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Autore: FOXDIE    02/11/2015    0 recensioni
“Dovevo immaginarlo.” annuì assumendosi le proprie colpe e ammettendo così di non avere voce in capitolo; le dita della mano sinistra intanto tracciavano il contorno del bordo del suo bicchiere e per la successiva mezzora recitò un monologo riguardo il radicale cambiamento aveva subito dopo la nostra rottura e in seguito al recente trasferimento a Los Angeles — con l’aiuto di diversi drink che stimolarono la sua parlantina — mentre personalmente preferii continuare a bere piuttosto che intrattenere una conversazione con lui. Ad un certo punto, però, mi alzai e feci per andarmene ma Theo mi afferrò il polso costringendomi a voltarmi.
“Se non ti conoscessi direi che sei stata in silenzio per darmi la possibilità di spiegare come sono effettivamente andate le cose.” per colpa o per merito degli alcolici, a seconda dei punti di vista, non riuscii a dare la meritata importanza alla vena amara delle sue parole e per questo cominciai a fare storie affinché mi lasciasse andare verso e sulla pista da ballo.
“Non credi di aver parlato già troppo?”
“Non abbastanza da meritare la tua attenzione, a quanto pare. Dunque, se proprio vuoi ballare, dovrai farlo con me.”
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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And you hypnotize me like no other
Mesmerize my mind in o s
So let the night bring us together again


"Sì, l'unica cosa che manca è il televisore, il resto è tutto dove dovrebbe essere. Zio John mi ha assicurato che la consegna non tarderà ad un arrivare, quindi confido in lui. Non credevo fosse così faticoso traslocare, sai?"
Avevo trascorso l'intera mattinata ad aiutare la ditta di traslochi che avevo incaricato per il mio trasferimento da Manhattan a Los Angeles e nel momento in cui potei finalmente testare la comodità del nuovo divano fui assalita da un senso di stanchezza mai provato prima; avevo persino saltato il pranzo per sbrigare al più presto tutto il lavoro che la nuova casa reclamava e che il mio lato perfezionista assecondava, il che mi sorprendeva soltanto in parte — d'altronde era una caratteristica con la quale avevo imparato a convivere nel corso degli anni.
Avevo avuto parecchie difficoltà durante il liceo, quando i professori non volevano saperne di concedere dilazioni di consegna per i diversi saggi assegnati, quindi non era raro che occupassi gran parte del mio tempo per riscrivere un testo decine di volte e decretare poi quale fosse la versione migliore o comunque la più accettabile. E gran parte delle volte il duro lavoro veniva ripagato, altre veniva sminuito, ma l'unico parere di cui mi importasse veramente era il mio ed accettavo senza proteste il voto ricevuto per poi dimenticarlo pochi secondi dopo.
"Posso soltanto immaginare e conoscendoti non sarai stata ferma neppure un secondo." la voce di James dall'altro capo del telefono mi distolse dai pensieri che stavo riesumando e presi a picchiettare le dita sullo schienale del divano.
"Dovevo pur velocizzare i tempi." mi giustificai.
"Oppure avresti potuto lasciare che la ditta traslochi facesse il suo lavoro e riposare, dal momento che hai anche affrontato un viaggio di quante ore... ? Sette?"
"Sei e mezzo."
"Hon, sei pessima."
"Mi ami così come sono."
"E tu ami me. Ma nulla mi impedisce di costringerti a riposare per almeno otto ore."
"Solo perché sei il mio inquilino non significa che devi impartire ordini."
"Lo faccio eccome. Devo anche farmi perdonare per non esserci stato per aiutare."
"Sei un idiota."
"Lo so."
"Adesso riaggancio però, credo di dover pranzare. Il mio stomaco comincia ad essere fastidioso."
"..."
"JJ?"
"Sono le cinque e venti del pomeriggio e tu non hai ancora mangiato nulla?"
"..."
"Cazzo, Hon, non puoi trascurarti sempre."
"Adesso mangio qualcosa, va bene?"
"Farai meglio ad ordinare un metro di pizza e mangiarlo tutto."
"Non tentarmi."
"Ci vediamo tra poco. Verso le sette e quaranta dovrei essere in aeroporto, aggiungi il percorso in taxi ed il possibile traffico."
"Ti aspetto per le otto."
"Andata. Mangia."
 
 
E così riattaccai, senza dare ulteriori risposte e calcolando una seconda volta il tempo che avrebbe effettivamente impiegato James per arrivare a casa mia — o meglio, nostra. Era da tempo che fantasticavamo su cosa avremmo fatto al termine degli studi e dove ci saremmo poi stabiliti per trovare lavoro, dal momento che Manhattan non riservava posto a due neo laureati come noi, per cui essere finalmente riusciti a trovare un posto dove trasferirci era un gran bel passo in avanti; James poté mettere in pratica le sue conoscenze nell'ambito musicale firmando un contratto a tempo indeterminato con il proprietario di un negozio di dischi, mentre io mi accontentai di poter pubblicare i miei racconti sul Quotidiano locale per richiamare un po' lo stile dei miei due autori preferiti. Di certo avrei cercato di meglio nei mesi a venire, vista la mia laurea in informatica, ma ora come ora potevo ritenermi contenta dell'attuale impiego.

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ᴊᴊ ]
So cosa faremo domani.

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ʜᴏɴ ]
Siamo in una puntata di Phineas e Ferb?

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ᴊᴊ ]
Meglio.

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ʜᴏɴ ]
Spiegati.
Anzi, aspetta. Hai mangiato?


[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ᴊᴊ ]
Lo sto facendo.
Ricordi quando mi hai detto di voler andare a Las Vegas?


[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ʜᴏɴ ]
Ti amo. Sposami.

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ᴊᴊ ]
Assicurati di avere un completo all'altezza del luogo.

[ ‣ ᴍᴇssᴀɢᴇ ᴛᴏ﹕ ʜᴏɴ ]
Ne ho portato uno proprio per quello.


Nel pomeriggio avevo provveduto a soddisfare il mio appetito ordinando un panino – siccome non avevo ancora avuto modo di passare al supermercato – e mentre cercavo di prestare attenzione al libro di cucina che mia madre aveva insistito affinché leggessi, cominciai a pensare quanto fosse inaccettabile vivere senza televisore; non c’era alcuna serie che potesse interessarmi e non riuscivo mai a beccare un film che non fosse cominciato da almeno quaranta minuti, ma essere priva di utilizzare la Playstation mi destabilizzava.
Erano all’incirca le otto e dieci quando /finalmente/ sentii dei colpetti sulla porta che annunciavano, con un po’ di fortuna, l’arrivo di James e non la visita dell’intero vicinato con tanto di dolci fatti in casa a portata di mano; mi avviai all’ingresso ed aprii.
Le braccia di James mi attirarono a lui ancor prima che potessi aprire bocca, ma con altrettanta prontezza gli gettai le braccia al collo e lo strinsi in un abbraccio, sinceramente felice di vederlo; non avevamo bisogno di dire nulla in quel momento, erano passati mesi dall’ultima volta che avevamo passato del tempo insieme a causa della sua partenza per Londra – dove risiedeva tutta la sua famiglia, motivo per il quale il nostro abbraccio durò un po’ troppo e forse nemmeno abbastanza.

Negherò di averlo ammesso con tanta facilità, ma Dio se mi sei mancata.
Allentai la stretta al suo collo e feci qualche passo indietro per guardarlo da capo a piedi col sorriso stampato sulle labbra.
Io invece ho vissuto meglio in tua assenza, forse dovrei comprare una casa tutta per me. scherzai togliendogli il peso della chitarra che portava sulle spalle e lasciandogli spazio per trascinarsi dietro i bagagli che ero sicura avrebbe disfatto soltanto all’occorrenza.
Raccontala a qualcun altro, Hon. lo osservai lasciare le sue cose accanto al divano e ci si sdraiò su un attimo dopo.
Stanco? domandai poggiando la chitarra sul tavolo in cucina e facendogli segno di lasciarmi spazio accanto a lui non appena tornai nel salotto, dunque obbedì e poggiò la testa sulle mie gambe.
Decisamente. Ho preso tanti aerei in vita mia ma sono ogni volta più sfinito, non mi ci abituerò mai. sospirò e serrò le palpebre per qualche secondo quando cominciai ad accarezzargli i capelli tinti di lilla.
Sei sempre convinto di voler andare a Las Vegas?
Ovvio che sì. Ci raggiungerà anche Elizabeth che domattina torna in città ed immagino tu voglia abbracciare anche lei. il massimo sforzo che James si preoccupò di fare fu quello di aprire un occhio solo ed inarcare un sopracciglio per scrutare la mia reazione alle sue parole, mentre io annuii semplicemente guardandolo di sottecchi.
Sì, ma vale la pena noleggiare un auto per andarci?
Preferisci prendere l’autobus e metterci il doppio del tempo?
Preferirei potermici teletrasportare a Las Vegas, JJ.
Calma, Goku. un risolino seguì le sue parole ed io feci una smorfia nel tentativo di nascondere il ghigno dalle mie labbra.
Kamehameha. recitai entrando nei panni del personaggio al quale ero stata paragonata e poi scoppiai in una fragorosa risata, seguita prontamente da quella di James.
Spesso e volentieri il nostro rapporto veniva confuso con quello di due fidanzati; venivamo scambiati per una coppia metà del tempo e probabilmente uno dei motivi principali era che non ci costava ammettere che dormivamo insieme per questioni d’abitudine, ma d’altro canto quegli equivoci non infastidivano nessuno dei due e lasciavamo che gli altri credessero quello che ritenessero più giusto.
Quella sera, comunque, decidemmo di ordinare una pizza e discutere del più e del meno fin quando uno dei due non sarebbe crollato dal sonno ed effettivamente ci limitammo a quello, troppo sfiniti per organizzare l’itinerario per il giorno seguente e/o affrontare discorsi di un certo spessore.
 

Hello there!
Non ho particolari considerazioni o premesse sulla storia,
ma volevo comunque chiarire le idee su quello che è l'aspetto
esteriore di ciascun personaggio - già citato o meno. E colgo
l'occasione per incitarvi a lasciarmi recensioni nel caso in cui
vi interessi questo breve prologo.
Pidge Aldaya:                              Theo Hutchcraft:                             James Adam Roth:                         Elizabeth Anne:
 
  
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