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Autore: JoiningJoice    04/11/2015    2 recensioni
È una consapevolezza che fa paura. Le lacrime versate quella notte tornano e fanno da gemelle a quelle versate da Makoto – che è più coraggioso di lui, lo è sempre stato; e si fa avanti mormorando parole che Haruka non sente, e passa un pollice su una sua guancia per asciugare quelle lacrime. Haruka alza gli occhi tenuti bassi fino a quel momento e trova lo sguardo di Makoto a fissarlo – trova pupille tremolanti dietro a ciglia lunghe, ancora umide di pianto. È così vicino, ed è meraviglioso. Se è egoista desiderare di non poter avere nient'altro che lui per il resto della sua vita, vuole essere il più grande degli egoisti.
- Non piangere, ti prego... - Sta sussurrando. - Non...non sopporto di vederti piangere. -
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Weight of a Soulmate




The sea's evaporating, though it comes as no surprise
These clouds we're seeing, they're explosions in the sky
It seems it's written but we can't read between the line


Hush, it's okay, dry your eye

[...]'Cause soulmates never die





Il suo primo ricordo di Makoto è insignificante in una maniera spaventosa – e allo stesso tempo è estremamente importante, è tutto ciò che Makoto è e rappresenta. È la sua risata fresca mentre lo prende per le mani e lo solleva da un pavimento di terra umida e foglie autunnali, assicurandosi che non si sia fatto nulla cadendo durante la loro corsa sfrenata.

Prima di quella risata, il nulla. Dopo di essa, Makoto – che lo riempe e completa in modi che Haru fatica ad ammettere persino a sé stesso. Makoto che cerca l'insignificante contatto umano del suo braccio mentre si stringono tra gli altri bambini nell'ingresso della scuola elementare; Makoto che si sporge da uno scivolo e lo implora di nuotare con lui, donando alle proprie parole una sacralità che nessun bambino di sei anni dovrebbe possedere. Nei suoi ricordi Makoto piange tanto quanto sorride, e il pensiero di tutte le lacrime che il mondo orribile in cui vivono gli ha fatto versare dona ad Haruka emozioni contrastanti: c'è tristezza empatica, ma anche molto rabbia. Makoto non dovrebbe mai piangere. Non merita nulla che non sia una felicità intensa ed estrema.

Eppure ha pianto. Ha pianto chino sul terreno del proprio giardino, le dita sporche di fango che scavavano incessantemente una piccola fossa per un piccolo pesce rosso; ha pianto nascondendosi dietro alla sua schiena e tenendolo per mano di fronte a una marcia funebre di uomini in bianco di cui nessuno dei due ricorda i volti.

Ha pianto la sera in cui Haruka è tornato dall'Australia dopo il suo primo viaggio – il primo di una serie. Quell'episodio Haruka lo custodisce gelosamente, voltandosi a cercarlo solo quando si sente felice e vuole farsi del male. È stata l'unica volta che Makoto abbia pianto direttamente a causa sua, e serve a ricordargli una verità tremenda ma innegabile: che amare non è sostenersi nei momenti difficili e non è ridere in quelli leggeri. Amare è fare tesoro del momento più brutto della propria esistenza, ed è ricordare i propri errori, ed è fare qualunque cosa è in nostro potere per rimediarvi. Ogni giorno, ogni momento, ogni istante.

- Mi dispiace. - Aveva sussurrato Makoto, abbozzando un sorriso imbarazzato. E se Haruka aveva sentito un lancinante senso di colpa scuoterlo nel vedere Makoto prendere a singhiozzare senza apparente motivo, quelle scuse erano state la goccia che aveva fatto traboccare il vaso della sua pazienza. Si era trovato a scuotere la testa, negando a Makoto un perdono di cui non aveva bisogno.

Era sembrato che sarebbe andato tutto bene, per un'intera giornata. Makoto era venuto a prenderlo all'aeroporto e assieme avevano raggiunto la piscina in cui avrebbero nuotato la loro ultima gara da liceali – la loro ultima gara assieme. Avevano parlato e chiarito, mormorando l'uno all'altro tutto ciò che era stato difficile esprimere in tutti quegli ultimi mesi – o quasi. C'era sempre un pensiero incessante che batteva in un angolo della mente di Haruka quando pensava a Makoto, e batteva allo stesso ritmo del suo cuore. Ma di quello non avevano parlato. Non ancora.

Ma poi anche quell'ultimo nodo era scivolato nella rapidità con cui era trascorsa la giornata: allenamenti, saluti e addii, cene e ricordi. Makoto aveva sorriso quel sorriso che sembrava l'espressione più neutra che gli riuscisse per l'intera giornata, ed era crollato soltanto quando erano arrivati in hotel. Soltanto quando Haru si era richiuso la porta della loro stanza alle spalle e si era voltato a guardarlo.

A quel punto aveva chiesto scusa, e a quel punto Haruka aveva scosso la testa.

- Perchè chiedi scusa? -

Makoto scrolla le spalle, attendendo che Haruka si sieda di fronte a lui su uno dei due letti singoli della camera dell'hotel prima di rispondere. - Per aver alzato la voce, la notte del nostro litigio. Per aver insistito tanto. Per aver... - Un sospiro, lungo e pesante. Haruka è abbastanza vicino da sentirlo sulla proprio pelle. - Perchè ho sempre pensato che saremmo andati avanti tutta una vita senza litigare, e non ci sono riuscito. Non ho potuto evitarlo. -

Haruka non attende un momento prima di replicare, sicuro di ciò che dirà. Ed è un evento più unico che raro – o almeno lo sarebbe stato per il ragazzo che era fino a qualche giorno prima. - Rin mi ha detto che discutere è salutare. Che mantiene vivo un rapporto. Rimanere in silenzio di fronte a un problema è sbagliato. -

Rin l'aveva detto guardando l'orizzonte, seduto sulla spiaggia nella stessa posizione in cui Haruka era seduto in quel momento – con le braccia poggiate sulle ginocchia alzate verso il volto, e una serenità invidiabile sui lineamenti di solito duri. Aveva aggiunto molto altro – riguardo Sousuke, riguardo il loro rapporto. Per lui era facile definirlo rapporto senza timori e senza paura delle conseguenze. Lo aveva invidiato.

Gli occhi di Makoto sono di nuovo asciutti, però; privi di lacrime e pieni di sorpresa. - Non l'ho mai vista in quest'ottica. - Ammette; e la voce gli trema ancora, ma appena. Rende Haruka debole. Gli fa desiderare di poterlo sfiorare, quel poco che basta a cancellare dalla sua voce i rimasugli di una paura che non dovrebbe esistere.

- E non hai alcun motivo di chiedermi scusa. - Prosegue, ignorando quella necessità. - Sono io a doverlo fare. -

Makoto trattiene il fiato e sgrana gli occhi. - Haru! - Sospira. Haru, non devi. Haru, non farlo.

In un momento qualunque della loro amicizia, Haruka avrebbe convenuto con quell'accenno di rimprovero nella sua voce e avrebbe lasciato cadere la questione per pura comodità. Ha goduto abbastanza dell'indulgenza di Makoto, però; e questo non è un momento qualunque. È la fine di tutto, e la possibilità di un nuovo inizio.

- Mi dispiace di non essere stato onesto con te. - Mormora tutto d'un fiato, sentendosi avvampare. Non ha il coraggio di guardare Makoto negli occhi. Non ha il coraggio neanche di alzare la voce, che è un sussurro debole e carico di vergogna. Prosegue comunque, perchè Makoto ha bisogno di sentire quelle scuse tanto quanto lui ha bisogno di farle. - Mi dispiace di non averti parlato delle mie paure e...mi dispiace di averti spinto. -

E come se fosse la cosa più naturale del mondo – e forse lo è – districa le braccia e le ginocchia e allunga la mano destra a toccare l'avambraccio di Makoto, lo stesso avambraccio che sere prima ha afferrato e usato come leva per spingere Makoto lontano da sé e urlargli in faccia una rabbia che non era mai stato neanche conscio di provare. Ricorda la sensazione inebriante e spaventosa di quella spinta, la paura irrazionale che Makoto sarebbe persino inciampato all'indietro e sarebbe caduto a terra. Ricorda la semplicità con cui era stato in grado di allontanarlo da sé, e un nuovo nodo di lacrime blocca la sua gola. Ma più di tutte queste cose ricorda la totale mancanza di interesse per la condizione di Makoto, almeno in quell'istante. Aveva iniziato a preoccuparsi nel momento stesso in cui gli aveva voltato le spalle ed era corso via, ma allora – per un secondo soltanto – aveva creduto che se Makoto l'avesse abbandonato non gli sarebbe importato affatto.

È una consapevolezza che fa paura. Le lacrime versate quella notte tornano e fanno da gemelle a quelle versate da Makoto – che è più coraggioso di lui, lo è sempre stato; e si fa avanti mormorando parole che Haruka non sente, e passa un pollice su una sua guancia per asciugare quelle lacrime. Haruka alza gli occhi tenuti bassi fino a quel momento e trova lo sguardo di Makoto a fissarlo – trova pupille tremolanti dietro a ciglia lunghe, ancora umide di pianto. È così vicino, ed è meraviglioso. Se è egoista desiderare di non poter avere nient'altro che lui per il resto della sua vita, vuole essere il più grande degli egoisti.

- Non piangere, ti prego... - Sta sussurrando. - Non...non sopporto di vederti piangere. -

È ironico. Tremendamente ironico. Non ha la forza di farglielo notare, però; preferisce scivolare tra le sue braccia e poggiare la fronte nell'incavo caldo tra il suo collo e la sua spalla, e affogare singhiozzi silenziosi nella sua maglia – a cui si aggrappa, che tira piano. Le braccia di Makoto scivolano a circondarlo con un'esitazione che non ha senso di esistere.

- Credo che Rin abbia ragione. - Mormora Makoto, chinando appena il volto perchè Haruka possa sentirlo meglio. - O almeno, è...è relativo. Discutere è giusto, ma il pensiero di litigare con te mi distrugge. Non voglio vederti stare male, neanche per scherzo. -

Haruka volta il capo verso l'esterno della stanza, e le dita che stringevano la maglia di Makoto salgono a posarsi sulla sua spalla destra. Sente il battito del suo cuore, da qualche parte contro la sua guancia, e ne ama il ritmo. È tranquillo e dolce. È Makoto.

- Forse è diverso per ogni persona. - Prosegue, ignaro di quanto a fondo quelle parole si stiano incidendo nella psiche fragile di Haruka. - Forse non discuteremo mai quanto Rin e Sousuke, non ci confronteremo al loro stesso modo, ma questo non...non ci rende meno validi di loro come... -

Come coppia. Dillo, Makoto. Ti prego.

- Come coppia. - Conclude. Haruka chiude gli occhi, ed un'unica lacrima gli scivola lungo il volto, ed è come se portasse via con sé tutto il peso di anni e anni di indecisioni e segreti. Vorrebbe ringraziarlo, vorrebbe davvero poterlo fare – ma non sembra la cosa giusta da dire. Non in quel momento. Ha bisogno della forza di Makoto per una sola volta ancora.

- Credi davvero che siamo fatti per stare assieme? - Domanda, piano.

Il silenzio che segue non lo spaventa. È di quello che è fatta la loro relazione: non dell'ordinato caos che sono Sousuke e Rin, non della loro fisicità irruenta e perfettamente regolata. Loro sono momenti delicati, e silenzi mai pesanti. Sono la risata di Makoto mentre lo aiuta a rialzarsi da terra e lo assicura che finchè ci sarà lui ad Haruka non accadrà mai nulla di male.

Sono due mani strette in un gesto che è familiare e necessario quasi quanto respirare.

- Io... - Risponde, infine. Spinge Haruka appena lontano da sé, costringendolo gentilmente a guardarlo in volto. Haruka lo fa, e di nuovo si scopre a desiderare di non dover mai fare altro in tutta la sua vita. Makoto è così bello, così etereo. Così buono. È tutto ciò che Haruka non è, ed è proprio per questo che lo ama incondizionatamente. - Io posso solo sperarci, Haru. -

E alla fine, qual è il peso di un'anima gemella? Per Makoto è il peso del corpo di Haru che si solleva dall'acqua, restio ad abbandonarla – ma sempre felice di farlo per avvicinarsi a lui; e per Haru è il peso di Makoto che si sporge a carezzare le sue labbra con le proprie con una gentilezza immacolata e pura, mentre le loro dita si intrecciano sulle lenzuola fresche. È il peso di un litigio che fa crescere e maturare, e di un'idea che nasce delicata quanto Haruka che si offre a Makoto con un sorriso nascosto dietro a un bacio ricambiato.

È un peso che sono disposti a portare e condividere, per sempre.






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Ho scritto questa MakoHaru assolutamente di getto, sfogando finalmente tutta le mie idee per quanto riguarda la nascita della loro relazione come coppia vera e propria. Ho sempre creduto avvenisse poco prima del finale, ho sempre creduto che per una volta Haruka sarebbe stato coraggioso quel tanto che basta per essere onesto con Makoto. E ho dovuto scriverla travolta dai sentimenti che provo per questi due, che sono spaventosi e potenti. 'tacci loro e di che me vole male ma 'tacci di Free ma 'tacci de T U T T I

E niente, so che è un pezzo molto emotivo (E PER NIENTE BETATO LA MIA B(a)ETA E' BEATAMENTE IN VACANZA) e forse privo di senso logico ma spero possa piacere comunque a qualche anima pia. Grazie per aver letto, grazie se deciderete di lasciare un commento. Vi voglio bene, non lo so, scrivere di 'sti due mi mette in pace col mondo.

Alla prossima!

-Joice

   
 
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