Vestito della mia nudità, mi affaccio tenebroso verso il vuoto.
Spaventato dalla realtà corro inesorabile dentro un ricordo.
Prendo dalla giacca ciò che rimane di una foto,
racconta di me come un pianoforte mancante di un accordo.

Non mi resta che aggrapparmi al pensiero di un sorriso
che da tempo ha abbandonato il mio viso
e piangere della paura del domani
sapendo che nel mondo ci sono più esseri che umani.

Sogno e risogno di tornar bambino
senza problemi e congetture
spaventato solo da forze osure
ma con una fiamma di speranza che brucia più di un accendino.