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Autore: danyazzurra    04/11/2015    14 recensioni
Sirius è appena morto ed Harry si trova dentro l'ufficio del preside. L'unica cosa che riesce a pensare è ad un mondo dove lui non ha dovuto mai soffrire così, dove non è stato la causa della sofferenza o della morte degli altri. Un mondo dove Peter non ha tradito i suoi genitori, ma davvero sarebbe un mondo migliore?
Come avrete intuito è una what if...cosa sarebbe successo se Peter non avesse mai tradito Lily e James? un'idea pazza che mi è balzata in testa!! Spero che proverete a dargli una possibilità e che leggerete e mi farete sapere!! un bacione a tutti!!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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“Il senso di colpa che riempiva completamente il torace di Harry era percepito come qualcosa di mostruoso, un enorme parassita che si contorceva ed attorcigliava dentro di lui. Harry non poteva sostenere ciò, non poteva sopportare in alcun modo di essere se stesso … non si era mai sentito tanto intrappolato nella sua stessa mente e nel suo stesso corpo, non aveva mai desiderato tanto essere qualcun altro; chiunque, altro…” Harry Potter e l’ordine della Fenice.
 
Harry prese in mano uno degli artefatti di Silente.
Voleva solo romperlo. Si sentiva come se Silente fosse in debito con lui, oltre a sentirsi talmente pieno di rabbia che niente sembrava placarlo.
Sirius era morto.
Sirius.
Il suo padrino, l’unico che gli avesse voluto bene come un genitore. Avevano progettato di vivere insieme, una grande casa dove lui sarebbe stato trattato come un figlio e non come un ospite indesiderato.
Avere quello che non aveva mai avuto.
Una vera casa dove poter far venire gli amici a trovarlo. Persone che tenevano a lui e lo coccolavano.
Poteva parlare di Quidditch con Sirius, di magia.
Gli sembrò una rivelazione tale che fissò l’oggetto che aveva tra le mani senza vederlo realmente.
Avrebbe potuto parlare di magia senza problemi, studiare senza nascondersi, essere accettato come ragazzo e come mago.
Guardò quello specchio, sembrava quasi uno specchio delle brame in miniatura e questo gli portò a galla un altro pensiero doloroso.
Cosa avrebbe visto adesso in quello specchio?
Avrebbe continuato ad osservare i suoi genitori senza poter mai raggiungerli o conoscerli? O adesso anche Sirius si sarebbe unito a loro?
Il senso di mancanza che già aveva di Sirius si stava facendo insopportabile e gli occhi gli bruciavano.
Voleva piangere, arrabbiarsi, mandare via tutto quel dolore.
Vide l’iscrizione sullo specchio “oiredised orev out li ottelfir” lesse a voce alta.
Gli sapeva di fregatura proprio come quello originale, non aveva voglia di vedere se anche quello aveva un significato come l’iscrizione sullo specchio delle brame, voleva solo gettarlo a terra, romperlo, sentirsi meglio, ma c’era qualcosa che gli diceva di non farlo.
Per un attimo sentì la calma fluire nelle sue vene. A volte era troppo impulsivo. Cosa avrebbe detto Silente se lo avesse rotto?
Avrebbe passato un guaio? Così come era arrivata la domanda però, era arrivata anche la risposta: non gli importava.
Era sicuro che appena fosse arrivato Silente avrebbe voluto spiegargli qualcosa, che lo avrebbe voluto far sfogare, parlare di quello che era successo a Sirius.
E invece lui non voleva. Pensare a Sirius lo uccideva, accendeva il suo corpo di una rabbia tale che era sicuro avrebbe potuto anche far del male a qualcuno.
Sirius era il suo padrino. L’unico che lo avesse amato al pari di un padre ed era andato all’ufficio Misteri per lui, perché lui si era fatto fregare da Voldemort.
Chiuse gli occhi strizzandoli con rabbia, ma li riaprì subito.
Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva lo sguardo di Sirius nel momento in cui attraversava il velo.
Glielo avevano portato via.
Perché non poteva vivere una vita come tutti gli altri? Perché non poteva desiderare una vita dove Voldemort non fosse venuto ad uccidere i suoi genitori quel maledetto 31 ottobre? Dove Peter non si fosse comportato come il vigliacco che era stato e non avesse tradito la fiducia di suo padre? Un mondo migliore, dove anche Sirius fosse ancora vivo.
Perché non poteva? Sentì le lacrime cominciare ad offuscargli la vista e abbassò lo sguardo sullo specchio, ma quando vide quello che sembrava un occhio infuocato si spaventò e lo lasciò cadere.
Vide tutto come fosse al rallentatore.
Lo specchio s’infranse sul pavimento senza che lui potesse fare niente, ma non fece in tempo a sentirsi in colpa che una fitta al petto lo travolse.
Portò una mano a comprimerlo mentre sentiva il fiato farsi affannato. Poteva essere colpa della possessione di Voldemort?
Sarebbe morto anche lui? Si accorse che non gliene sarebbe importato granchè, sperò solo di non soffrire troppo.
Un’altra fitta al cuore lo fece accasciare a terra.
Chissà cosa avrebbe detto Silente quando lo avrebbe trovato.
Stava morendo ne era sicuro ed era anche maledettamente doloroso.
Sentiva il suo cuore rallentare sempre di più ed il respiro farsi più difficoltoso, ormai stava respirando prendendo lunghe boccate d’aria.
Pensò ai suoi genitori, a Sirius, a Cedric. Chissà se li avrebbe rivisti, poi pensò a Ron e Hermione, a Ginny e agli altri amici e sperò che non soffrissero troppo.
Cercò di tossire, il respiro gli si era ormai inceppato nel petto e il dolore era diventato un bruciore lancinante.
Muoio, pensò e chiuse gli occhi.
***
Harry si sentì come se fosse sott’acqua e stesse cercando di venirne fuori.
Boccheggiava, ansimava e cercava di portare aria ai suoi polmoni.
“Bravo, Harry, respira” la voce agitata di Hermione lo fece quasi sentire bene a aprì leggermente gli occhi.
Era vivo. Poteva sentire la sua migliore amica continuare a ripetere frasi di incoraggiamento, poteva vedere Ron in piedi accanto a loro e, soprattutto, poteva sentire di nuovo il suo cuore battere.
Si mise a sedere dritto e si pose una mano sopra al cuore. Batteva, non vi era dubbi.
Eppure, era stato così sicuro di morire.
“Herm…Hermione” sussurrò con difficoltà e puntò gli occhi in quelli della sua amica prima di guardarsi intorno.
Hermione continuava a sorridere come se avesse appena preso un Eccezionale in Trasfigurazione.
“Dove sono?” chiese, osservando i muri bianchi e l’armadio grigio vicino al suo letto.
“Oddio, Harry” fu la sola risposta di Hermione e poi si gettò tra le sue braccia.
Harry l’accolse e aprì la bocca sorpreso quando la sentì piangere, cercò Ron con lo sguardo cercando di capire cosa fosse successo, ma non lo vide.
Eppure era sicuro di averlo visto lì pochi secondi prima.
“Hermione, Hermione, puoi calmarti, per favore?” la pregò allontanandola leggermente per guardarla negli occhi.
“So che devo avervi fatto prendere paura, ma…”
“Paura?” domandò Hermione asciugandosi le lacrime “non hai idea di come siamo stati, Harry” lo guardò in una maniera tale che Harry sentì il suo cuore sciogliersi.
Come aveva potuto pensare di morire e lasciare Ron e Hermione?
Loro erano la sua famiglia.
“Pensavamo fossi morto. Devi ringraziare Daniel se sei… anzi lo dobbiamo ringraziare tutti” affermò e Harry aggrottò le sopracciglia.
Daniel? E chi era Daniel?
Forse un Auror? Chissà magari era andato al castello con Silente e lo aveva salvato.
Decise di non chiedere, si sentiva già troppo confuso e sottosopra, per cui si limitò a sorridere in risposta.
“Ron?” le chiese cambiando argomento e Hermione prese un respiro “è andato ad avvertire anche gli altri… non si perdoneranno mai di essersi spostati proprio ora, ma se non lo avessero fatto...”
Qualsiasi cosa Hermione avesse voluto dire fu spazzata via da un’ improvvisa massa di capelli neri che lo travolse.
Harry si sentì mozzare il fiato, ma quando alzò lo sguardo su Hermione per chiedere spiegazioni la vide con le lacrime agli occhi.
Harry abbassò i propri e vide che la cosa che l’aveva travolto era una ragazza.
Non riusciva a capire chi fosse dato che aveva il viso affondato nel suo petto, ma non poteva essere nessuna delle sue compagne di scuola.
Nessuna l’avrebbe abbracciato con questo vigore, soprattutto non dopo l’anno da pazzo visionario che aveva appena vissuto.
“Che è successo?” chiese, ma era talmente stordito da non essere sicuro di averlo detto davvero.
“Scusa, Harry” disse la ragazza misteriosa staccandosi da lui e Harry poté vederla finalmente nel viso.
“Oh, Merlino” sussurrò e la osservò attentamente: il colore degli occhi era uguale identico al suo e anche i capelli… “che significa” riuscì a dire e cercò conforto nello sguardo di Hermione.
La sua amica emise un sorriso incoraggiante, ma non disse niente, per cui continuò a concentrarsi sulla ragazzina davanti a lui.
“So che è colpa mia, Harry” gli disse lei e lui sbatté le palpebre “colpa tua?” domandò a metà tra il confuso e lo scioccato.
“Alyssa, lascialo stare, non vedi che è ancora stordito?”
Harry alzò di nuovo gli occhi verso la porta e stavolta vide entrare Ginny.
Le sorrise automaticamente. Era così bella e sembrava… sì, aveva qualcosa di diverso, forse lo sguardo o i capelli. Non lo capiva ancora.
“Ginny” la salutò e lei sorrise “Harry” rispose, ma si tenne a distanza, cosa che lo rendeva un po’ stranito.
Ginny che non si avvicinava a lui? Come mai?
Guardò di nuovo Hermione “mi dite cosa sta succedendo?” chiese. E chi è lei? Pensò dentro se stesso posando gli occhi su quella che sembrava la sua copia al femminile.
“Harry, stai davvero bene?” domandò la ragazza che aveva scoperto chiamarsi Alyssa, mettendogli delicatamente una mano sulla fronte.
Hermione sospirò “sei all’ospedale, Harry, ti ricordi?” gli chiese e Harry annuì.
Certo che ricordava, quel gran dolore al petto, la sensazione di soffocamento, la sicurezza che la vita gli stesse sfuggendo dalle mani.
“Quei maledetti Mangiamorte” affermò Alyssa con una rabbia incredibile “ed è solo colpa mia” affermò con una voce talmente fine che Harry si chiese se non fossero davvero parenti.
Aveva la stessa colpa nella voce, la stessa che poteva sentire nella sua quando parlava di Sirius.
“Aly, smetti di dire cavolate” la rimproverò una voce maschile.
Harry alzò lo sguardo e per poco non trasalì “Sirius” sussurrò e il ragazzo inarcò le sopracciglia “ti devono aver dato davvero una bella botta”.
“Stai zitto, Daniel” lo rimbeccò Alyssa “sai benissimo che stava morendo. Sai benissimo che l’incantesimo…”
“Certo che lo so, testa matta” la interruppe “si dà il caso che sia stato io a portarlo qua” concluse e si avvicinò ad Harry sorridendogli.
Lui gli rispose un po’ titubante e poi si voltò di nuovo verso Hermione.
Era il suo punto fermo. Tutto il resto era così strano intorno a lui, anche Ginny lo era.
Solo Hermione era Hermione.
“Herm…” iniziò, ma per l’ennesima volta si dovette interrompere perché un urlo lo fece sobbalzare.
“Harry!”
Harry spalancò gli occhi quando vide chi era appena apparso sulla porta e subito s’irrigidì.
Non poteva essere.
Lui era vivo. Aveva parlato con Hermione, aveva visto Ron e Ginny. Lui era vivo.
“No” il suo flebile sussurro non fu udito da nessuno e la donna si precipitò verso di lui, ma Harry fu più veloce.
Anni e anni di riflessi da cercatore gli permisero di balzare a terra e in un secondo mettersi attaccato al muro, proprio vicino alla figura di Hermione che ora lo guardava stupita.
“Harry” disse la donna e sembrava che la sua voce fosse piena di preoccupazione.
“No!” disse soltanto, ma stavolta era più deciso.
Aveva le lacrime agli occhi, ma era deciso a tenerle tutte al suo interno. Non sapeva cosa fosse successo, ma sapeva che non era normale.
“E’ uno dei giochetti di Voldemort?” chiese fissando tutte le persone davanti a sé “è lui? Come al mio primo anno? Vuole convincermi ad andare dalla sua parte fingendo di aver fatto tornare i miei genitori?”
“Tornare?” James si mosse verso Lily e guardò il figlio con la solita preoccupazione che aveva negli occhi sua madre.
“Sì, tornare” disse con difficoltà “me lo disse al primo anno, mi disse che poteva farvi tornare… che lui aveva questo potere ed io…”
Non riuscì a finire. Dire di no, fu una delle cose più difficili che avesse dovuto fare, ma non lo avrebbe mai fatto.
Non avrebbe mai scelto la strada facile. Mai. Neanche adesso.
“Harry, che stai dicendo?” domandò Hermione cercando di prendergli il braccio, ma lui la scansò.
“Tu non sei Hermione” disse guardandola “la mia Hermione non avrebbe mai accettato di ingannarmi, non sarebbe mai stata in combutta con Voldemort!”
“Miseriaccia, Harry, si può sapere di che parli?” domandò Ron e Harry non ci vide più.
Neanche il suo migliore amico era se stesso.
“DI TUTTO QUESTO!” urlò, guardò i suoi genitori e provò solo una grande rabbia.
Lo stavano prendendo in giro. Stavano giocando con i suoi sentimenti.
Era quel maledetto di Voldemort. O, forse Bellatrix, quella maledetta assassina.
“Voi siete morti!” disse e li vide trasalire “e voi non so neanche chi diavolo siete” affermò guardando gli altri due ragazzi.
La ragazzina singhiozzò e il ragazzo più grande, quello che per un attimo aveva pensato fosse Sirius, l’attirò a sé.
“E voi?” lasciò in sospeso la domanda, ma fece vagare lo sguardo sui due Weasley e su Hermione.
“Mangiamorte sotto polisucco, questo siete!” si arrabbiò “e non siete stati neanche bravi” continuò “La vera Ginny non ha una cicatrice sulla guancia e il vero Ron non porterebbe mai i capelli così corti e tu, Hermione…” le sollevò una mano rabbioso “che cos’è questo?” domandò indicando la cicatrice di bruciatura che gli prendeva tutto il dorso.
Hermione si scosse violentemente da lui “come puoi chiedermelo?” gli chiese e la sua calma fredda gli sembrava piena di rabbia.
“Proprio tu ci chiedi delle cicatrici?”
Harry si portò una mano alla fronte credendo che intendesse la sua cicatrice, quella a cui non voleva mai pensare, quella che Voldemort gli aveva inferto, ma sentì la sua fronte liscia.
“Che succede?” chiese faticando a respirare, ma nessuno gli rispose.
Si passò una mano tra i capelli nervosamente, ma anche questi avevano qualcosa di strano.
“Harry, dev’essere stata la maledizione, ti ha quasi ucciso” disse sua madre, ma Harry scosse la testa e corse verso il bagno.
Si specchiò e indietreggiò di un passo. Neanche lui era se stesso: i suoi capelli erano lunghi un paio di centimetri, una cicatrice attraversava la sua bocca diagonalmente, come se fosse stata divisa in due da una di quelle spade da ninja che gli piacevano tanto nei film, un'altra cicatrice luccicava vicino al suo orecchio destro e, sul collo, aveva una bruciatura simile a quella che Hermione aveva sulla mano.
Si accorse di non riuscire quasi a respirare. Neanche lui era se stesso.
“Harry, per favore”
Harry si voltò di scatto e vide suo padre fermo sulla soglia della porta del bagno, lo stava guardando come se fosse indeciso su come comportarsi.
“Chi sei?” gli chiese e la sua voce era quasi un gracidio per come era spaventata.
“Harry, io… io sono tuo padre” gli disse e la sua voce sembrava così simile a quella dei suoi ricordi.
“Prendi Harry e scappa”.
Era la sua voce. La voce, si poteva imitare la voce? Credeva di sì, in fondo Crouch era riuscito a passare per Moody anche davanti a chi lo conosceva.
“Puoi uscire e calmarti? Parleremo con un guaritore e vedremo cosa è successo…”
“Sono morto?” chiese Harry e gli sembrò di vedere quasi il panico nei suoi occhi “Godric, no!” rispose subito suo padre e fece un passo verso di lui, ma si fermò vedendolo aggrapparsi con le mani al lavandino.
“Harry, te lo chiedo per favore…”
Il tono di supplica nella sua voce fece mancare un battito ad Harry.
Quella era la voce di suo padre. Lui e sua madre erano davanti a lui, perché non poteva crederci?
Perché sei sano di mente, stupido idiota, si disse e se c’era una cosa, che purtroppo sapeva da quando era un bambino, era che i suoi genitori erano morti.
Morti per mano di Voldemort. Morti per difenderlo.
Però c’era qualcosa di strano, quello che aveva visto allo specchio ad esempio, non sembrava neanche lui e i suoi amici, quelli che considerava la sua famiglia da anni e il dolore che aveva visto negli occhi di quella ragazzina così somigliante a lui.
“Voglio parlare con Ron ed Hermione” disse soltanto.

COMMENTO: OK, PAZZA, PAZZISSIMA IDEA… CHE DEVO FARE? SONO MEZZA MALATA E LE MEDICINE MI FANNO FARE DEI VIAGGI MENTALI ALLUCINATI E QUESTO E’ QUELLO CHE NE VIENE FUORI!! SOLO UN’ALTRA VOLTA AVEVO SCRITTO UN WHAT IF, MA ERA STATA UNA ONE SHOT, QUESTA SARA’ UNA LONG, ANCHE SE NON SO QUANTO LUNGA...VI DICO SOLO CHE STAMANI ERO TALMENTE LANCIATA CHE HO SCRITTO GIA' I PRIMI 3 CAPITOLI !! SO CHE VI SARA’ SEMBRATA STRANA LA REAZIONE DI HARRY, MA NON RIUSCIVO AD IMMAGINARE L’HARRY DELLA FINE DEL 5° LIBRO CHE DOPO TUTTO QUELLO CHE HA PASSATO CREDE SUBITO AD UNA VITA DOVE CI SONO LILY E JAMES, VI PARE? DOPO CHE HA VISTO CIO’ CHE I MANGIAMORTE E VOLDEMORT STESSO POSSONO FARE… LO IMMAGINO FIDARSI SOLO DI HERMIONE E RON!! QUINDI... COME AVETE CAPITO QUA PETER NON HA TRADITO JAMES E QUINDI NIENTE LILY E JAMES MORTI E NIENTE CICATRICE PER HARRY O, ALMENO, NON QUELLA A FORMA DI SAETTA… MA CI SARANNO ANCHE TANTISSIMI ALTRI CAMBIAMENTI…IN FONDO COME DICE IL TITOLO, SIAMO SICURI CHE SAREBBE STATO UN MONDO MIGLIORE? :D :D SO CHE DI DIMENSIONI PARALLELE E’ PIENO EFP, MA QUESTA IDEA NON MI PAREVA CI FOSSE E A ME STUZZICAVA MOLTO ; )) GRAZIE A CHIUNQUE LEGGERA’ E MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE DI QUESTA IDEA PAZZA, SE VI SEMBRA BANALE O SE VALE LA PENA CONTINUARLA!! A VOI LA PAROLA E BACI A TUTTI!!

 
   
 
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