessandro, lì e ora? Nulla, assolutamente nulla, nulla era comparabile alla sensazione che mi scaldava in quel momento.
Certo, ricordo anche i sensi di colpa che mi impossessavano al termine di ogni nostro incontro. Lui aveva preso la porpora, nel frattempo, e di fatto, commetteva peccato, trascorrendo con me il suo tempo. Ero anche dolorosamente consapevole che prima o poi avrei dovuto sposarmi. Quando trascorrevamo interi giorni al suo palazzo a Orvieto, pensavo, però, che se eravamo peccatori, se fossimo andati all'inferno, il paradiso lo stavo vivendo in quel momento.
Imparai a conoscere Alessandro come conoscevo me stessa. Mi contagiò con la sua passione per il diritto, con la sua allegria, le sue battute, le sue idee innovative e spesso considerate stravaganti, per l'epoca.
Tutti i nostri piani mutarono quando scoprii di essere rimasta incinta. Era il 1493.
Da allora, seguii Alessandro ovunque, come se fossi sua moglie. Insieme a Giulia e a sua madre, costituivo la sua famiglia. Non mi fermavo nemmeno a riflettere se fosse giusto o sbagliato, sapevo solo che lui era la parte migliore di me. Che era nelle mie vene, e non potevo cacciarlo fuori.
In lui, in Pierluigi, il nostro bambino, vedevo la vita, l'amore, la speranza.
Ricordo anche momenti dolorosi, però.
Come quando il nostro secondo bambino nacque senza vita. Come il mio a tutti gli effetti terzo parto, che fu affrontato da un medico svizzero che mi tagliò letteralmente la pancia estraendo a mani nude Paolo. Come il suo imprigionamento, di un giorno soltanto, a causa di Rodrigo Borgia, quel Papa che di fatto era diventato più un pericolo che un beneficio per noi. 
Quel Papa che continuava a impedirci di scivolare via dalla sua vita, che aveva negato ad Alessandro il permesso di dimettersi dai suoi doveri di cardinale per sposarmi.
Un vagito della piccola Costanza mi distrae dai miei ricordi. 
Quel vagito sembra richiamare anche Alessandro, che apre piano la porta, entra, si ferma a guardare la nostra ultima nata, la nostra prima bambina, e che poi si stende accanto a me.
- Scusa - mi dice, come se percepisse che sono sveglia. - Al nostro primo incontro, tu mi dicesti che non volevi che il tuo cuore fosse in pericolo. Forse non ho rispettato questo desiderio.
Gli prendo la mano, non potendo muovermi a causa del mio corpo dolorante dopo il parto.
- Ti sbagli - gli sussurro - il mio cuore non sarà in pericolo finché ci sarai tu con me.
E un attimo dopo, la sua bocca è sulla mia.
   
 
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