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Autore: Dany Art 99    05/11/2015    1 recensioni
eccomi tornata con un altra storia yeeeeee. qui mi cimento in una narrazione di una figlia di Artemide, lo so mi direte Artemide non può avere figli è una dea vergine.. ma io amo quella dea e volevo che vi fosse qualcosa che la rappresentasse, comunque tranquilli è tutto intrecciato senza intaccare l'idea di "Vergine" di Artemide (che poi amando le cacciatrici ed il loro universo, rispetto molto), comunque spero di avervi incuriosito :) e magari lasciate un consiglio.
dal testo
"Mentre camminavo con affianco i lupi mi chiesi se fossero gli stessi che avevano fissato Maggie mentre mi cullavano la prima notte in cui mi aveva trovato.
Ma dai loro occhi capii che erano loro.
I miei protettori.
Il simbolo di mia madre."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Artemide, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ecccomi tornata yuppiiiii :) allora, premetto questo è un esperimento, non vi faccio spoiler ma centrerà il lotus (questo forse è uno spoiler, ma lo faccio per non farmi etichettare come una che non sa la trama di PJ perchè io amo incodizionatamente quella saga ahaha), comunque, tratta di questa Cloe, una semidea (maddai dani XD) e delle sue vicende.
ok, premessa orribile ahahaha
buona lettura
[Revisionato]




Ciao a tutti. Credo di dovermi presentare.
Mi chiamo Cloe e sono una semidea.
Si lo so, il mio nome ha un significato legato alla natura e quindi direte “sicuramente sarà figlia di Demetra” beh... lo credevo anche io.
Almeno appena dopo aver scoperto di tutta l'esistenza dei semidei, del Campo Mezzosangue etc..
Beh. Non sono una figlia di Demetra.
Anzi... forse sarebbe stato molto meglio esserlo.
Sarebbe stato tutto molto più semplice e come dire “ordinario” per quel mondo.
Ma non potevo essere normale (per quanto possa essere normale una vita da semidea), io non ero mai quella normale.
Ma per farvi capire al meglio il tutto, dovrei raccontarvi la mia storia.

Fin da quando ero piccola nessuno mi voleva.
Mi avevano lasciato in un orfanotrofio, imbacuccata in una coperta di uno strano tessuto color argento, con una lettera, sotto la pioggia.
Esattamente con un film.
Beh... il dopo credo lo immaginiate, avevano suonato il campanello ed erano scappati, la signora che dirigeva l'orfanotrofio aveva aperto e sbam! Una nuova bocca da sfamare.
Però quella donna mi aveva trattato come una figlia dal primo momento in cui mi aveva cullato mentre mi asciugava con uno straccio dalla pioggia i capelli corti e rossicci.
In quell'orfanotrofio eravamo una ventina, ed io ero la più giovane.
Ma ero la più combattiva e cocciuta, nonostante fossi piccola di statura ed avessi due codine ai lati della testa.
Due codine estremamente imbarazzanti, credetemi.
Molte volte la proprietaria dell'orfanotrofio che io avevo nominato Maggie, visto che il suo nome era Margareth, aveva dovuto staccarmi a forza dai ragazzi, tutti maschi, che picchiavo, mordevo e calciavo.
Stranamente solo con i maschi.
Mi ero prese tante sgridate e dal tono materno e dispiaciuto che aveva Maggie mentre mi parlava, mi sentivo molto in colpa... tanto che alla fine mi scusavo sempre con i ragazzi ... ma poi puntualmente ad ogni loro minimo screzio o sgarro la piccola Cloe-zilla attaccava e distruggeva tutto sul suo tragitto.
Con un solo ragazzo avevo fatto amicizia, si chiamava Simon ed era un ragazzino solare, coi capelli biondi e gli occhi chiari, ed un mare di lentiggini sulle guance e sul naso.
Era il figlio di Maggie ed era l'unico a cui io permettessi di starmi accanto.
Una volta  mi aveva 
perfino difesa contro un ragazzino di nome Derek più grande ci lui che aveva circa dieci anni, io ne avevo sei, lui nove e mi aveva difeso regalando al ragazzo il suo yo-yo preferito per la promessa di lasciarmi in pace.

Consideravo quel grande edificio la mia casa e Maggie, Simon e gli altri bambini (per quanto non ne sopportarsi alcuni ) la mia famiglia.
Non mi facevo molte domande sulla mia vera madre e il mio vero padre...insomma mi bastava quello che avevo lì, anche se la curiosità talvolta aveva la meglio e cercavo nelle cartelle di Maggie il mio dossier, per capire qualcosa sul mio ritrovamento.
Simon mi aiutava e, con l'andar avanti degli anni, lo consideravo sempre più parte di me, non uno fratello... eravamo troppo diversi anche solo per pensarlo.. forse la mia nemesi.
Io adoravo la notte con la luna, il rumore dei grilli, quella leggera brezza che l'avvolgeva.. lui amava il sole, il caldo, il chiasso.. tutto che si risvegliava etc..
Io amavo la foresta col suo ambiente tranquillo e protetto, con i suoi animali notturni e i suoi rumori pacati, lui amava il mare con la folla, il caldo, il surf e l'abbronzatura.
Io amavo il silenzio, lui la musica.
Io ero dura quando mi ferivo, lui doveva per forza fasciarmi l'intera mano anche solo quando mi graffiavo un dito.
Insomma... era tanto che non l'avessi strozzato con il tendone delle tende nei primi due anni in cui l'avevo conosciuto.
Solo su una cosa eravamo d'accordo.
Un giorno... quando avevo dieci anni e lui dodici,all'orfanotrofio c'era stata una specie di Giornata dello sport in cui a noi bambini un po' più grandi era stato permesso di provare vari sport ed attività.
Avevo provato a suonare... ma non faceva per me... avevo quasi ingoiato il flauto mentre lo usavo, giardinaggio quasi me la cavavo ma mi risultava noioso.
Poi con Simon avevo cominciato con gli sport, la mia corsa era veloce, quasi quanto quella del ragazzo, quindi ad atletica ero brava.
Con danza... no. Non l'avrei mai fatto, né vi racconto che cosa è successo. Troppo imbarazzato e Simon aveva riso di me per mezz'ora.
Nuoto... avevo quasi rischiato di annegare la prima volta se non fosse stato per Simon che mi aveva ripescato quasi fossi un pesce con l'amo.
Lasciai perdere il nuoto, come il judo e il secondo tentativo con la danza.
Il secondo ci fu solo perchè Maggie me lo chiese... voleva che facessi qualcosa di femminile... ma io di femminile avevo ben poco.
Poi fu un colpo di fulmine con una parte del giardino adepta solo ad uno sport.
Bersagli a varie distanze cerchiati di rosso, blu e giallo... faretre piene di frecce e archi di legno con corde di plastica.
Fu amore al primo sguardo.
E come me, per Simon.
Rimanemmo a sfidarci per tutto il pomeriggio non muovendoci di un millimetro da quella postazione, il signore che ci aveva insegnato, ci aveva parlato per circa... una decina di secondi, facendoci impugnare bene l'arco e la freccia poi aveva dovuto sedersi visto che avevamo centrato  al primo colpo i bersagli.
Simon quello ad un metro di distanza.
Io quello a dieci.
Lui sbuffò e continuò a sfidarmi nonostante io lo battessi ad ogni singola sfida, da ferma o in movimento.
Alla fine il signore era stato così colpito da applaudire e ci aveva detto che eravamo nati per l'arco.
C'è ne regalò uno a testa, con una faretra con dieci frecce ciascuno.
Fu il giorno più bello della mia vita.
Ma la felicità non era destinata a durare molto a lungo... non lo è mai.
Maggie si ammalò gravemente.
Di una malattia terminale, ci confessò di avercela tenuta nascosta per non farci preoccupare e per la prima volta presi per mano un ragazzo, per dargli forza.
Simon non aveva un padre, mi aveva detto che era scappato quando lui era piccolo ma Maggie ne parlava sempre con un sorriso stampato in volto.
Quindi... quando Maggie sarebbe morta... lui se ne sarebbe andato ed io probabilmente sarei andata in collegio o in una famiglia affidataria.
Ma io non volevo una famiglia affidataria, volevo quella famiglia... quella in cui ero cresciuta.
Poco prima di lasciarci Simon mi prese da parte e mi disse -possiamo andarcene Cloe...scappare, io non voglio andare via … non voglio lasciare né te né mamma- mi disse guardandomi negli occhi , -tu puoi andartene... hai più di sedici anni... puoi scegliere... io sono ancora piccola- mormorai.
-Io scapperò nella foresta..sopravviverò. Tu devi vivere la tua vita- dissi io  rialzandomi, Simon mi prese la mano e mi bloccò -potrei venire con te... so usare l'arco e so muovermi- disse lui.
-Io voglio andare da sola Simon, non ti voglio con me- dissi stringendo i denti, era una cosa difficile dire quelle parole al tuo migliore amico...ma era meglio così.
Volevo solo che si concentrasse su Maggie in quel momento... io ero un pensiero secondario. Dovevo esserlo.
Cercavo di convincere me stessa.
Il giorno prima di morire Maggie mi parlò da sola e mi disse poche frasi che mi segnarono a vita -tu... piccola mia, sei stata la figlia che non ho... mai avuto, ma ... so che guardavi i dossier... sul tuo conto. Lì non ho scritto tutto.
Guarda nel cassetto... in basso- mormorò indicando a sua scrivania, lo feci subito e presi una coperta di stoffa color argento rigirandomela fra le dita.
L'annusai e sentii il profumo di foresta... mi ricordava qualcosa di molto famigliare.
-Quello... è il telo in cui eri avvolta... quando sei... arrivata qui... ma non ti ho detto una cosa... - mormorò Maggie tossendo un paio di volte.
Io strinsi la coperta fra le mani.
-Quando ti ho preso in braccio... vidi in giardino dei lupi grigi... che mi fissavano... ma non ... ringhiavano... sembravano solo osservarmi come a capire se... io meritassi di tenerti in braccio... ed in cielo c'era una luna piena color argento- disse la donna in presa ad un altro attacco di tosse che la piegò in due.
-Non sforzarti Maggie... tranquilla- dissi io ricoprendola con la coperta che si era spostata.
Poi mi afferrò il polso e mi disse -occupati di... Simon... e saluta... suo padre... non farmi odiare per non averglielo detto... ti prego- disse lei ma dopo fu colta da un attacco di tosse, da cui spuntò un rigolo di sangue e fui costretta a lasciarla per chiamare il medico.
Non si riprese mai più.
Quella stessa sera preparai lo zaino con cibo,acqua, qualche libro,cambi di vestiti e l'arco con la faretra piena di frecce.
Simon mi aspettò sulla porta sul retro e io mi bloccai sulla soglia.
-Simon... - cominciai io ma lui mi bloccò, -lo so che devi andare... sei sempre stata testarda sai Cloi? Non ti posso fermare e lo so...ma promettimi che prima o poi ci rivedremo.. non riesco a pensare che perderò anche te- disse lui con tono fermo e serio, così diverso dal tono spensierato a cui ero abituata.
Io mi girai e feci l'unica cosa che mi venne in mente.
Lo strinsi abbracciandolo nonostante fosse molto più alto di me.
Lo strinsi e basta.
Quello era un abbraccio di addio.
Lo sapevamo entrambi.
-Promettimelo Cloi- disse usando il nomignolo che solo lui mi dava, -va bene... lo prometto Simon... ci rivedremo presto o tardi- dissi io lasciandolo andare.
Lui mi diede un bacio in fronte -mi mancheranno i tuoi occhi grigi sai?-disse lui sfiorandomi i capelli poi si girò di scatto e disse -vattene-.
E io lo feci.
Se non fossi stata figlia di mia madre forse non sarebbe stato così facile sopravvivere fino ai miei sedici anni nella foresta da sola senza impazzire.
Mi costruii una casa sull'albero.
Avevo vicino un ruscello per lavarmi, lavare i vestiti e bere.
Il fuoco per cucinare.
Le frecce per cacciare.
Ero abbastanza vicina alla città per rubacchiare quello che mi capitava, ma non troppo per farmi riconoscere dalle persone e per far perdere in fretta le mie tracce.
Ero una cacciatrice nata.
E la foresta sembrava volermi proteggere.
Non vidi più Simon, nonostante la voglia crescesse di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno.
E non mi ero scordata delle ultime parole che sua madre mi aveva detto.
Quando i lupi vennero a prendermi era una giornata normale.
Stavo mangiando un po' di more quando vidi il primo avanzare.
Non erano cattivi... non ringhiavano ma afferrai l'arco e incoccai la freccia immediatamente.
Quando però il lupo mi annusò lo stivale e mi leccò la gamba lo abbassai e gli porsi la mano che annusò per poi poggiare il muso al di sotto per farsi accarezzare.
Sorrisi leggermente e il lupo color argento mi leccò la faccia mentre i suoi simili mi raggiunsero.
Mi fidai ciecamente di quelle meravigliose creature.
Anche nel momento in cui mi portarono fuori dalla foresta con il mio arco e il mio zaino con tutte le mie poche cose, e mi portarono nei pressi di un'altra foresta con in mezzo una specie di campo estivo.
Mentre camminavo con affianco i lupi mi chiesi se fossero gli stessi che avevano fissato Maggie mentre mi cullavano la prima notte in cui mi aveva trovato.
Ma dai loro occhi capii che erano loro.
I miei protettori.
Il simbolo di mia madre.




eccocii qui.. vi ho incuriosito eh????? magari lasciate una recensione se vi piace l'idea muahahaha :))))
un baciotto otto otto a tutti,Dany

   
 
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