The sun looks down upon our past
Un'altra
alba
sta sorgendo lentamente sul mondo. I pallidi raggi di un sole
lontano illuminano le strade delle città del pianeta Terra,
scoprendo i resti della notte passata.
Chi torna a casa stanco,
dopo aver speso le ore di buio a progettare una fuga dalla
prigionia,
chi è stato arrestato per aver lottato, chi sta per vivere una nuova
giornata di soprusi e chi invece è stato ucciso, il corpo
abbandonato in un vicolo lurido nella periferia della città.
Tutto
questo soprattutto in due Paesi del mondo occidentale. L'Oceano e
1279 chilometri a dividerli, una storia completamente diversa l'una
dall'altra. La luce arriva loro con un'ora di distanza e i loro
abitanti la chiamano con due nomi diversi. ''Eguzki'' i primi,
''ghrian'' i secondi.
Eppure non potrebbero essere più simili:
oppressi entrambi da una potenza percepita straniera, costretti a
subire le violenze dei militari inglesi e spagnoli.
Né l'Irlanda
del Nord né il Paese Basco ne possono più.
Vivere in un clima
del genere è inconcepibile, sopravvivere ormai difficile.
Nessuno
vuole più dipendere da due monarchie imperialiste che niente avevano
fatto per garantire loro una maggiore indipendenza.
Gli Irlandesi
ci avevano anche provato, lo Sìnn Fein era attivo dall'inizio del
secolo per avere un'isola riunita sotto il nome di Repubblica
d'Irlanda. C'era stato il Trattato, che aveva liberato gran parte
del
Paese Verde, ma il Nord era rimasto schiavo britannico e i cattolici
erano quelli che maggiormente venivano maltrattati.
In questo
contesto era accaduta la Bloody Sunday di cui parla l'omonima
canzone
degli U2: i paracadutisti militari della Regina avevano pensato
bene,
il 30 gennaio 1972, di lanciarsi su un corteo pacifico e di aprire
il
fuoco, uccidendo tredici persone tra la folla.
Un evento che,
insieme allo stupro della madre da parte di un altro militare
inglese, aveva traumatizzato il piccolo Mìcheàl, il quale all'epoca
aveva solo nove anni.
A niente era servito il trasferimento da
quella città insanguinata a Whitehead, vicino Belfast, Mick
continuava a svegliarsi almeno una volta a notte, disturbato dal
fischio dei proiettili che gli pareva di sentire vicino al suo
orecchio e a quelli dei suoi fratelli maggiori. Uno lo aveva anche
colpito di striscio, tra il collo e la scapola, lasciando una
cicatrice non troppo profonda ma che il tempo non aveva guarito.
A
diciotto anni si era unito al Provisional Irish Republican Army,
l'esercito terroristico che effettuava i maggiori attacchi in tutto
il Paese.
Era il 1979, l'anno dell'attentato al cugino della
regina, e Mìchàel si trovava a Mullaghmore quel giorno. Non si può
certo dire che fosse lì per godersi la vista sull'Oceano, tuttavia
sarebbe errato affermare che la mano coperta di esplosivo fosse la
sua.
Assistette semplicemente, senza battere ciglio quando si udì
il boato della detonazione e senza mostrarsi troppo sorpreso
dall'accaduto.
Era un astro nascente nell'organizzazione e adesso
ricopriva il ruolo di corrispondente con i Baschi.
Tra loro, un
altro che acquistava importanza era Eguzki Bollar-Bidaurrotzaga.
Fare
un paragone con il sole, in questo caso, viene alla perfezione: come
si può evincere dalle righe precedenti, Eguzki è il nome in basco
della nostra stella.
La sua vita non era sempre stata luminosa
(l'assenza di un padre in arresto ne era la prova), ma se c'era una
cosa che condivideva con il Sole era proprio la capacità di
tramontare e poi risorgere.
Mai si era arreso e mai lo avrebbe
fatto, anche se la causa basca si stava prospettando più complicata
di quella nordirlandese.
In primo luogo, i baschi erano stati
sotto il giogo della dominazione da novecento anni, duecento in più
rispetto agli alleati in Hibernia, come l'avevano chiamata i Romani.
La strada per l'indipendenza era ancora lunga.
Non era esistito
nessuno Sìnn Fein, nessuno che avesse osato prendere a cuore la
causa senza venir ucciso.
Franco
era
stato brutale. Aveva represso ogni tentativo di rivolta e
chiunque osasse provare ad alzare la testa.
Suo padre era stato
tra gli arrestati. L'anno in cui Eguzki era venuto alla luce, era
nato anche l'ETA, un movimento di studenti per l'indipendenza del
Paese Basco e Navarra.
Xaime
Bollar-Neyra era stato arrestato nel 1976, dopo l'attentato al
braccio destro del dittatore, Luìs Carrero-Blanco.
Colpirlo con
cento chili di tritolo non poteva non avere che una grande
risonanza.
Eguzki aveva diciassette anni ed era nell'organizzazione da due.
Dopo che il padre venne mandato in Extremadura, a Mérida,
dall'altra parte della Spagna, aveva preso il suo posto con il
fratello e c'era la loro mente dietro una delle esplosioni a Madrid,
tre anni più tardi.
La repressione franchista aveva provocato un
fuoco d'artificio pronto a mostrare al mondo la sua potenza.
Un
fuoco d'artificio, però, si esaurisce in fretta; erano quattro anni
che mancavano attacchi diretti.
Questo clima di tranquillità non
sarebbe potuto durare a lungo.
ETA e PIRA avevano infatti una
collaborazione diretta, comprendente scambi di armi, idee e
uomini.
Proprio di uomini voglio parlare, queste piccole formiche
in grado di sovvertire l'ordine di un intero pianeta.
Narrerò di
Mìchèal e di Eguzki, trascrivendo le loro lettere più importanti,
ma sappiate che non furono i soli ad avere un rapporto epistolare
tra
i membri delle due organizzazioni. Il loro è solo in qualche modo
particolare, in un mondo che altro non vuole se non libertà.
Oggi,
sempre, come ieri.
Ciao lettori!
Volevo innanzitutto dire che questa storia è dedicata alla Panda del mio cuore, visto che i due personaggi sono basati su Michael Collins ed Harry Boland in una possibile '80s!AU.
Sì, Panda, questa era la nostra Azkatasuna. Spero di riuscire a non deluderti <3 <3
Ci tenevo a dire che il resto dei capitoli sarà una raccolta di lettere, ad eccezione di un piccolo intermezzo nei multipli di cinque (sei, secondo il calcolo di EFP), ma non anticipo niente. Spero di riuscire a pubblicarne uno ogni due settimane, ma non sono molto puntuale- mi scuso già- e potrei non seguire questa ''regola''.
Se qualcuno aveva letto Two Tulips in a Glass of Whiskey potrebbe averlo capito, ho un debole per i titoli presi dai versi delle canzoni. Quello generale viene da ''Lullaby'', di Sia, a cui ho dovuto cambiare una parola; il secondo viene da ''The stars look down'', da Billy Elliot. Anche qui ho dovuto cambiare una parola per adattarla al contesto.
Che dire, spero che vi abbia interessati e che vogliate leggere il continuo!
Amerò chiunque voglia metterla tra le preferitericordateseguite o chi lascerà un commento!
A
presto,
- Angel