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Autore: always_sheo46    06/11/2015    0 recensioni
"Erano disposti in cerchio, tutti i tributi, al centro l’addetto spiegava le regole, quelle che Katniss aveva ascoltato per ben due volte. Li osservava ad uno ad uno: i tributi di Hogwarts sembrava innocui, tutta la loro potenza si concentrava in piccoli pezzi di legno, gli shadowhunters, invece, sembravano ben addestrati, tranne forse per la ragazzina, minuta e fragile, gli intrepidi di Chicago erano spavaldi e forti, degli ottimi nemici, infine i radunari sembravano troppo deboli e inesperti in materia di armi. Ecco questi erano i suoi nemici, tutti quelli che doveva uccidere per tornare a casa".
In revisione
Genere: Azione, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Mags, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hunger Games dei fandom

Avevano indetto dei nuovi Hunger Games, più grandiosi, più spietati. Così li avevano definiti. Non solo Panem partecipava, anche Alicante era stata sorteggiata, Chicago, Hogwarts e la Radura. Tutto era pronto, la mietitura si sarebbe svolta di li a pochi minuti. I nomi erano stati inseriti.
“Benvenuti all’edizione speciale degli Hunger Games. Possa la fortuna esser sempre a vostro favore!” una donna dai capelli porpora strillava al microfono.
Era una figura senza tempo, gli anni si erano fermati all'adolescenza, i restanti erano stati camuffati da molteplici interventi e strati di trucco. Sembravano tutti uguali i Capitolini, stravaganti e superficiali, attenti solo all'aspetto e l'estetica. Indossava un abito rosa pallido senza spalline, stretto in vita da un nastro di una tonalità più scura. Tutto lo sfarzo si contrapponeva agli abiti lisi e di seconda mano del Distretto Dodici, la povertà e la fame si notava nei volti dei bambini e degli adulti.
Panem era immobile, aspettava con ansia i nomi dei quattro tributi, due donne e due uomini, come volevano le nuove regole.
Katniss stringeva la mano di un ragazzo dai capelli biondi, stretti al papà due bambini identici ai genitori, la stessa espressione preoccupata.
“Mamma, ma se veniamo estratti?” aveva chiesto la più grande.
“Siete troppo piccoli. Il vostro nome non compare nei bigliettini” aveva risposto il padre con gentilezza.
“E se veniamo estratti noi?” aveva sussurrato la moglie all’orecchio di Peeta.
“Ci sono migliaia di nomi questa volta, si fiduciosa”.
La strana donna sul palcoscenico aveva inserito la mano e ora estraeva il nome del primo tributo. Un nome familiare.
“Katniss Everdeen!” un urlo si levò dalla folla. Una bambina piangeva stretta alle gambe della madre.
Aveva guardato il marito per l’ultima volta, uno sguardo supplichevole. Stava mimando con le labbra una frase, ma l’uomo scuoteva la testa.
“Adesso estraiamo il nome del tributo maschio: Liam…”
“Mi offro come tributo volontario” Peeta si faceva largo tra la folla, dopo aver baciato i figli salì sul palco e raggiunse la moglie come le scorse volte, insieme.
Non sentiva più nulla Katniss, il suo sguardo era puntato sui bambini a pochi passi da lei, stavano piangendo, la più grande abbracciata al piccolino, solo due nomi aveva intuito: Finnick e Mags, un altro tributo volontario.
****
Ninfadora era stretta al marito, erano stati entrambi estratti, piangeva in silenzio pensando al bambino che aveva lasciato a casa, il suo Teddy, il loro si corresse immediatamente. Dietro erano seduti Harry e Hermione, gli altri tributi di Hogwarts e il loro mentore, suo cugino Sirius Black.
Stavano per essere portati al quartier generale per potersi preparare agli Hunger Games, per prepararsi alla morte. Un edificio circondato da filo spinato era apparso davanti a loro, minaccioso.
“I vostri appartamenti sono situati al secondo piano” aveva spiegato Sirius, “gli allenamenti, invece, si terranno due piani sotto. Tutto chiaro? Bene devo incontrarmi con altri mentori, voi proseguite lungo il corridoio e prendete un ascensore. Arriverete a destinazione”. Li aveva salutati con un sorriso ed era sparito, mentre  seguivano le indicazioni.
L’appartamento consisteva in cinque camere e un ampio salone, si estendeva su tutto il piano e aveva una visuale su tutta la città: Capitol City.
Sfavillanti lampadari, mobili di lusso e ultime tecnologie padroneggiavano nella loro nuova sistemazione, ovunque si girasse incontrava con lo sguardo novità, nel suo mondo non esisteva nulla di tutto ciò: la posta si inviava con i gufi, la luce si accendeva con un " Lumos" e l'elettricità era ridotta al minimo.
Non se la sentiva di dormire da sola, accettando molto volentieri la proposta del marito e accoccolata fra le sue braccia si era addormentata.
****
“Mi piace il posto” aveva esordito Jace sedendosi su una poltrona del centro di addestramento.
“Jace, non ti deve piacere. Stiamo per andare ad ucciderci dentro un’arena” Clary aveva i nervi tesi.
Luke le aveva passato una mano intorno alle spalle e l’aveva stretta a sé con fare protettivo.
“Ti proteggerò io, hai capito piccola mia” Jocelyn non sembrava nervosa, solo rassegnata.
Erano stati sorteggiati i loro quattro nomi: Luke e Jocelyn, Clary e Jace. Non aveva potuto fare nulla.
Clary non voleva piangere, ma le lacrime le uscivano spontaneamente, non c’era modo di fermarle. Aveva sperato tanto di non essere scelta e invece, alla mietitura, la Capitolina aveva estratto lei, fra centinaia di nomi, proprio il suo. Si ripeteva spesso di essere forte, ma tutte le volte crollava, travolta dalle emozioni, piangendo le sue ultime lacrime. L'unico che non mostrava emozioni era il cacciatore, gli occhi di ghiaccio e i movimenti posati tipici di un vero Shadowhunter, aveva dedicato tutta la sua breve vita al combattimento, pronto alla guerra. Infondo gli Hunger Games non era diversi dalla guerra.
*****
“Salite sul carro e splendete. Guardate davanti a voi, sguardi fieri” Tori parlava sopra la confusione del pubblico. “Siete Intrepidi!”
Tris stringeva la mano di Quattro, sentiva lo stomaco contorcersi, era un po’ come tornare all’iniziazione, solo più pericolosa, letale. Uriah, dietro di loro, avvicinava a sé Marlene terrorizzata.
Il carro era partito e il pubblico acclamava le quattro persone vestite di nero sul carro di Chicago, tutto era stato preparato grandiosamente, nulla era fuori posto.
I carri dei tributi erano disposti in semicerchio di fronte ad un palcoscenico, gli strateghi li osservavano con occhi critici, mentre un uomo anziano intimava il silenzio.
“Benvenuti all’edizione speciale degli Hunger Games, grazie tributi per essere qui con noi. Speriamo tutti noi vivamente di rivedere il più forte fra di voi. Felici Hunger Games! Possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
Dovevano vincere e tornare, non potevano morire nell’arena.
****
“Vi consiglio di trovare degli alleati, quest’anno tutto è diverso, ogni tributo ha una dote particolare e unica, ma soprattutto molto pericolosa” disse Haymitch.
“Non abbiamo bisogno di alleati siamo in quattro” aveva risposto scontrosa Katniss.
“Penso che insieme ce la possiamo fare”. Finnick era dalla sua parte. “Non mi convincono gli altri tributi”.
“Tentare non ci costa nulla. Proviamo a conoscerli”.
“Ha ragione Peeta” aveva concluso Haymitch bevendo da una bottiglia giallognola. “Gli scorsi Hunger Games sono stati una passeggiata, dovete restare sempre vigili, gli avversari sono tutti preparati e letali”

Erano disposti in cerchio, tutti i tributi, al centro l’addetto spiegava le regole, quelle che Katniss aveva ascoltato per ben due volte. Li osservava ad uno ad uno: i tributi di Hogwarts sembrava innocui, tutta la loro potenza si concentrava in piccoli pezzi di legno, gli shadowhunters, invece, sembravano ben addestrati, tranne forse per la ragazzina, minuta e fragile, gli intrepidi di Chicago erano spavaldi e forti, degli ottimi nemici, infine i radunari sembravano troppo deboli e inesperti in materia di armi. Ecco questi erano i suoi nemici, tutti quelli che doveva uccidere per tornare a casa.
“Le regole quest’anno sono diverse, i vincitori saranno due, un tributo maschio ed uno femmina. Buon allenamento”.
Si era subito diretta verso il tiro con l’arco la sua specialità, l'unico posto dove si sentiva se stessa, la vera Katniss, quella che gli altri non conoscevano tranne forse per poche persone.
Il primo che aveva capito chi fosse, era stato Gale, ma in quel momento era troppo distante, piegato dalla fatica nelle miniere del Distretto 12. I boschi erano sempre stati la sua via di fuga dal mondo, dai problemi, il suo unico modo per sopravvivere, dove lo aveva incontrato per la prima volta. Immaginò mentalmente attorno a sé le grandi distese di alberi fuori dalla recinzione, l’odore che si respirava all’alba, i colori vivaci in contrasto con i toni spenti delle baracche e si sentì a casa. 

   
 
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