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Autore: Ofeliet    07/11/2015    2 recensioni
Essere una matricola che vive con il proprio cugino non è facile. Soprattutto quando sei omosessuale, sei circondato da una compagnia leggermente fuori dagli schemi e sei innamorato di quello che è probabilmente il tuo migliore amico.
Shion lo sa bene, cosa significa, perché quel genere di vita la sta già assaggiando.
Eppure dai, si vive lo stesso. Soprattutto quando ti risvegli in un letto e ricordi perfettamente tutto quello che è successo.
{ AU | DohkoShion | ManigoldoAlbafica | Cardia -> DegelSeraphina | short!long }
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Shion, Libra Dohko, Personaggi Lost Canvas
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Solitamente, non metto le mie note all'inizio.
Questa volta, invece, per inaugurare questo nuovo ciclo narrativo, cambio delle mie vecchie tradizioni.

Riguardo a questa storia, spero che le mie risate malvagie si sentano fino a Roma.
Scrivendola, era un'eterna onda di desiderio di pubblicarla e di tenermela per me. Alla fine, la prima ha vinto, ed eccoci qui a pubblicarla.
Spero che piaccia a voi come piace a me.
E' una storia relativamente spensierata. Non avevo in mente grossi conflitti, scrivendola, semplicemente una situazione che a volte la gente può vivere e, a seguito, riderne divertita. E' questo, infatti, il mio scopo. Farvi ridere, divertire. Strapparvi almeno una risata. L'obiettivo è quello, lo ammetto.
Perciò vi aspetto, puntuale, ogni sabato.


La dedico particolarmente a mughetto nella neve,
che nonostante punzecchio costantemente mi sopporta con grande pazienza.




La mattina era la parte della giornata che Shion preferiva in assoluto. Era quel momento di perfetta calma e silenzio che, stranamente, lo rilassava invece di innervosirlo. Suo cugino, spesso, lo osservava stralunato nel vederlo consumare con beata calma la sua colazione, mentre lui aveva delle enormi occhiaie e un umore da andare a recuperare negli inferi.
Purtroppo, quella mattina non era come tutte le altre.
Già al suo risveglio, Shion sentiva di aver fatto una grossa cazzata. Sapeva di non doversi trovare lì, sapeva che doveva far finta che tutto ciò che fosse successo nelle ore precedenti fosse solo un sogno, sapeva che doveva sparire in fretta.
Dohko dormiva beato accanto a lui. Nel sonno, si era accoccolato al suo fianco, e lui doveva aver inconsciamente cinto il suo corpo con il braccio, avvicinandolo a sé. A Shion fece tenerezza, vedere quel volto quasi infantile disteso in una espressione rilassata e soddisfatta.
Aveva conosciuto Dohko grazie ad Asmita. Se sulle prime quel ragazzo cinese gli era sembrato così singolare, avevano finito con il fare amicizia così in fretta da scatenare lo stupore di tutti i suoi conoscenti. Shion stava bene con Dohko. Erano grandi amici che finivano per passare nottate in bianco prima degli esami, incoraggiandosi a vicenda e ridendo delle proprie occhiaie. Erano amici che si cercavano sempre quando dovevano uscire da qualche parte per festeggiare. Erano amici, e dopo quella notte lui aveva rovinato tutto.
D’accordo.
Quando gli aveva confidato la sua omosessualità, Dohko l’aveva presa bene, e non si era dimostrato affatto infastidito. Aveva accettato le sue preferenze e avevano serenamente continuato la loro amichevole frequentazione. Shion era così felice che la sua diversità non avesse attaccato il loro rapporto positivo, era così contento che Dohko continuava a dargli spallate complici e trascorrere il tempo con lui.
E ora, sicuramente, aveva rovinato tutto.
Perché Shion aveva lasciato che il suo interesse crescesse oltre la semplice amicizia, ben sapendo che non poteva ottenere molto dall’altro. Aveva lasciato che i suoi sentimenti aumentassero di volume fino a scoppiare in quella notte di pura libidine.
Perché Dohko era un caro ragazzo dalla mentalità aperta, ma era sicuramente etero. E se non fosse stato per quella folle nottata, probabilmente a letto con un ragazzo non ci sarebbe mai finito.
Shion quasi vorrebbe picchiarsi, per aver strappato l’innocenza di Dohko ed essersi lasciato dominare così facilmente dai suoi più bassi istinti.
Non dovevano andare al pub con gli amici quella sera, non dovevano andare a casa di Dohko dopo e scolarsi un paio di birre insieme lamentandosi della imminente sessione d’esami.
Shion non ricorda bene come è finito con la lingua nella bocca di Dohko, le mani ad accarezzare i suoi muscoli sotto la maglia, gemendo senza ritegno. Ricorda però bene ogni singolo round in cui si sono cimentati, ogni sospiro e sguardo di Dohko, di quella notte di passionale sesso. Era un po’ ubriaco, ma Shion ricorda fin troppo bene tutti quei piccoli dettagli.
Continuava a pensare a quello sguardo languido che Dohko non aveva smesso di dedicargli nemmeno per un istante, alla sua voce rotta dal piacere, e se ne vergognava. Aveva paura della sua reazione, al risveglio. Aveva paura che Dohko lo schifasse, se proprio doveva parlare spiccio.
Col misurata calma, Shion scivola via dal letto. Si dispiace ad abbandonare quel piacevole calore del quale quasi non vuole più fare a meno, del quale Dohko era la fonte, ma non voleva nemmeno trattenersi più a lungo e fare ulteriori danni. Prima se ne andava, e meglio stavano entrambi.
I suoi vestiti erano sparsi per il pavimento. Shion ricordava ben poco di dove li avesse lanciati, preso dalla foga della sera precedente, forse perché era fin troppo concentrato ad impegnare la bocca e la mente offuscata di Dohko e a godersi la vista delle sue guance rosse. Con imbarazzo, il giovane recupera la biancheria, infilandosela in fretta. Con sconforto, lancia un’occhiata a Dohko, che dormiva beato e sereno. Probabilmente ancora ignorava quel disastro, e forse era ancora un bene. In un impeto di tenerezza, Shion allunga la mano e copre l’amico col lenzuolo, prima di ritornare a vestirsi.
Recuperare il resto dei suoi vestiti non è difficile, anche se cerca di farlo in fretta e non ci presta particolare attenzione.
Con un ultimo debole sorriso, Shion chiude piano la porta della stanza e si prepara ad una rapida fuga. Se non fosse, beh, per la presenza degli altri due coinquilini di Dohko. A Cardia, nel vederlo, cade di mano il cucchiaio nella tazza dei cereali, e il ragazzo viene immediatamente ripreso da Asmita che sta cercando di ascoltare il telegiornale mattutino.
« Buon giorno, Shion. » esordisce Cardia, un sorriso scorpionesco che si allargava sul volto.
« Shion? » Asmita era cieco fin dalla nascita, ma Shion aveva sempre l’impressione di essere fissato e scrutato dai suoi occhi azzurri, come se potesse realmente vederlo.
« Dormito bene? » la domanda di Cardia infiamma le sue guance, probabilmente perché lui e Asmita avevano sentito tutto il loro notturno rodeo. Shion annuisce, ignorando l’espressione corrucciata e non capente di Asmita che si volta prima in sua direzione e poi in quella di Cardia cercando di capirci qualcosa.
« Sì, grazie. Ora proprio devo andare. » non aveva fatto quel genere di scatto nemmeno durante i test di ginnastica, Shion, ma in quel frangente i suoi muscoli reagirono, facendolo quasi cadere sulla sua stessa salvezza – la porta – e incespicare nell’uscire da quell’appartamento. Da dietro il legno riuscì a sentire un “rimani ancora un poco” di Cardia che fece finta di non sentire.
Fuori dalla palazzina, l’aria mattutina era un lievemente pungente. Gli alberi di olivo erano già in fiore, nonostante fosse ancora aprile. Shion respira a fondo, cercando di calmarsi e infilandosi la felpa. Si impone un contegno, maledicendosi di non essere capace di trattenersi e di essere ben propenso a fare quattro salti con qualcuno che gli interessava già da diversi mesi.
Perché lo ammetteva, Dohko gli piaceva parecchio. Non era forse il classico Adone, e nemmeno un bronzo di Riace, ma ai suoi occhi era bello. Specialmente quando sorrideva. Shion non negava di subire lo stesso fascino di cui cadevano vittime le ragazze con cui Dohko usciva. E quella era la nota dolente. Dohko era etero e tale sarebbe rimasto.
Shion picchierebbe volentieri la testa contro un palo della luce, a quel pensiero, se non si renderebbe ridicolo davanti a qualche anziana signora che passeggiava da quelle parti. Per quello non gli piaceva il quartiere dove abitava con il cugino; troppe persone anziane annoiate e pronte a farti diventare il pettegolezzo più squisito delle loro riunioni. E no, essere noto come “quello diverso” insieme a Manigoldo gli bastava.
Già sugli scalini che portavano al proprio appartamento, sentir cantare il cugino lo rende di cattivo umore. Perché se Manigoldo attaccava ad arieggiare quella specifica canzone, una italiana di cui non capiva niente, significava solo una cosa: c’era Albafica. E lui era davvero di pessimo umore per sorbirsi tutte quelle smancerie che la coppia si scambiava di mattina, soprattutto dopo una nottata nella quale ha mandato a quel paese un’amicizia a cui teneva tanto.
« …ma questi fiori sapranno parlarti di me! » infatti, non appena aperta la porta dell’appartamento, alla sua vista si palesano presto i due colombi. Albafica, già vestito, stava sorseggiando il suo caffè mentre Manigoldo lo abbracciava da dietro e canticchiava soddisfatto. Se solitamente era una visione che lo inteneriva e lo rendeva un poco invidioso, in quel frangente fece a pezzi i suoi poveri nervi.
« Buongiorno. » quasi ringhia, in risposta al leggero sorriso di saluto ad Albafica. Questi, nel vedere la sua espressione si acciglia, quasi imponendo al fidanzato si fermarsi sentendo Shion sbattere la porta della sua stanza.
« Shion ha qualcosa che non va. »
« Avrà il pre-mestruo, Alb. Come sempre. » risponde Manigoldo, baciando la fronte del suo ragazzo con divertimento. Albafica accetta qualche effusione, prima di tornare ad accigliarsi.
« Non l’ho mai visto così, sai? Credo che dovresti parlarci. »
« E che palle! Va bene che voglio diventare psichiatra, ma non è che devo per forza fare da psicologo a tutti! »
« Vedila come una missione. Magari Shion sta per diventare un killer psicopatico e tu, che ce l’hai in casa, non hai fatto niente per fermarlo. » si fissano per un secondo, prima di scoppiare a ridere. Si scambiano un breve bacio, prima che Albafica se ne vada per seguire le lezioni di botanica sistematica.
Manigoldo si passa una mano tra i capelli. Trattare con Shion non sarebbe stato facile, perciò decide di usare lo yogurt come avanguardia e di procedere lentamente in quel territorio improvvisamente ostile che era la camera dell’abitante più piccolo.
« Cuginetto? Ti ho portato la colazione! » dice, iniziando la sua infiltrazione. Shion replica con un mugugno, soprattutto perché il suo volto è completamente nascosto nel cuscino. Sembra volercisi soffocare.
Non percependo alcuna ostilità, Manigoldo appoggia la colazione improvvisata sulla scrivania e si siede sul letto di Shion, in attesa di una qualsiasi reazione. Che non arriva.
« Sei stato fuori tutta la notte. » un mugugno.
« Torni a casa adesso. » un altro mugugno.
« Puzzi di alcool. » uno sbuffo, curiosa variazione.
« E hai un succhiotto proprio qui. » a quella affermazione Shion scatta, coprendosi la parte toccata da Manigoldo come se nascondesse chissà quale segreto. Il ragazzo più grande ghigna sornione, chinandosi verso Shion. « E bravo il mio cugino! » a quelle parole, il tibetano arrossisce violentemente.
« Non è come pensi. »
« Credo proprio di sì. » a quella risposta pronta Shion non riesce a replicare. « E se non vuoi che vada a dirlo a Hakurei, ti conviene raccontare a me cosa hai combinato. »
Shion si imbroncia, era un ricatto bello e buono! Ma era sempre meglio che certe cose le confessasse a Manigoldo, che al suo genitore. Non poteva nemmeno mentirgli, perché questi era fin troppo bravo a sgamare le sue bugie.
« …ho dormito fuori. » confessa, leggermente imbarazzato.
« Sai, la maglia che porti la dice ben più lunga. » con orrore, Shion si accorge che in effetti Manigoldo ha fin troppo ragione. La maglietta, con su scritto un vivace e colorato AC/DC, non era la sua. Urlava “Dohko” da ogni singola fibra di tessuto, e realizzarlo non fece che peggiorare le sue coronarie.
« Lascia stare la maglia. »
« Oh, no. Non sarebbe interessante, altrimenti. » Shion cerca di mettere su il più terribile sguardo che può, ma basta un’altra occhiata ammiccante di Manigoldo per sfasciare il suo castello di carte.
« Ti basti sapere che ho dormito fuori. Contento? » il sorriso di Manigoldo però lo terrorizza.
« D’accordo. Allora pare che mi dovrò prendere deliziosi appellativi come “degenere” o “imbecille” dopo che avrò raccontato a Hakurei di come, oh cielo, non sei tornato a casa per un’intera notte, facendomi preoccupare a morte, e rincasando solo la mattina con… » sentenzia Manigoldo, prendendo tra le mani il cellulare di Shion – fortunatamente vicino – e mostrando la stessa espressione di Maria addolorata.
« Va bene, va bene! » urla Shion, iniziando a sudare freddo. « Ho dormito da Dohko. »
« Dormito? » rincara malizioso la dose, il cugino bastardo.
« Non esattamente. » il sorriso sul volto di Manigoldo, se possibile, si fa ancora più inquietante. Sembra un incrocio tra una vecchina pettegola e un satanasso infernale.
« E chi l’avrebbe mai detto! Dopo mesi e mesi di frustrazione sess-. »
« Non correre! Eravamo solo ubriachi e probabilmente lui aveva bisogno di sfogarsi. »
« Shion, veram-. »
« E’ così, ne sono certo! Altrimenti perché l’avrebbe fatto? Forse perché ho i capelli lunghi mi avrà scambiato per una ragazza! »
« Sì, e quando si è trovato il tuo pi-. »
« Ora penserà che sia uno facile! » sentenzia Shion, non ascoltando nemmeno una delle parole che Manigoldo cercava di dirgli e tornando ad affondare nel cuscino. Per soffocare, magari. Definitivamente.
« Ti prego, Manigoldo, lasciami da solo. » sussurra, prima di tornare ad autocommiserarsi. All’altro abitante della casa non rimase altro che esaudire la sua richiesta, roteando gli occhi.
Probabilmente Shion non si sarebbe mai rivelato un serial killer con psicosi o disturbi della personalità, ma Manigoldo era certo di una cosa: Shion era innamorato senza possibilità di guarigione.


   
 
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