Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: MerasaviaAnderson    06/11/2015    5 recensioni
•{Minilong di 3 capitoli ~ What if? ~ Incentrata su Peeta Mellark ~ Tematiche abbastanza delicate}
"Sono passati sette anni e mezzo dalla Rivolta dei Distretti.
Katniss Everdeen è morta, molto probabilmente uccisa dalla persona che più amava.
Il giovane Ragazzo del Pane non se ne dà pace, chiuso tra quattro mura bianche che troppo gli ricordano le torture subite.
Il vecchio mentore cerca ancora rifugio nell’alcool, di nascosto dal mondo in cui deve apparire troppo serio e sobrio.
Un bambino dai capelli scuri e gli occhi blu che mai si ricorderà di sua madre.
La ricerca di una terribile verità, nascosta nel sangue della Ghiandaia Imitatrice che ancora macchia il pavimento di casa Everdeen-Mellark.
Riuscirà Peeta Mellark ad uscire dal baratro per l’ennesima volta?"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Dear Madness
Capitolo III:
LA LIBERTÀ
 
 
I capelli scuri di Jake Mellark si muovevano con il vento che soffiava leggero in quella fresca giornata d’autunno.
Foglie marroni cadevano dagli alberi e Ghiandaie Imitatrici svolazzavano per il cielo grigio di metà novembre.
Peeta portava Jake nei boschi ogni giorno, consapevole di quando Katniss volesse che suo figlio conoscesse il mondo in cui lei stessa era cresciuta, insieme e Gale che qualche volta – quando faceva ritorno al dodicesimo distretto – andava a far visita alla sua lapide, costruita vicino alla pietra in cui erano soliti passare i pomeriggi.
Era stata una volontà di Peeta, quella di seppellirla nei boschi, farla sentire a casa almeno nel riposo eterno che le tanto aveva cercato dopo la morte della sorella.
Era passato una anno e mezzo dalla morte di Katniss Everdeen e Jake avrebbe compiuto tre anni a breve, evento per il quale Peeta stava già organizzando una festa.
Voleva che ci fossero tutte le persone a lui care, compresa Ellen Everdeen, con cui avevano acquisito un rapporto meno distaccato dopo il processo, anche se a Peeta sembrava sempre che i comportamenti della donna avessero sempre fini egoistici.
Ma sapeva che sarebbe stata una figura importante per Jake e si faceva forza anche davanti alle sue occhiate strane, che a volte erano parecchio sgradevoli. Fortunatamente, non stava sempre al Distretto 12.
Jake camminava un po’ goffamente verso il padre, tenendo in mano una manciata di sassolini bianchi che voleva mostrare a Peeta, incantato dalla straordinarietà che ai suoi occhi aveva semplicità.
Peeta sorrise, restando con la schiena appoggiata al tronco di un albero mentre Jake avanzava di qualche altro centimetro verso di lui e accoccolandosi contro la sua camicia bianca, per poi mostrargli i sassolini con un grande sorriso dipinto sul volto.
«Ti piacciono, papà?» disse in un innocente tono da bambino, storpiando un po’ qualche lettera.
«Certamente, Jake, sono bellissimi.» sorrise l’uomo, facendo una carezza amorevole sui capelli scuri del figlio che si poggiava sulla sua spalla.
«Puoi cantarmi la canzone, papà?»
«Sai che non sono bravo, Jake.» era tua madre, ad essere brava.
«Ma la canzone bella … La suoni sempre con il pianoforte.» insistette il bambino, lasciando cadere i sassolini che aveva in mano e sedendosi sulle gambe del padre, per guardarlo negli occhi identici ai suoi, della stessa tonalità di blu intenso.
Fortunatamente non ha i suoi occhi, non so come avrei fatto.
«Cantala per me, papà.»
Anche tua madre la cantò per me, Jake.
«Papà!» il bambino richiamò seccato l’attenzione di Peeta, picchiettandogli il piccolo pugno su una spalla, notando che era in sovrappensiero e quasi non lo ascoltava.
«Sì, scusami Jake.» rispose, mentre la vivida immagine di Katniss si allontanava dalla sua mente.
«Me la canti o no?» continuò ad insistere il piccolo, finché Peeta non cedette alle sue suppliche.
«D’accordo, Jake.» si convinse infine, facendo appoggiare il bambino alla sua spalla e iniziando a cantare in modo un po’stonato mentre accarezzava le guance rosse di suo figlio.
Non era certamente un buon cantante come Katniss, ma al piccolo Jake non importava.
 
«Là in fondo al prato, all'ombra del pino 
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino 
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi 
quando li riaprirai, il sole avrai davanti. 
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio, 
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio, 
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare 
qui è il luogo in cui ti voglio amare. 

Là in fondo al prato, nel folto celato
c'è un manto di foglie di luna illuminato. 
Scorda le angustie, le pene abbandona. 
Quando verrà mattina, spariranno a una a una. 
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio, 
qui le margherite ti proteggono da ogni cruccio. 
Qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.
»
 
La solita dolce nenia che Peeta tante volte aveva ascoltato Katniss cantare, fin da quando erano bambini in quella piccola e umida classe.
Quel prato sicuro dove ogni persona non avrebbe dovuto temere nulla, dove ogni dolore sarebbe scivolato via; quel prato fatto di felicità e ricordi belli che nessuno mai al mondo avrebbe potuto distruggere.
Solo dopo, quando crebbe abbastanza, Peeta capì che quel Prato non era altro che il Paradiso.
Non appena finì di cantare quella ninna nanna, la risata cristallina di Jake si unì ai molteplici rumori del bosco … e Peeta non poté che pensare che sentirlo ridere fosse una delle cose più belle del mondo.
Si chiedeva come avesse potuto pensare, in ospedale, solo a rassegnarsi all’idea di non vederlo mai più, convincendo se stesso che sarebbe stato molto meglio crescere con Ellen Everdeen. Peeta capì di sbagliarsi solo nel momento in cui, appena uscito dall’ospedale senza più nessuna accusa addosso, vide Jake, al tempo ancora di un anno e mezzo, correre goffamente verso di lui per abbracciarlo. Capì solo allora di non poter far a meno anche del suo amore, che rinunciando anche all’amore di Jake non sarebbe stato altro che un mostro, togliendo al bambino la possibilità di crescere con l’unico genitore che gli era rimasto.
I medici gliel’avevano detto, quando aveva fatto l’ennesimo controllo mesi dopo il suicidio di Katniss: lui non era pazzo, era solo un uomo che ne aveva passate troppe durante la sua breve vita.
Mentre Jake era tornato a giocare con delle foglie secche lì vicino, Peeta guardò il cielo e vide che le nuvole che coprivano il sole autunnale si erano addensate ancora di più, assumendo una minacciosa tonalità grigiastra, segno che a breve sarebbe esploso un gran temporale.
La luce del giorno era quasi finita e il vecchio Haymitch li aspettava per la cena assieme al vecchio gatto Ranuncolo, che ancora dopo tutti quegli anni continuava a vegliare su di loro.
Così Peeta si alzò dal terreno, si pulì i pantaloni blu e richiamò a sé Jake per prenderlo in braccio e far ritorno a casa prima che facesse buio.
«Ci torniamo anche domani, papà?» domandò Jake, mentre si divertiva a torturare una ciocca di capelli ricci dell’uomo.
«Certamente, se non piove. Hai visto il cielo grigio?» gli disse Peeta, rivolgendogli un grosso sorriso mentre il piccolo alzava gli occhi verso il cielo e annuiva. «Ora andiamo a casa, nonno Haymitch ci aspetta per cena a casa sua, così potrai giocare con Ranuncolo.»
Jake annuì ancora una volta, rilassandosi tra le sue braccia mentre prendeva la via verso casa. Peeta pensava a qualche minuto prima, mentre stava seduto sotto l’albero con Jake tra le braccia … l’aveva sentita: gli era sembrato di sentire il dolce calore dell’Amata scomparsa al suo fianco, gli era sembrato di vederla accarezzare i capelli di Jake, intonare quella dolce melodia insieme a lui.
Se solo l’avesse potuta rivedere veramente, almeno una volta, per poterle dire quanto l’amava, di come Jake stesse crescendo sano e forte, magari raccontandole quegli aneddoti l’avrebbe convinta a restare al suo fianco e avrebbe evitato la grande Odissea di parole che ci sarebbe stata quando il suo bambino avrebbe iniziato a chiedergli dove di preciso fosse sua madre.
Ma Peeta sapeva già quale sarebbe stata la risposta da dare a Jake in quel momento: gli avrebbe detto che la sua dolce mamma era nel lontano Prato di cui la Canzone della Valle narrava e che per loro quel Prato era irraggiungibile.
Perché Peeta ne era certo, che Katniss fosse in quel Prato, proprio come era certo anche di aver sentito la sua presenza quel pomeriggio, come si stava formando nella sua mente la convinzione che lei fosse stata lì, a vegliare su di loro come sempre aveva fatto.
Il giovane dagli occhi blu ne aveva avuto la conferma solo alla fine della canzone, quando sentì chiaramente il lento ritmo ripetuto da una Ghiandaia Imitatrice.
E quella Ghiandaia Imitatrice non poteva essere che lei, che li proteggeva dall’alto con la sua voce armoniosa.
E poteva star certo di non essere un folle, nel sentir quella dolce presenza. Sapeva come fosse realmente la follia e quella strana sensazione non ci aveva nulla a che fare.
Era solo libertà, come il vento fresco sul viso.
Era solo libertà, come il cielo in cui la Ghiandaia Imitatrice sbatteva le ali.
Peeta Mellark era libero, proprio come l’Amore della sua vita.
Cara follia, ti ho sconfitto.
 
 
FINE CAPITOLO III
 

Angolo Autrice:
Finalmente, dopo due giorni di ritardo (per cui mi scuso, è un periodo infernale) mi ritrovo a postare il capitolo conclusivo di questa mini-long.
Sinceramente, pensavo che appassionasse di più e sono rimasta un po’ delusa, ma alla fine poco mi importa, scrivo per me stessa e dentro al cuor mio so che c’è qualcuno che l’ha apprezzata … E vi ringrazio.
Penso che sia di dovere dare voi dei piccoli “chiarimenti” su alcuni dettagli della storia, visto che da un lato sono stati fondamentali per la sua creazione.
Mi sono immedesimata in una lettrice di questa storia e mi sono fatta delle domande, che (spero) esaudiranno ogni vostra curiosità.


Perché non hai aspettato i famosi “15 anni” per il figlio?
La risposta è abbastanza semplice: l’età di Peeta.
Nella mia testa, il Ragazzo (Uomo) del Pane non raggiunge neanche i 40 anni, infatti ho sempre pensato che anche nella storia originale morirà verso 37 anni, visto che la sua salute psico-fisica è nettamente provata dai veleni di Capitol.
Semplicemente volevo che dopo questo tram tram Peeta potesse godersi di più suo figlio.
 
 Perché questo What if di un figlio invece di due?
Anche qui la risposta ha a che fare con Peeta: non penso che avrebbe mai retto ad accudire due figli piccoli da solo, anche perché è (e rimarrà) profondamente segnato dal suicidio di Katniss, infatti specifica che per lui è una fortuna che Jake abbia i suoi occhi e non quelli della madre.
 
Che fine fa Haymitch?
Okay, premetto che la fine di Haymitch in Mockingjay non mi convince per niente … Insomma, che cazzata è quella cosa delle oche?
Susanna, te prego, mi ha fatto cade’ le braccia.
Haymitch resta Haymitch, non smette assolutamente di bere, allenta solo il ritmo dopo la nascita di Jake e quando diviene consapevole di doversi prendere cura di lui e di Peeta.
Ma no, non smette, proprio come per me non smette nella saga originale.
 
Se avete altre domande, non esitate a chiedere, visto che penso che la storia lasci in sospeso tante cose, ma no, anticipo che non ho intenzione di continuarla visto che sto strutturando un’altra mini-long.
Vi ringrazio per aver letto, per aver commentato o meno questa storia, ringrazio – come sempre – a chi è piaciuta e a chi no, ringrazio chi ha rispettato questa trama un po’ insolita.
Ci si sente, gente!:)
May the Odds be ever in your favor!
_merasavia.

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: MerasaviaAnderson