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Autore: Piccola Yuki    08/11/2015    5 recensioni
Un fiocco. Un semplice fiocco.
La rovina di una fata.
Il trionfo di un demone.
Lui, senza scrupoli e sensuale.
Lei, buona e dolce.
Che cosa accade quando il fiocco va perduto e ritrovato da un demone?
[Red♥Moon]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Fiocco perduto diPiccola Yuki è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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                                  Incomprensioni

Dopo qualche attimo d’esitazione, porsi il mio fiocco al demone, il quale non perse tempo a nasconderlo all’interno di una tasca dei suoi jeans; il cuore mi batteva furiosamente nel petto ed un improvviso groppo alla gola m’impedì di respirare adeguatamente. Avevo tanta paura delle conseguenze causate dalle mie decisioni e di ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. Desideravo con tutta me stessa liberarmi dall’afflizione e dall’amarezza che mi tormentavano dal giorno in cui la mia sventura era cominciata, ma sapevo perfettamente che ciò non era possibile.

Il demone mi osservava con uno sguardo indecifrabile e, a quel punto, constatai che non avevo mai desiderato saper leggere nella sua mente così ardentemente come mai prima d’ora.  

-Dai, rientriamo.- si alzò da terra ed iniziò a sbattere entrambe le mani sui jeans nel tentativo di pulirli un po’. Perché voleva già rientrare? Che avesse deciso di punirmi fin da subito per togliersi lo sfizio? Al solo pensiero, mi si accapponava la pelle. Lui, non vedendomi alzare a mia volta, concentrò la sua attenzione sulla mia caviglia slogata e, dopo qualche breve attimo, si riabbassò alla mia altezza. -Ti porto io.- eh? Non feci in tempo a capacitarmi della situazione, che mi ritrovai tra le forti braccia di Shade.

-Che cosa…?- il mio fu soltanto un sussurro, ma, a quanto pareva, il demone dovette avermi sentita perfettamente, perché, poco dopo, scoppiò in una fragorosa risata. Che cosa c’era di così divertente? Lo guardai con astio ed iniziai a dimenarmi per potermi liberare dalla sua presa ferrea; non lo tolleravo quando si comportava in questo modo. -Mettimi giù!- avrei voluto aggiungere la parola “stronzo” alla fine della frase, ma dovetti desistere per non aggravare ulteriormente la situazione. Dopotutto, era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

-Sei uno spasso!- scoppiò nuovamente a ridere. Oramai era palese: avrebbe fatto una brutta fine per cause misteriose.

-Ah, ah. Molto divertente, davvero.- il demone, resosi conto della mia ironia, tacque e mi guardò con una strana espressione. Per un breve attimo, mi parve d’intravedere in quei suoi pozzi cobalto un lampo di malinconia, però esso fu così fugace, che pensai d’essermelo immaginato. Ciononostante, non potevo fare a meno di pensare che il Demons fosse tormentato dagli spettri del suo passato e da qualcuno in particolare; non mi seppi spiegare il perché di questo mio pensiero, né come mi fosse venuto in mente, tuttavia mi sentivo in dovere di restargli accanto e di aiutarlo. Certo che chiunque mi avesse sentita dire una cosa simile, mi avrebbe considerata pazza e volubile. Be’, avrebbe avuto perfettamente ragione.

Ero talmente assorta nei miei pensieri, che non mi resi conto d’essere giunti a destinazione. Ma come diavolo era possibile che non mi fossi avveduta che il demone aveva iniziato ad avviarsi verso casa? Ero proprio un caso disperato.

-Che cosa c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, forse?- ah, ah. Che spiritoso, davvero. Più scorreva il tempo e più non potevo fare a meno di pensare che egli si sarebbe sentito molto più a suo agio in luoghi come i circhi ed i teatri. Secondo il mio modesto parere, egli avrebbe fatto sicuramente carriera, sì, però come pagliaccio.

Stavo per rispondergli a tono, quando, improvvisamente, apparve dal nulla l’Agente 007 con in mano una lettera. Per lo spavento, urlai con tutta la voce che avevo in corpo e, senza rendermene conto, mi strinsi di più al demone. Come cavolo aveva fatto a venirci incontro senza che io me ne rendessi conto? Era anche un mago, per caso? Quel domestico iniziava a farmi veramente paura.

Lo stronzo scoppiò nell’ennesima risata e, in quel momento, non desideravo altro che prenderlo a pugni e fargli molto male. Possibile che per lui fosse tutto un gioco? Ma, dopotutto, che cosa potevo aspettarmi da un Demons?

Mi staccai da lui e concentrai la mia attenzione su quel terrificante servitore.

-Perdoni la brusca interruzione, Padroncino, ma è arrivata un’altra lettera da parte di…- prese un respiro profondo -da parte di quella persona.- chi? Chi era quel misterioso mittente? Mi voltai verso il demone e ciò che vidi, mi fece perdere un battito: Shade aveva uno sguardo spaventoso.

Avevo il terrore che la situazione potesse degenerare, nuovamente, ma ciò, con mio immenso stupore, non avvenne.

-Va bene, la leggerò più tardi.- rimasi talmente sconvolta dal suo tono di voce, apparentemente calmo, che sgranai gli occhi e smisi di respirare per qualche istante. Perché non si era infuriato e non aveva mandato a soqquadro tutto ciò che gli capitava a tiro? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto dello stronzo? -Ah, Gerald, un’ultima cosa: va’ a prendere l’occorrente per medicare una caviglia slogata. Quando avrai preso tutto, portamelo nella mia stanza.- eh? Mi voleva aiutare… davvero? Ma non doveva punirmi? A questo punto, era alquanto arduo sapere chi tra noi fosse il più volubile.

-Certamente, Padroncino.- fece un breve inchino e, subito dopo, ci guardò in un modo vagamente malizioso; iniziavo a temere il peggio. -Vuole che le porti anche i preservativi?- oltre ad essere un mago, era anche un pervertito?! Ok, adesso non vi erano più alcuni dubbi: la fine di Wonder era vicina!

-No, ce ne ho abbastanza in camera.- dopo aver detto ciò, Shade iniziò a dirigersi verso la sua camera, con me ancora in braccio; nel momento in cui salì le scale, la mia caviglia cominciò a dolere sempre più e, ad un certo punto, il dolore fu così atroce, che non riuscii a trattenere dei gemiti di dolore.  -“I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa”.- povero Sofocle, molto probabilmente, dopo aver sentito pronunciare la sua citazione in modo così sensuale, si era rivoltato nella tomba e si era chiesto che cosa avesse fatto di male per meritarsi una tortura simile. Poverino, un minuto di silenzio per lui.

-Sei tu la causa di tutti i miei patimenti.- fu un’impresa per me non far trapelare l’aborrimento che avevo nei suoi confronti, però, con mio immenso stupore, ci riuscii. Avrebbero dovuto erigere un tempio in mio onore per questo mio sforzo immane!

-“Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi stessi come l’unica causa di tutti i nostri mali”.- era il giorno della memoria di Sofocle e delle sue citazioni, per caso? Be’, se era così, l’aveva rammentato abbastanza per i miei gusti.

-Basta. Questo gioco inizia ad irritarmi.-

-Che cosa c’è? Non riesci ad accettare la pura e semplice verità, Fine?- dov’era il mio Death Note quando serviva?! Gli diedi un pugno sul petto e cercai di scrollarmelo di dosso, senza alcun risultato, purtroppo. -Permalosa come sempre, eh?- e se l’avessi ucciso con uno dei miei tacchi? No, non avrei provato abbastanza soddisfazione. Dannazione, dove diavolo era il mio amatissimo Death Note?!

Non appena giungemmo nella camera del demone, quest’ultimo mi posò con delicatezza, mi costava ammetterlo, sul suo letto. Ed ora, che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe punita subito oppure avrebbe atteso ancora un po’? Domande su domande vorticavano nella mia mente, ma a nessuna di esse riuscii a trovare una soluzione adeguata, come sempre del resto.

Un improvviso bussare alla porta mi destò dai miei pensieri e fui grata all’Agente 007 per aver rotto sul nascere la tensione che stava per formarsi tra me e Shade.

-Entra pure.- il servitore fece il suo ingresso con una cassetta del pronto soccorso ed un panno con dentro, molto probabilmente, del ghiaccio. Il domestico si avvicinò allo stronzo, gli diede tutto ciò che aveva portato con sé e così com’era entrato, uscì.

Il demone s’inginocchiò dinanzi a me e, dopo avermi lanciato una fugace occhiata, iniziò a togliermi la scarpa del piede destro con dei rapidi e studiati gesti; sembrava un vero esperto nel farlo. Non mi seppi spiegare perché, ma, a questa mia constatazione, il cuore mi si strinse in una morsa.

Non appena finì di slacciarmela, prese il panno con il ghiaccio e lo appoggiò sopra la mia caviglia slogata; tentai di scostarmi da quel freddo contatto, ma Shade, prevedendo  i miei movimenti, mi ordinò di non muovermi. Quanto detestavo il fatto d’essere impotente contro l’enorme potere che il mio fiocco aveva su di me. Mi sentivo come un burattino, incapace di fare qualsiasi cosa senza essere manovrato dalla mano del suo burattinaio.

Dopo che fu passato più o meno un quarto d’ora, il Demons tolse il panno dal gonfiore che stava iniziando ad apparire e prese una fascia elastica dalla cassetta del pronto soccorso; l’avvolse attorno alla caviglia, partendo dalle dita dei piedi fino a metà polpaccio, applicando un po’ di pressione. La fasciatura che ne risultò, era a dir poco impeccabile: non era né troppo stretta né troppo larga.

Non riuscivo a credere ai miei occhi.

-Non si ringrazia più?- nonostante il suo tono di voce fosse neutro, capii che era piuttosto irritato. Inoltre, sapevo fin troppo bene che avrei dovuto ringraziarlo, ma le parole non ne volevano sapere di uscire. Era come se qualcosa m’impedisse di fare qualsiasi cosa. Che fosse dovuto all’ordine che mi aveva impartito in precedenza? Però, molto probabilmente, non era questo il motivo, poiché egli mi aveva intimato di restare ferma, non di tacere. E se il vero problema, in realtà, fossi io?

Il demone, non vedendomi intenzionata a proferire parola, sbuffò esasperato e mi afferrò per le spalle. Mi guardò con una strana luce negli occhi e, con una leggera pressione, mi fece cadere supina sul letto; lui si distese sopra di me, sorreggendosi sugli avambracci per non pesarmi troppo. Che intenzioni aveva?

-Spero che questo ti serva da lezione.- si avvicinò pericolosamente al mio collo, mi scostò i capelli ed iniziò a lambirlo lentamente con la lingua; avevo un bruttissimo presentimento. -Non mi hai lasciato altra scelta.-

-No, aspetta! Non mord…!- ma non riuscii a completare la frase, che gli acuminati canini di Shade penetrarono nella mia tenera carne, lacerandola. A quel dolore improvviso, sbarrai gli occhi ed un urlo strozzato uscì dalla mia gola, senza che io potessi fare qualcosa per impedirlo. Quella sofferenza a cui ero costretta a patire, era a dir poco atroce: era come se migliaia di cocci di vetro fossero conficcati in profondità, facendo sì che fiotti di sangue sgorgassero dal mio collo martoriato. Non avevo mai sofferto così tanto in tutta la mia vita.

Più il Demons succhiava la mia linfa vitale e più io mi sentivo spossata e stordita; le cose intorno a me divennero opache ed i suoni arrivarono alle mie orecchie sempre più ovattati. Riuscivo a distinguere chiaramente soltanto il dolore intenso causato dal morso del demone. Che tristezza.

Chiunque fosse stato al mio posto, avrebbe pianto a dirotto per sfogarsi un po’, ma non io, non adesso. Non gli avrei mai più dato la soddisfazione di vedermi piangere, anche se avessi avuto la sensazione di andare a pezzi. Era una promessa.

Nel momento in cui percepii le palpebre divenire pesanti ed il battito cardiaco rallentare, compresi che il gelido abbraccio della Morte stava per raggiungermi. Rassegnandomi, chiusi gli occhi e lasciai che l’oscurità mi avvolgesse, per l’eternità.

 

                                        

Angolo autrice: Ehm… ciao. ^-^” Vi ricordate di me? Sono colei che dovreste uccidere per avervi fatto attendere così a lungo, facendo nascere in voi un’intensissima avversione nei miei confronti. Vi siete ricordati?

Bene, allora posso iniziare con le mie “patetiche” ed “inutili” scuse e spiegazioni!  

In questo lasso di tempo, ho avuto diversi problemi scolastici, familiari, di salute e di connessione a Internet che mi hanno impedito di scrivere il capitolo. Ne sono terribilmente mortificata! So che non mi perdonerete mai, ma, vi prego, abbiate pietà di me. *mi nascondo*

Possibili domande che vi starete facendo:

● “Ma questa ha sempre problemi?”. Sì, purtroppo.

● “Per quasi un anno, ho atteso per un capitolo così piccolo?”. Be’, in compenso ci sono alcuni colpi di scena, no? *sguardo da cucciolo*

● “Perché si diverte a lasciarci col fiato sospeso?”. Il mio non è divertimento, bensì desiderio di far immedesimare completamente voi lettori nella storia, come se voi ed un personaggio in particolare foste la medesima persona. Non è forse questo il bello di una storia? Inoltre, a mio parere, i colpi di scena aumentano la curiosità e, di conseguenza, la voglia di scoprire come si svilupperanno le vicende successive. La pensate come me?

 ● “Quando aggiornerà?”. Molto probabilmente durante le vacanze di Natale, ma non assicuro niente.

Ovviamente, se avete altri quesiti, chiedete pure! ^^

Che cosa ne pensate di questo capitolo? Spero che me lo facciate sapere in una recensione. Alla prossima, Piccola Yuki. <3

P.S. Ho creato una pagina su Facebook, il link è questo: “ 

https://www.facebook.com/pages/Il-Fiocco-perduto/849069808520471?fref=ts "

P.P.S. Potrete trovarmi anche su Wattpad, il link lo troverete sulla pagina e sul mio account. <3

                                                                                              
      

   
 
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