Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: piccolo_uragano_    02/11/2015    5 recensioni
Sirius ha lasciato sua moglie Martha a casa Potter dicendo che sarebbe andato a cercare Peter, ma che sarebbe tornato a casa prima dell'alba. Ora Martha sta seppellendo James e Lily e deve dire al suo piccolo Robert che presto avrà una sorellina.
----
“Vorrei che tu crescessi forte, come tuo padre, e coraggioso, come il tuo padrino. Vorrei che amassi come Lily amava la vita e che la difendessi come lei la difendeva.”
“Io vorrei che tu non piangessi, mamma.”
----
Spin-off di 'ti amo più di ieri e meno di domani'.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tre novembre millenovecentoottantuno.
Martha fissava la lapide di marmo bianco, con incisi i nomi di James e Lily e la data di qualche giorno prima. Robert, che le teneva la mano, fissava le due bare di legno scuro, mentre sentiva la sua mamma tremare.
“E adesso cosa succederà?” domandò il bambino.
Era assolutamente facile percepire quanto tesa l’atmosfera fosse, in quel momento, anche per un bambino di quattro anni.
Le bare vennero calate nel terreno, davanti alla lapide che sembrava brillare di luce propria. Martha sentì chiaramente che, se Robert le avesse lasciato la mano, lei sarebbe caduta accanto a quelle bare che contenevano le sole persone che avrebbe voluto accanto in quel momento.
“Non lo so, pulce. Immagino che ci faremo forza e andremo avanti.”  
Cercò in ogni modo di non piangere, ma sentì che il piccolo che portava in grembo stava alterando le sue emozioni e presto l’avrebbe costretta a piangere.
Non era solo il piccolo Black ancora quasi invisibile che la costrinse a piangere. Era tutto il resto.
Erano le parole di Sirius che ancora le risuonavano nel cervello. Torno prima dell’alba. Ti amo.
Prima dell’alba.
Quelle tre parole le facevano davvero un male disumano: erano passati quattro giorni, e lei non aveva dormito una sola ora. Aveva visto tre albe, senza di lui, aspettandosi che si Smaterializzasse nel loro giardino con quel suo sorriso sghembo che troppo spesso lei aveva ignorato per prenderlo in giro.
Remus, da quando Silente aveva detto loro che Sirius era stato portato ad Azkaban, non si era allontanato da loro per un secondo. Tutti avevano visto Martha scoppiare a piangere, lasciarsi cadere a terra e permettere ai singhiozzi di piegarla. Persino Marie, la madre più apprensiva della storia, aveva alzato le mani dicendo di lasciare che quel dolore, per qualche minuto, l’ammazzasse. Perché, a detta di sua madre, lei era una leonessa.
No.
Martha, in quel momento, con addosso il giubbino di pelle di suo marito, il loro primogenito per mano mentre seppelliva i loro migliori amici, si sentiva un leoncino abbandonato. Il leone era sempre stato Sirius, insieme a James e Lily. Ora che loro se ne erano andati, in una sola notte, lei era rimasta a badare ai leoncini più piccoli senza nemmeno fingere di essere forte davanti a suo figlio.
“Robert, voglio che tu mi ascolti bene, ora.” Sussurrò, chinandosi davanti a lui. “Vorrei che tu crescessi forte, come tuo padre, e coraggioso, come il tuo padrino. Vorrei che amassi come Lily amava la vita e che la difendessi come lei la difendeva.”
“Io vorrei che tu non piangessi, mamma.” Rispose lui, posandole una manina sul viso.
Lei sorrise tra le lacrime. “Oh, pulce: piango perché a volte la vita è davvero ingiusta.”
“James e Lily non torneranno, vero?”
“No.” rispose Remus, in piedi dietro Martha. “Vivranno dentro al tuo cuore, piccolo.”
“Zio Remus, tu aiuterai la mia mamma?” Robert inclinò leggermente la testa.
La sua era nata come una domanda ingenua, la domanda di un bambino che non sapeva se suo padre sarebbe mai tornato, ma quella domanda aveva mosso moltissime emozioni nel Lupo Mannaro. Non si capacitava di come i suoi amici potessero essere morti, e non capiva come potesse essere successo: chi era stato? Peter o Sirius? A chi credere? Alla sua migliore amica o alla realtà dei fatti?
“Farò del mio meglio, Robert.” Rispose l’uomo con gli occhi ambrati e un tono estremamente sincero.
“C’è una cosa che devi sapere, pulce.” Riprese Martha, dopo essersi voltata e aver cercato di sorridere a Remus. “Presto avrai un fratellino, o una sorellina.”
Lo sguardo del bambino si illuminò. “Davvero?”
Remus si sollevò leggermente i pantaloni e si chinò accanto a Martha. “Io avrò cura della mamma, Robert, ma avrò bisogno del tuo aiuto. Dovrai essere grande, come lo è stato James, e come lo è stato il tuo papà. Okay?”
“Devo essere come papà?”
“Devi essere come papà.”
“Ma lui tornerà, vero?”
Martha si portò una mano sul viso. Non aveva mai visto Azkaban, ma poteva immaginarla. Fredda, buia, triste e cupa. L’immagine di Sirius in una cella di isolamento le fece provare un dolore mai provato prima. “Tornerà, pulce: ti giuro che lo riporterò a casa.”
Remus fissò Martha con perplessità: la sola cosa che le aveva sentito giurare, era che avrebbe amato Sirius per sempre.


Tre novembre millenovecentonovantuno.
Dieci anni dopo, Sirius era appena entrato in casa e guardava Kayla addormentata sul divano, accanto ad una lettera di Robert. Non poté fare a meno di sorridere guardando quella bimba bellissima addormentata sulla madre che gli sorrideva: era tornato da poco, recuperare i rapporti con la bambina non era facile, ma assolutamente naturale. Si sentiva in colpa per non esserci stato nemmeno quando Martha l’aveva data al mondo. Quindi, aveva passato la sera del suo compleanno a bere Burrobirra con Remus, implorando il suo ultimo amico di raccontargli ogni instante di quei dieci anni in cui lui era diventato il riferimento maschile dei ragazzi, senza mai essere invadente, ingombrante o rubargli il ruolo. Remus, ridendo, gli aveva raccontato di quanto quei due ragazzini somigliassero al loro papà.
Remus Lupin, dietro di lui, si ricordò del giuramento che Martha aveva fatto a Robert in quel cimitero. E, involontariamente, sorrise.
“Perché sorridi, Moony?” domandò Sirius. “Lo sento che sorridi.”
Remus scosse la testa. Sirius gli dava le spalle: era tornato a casa da poche settimane, e non era ancora del tutto in sé, ma lo spirito di Padfoot era intramontabile. “Niente, Felpato, pensavo solo che tua moglie è una gran testa calda.”
Sirius, senza capire, guardò sua moglie sorridendo.
“Hai visto, Moony? È tornato da me prima dell’alba.”
Intanto, fuori da casa Black, l’alba nasceva, e per la rima volta dopo dieci anni di albe solitarie, Sirius Black aveva mantenuto quella sua promessa.


A chi mi segue, mi recensisce e a chi legge in silenzio. 
Grazie di cuore. 

Claude.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_