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Autore: pseudomors    05/11/2015    0 recensioni
Erano sempre lì, avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non si ascoltavano, né l'avevano mai fatto, non si scambiavano parole di conforto, non s'impicciavano negli affari dell'altro. Però ci tenevano e avevano raggiunto la consapevolezza di dipendere dal modo che avevano di estirparsi il dolore a vicenda.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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1
"Tu guarda se hai i numeri e poi calcola i tuoi rischi"

 
Quei graffi sulla schiena, memorie di una notte all'apice del masochismo, stavano lì, fermi, a bruciare, a ricordargli che la vita era quella e sarebbe rimasta tale, con tutta probabilità non avrebbe avuto mutamenti nemmeno minimi e questo perché non sarebbe stato più tutto così abitudinario se solo avessero fatto un solo passo falso. Erano sempre lì, avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non si ascoltavano, né l'avevano mai fatto, non si scambiavano parole di conforto, non s'impicciavano negli affari dell'altro. Però ci tenevano e avevano raggiunto la consapevolezza di dipendere dal modo che avevano di estirparsi il dolore a vicenda, nel classico modo definito sbagliato, nel solito ritrovarsi sotto le lenzuola a baciarsi, con violenza dal principio, mostrando il bisogno che avevano di dimenticarsi tutto, di scambiarsi i dolori per un po' e alleviarli portando la mente altrove, verso il piacere. E adesso lui stava lì, lei sparita, come tutte le notti; lui si addormentava, stanco, lei si rollava una sigaretta, fumava; poi un'altra, fumava anche quella e qualche istante dopo lui teneva gli occhi chiusi e lei si sollevava piano dal materasso vecchio e morbido, si rivestiva senza far uscire suono dai movimenti, come se fosse un fantasma e stesse recuperando frammenti di ricordi dispersi per la stanza. Alla fine abbassava la maniglia, usciva, poi l'altra, chiudeva e quel cancello fuori faceva un dannato cigolio. E lui sentiva solo quel rumore, stringeva le palpebre un po' di più e sapeva che da quel momento in poi sarebbe sparita, per tornare forse in quella settimana, forse nella prossima, forse un mese dopo, basandosi sui giorni storti.  
Però quella notte, come non era mai successo prima d'allora, lui si era fermato. Per un attimo, aveva staccato le labbra dalle sue, aveva bloccato le mani che continuavano a stringerle la schiena, prima di toccarla altrove; aveva aperto gli occhi, l'aveva guardata e l'aveva fatto davvero, come la prima volta che, sbronzo, le era finito addosso nel tentativo di uscire dalla stanza troppo affolata in quello stupido pub che, lentamente, gli aveva prosciugato la vita, fino all'ultima goccia, nello stesso modo in cui lui svuotava bottiglie di alcool come se fossero colme solo d'acqua; e poi aveva pure il coraggio di chiedersi perché per due volte nell'arco di un anno aveva quasi sfiorato il coma etilico. L'aveva guardata, sul serio, non ricordava di che colore fossero i suoi occhi e nella poca luce della stanza scorse quel nero che più volte l'aveva spaventato: se gli occhi sono lo specchio dell'anima, com'era ridotta la sua persona, lì dove nessuno poteva scorgerla? Non ricordava di che colore fossero i suoi capelli e scoprì di vederli più naturali degli inizi, più sul rosso sbiadito dalle troppe docce. L'aveva guardata e l'aveva fatto davvero. Lei corrugò le sopracciglia, abbassò lo sguardo, si allontanò un po'. E restarono in silenzio, come capitava spesso, lui che non sapeva cosa dirle, lei che aveva sempre parlato poco e non era capace di tirar fuori argomenti. Qualche minuto dopo lui la baciò di nuovo, e tornò tutto normale; le cose non potevano cambiare e non l'avrebbero mai fatto. 
   
 
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