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Autore: DarkSide_of_Gemini    08/11/2015    3 recensioni
Ethan Danvers era sempre stato considerato un ragazzo “strano”. Sin da bambino aveva sempre parlato di fate e folletti, e amava le storie fantastiche in cui creature leggendarie vivevano al fianco di uomini comuni. Non era la sua immaginazione da bambino a far sì che sognasse quelle creature ad occhi aperti: Ethan aveva un dono, possedeva la fede nell’immenso potere dell’immaginazione, e proprio per quello era in grado di vedere cose che sfuggivano agli altri ragazzi.
Quello che lui ha sempre considerato un privilegio, tuttavia, potrebbe trasformarsi nel peggiore degli incubi.
Dal testo: “-Oh, Ethan!- esclamava Ellen, e non riusciva a trattenere una risata –L’Uomo Nero è attirato dalla paura e dalla cattiveria dei bambini. Tu sei forse un bambino cattivo?-
Lui scuoteva la testa, e non mancava di aggiungere –Però… potrebbe sempre venire se sa che ho paura di lui-
-Proprio per questo non devi temerlo, tesoro. L’Uomo Nero si compiace del terrore degli altri. Tu devi essere più forte di lui, devi dimostrargli che la tua paura di lui può essere annullata dalla speranza e dalla bontà del tuo cuore. Fin quando avrai fiducia nel bene l’Uomo Nero non potrà mai farti del male"
Genere: Fantasy, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Nightmares Are Back

1

 

-Oh, tesoro- sospirò la signora Danvers –un’altra volta?-

Quasi disteso sul sedile accanto a lei, Ethan non rispose. Guardava la scuola allontanarsi man mano che l’automobile acquistava velocità, e a dirla tutta era felice di essere stato sospeso per l’ennesima volta.

Quello che poteva dire a sua discolpa era di essersi trovato dalla parte della ragione, come sempre accadeva. Il preside aveva suo malgrado dovuto convenire su quello, ma i genitori degli altri ragazzi coinvolti nella rissa avevano insistito affinché Ethan Danvers fosse, se non espulso dalla scuola, quantomeno sospeso.

-Avevo ragione, mamma- ripeté come ogni volta –lo stavano massacrando, quel piccoletto. Erano in tre, e tutti più grandi. Che vigliacchi-

Ethan aveva assistito alla scena da una delle finestre del secondo piano: dei bell’imbusti ormai troppo cresciuti per perdersi ancora in stupidi scherzi ai novellini avevano circondato un ragazzino del primo anno in un angolo appartato del cortile. Erano iniziati gli spintoni, Ethan vedeva le loro bocche ghignanti muoversi ma non udiva una parola. Era subito corso fuori, in soccorso del bambinetto che stava pressato contro il muro quasi a voler diventare della misura di un mattone per poter confondersi con la parete.

-Hei voi! Perché non cercate qualcuno della vostra taglia per battervi?-

-E tu, nanerottolo, saresti della nostra taglia?-

Aveva chiesto uno, facendo seguire alla domanda una secca risata. Era alto, probabilmente ripetente da un paio di generazioni, indossava un berretto da baseball anche se a scuola non era permesso. Al naso aveva un orecchino d’argento e dall’angolo destro della bocca sbucava il mozzicone di una sigaretta.

A suo confronto Ethan era davvero un nanerottolo di quattordici anni, con i capelli scuri e arruffati e due occhi che la gente descriveva come “di un banalissimo color marrone”. In quel momento, però, si sentiva forte: era arrivato a difendere un debole dai soprusi di quegli attaccabrighe, e quello lo faceva sentire una sorta di eroe.

A Ethan era sempre piaciuto aiutare gli altri, dare una mano ad una persona in difficoltà in ogni circostanza. Sua madre diceva che aveva un grande cuore.

-Siete dei codardi- aveva detto, guardando i tre ragazzi con disprezzo –siete tre contro uno, e per di più l’uno è un bambino. Fate davvero pena-

Lì erano iniziate le botte, e presto una calca di studenti si era radunata tutt’intorno richiamando a sua volta l’attenzione degli insegnanti e del personale scolastico. Infine gli adulti erano riusciti a dividerli.

Ethan aveva il labbro inferiore spaccato e rosso di sangue, ma si era comunque fatto valere: era più piccolo di quei tre fusti e di conseguenza più agile, inoltre era evidente che i tre ragazzi non avevano mai trovato qualcuno che li ostacolasse, perché non erano stati capaci di difendersi davvero se non con patetici tentativi.

I genitori di tutti e cinque, compresi quelli del ragazzino preso di mira, erano stati convocati, e dopo un tira e molla a dir poco feroce il preside aveva decretato l’espulsione di Ethan per una durata di dieci giorni.

La signora Danvers emise un sospiro: si erano trasferiti in quella tranquilla cittadina da solo un mese e già suo figlio aveva problemi ad ambientarsi nella nuova scuola.

Era stato quello il motivo delle innumerevoli espulsioni di Ethan dalle diverse scuole in cui era stato iscritto: si schierava sempre in prima linea quando qualcuno subiva un torto, e spesso la sua impulsività lo portava a risolvere la questione con le mani invece che con le parole.

-Tesoro, so che probabilmente avevi tutte le ragioni di questo mondo per fare quello che hai fatto, ma ho provato a spiegartelo molte volte: picchiare qualcuno non è il modo giusto per risolvere i problemi-

-Quelli però ci avrebbero picchiati entrambi se non avessi iniziato io- ribatté lui con il broncio –hanno solo avuto quello che meritavano-

Ellen Danvers fece per replicare, ma infine scosse la testa. Sapeva che era inutile discutere con il figlio su questioni come la giustizia e a chi spettasse decidere la pena da infliggere.

******


 


“Tell the monster that eats children, that you taste bad
And you're sure you'd be the worst that he's ever had
If he eats you, don't you fret, just cut him open with an axe
Don't regret it, he deserved it, he's a cad

Tell the harpies that land on your bed post
That at the count of five you'll roast them alive
Tell the devil its time you gave him his due
He should go back to hell, he should shake in his shoes
Cause the mightiest, scariest, creature is you”

(Voltaire – Goodnight Demonslayer)

Sin da quando era bambino, Ellen aveva sempre insegnato a suo figlio a vedere il lato positivo di ogni situazione.

“Se non riesci a vedere la luce non potrai mai sconfiggere il buio” gli diceva ogni volta che Ethan esitava nell’incertezza di essere capace a fronteggiare un qualsiasi evento.

Come tutti i bambini Ethan aveva paura dei mostri, delle creature che, nelle favole, rapivano i bambini, delle figure dai denti aguzzi che ghignavano dalle pagine dei libri illustrati. Ogni sera Ethan voleva che la luce della sua camera rimanesse accesa, e voleva che la mamma guardasse bene dentro l’armadio e sotto il letto per assicurarsi che nessun orco sbucasse dagli angoli bui della stanza non appena lei se ne fosse andata.

-Non c’è nessuno, tesoro, vedi?-

Lo rassicurava accennando ai vestiti appesi dell’armadio. A volte tirava fuori un vecchio pelouche da sotto il letto e lo sollevava sorridendo.

-E’ questo l’unico mostro che c’è sotto il letto-

-Sei sicura?-

Lui sbirciava da sotto le coperte, guardando il giocattolo come a chiedergli se effettivamente fosse stato solo per tutto quel tempo.

-Sicurissima-

-E allora l’Uomo Nero?-

-Oh, Ethan!- esclamava Ellen, e non riusciva a trattenere una risata –L’Uomo Nero è attirato dalla paura e dalla cattiveria dei bambini. Tu sei forse un bambino cattivo?-

Lui scuoteva la testa, e non mancava di aggiungere –Però… potrebbe sempre venire se sa che ho paura di lui-

-Proprio per questo non devi temerlo, tesoro. L’Uomo Nero si compiace del terrore degli altri. Tu devi essere più forte di lui, devi dimostrargli che la tua paura di lui può essere annullata dalla speranza e dalla bontà del tuo cuore. Fin quando avrai fiducia nel bene l’Uomo Nero non potrà mai farti del male-

Ethan era fiero delle parole che la sua mamma gli rivolgeva. E decideva di essere forte, per dimostrarle che la paura non lo avrebbe mai fermato neanche davanti il più duro degli ostacoli.

-Se mai verrà, allora dovrà affrontarmi- diceva, gli occhi scuri che splendevano di determinazione –e sconfiggerò lui e la sua paura. Ci credi mamma?-

-Certo che ci credo. Sei un bambino coraggioso, tu. Nulla dovrà mai spaventarti e convincerti ad abbandonare i tuoi sogni. Me lo prometti questo, Ethan? Nella tua vita dovrai essere forte, qualunque cosa accada-

Lui annuiva con decisione, e allora permetteva alla mamma persino di chiudere la luce nella cameretta. Le ombre che la luce pallida della luna protiettava sulla pareti non riuscivano ad intimorirlo, e i rami spogli d’inverno, tanto simili a lunghe falangi nodose, gli ricordavano le dita di una vecchia fata buona che vegliava sui sogni dei bambini.

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Mwahaha! … entrare in scena con una risata alla Pitch Black è forse troppo scontato? Oh, bè, pazienza!

Ok, inizio col dire che avevo una voglia matta di dare vita a questo progetto che mi frullava in testa da un pò (anche perchè recentemente ho visto il film de Le 5 Leggende, e ahimè mi sono definitivamente consumata!) quindi, bè, tra un impegno e l’altro ha infine visto la luce questo primo capitolo.

Premetto che prevedo purtroppo aggiornamenti saltuari e probabilmente ad ogni morte di Papa (per carità, Papa Ciccio mi sta tanto simpatico!) ma spero che comunque qualcuno vorrà seguire la storia e che l’attesa possa valere la pena ;)

Inoltre prevedo un’adeguata presenza di Pitch, sempre perchè voglio adottarlo e chiuderlo in una gabbietta insieme al mio canarino (*tu non hai un canarino!* ndPitch *e non ne sei felice? C’è più spazio per te!* ndAutrice) – ok, stop, sto degenerando!

 

PS: Diamoci sotto con i vaticini da visionaria, prevedo che in ogni capitolo in cui sarà presente Pitch ci sarà una canzone del mio caro sopracitato Voltaire. Pensa, Pitch, la colonna sonora! Ti tratterei bene, miscredente! u_u

 

Bene, credo sia tutto per il momento. Naturalmente ringrazio chi vorrà seguirmi nell’impresa ;)

Goodnight!

Rory_Chan

 

  
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