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Autore: Fear    08/11/2015    3 recensioni
[ Introspettivo, malinconico; romantico, otherverse!Clannad: Mou Hitotsu no Sekai, Tomoyo-hen – centric●Tomoya/Tomoyo | seconda classificata e vincitrice del "premio miglior titolo" e "premio miglior coppia" al contest Uno sguardo vale più di mille parole indetto da Himeko Kuroba sul forum di EFP ]
Cit/: Tomoya le prese le mani in una dolce stretta, in grado di distinguere solamente l'amaranto delle nocche, macchie di vino rosso dal freddo e dalla tristezza. Chiuse gli occhi e aumentò la presa, attirandola a sé. [...]
Tomoya ascoltò i suoi respiri, il suo pianto silenzioso e l'alito bollente su di lui; accarezzandole i capelli le offrì tutto il calore che aveva, aspettando. In quella posizione, con il cuore pesante, aspettò che smettesse di piangere. E continuò ad aspettare. Ma il pianto di Tomoyo non terminò mai. Era una malinconia devastante, di provenienza incerta, di pensieri evanescenti in una giornata di pioggia. [...]
—✿ scritta perché Tomoya teneva tra le labbra i petali che le si erano incastrati tra i capelli; 803 parole.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tomoya Okazaki, Tomoyo Sakagami
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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I l  m o n d o  f i n i s c e  c o n  t e ;
Amanti nell’epoca delle passioni tristi.



 

La pioggia colpiva mani tremanti senza un perché, mani vaganti che scorrevano lievi sul davanzale della finestra fredda, mani di una donna amata. Fra le pieghe di un singolare torpore, le sue dita ossute aspettavano il buio, continuando a oscillare intirizzite e grondanti; esse erano affusolate e fragili, morbide e profumate, e la pelle che le rivestiva era l’unico strato di polvere così lieve sul bianco levigato sottostante. Il tempo scorreva lento e Tomoya la guardava. Esplorava ogni tortuosità del corpo davanti a lui, incorniciando la sua sagoma pulita, lunga e simmetrica, che in pochi movimenti risultava nelle pose più splendide. I rumori della strada e della pioggia si fondevano in una vaporosità impossibile, e la luce accecante di una giornata uggiosa batteva sulle labbra della ragazza, mostrandole socchiuse come petali di un fiore di pesco durante lo sbocciare della sua bellezza, sussurrando inavvertibili parole alla volta celeste lacrimante. Con la divisa scolastica che svelava la carne bianca di una fanciulla acerba, Tomoyo voltò lo sguardo, asservendo Tomoya in un istante. Lui le donò le sue iridi, posandole sul viso e sui suoi occhi trasparenti, che tanto somigliavano al cielo di quel giorno. Provò anch’egli a sbirciare fuori dall’infisso blu — che questa volta erano i suoi specchi — come lei era sempre stata capace di fare, ma non c’era nulla che riuscisse a distinguere, e così Tomoyo sorrise debolmente. Gli regalò un sorriso spento dalla pioggia, determinata a non svelare il margine del cuore spezzato; un’infelice mezzaluna che lo istigava a volerla e a prenderla tra le braccia che lei non desiderava.
Allungò il palmo, provando a toccarla, ma Tomoyo respinse il suo sfioramento, tremando nuovamente. Avvicinando il suo indice alla blusa indossata, presto iniziò a slacciarla con lentezza; quei sette piccoli, bianchi bottoni scoprirono il suo intimo in mosse leggere, lasciando poi anch’esso dietro di sé, risultando con unicamente i suoi capelli di nebbia a occultare i frammenti più seducenti del suo corpo. Lei lo guardò ancora, immersa nella musica di un pianoforte distante e tutto l’albore che emanava e che non riusciva a vedere. La lussuria dirompente della pelle lattea s’illuminava in certi istanti e successivamente si scuriva quando le nubi passanti contenevano, anche se per poco, i raggi sparsi nell’atmosfera madida. Il rotondeggiante rigonfiamento dei suoi seni, la rientranza dell’ombelico, i suoi fianchi e le sue gambe erano congelati nell’epoca delle passioni tristi, in cui lei e Tomoya erano amanti. Così perfetta era la sua sagoma che tutto ciò che Tomoya riuscì a fare fu osservarla, sempre, accontentandosi solamente di quello. Lei in seguito adagiò la sua mano sul volto del ragazzo, accarezzandogli la guancia, catturando l’attenzione di lui sui suoi palmi, su quelle particolari linee che vorticavano come un disegno incompleto, accompagnate dalle gracili dita ossute che vezzeggiavano la cute. Tomoya le prese in una dolce stretta, in grado di distinguere solamente l’amaranto delle nocche, macchie di vino rosso dal freddo e dalla tristezza. Chiuse gli occhi e aumentò la presa, attirandola a sé, cosicché, con il capo premuto contro il petto, Tomoyo sentì il battito calmo del suo cuore. Una lacrima colò inaspettatamente dal margine degli occhi, nascondendosi nel tessuto della camicia di Tomoya, e presto le altre seguirono incontrollate, causando al suo bel corpo delle scosse insperate. Tomoya ascoltò i suoi respiri, il suo pianto silenzioso e l’alito bollente su di lui; accarezzandole i capelli le offrì tutto il calore che aveva, aspettando. In quella posizione, con il cuore pesante, aspettò che smettesse di piangere. E continuò ad aspettare. Ma il pianto di Tomoyo non terminò mai. Così la baciò, strusciando le labbra sulle spalle e sul viso, affondando le dita su di lei con un’offuscata mestizia che presto gli distorse la vista. Era una malinconia devastante, di provenienza incerta, di pensieri evanescenti e di una giornata di pioggia.
Quando Tomoyo si allontanò da lui, alzandosi in piedi, ella mosse il suo corpo nudo verso la finestra. Guardò fuori l’acqua che non smetteva di cadere, aprendo il pugno tra di essa e inzuppandosi le braccia e le mani, infondendo il suo profumo nella stanza e voltando le spalle a Tomoya. Lui non poteva fare altro che guardarla, ogni tanto accogliendola in uno scioglimento di gesta dettate dalla certezza che lei era sua, ogni tanto baciandola e ogni tanto facendoci l’amore. Per adesso si era agevolmente arreso al decreto che la sua vita le apparteneva, e che aveva paura: egli temeva il potere nelle mani di Tomoyo, temeva il cuore nel suo palmo, la facilità con cui sarebbe stata in grado di distruggerlo. Inclinando il capo all’indietro, Tomoya osservò il soffitto colpito dall’umidità, poi si resse sulle sue gambe e raggiunse Tomoyo vicino al davanzale, cingendola da dietro, scrutando le sue dita che cercavano di acchiappare la pioggia, piangendo e un momento dopo sorridendo a quell’amore che andava e che veniva. 





nota dell'autrice:
sicuramente la narrazione soprastante porterà varie domande, sia sui suoi personaggi che su ciò che effettivamente sta succedendo. Partiamo con il rimarcare l'ambientazione del testo: l'OVA Clannad: Mou Hitotsu no Sekai, Tomoyo-hen o Clannad: Another World, Tomoyo Chapter. Gli eventi di questo singolo episodio si svolgono in un universo alternativo in cui Tomoyo e Tomoya già escono insieme. Il loro rapporto è stato capace di attirarmi incredibilmente contando che esso si estende solamente in ventiquattro minuti. Questo tempo è stato sufficiente per farmi commuovere, sorridere e sentire una bizzarra malinconia al cuore. Credo che sia proprio quest'ultimo aspetto ad avere dato vita alla one-shot; una storia in cui la relazione di Tomoyo e Tomoya si spinge ai suoi limiti, e nonostante questi limiti e singolare rapporto, loro due continuano ad amarsi. Sinceramente credo di dovere giustificare in certi versi il comportamento di Tomoyo, apparentemente OOC. Nel racconto ho voluto raffigurare di un lato differente del suo personaggio, sempre visto determinato e forte, narrando di questo spicchio di fragilità che mostra solamente a Tomoya durante momenti molto intimi tra di loro. È visibile durante certi passaggi dell'OVA la più accentuata delicatezza nella persona di Tomoyo, soprattutto quando di mezzo c'è il ragazzo che ama. In questa storia lei all'inizio non vuole essere toccata da lui, cercando di valersi come sempre vuole fare, spogliandosi per dimostrare il suo strano amore, ingenua e inesperta dal come veramente poterlo esprimere con delle parole. E da qui parte la presenza costante degli sguardi - tema principale del contest a cui la storia partecipa - di come Tomoya si accontenti di starle vicino e di come Tomoyo smetta di piangere una volta accolta tra le braccia del ragazzo. Il loro è un amore disperato. Un affetto che non possono mostrare a nessun altro se non a loro stessi per vari motivi che senza dubbio capirete se avete visto l'OVA. E quindi io ho voluto creare questo missing moment allacciando dettagli presenti della trama originale e inserendo qualcosa in più, che porta a una divergenza dei personaggi. Personalmente non ho mai scritto nulla del genere e spero che questa corta one-shot sia apprezzata, dato che Clannad è un anime che mi piace molto e su cui avrei molto da scrivere. Un saluto e alla prossima. Miku.
   
 
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