Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    03/11/2015    5 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E finalmente è arrivato il giorno della partenza. Goemon ci sta già aspettando a Barcellona, noi partiamo domani. Sto cercando di chiudere la valigia con le “buone maniere”. Non sono il tipo che porta con se un quarto di casa per viaggi brevi, ma purtroppo quel periodo sospeso fra estate e autunno è il momento del “che diavolo mi metto?”. Al mattino può far freddo, e ti copri, ma dopo una certa ora poi hai caldo e sudi. Se ti vesti già leggero poi congeli, e ti ammali, ma se ti vesti pesante e non a strati ti ammali comunque. In questo periodo dell’anno una cipolla ti invidia per quanti strati ti porti addosso. Per farla breve, ho bisogno di un po’ più di roba, freddolosa come sono, e siccome ingombra la valigia non si vuole chiudere con le buone maniere. Nuova consapevolezza: la valigia mi odia. Dopo innumerevoli tentativi riesco a chiudere la zip. Dieci minuti della mia vita gli ho spesi così, forse anche 15. E io dovrei essere una ladra mediamente esperta e potenzialmente letale (così mi definisce qualcuno), peccato che non sappia nemmeno chiudere una valigia senza sembrare una rincoglionita. Tralasciamo questo mio momento privo di gloria. Per una volta sarò io ad introdurmi nel edificio che desta il nostro interesse. Il diamante che ci interessa è il pezzo forte di un asta. Anche gli altri articoli non sono male, e su questo si basa il nostro piano. Cercherò di aggiudicarmi il diamante, e quando andrò per pagare stordirò il cassiere, che ha una copia della chiave del magazzino. Entrerò e prenderò il diamante, e anche alti oggetti di valore di dimensioni non eccessive e ancora presenti nel magazzino. Lupin che vuole mettermi alla prova, la cosa è…strana, ma solo un po’. Questo significa anche che i ragazzi si fidano ciecamente di me, e che sono parte integrante della banda. La cosa mi ma sentire sollevata, dopo quelle incomprensioni dovute ad una rivelazione arrivata nel modo sbagliato. Avevo davvero paura di aver mandato tutto in pezzi, ma fortunatamente non è così. Non avrei più saputo che fare. Di certo non sarei rimasta all’Interpol, forse avrei ripreso la mia carriera di medico, cercando una distrazione nei misteri della diagnostica. Ma che ne sarebbe stato di me? Probabilmente sarei diventata una misantropa bastarda e acida, come difesa da possibili nuove delusioni. Ma grazie al cielo non è andata così. Anche se questo significa svegliarsi presto e subire gli effetti devastanti del jet lag, non vedo l’ora di arrivare a Barcellona. E’ una città splendida, e poi devo ammettere che un po’ sento la mancanza di Goemon. Non è lo stesso se non ci siamo tutti, e senza di lui sembra che manchi qualcosa. Già, ormai lui e Lupin sono davvero come dei fratelli, sembra precipitoso dirlo dopo così poco tempo, ma allo stesso tempo è normale. E’ qualcosa di innato, è così e basta, sembra che non possa essere altrimenti.
Finalmente dopo ore di volo arriviamo a Barcellona. Dopo aver adeguatamente salutato Goemon, che ci aspettava all’aeroporto da bravo socio, ho assolutamente bisogno del bagno, la mia vescica mi sta insultando in turco antico. Non credo di aver bisogno di melatonina, il Jet Lag di solito non mi si presenta così tanto gravemente da doverne fare ricorso per la sopravvivenza, ma ammetto di essere estremamente stanca. Quello che voglio è solo un letto comodo, in una bella stanza d’hotel in centro, che poi è esattamente ciò che mi aspetta. Comunque, dopo un po’ di slalom fra la gente raggiungo il bagno, e all’improvviso, quando sto per uscire, mi sento afferrare alle spalle, un fazzoletto contro la bocca. Faccio il possibile per liberarmi, ma il jet lag e l’anestetico impresso nel tessuto mi rendono impossibile la cosa, e perdo lentamente i sensi.
Apro lentamente gli occhi, dopo non so quanto tempo passato in incoscienza. Vedo un uomo abbastanza alto, con una giacca lunga e un cappello, entrambi neri, che ha un’aria abbastanza famigliare. Sta discutendo con quelli che sembrano essere dei suoi sottoposti, mentre io ho i polsi legati ad una sedia

“Jigen?” dico io con voce rotta, poco più forte di un sussurro

L’uomo si volta verso di me “Suo padre, ci sei andata vicina”

Improvvisamente sono molto più sveglia “Lei è che cosa!?” dico stupita

Si avvicina e mi slega “Chiedo perdono per l’inconveniente, i miei uomini l’hanno scambiata per qualcun altro” lo guardo stupita, come se fosse un fantasma “Sì lo so, sia tu che mio figlio credete che io sia morto, bhe, in realtà non è così”

Dovrei avvertire Jigen e gli altri che sto bene, ma il mio cellulare è scarico, e poi finiamo per dialogare piacevolmente con quello che è mio suocero, diciamo. Incuriosita, mi permetto di fare una domanda delicata e privata. Jigen avrà avuto al massimo vent’anni quando iniziò a lavorare ufficialmente per Gavez. Lo fece per proteggere la sua famiglia. Suo padre era il suo socio in affari, il suo braccio destro, ma appena capì qual era la politica di Gavez lasciò immediatamente l’organizzazione. Gavez però lo minacciò, costringendolo a lavorare per lui, e per un po’ fu esattamente così. Un giorno però stavano quasi per farla franca, stavano per lasciare il paese senza intoppi, ma Gavez scoprì tutto. Jigen però si era reso conto che suo padre era stanco di fare quella vita, era stanco di essere un sicario. Così insisté, e riuscì a convincere Gavez affinché lui potesse pendere il posto del padre, per preservare la salute della famiglia. Anni dopo però, dopo un periodo in cui non sentiva i suoi da alcuni giorni, scoprì che Gavez non aveva rispettato i patti. Erano morti entrambi, o almeno così risultava. In realtà suo padre è sopravvissuto, ma non riuscì mai a mettersi in contatto con il figlio. Jigen lavorò per Gavez ancora per molto tempo, era troppo pericoloso lasciare l’organizzazione senza un appoggio sicuro. Quell’appoggio sicuro, quell’opportunità irripetibile è arrivata con Lupin. E’ anche riuscito in qualche modo a recuperare una parte del carattere di Jigen, che con tutto l’inferno che ha passato era quasi andata persa. Anche Lupin me lo ha raccontato. Prima che si conoscessero meglio sembrava quel tipo freddo, impassibile, senza un briciolo di sensibilità. Ma grazie al cielo il vero Jigen Daisuke non è andato perso, né è stato compromesso completamente. Lupin mi dice sempre che il mio arrivo poi è stato un toccasana. Fatto sta che dopo questo racconto ogni piccolo senso di colpa che potevo avere inconsciamente per aver ucciso Gavez è scomparso, e anzi, credo che quel trattamento sia già stato generoso. Come ho detto altre volte, la morte non bastava, ma è andata così, ed è senz’altro meglio di quando era vivo. Ora però rimane Riez. Purtroppo non ha alcuna informazione utile su di lui, non lo conosce molto bene. Sa solo che è qui a Barcellona, poco ma sicuro. Sono pochi quelli ad avere informazioni concrete su di lui, e so che uno di loro è quel contatto di mia madre, quell’agente della CIA. C’era da aspettarselo. Sono quasi sicura che anche l’MI6 abbia delle informazioni su di lui, e forse anche loro stanno cercando di eliminarlo. All’improvviso cambiamo argomento, e mi chiede dove siano gli altri. Gli dico dove alloggiamo, e lo avverto che se è solo un impostore che ha intenzione di tentare di uccidere uno di noi dovrà vedersela con me.‘Ora capisco perché Daisuke ha perso la testa’. E’ l’unica cosa che dice a riguardo. E’ strano sentire parlare di lui con il nome invece che con il cognome. Io stessa inconsciamente, in realtà non lo chiamo per nome. E’…strano. E’ un po’ un paradosso, perché tutti siamo abituati a chiamarlo così, ma il nome è Daisuke. Ed è un nome che suona bene, e ha un bel significato, eppure nessuno di noi lo usa mai. Tralasciando questo mio momento, quest’uomo non è solo colui che posso definire suocero, ma è anche il proprietario del lussuoso albergo in cui alloggiamo. Ovviamente usa un nome falso per identificarsi come tale. Allo stesso tempo gestisce una piccola organizzazione criminale. Esegue diverse azioni su commissione, ma solo se le trova sufficientemente etiche. Ormai era nel giro, ed era pressoché impossibile uscirne, rifarsi una vita dignitosa ed onesta. E poi dopo che anche il figlio era caduto nell’oblio e dopo la morte della moglie non aveva più un motivo di fare questa fatica. Tanto valeva rimanere un criminale, sfruttando le proprie capacità. Il ragionamento non fa una piega a mio parere. Anche perché rimanere nel giro lo avrebbe aiutato a consumare la sua vendetta, se solo io non avessi ucciso Gavez prima che lui potesse organizzarsi al meglio. Dopo qualche minuto raggiungiamo l’hotel, e ciò che vedo e sento mi fa sorridere. Lupin, invano, cerca di calmare Jigen, proponendogli di organizzare un piano più articolato e attento, vorrebbe che non agisse alla cieca. Se lo si guarda bene si può intuire che ha addosso una quantità impressionante di munizioni. Scendiamo dall’auto, come se fosse normale pararsi davanti a lui con nonchalance. Insomma, io risultavo sparita nel nulla, e suo padre morto. Direi che non è affatto normale una cosa del genere, e infatti la sua espressione dice tutto

“A-alexis? Che ci fai qui!? Credevo che tu…”

“Sì, all’inizio credevo anche io di essere stata rapita o qualcosa del genere, ma ho dovuto ricredermi”

“Ciao anche a te, figliolo” dice all’improvviso suo padre, come se nulla fosse. Non preoccuparti, tu non risulti morto, figurati

Jigen si avvicina a me, confuso “Sono io che sto diventando matto così all’improvviso o c’è qualcosa che devi, o dovete, spiegarmi?”

Sorrido divertita, e invito sia lui che Lupin ad entrare in hotel, seguita dal nostro ospite, che in realtà è chi ci ospita. Raccontiamo ad entrambi tutto ciò che devono sapere. Non dev’essere facile per Jigen assimilare tutto questo così all’improvviso. Lupin però, con una scusa, li lascia soli, dicendo che deve discutere con me di alcune questioni per il colpo “Non potevamo parlarne più tardi!?” dico in tono polemico

“Lo so che avresti voluto stargli vicino in questo momento e tutto il resto, ma credo che ora sia meglio per loro che abbiano un momento pe parlare in privato e chiarirsi. Sono pur sempre un padre e un figlio, che sono stati separati da vicende poco gradevoli. E poi devo davvero parlati di una cosa che riguarda il colpo”

“Forse hai ragione...e va bene, di che si tratta?”

“Bhe ecco, l’asta a cui dovrai partecipare è di un certo livello, rivolta ad un pubblico ricco, e conoscendoti non hai nemmeno un abito elegante nel tuo guardaroba” Tira fuori dalla valigia un abito da sera, piegato accuratamente “Così ho pensato di procurarti qualcosa di adatto…consideralo come un regalo di compleanno in ritardo…o un piccolo regalo di nozze in anticipo” dice, trattenendo una leggera risata a fine frase

Non ci faccio molto caso e prendo l’abito. E’ a dir poco stupendo E’ un lungo abito nero, con maniche e scollatura di pizzo, presente anche in alcune parti della gonna, ma ho un piccolo problema “Oh no Lupin, non se ne parla neanche, sono negata con gli abiti lunghi, non faccio altro che inciampare”

“Bhe, hai due giornate per abituartici”

“Ma non so nemmeno da che parte cominciare…”

“Posso darti una mano io, basta chiedere”

Visto che il jet lag mi sta uccidendo vado nella nostra stanza a rilassarmi. Dopo qualche minuto, in seguito ad un lungo dialogo con il padre. Posso solo immaginare quanto avessero da dirsi. Non saprei dire con certezza se quella che ha sul viso è semplice stanchezza o se c’è altro sotto, ma appena si stende accanto a me mi stringo a lui, per fargli capire che ci sono per qualsiasi cosa. Non gli faccio nessuna domanda, perché so che potrebbe essere il momento meno adatto per farlo. All’improvviso mi dice che suo padre vuole parlarmi domani mattina, e la cosa mi preoccupa un po’.
Dopo colazione Jigen mi accompagna da suo padre, che è rimasto in hotel. Come al solito è sempre al mio fianco, e qualcosa mi fa credere che lui sappia di cosa vuole parlarmi suo padre, ed è proprio per questo che rimane con me. Finiamo per parlare di mio padre. Ai tempi in cui mio padre era sotto copertura il padre di Jigen lavorava ancora per Gavez. Erano diventati grandi amici, ed erano anche alleati. Mio padre lo avrebbe aiutato a lasciare quella realtà e a rifarsi una vita, in cambio lui, in caso di bisogno, lo avrebbe aiutato a salvarsi se Gavez avesse scoperto che era un poliziotto sotto copertura. Avevano pianificato l’arresto, e mio padre aveva garantito al suo socio che avrebbe avuto una pena ridotta, che avrebbe testimoniato a suo favore in tribunale. Gavez però li scoprì entrambi. Ebbe l’idea di dare a mio padre i trattamento di cui sono già a conoscenza mentre il suo socio e amico era prigioniero nei sotterranei della villa, poi avrebbe ucciso anche lui. Prima che questo potesse accadere riuscì a scappare, sapeva dove avevano intenzione di giustiziare mio padre, ma quando arrivò era ormai troppo tardi. Era già morto, e la scena era raccapricciante. Devo usare molta forza di volontà per evitare di scoppiare in lacrime. Dopo avermi lasciato un paio di secondi per assimilare tutto mi chiede scusa, chiede perdono perché non è stato capace di evitare la sua morte. Rivolgendomi a lui per dirli che non ha motivo di sentirsi in colpa mi rendo conto di non sapere il suo nome, e rimango bloccata a metà frase. Mi viene in aiuto, presentandosi come Jason. Ora che non ho più nulla da ascoltare il mio cervello finisce inesorabilmente per ricordare, e per immaginare quei momenti di cui mi ha parlato. Mi fa male la testa, troppo dolore tutto insieme. Trattenere le lacrime è quasi impossibile, non so come io ci stia riuscendo. Dei flash back del mio incubo ricorrente mi scorrono nella mente, diventando però molto più macabri. E’ troppo per me, e Jigen se ne accorge, come sempre. Mi chiede se voglio troncare qui il dialogo, se voglio andarmene. Annuisco senza indugio, ma prima di uscire, con uno sguardo presumo sofferente, ringrazio Jason con un filo di voce. Andiamo fuori, nel giardino dell’hotel. Avevo l’improvviso bisogno d’aria, ma dopo qualche respiro profondo ho bisogno dell’abbraccio di Jigen. Mi dice sempre che mi sono tenuta dentro troppe cose per troppi anni, e ha ragione. Dopo che ho lasciato Tokyo e sono tornata a vivere da sola a New York non ho più confidato niente a nessuno riguardo l’omicidio di mio padre. Mio zio era lontano, e il sostegno per telefono non bastava, oltre che avrei dovuto accendere un mutuo per le telefonate internazionali. Così ho finito per tenermi tutto dentro, sembravo una giovane donna qualunque, positiva, sorridente, ma in realtà dentro di me c’erano paure di ogni sorta che mi corrodevano. Non sono scomparse, ma ora è più facile affrontarle. Però certe batoste fanno davvero male. Quando mi riprendo completamente raggiungo Lupin, dobbiamo ancora chiarire la questione dell’abito. Sono davvero negata a camminare con abiti così lunghi senza inciampare di continuo, e non sto scherzando. Alla fine spendo una giornata e mezzo per imparare, sotto la guida di Lupin, con l’obbligo di stare nella sua stanza, senza che Jigen abbia possibilità di vedermi. Incredibile ma vero. Dice solo che mi distrarrebbe troppo, ma credo che ci sia sotto qualcosa. E ho la consapevolezza che Jigen lo abbia maledetto in otto lingue. Fatto sta che ora mi sto preparando, gli altri mi stanno aspettando fuori come previsto…sì, Lupin sta sicuramente tramando qualcosa. Comunque, dopo essermi accuratamente preparata, raggiungo i ragazzi. Quando sono ancora lontana dalla breve scalinata che mi separa da loro sento Jigen che sta più o meno litigando con Lupin, che più si giustifica e più riceve contestazioni da Jigen

“E’ la mia ragazza ok? E mi sembra piuttosto normale voler passare del tempo con lei in una città straniera, e poi, c’era davvero bisogno di rimanere per tutto quel tempo nella tua stanza, con te presente poi?” è evidentemente geloso, almeno un po’. Non è che non si fidi di me o del suo migliore amico, ma inevitabilmente è geloso, non può farci niente a riguardo

Lupin sorride compiaciuto "Geloso?"

"No, è solo che-" scendo i gradini con una grazia che non avrei mai immaginato, seppur con calma, sentendo lo sguardo di Jigen addosso. So già che Lupin lo stuzzicherà, e forse questo era il suo obiettivo fin dall'inizio “Oh mio Dio” involontariamente arrossisco, avvicinandomi all’auto

“Ancora geloso?” dice Lupin, con quel suo solito sorrisetto stampato in faccia

“Io? Assolutamente no, infondo non sei stato tu che hai avuto la possibilità di vederla così per un giorno e mezzo”

Cerco di richiamare la loro attenzione, nascondendo il mio imbarazzo “Ragazzi, abbiamo un asta da raggiungere ricordate? Vorrei poter prendere una posizione strategica, e farmi un’idea più precisa di ciò che è in vendita, e prima arriviamo e meglio è”

"Hai ragione cherie, è il caso di andare...le mie lezioni hanno dato i loro frutti"

"E' inutile che parli da professionista per sviare" dice Jigen in tono polemico

"Forse è il caso che risolviate le vostre controversie più tardi"

"Grazie Goemon, almeno qualcuno sano di mente c'è in questa banda" dico scherzando

Salgo in macchina e ricontrollo di avere un buon numero di munizioni per poi mettere l’auricolare. Dopo circa mezz’ora arriviamo alla casa d’aste. All’entrata però mi viene chiesto se ho armi, e mi accorgo che mentire è inutile. Poco più avanti c’è uno scanner a raggi x, ben camuffato, ma c’è. Questo non l’avevamo previsto. Consegno la magnum ed entro. I ragazzi hanno sentito tutto, e Jigen è leggermente preoccupato, si capisce dal tono di voce. Probabilmente Riez è qui, e sono disarmata. Cerco di mantenere la calma mentre ispeziono ciò che c’è in vendita. Il diamante è solo una delle cose interessanti di stasera, c’è molta possibile refurtiva, ma avrò bisogno di una mano una volta all’interno del deposito. Non so se è così in tutte le aste, ma visto che la merce è di alto valore, appena un oggetto viene venduto viene portato al deposito annesso alla cassa, sorvegliato dal cassiere. Cerco di aggiudicarmi il diamante, cose che riesco a fare dopo qualche istante, e avrei fatto un affare. Lascio la sala, dirigendomi al magazzino. Chiedo innocentemente se posso già pagare, visto che il diamante era l’unica cosa che mi interessava, e stordisco il cassiere. Appena sento che l’asta è finita isolo la sala dal resto dell’edificio, così che possa agire indisturbata. Entrando però mi rendo conto che qualcosa non va, quindi non c’è nessuno, né Goemon, né Jigen e nemmeno Lupin

“Alexis, abbiamo un problema. I sicari di Riez ci impediscono di entrare, l’edificio è circondato, l’unico modo che hai di uscire è-“

La comunicazione si interrompe “Jigen? Jigen, ci sei ancora?” per un momento sento la voce di Charles Wood, sostituita poi da quella di Riez. E’ stato lui a interrompere la comunicazione, Charles

“E’ inutile che ti affatichi, non ti sentono più, Charles sta facendo un ottimo lavoro” metto il diamante e i pochi oggetti di valore di piccole dimensioni nella borsa. Prendendo una via alternativa, senza quindi passare dalla sala, vado a riprendere la magnum “Guardati le spalle, potrei essere ovunque, oppure da nessuna parte"

Controllo di avere la magnum carica, e poi con calma, senza dare nell’occhio, cerco di uscire dal retro. Si sente il rumore di una sparatoria che viene da fuori. Ritorno dov’ero prima passando per i corridoi dello staff, e mentre osservo la pianta dell’edificio un proiettile colpisce la parete, poco lontano dal mio viso. Riez mi ha trovata. Senza pensarci due volte inizio a correre, voglio arrivare all’esterno e riunirmi ai ragazzi. Prima che possa di nuovo osservare la pianta salta la corrente. Uso il cellulare per farmi luce, e per abilitare il GPS sulla pianta di quest’edificio, così che io possa vedere dove diavolo sto andando. Trovo un uscita, ma è impraticabile, è bloccata da alcuni sicari che stanno sparando in direzione di Lupin e degli altri con degli AK-47, così che non possano aiutarmi. Sono costretta a seguire una delle vide di fuga dell’antincendio. Mentre corro sento la spada di Goemon respingere i proiettili ad un ritmo impressionante ed estenuante perfino per lui. Mi sembra di sentire Riez dietro di me, ma allo stesso tempo non ne sono affatto sicura, e ciò non mi rende tranquilla. Arrivata all’esterno mi rendo conto della criticità della situazione. Goemon è stremato, tanto che per poco non ha mancato un proiettile. Intravedo il braccio di Lupin tirare Goemon verso di loro, così che l’unica parete non mitragliata protegga anche lui. Per farla breve: sono in trappola

“Ragazzi, siete tutti interi!?” grido, sperando che mi sentano

Sento a malapena Lupin dire a Jigen di non fare idiozie. Probabilmente aveva intenzione di venirmi incontro “Stiamo bene, ma come puoi vedere Riez sta facendo di tutto per dividerci, neanche Goemon può fare nulla. Si sono organizzati bene” mi dice Jigen, con una leggera sfumatura di preoccupazione nella voce

Improvvisamente mi rendo conto che Riez non era dietro di me. Devo tenere gli occhi aperti, controllare in più posti contemporaneamente per essere sicura che Riez non mi colpisca a tradimento. Quel bastardo compare e scompare, spostandosi continuamente da una parte all’altra, facendomi sprecare parecchi proiettili. Jigen e gli altri non hanno modo di vedere quello che succede, e i nostri revolver producono un rumore simile, difficile da distinguere con chiarezza con gli AK. In lontananza si sentono le sirene della polizia, che si fanno sempre più vicine. E’ sicuramente Zazà, anche se mi sorprende che si faccia vedere solo ora. Devo eliminarlo, e alla svelta. Mi accorgo che nei suoi movimenti Riez si fa sempre più vicino. Improvvisamente mi ritrovo la canna della sua pistola puntata alla testa, gli afferro il braccio e cerco di disarmarlo, ma visto che non molla la presa lo spingo lontano da me. Prendiamo entrambi la mira, ma io sparo prima che lui possa farlo, colpendolo al cuore. Una delle due ondate di proiettili si arresta, i sicari si sono resi conto della morte del loro capo. Approfittandosi di questo momento di distrazione, Goemon li neutralizza in un batter d’occhio. Nello stesso momento la polizia raggiunge la casa d’aste, e saliamo in auto il più velocemente possibile. I sicari però non bastano a distrarre il paparino, che dopo pochi istanti è già dietro di noi, seguito da buona parte delle volanti. Come sempre Goemon ostacola la loro corsa, utilizzando la katana. Appena possiamo stare tranquilli, mentre torniamo verso l’hotel, mostro la refurtiva, ottenendo l’approvazione di Lupin. Jigen mi dice che vista la piega che le cose stavano prendendo avrei anche potuto lasciar perdere la refurtiva, ma si congratula comunque con me per l’abilità. Appena arriviamo all’hotel scendo dall’auto, senza immaginare quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Prima che possa rendermene conto Jigen mi avvicina a se, cingendomi un braccio intorno alla vita, le sue labbra premute sulle mie appassionatamente. Mi lascio andare, senza però esagerare, arrossendo di botto. Non capisco la natura di questo suo gesto improvviso

“Sono fortunato ad averti al mio fianco“ il suo tono ha sì qualcosa di dolce, ma questa sua frase sembra quasi essere una frecciata verso qualcuno

Lupin non può fare a meno di ridere, e siamo tutti un po’ perplessi dal suo comportamento “Ancora non l’hai capito Jigen? Era tutto un mio piano, e ti ho appena dimostrato che, anche se tu dici il contrario, sei geloso”

“Ti ho già detto che non sono geloso” risponde seccato

“Ah no? Allora giustificami questo tuo comportamento impulsivo” non dice niente, semplicemente si incammina verso il centro, con me al seguito “Non c’è niente di male ad essere un po’ gelosi ogni tanto” dice Lupin, cercando di trattenere una risata

Mentre camminiamo non posso fare a meno di pensare. E’ finita. L’assassino di mio padre è morto. Per ora non c’è più nessuno che ha intenzione di ucciderci. Possiamo vivere in pace, Zazà a parte. Riez è morto, e sono stata io ad ucciderlo, e non riesco a pentirmi di ciò che ho fatto, non vedo un motivo per cui dovrei avere rimorsi. Dopo qualche istante di silenzio lo punzecchio un po’ sull’argomento gelosia, ed è questo il bello, poter passare del tempo insieme senza più l’ansia repressa che deriva dalla consapevolezza di essere delle prede. E’ bastata un’estate per rivoluzionare la mia vita da cima a fondo. Sono una ladra, ho una meravigliosa relazione stabile, ho ritrovato mia madre, mi sono chiarita con lei, e ora ho vendicato completamente mio padre. E questa nuova vita è il massimo. Faccio parte di una banda che è come una seconda famiglia, e nonostante questo posso ancora fare affidamento su mio zio, e ho l’opportunità di viaggiare in tutto il mondo, e in ottima compagnia. E come se non bastasse ho allargato notevolmente i miei orizzonti. Tutto questo in un’estate, che sembrava essere una come tutte le altre. E davvero, non potevo chiedere di meglio.

FINE PRIMA PARTE

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Angolo autrice

Per l'amor del cielo, tre settimane di ritardo. Uccidetemi. 
Chiedo umilmente scusa per l'inconveniente, ma questo mese di scuola, anche se è stato il primo, è già stato carichissimo di verifiche, interrogazioni e rotture varie. Sono già sull'orlo di una crisi di nervi. In più ci si mette chissà cosa a creare problemi con la linea telefonica di mezza provincia (?), a posto stiamo.
Coooomunque, già, fine, ma della prima parte. Perché sì, c'è una seconda parte c: che all'inizio non era prevista ma...ops, ho amato troppo scrivere questa storia, ho amato troppo gli intrecci che ho creato, e quindi voglio un seguito
Non chiedetemi come ho avuto queste idee, perché non lo so nemmeno io. So solo che forse il padre di Jigen avrà più spazio nella storia crossover con Conan, seguito di questa, come anche la madre di Alexis, ancora devo farmi un'idea più precisa.
Ancora non ci credo che questa storia sia finita, dopo un anno e mezzo di duro lavoro, che però mi ha dato un mucchio di soddisfazioni. E' davvero magnifico vedere che gli altri apprezzano il tuo lavoro c': 17 capitoli che rappresentano la mia evoluzione nello scrivere. E' da pelle d'oca, davvero.
Mi prenderò un paio di mesi di pausa, non di più, giusto il tempo di definire con calma la trama della nuova storia in modo completo. Perché sì, mi mancherebbe scrivere per pubblicare, mi mancherebbe vedere recensioni al capitolo del mese, e mi mancherebbe Alexis c': So che sto male, ma è la mia creatura dalle mille sfaccettature e, I just can't c': *si rintana in un angolo del manicomio*
Ok la smetto.
Davvero, ringrazio chi mi ha seguita per tutto questo tempo, fino all'ultimo capitolo. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, e ci rivediamo fra un po' con la nuova storia c: 
  
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