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Autore: IpswichMyrtle    08/11/2015    10 recensioni
[La storia è in revisione ]
Dal primo capitolo:
« Ringraziò il cielo di essersi sistemata il trucco e i capelli prima di uscire dall'ufficio, l'ultima cosa che voleva era che Mycroft Holmes la considerasse sciatta.
Non ci poteva credere, aveva sempre sentito parlare di lui da suo padre e dai suoi colleghi, aveva sempre immaginato quest'uomo affascinante, sulla trentina, con i capelli e una accennata barba rossa, un portamento da fare invidia e il sarcasmo pungente e irriverente; e ora lo aveva lì davanti a lei, nel suo completo scuro di Armani che sembrava essergli stato cucito addosso. »
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The east wind is coming, Mycroft.

 

Those hardest to love need it most.

 
Pioveva su Victoria Street quella sera e il freddo aveva deciso di non darle nessuna tregua e continuare a soffiare forte e gelido, facendola rabbrividire così tanto che dovette stringersi un po' di più nel cappotto pesante. I tacchi alti cominciavano a farle davvero male dopo un'intera giornata passata a correre avanti e indietro per Londra, ma non doveva pensarci, almeno non in quel momento, perché avrebbe preferito milioni di volte rimanere lì, in piedi, nascosta nell'ombra della strada, che tornare a casa da suo padre e doversi sorbire la solita paternale su come stesse mandando a rotoli la propria vita e non stesse facendo nulla di produttivo. «Mphf. Produttivo.» sibilò stringendo i denti e riprendendo a camminare, quasi marciando, imprimendo in ogni passo tutta la rabbia che provava.
Cosa intendeva suo padre per produttivo, Mairwen* non l'aveva mai capito, eppure molti anni prima aveva ingenuamente creduto che sarebbe stato fiero di lei, alla notizia che la sua unica figlia aveva deciso di intraprendere un'ardua e lunga carriera in polizia.
A Scotland Yard, precisamente.
Quale genitore non sarebbe orgoglioso di una cosa simile?
Suo padre, appunto. L'ottuso, nazionalista, conservatore e iperprotettivo Dixon Bloodworth, una di quelle persone che cercavano di tenere ''pulita'' e sicura l'Inghilterra e che non avrebbero mai accettato di vedere la figlia entrare a far parte del reparto investigazioni – e i motivi di questa opposizione, che andava avanti dal giorno della sua laurea, non le erano ancora del tutto chiari.
La pioggia continuava a cadere, sottile, quasi impertinente; cadeva secca sui pochi lembi di pelle scoperta, ma non vi prestava attenzione. Avanzava un passo dopo l'altro, senza curarsi di chi le stava intorno, assaporando il silenzio che sapeva non avrebbe trovato nella villa sontuosa verso cui, alla fine, si sarebbe diretta. Perché doveva, o avrebbe dovuto sentirlo lamentarsi per una settimana di fila di come lei fosse venuta su così ribelle e maleducata.
Ribelle.
Erano anni che glielo ripeteva.
Mairwen era ribelle soltanto perché aveva scelto da sola quale sarebbe stato il suo futuro e non si era fatta strada nell'alta società inglese tra figli di politici, banchieri e aristocratici, come “Lord Bloodworth” avrebbe invece voluto. Ribelle perché era un investigatore, donna, non così tanto intelligente da spaventare; era nella media, ma pur sempre una donna. E andare a zonzo con una pistola sempre carica, il cerca-persone sempre attivo e un distintivo erano cose da uomini. Sacrificare la propria vita per proteggere gli altri, o, meglio, per proteggere la sua amata Inghilterra, era una cosa che non poteva fare semplicemente perché era nata con il sesso sbagliato.
E la cosa la irritava.
Non c'era niente che le piaceva più di esser donna, nel senso materiale del termine. Adorava prendersi cura di sé e del suo corpo, era inondata di abiti di alta sartoria e gioielli costosi - ovviamente comprati con i soldi del paparino - ma nessuno vedeva in lei qualcosa di più. Come se la sua caparbietà, l'intelligenza e l'enorme curiosità per ogni piccolo dettaglio non contassero nulla.
Lei era il suo aspetto, solo e soltanto quello e forse era anche per questo motivo che a 24 anni non aveva ancora avuto una relazione. Non di quelle serie almeno. Non di quelle durature, soprattutto, perché non c'erano ancora stati occhi che non si fossero soffermati sul seno fin troppo grande o le gambe troppo grosse. Ma, fortunatamente, c'era qualcosa nelle relazioni che non l'attirava per niente, quasi le metteva ansia l'idea di dover condividere il suo tempo con qualcuno, offrirlo e sprecarlo con qualcuno. Aveva cose più importanti a cui pensare, come essere arrivata al cancello di casa ed essersi accorta della cena che stava prendendo luogo proprio lì, nel salone finemente arredato. La calma e la pace, che aveva tanto agognato per tutta la giornata, avrebbero dovuto aspettare, forse in eterno, perché sapeva perfettamente cosa sarebbe successo una volta entrata; avrebbe salutato cordialmente, così come l'etichetta e l'educazione volevano, accennato un mezzo inchino perché non si sarebbe trovata davanti a persone comuni, no di certo; avrebbe dovuto far buon viso a cattivo gioco e fingersi bella e svampita, sorbirsi le cattiverie gratuite del padre e dei suoi amici Lord poco inclini all'apertura mentale e, soprattutto, avrebbe dovuto passare la notte a lavorare sul caso che le era stato affidato.
Ancora ferma fuori, sotto la pioggia, Mairwen si morse il labbro inferiore e si maledisse per non aver accettato l'invito di fare il turno di notte in centrale, propostole da Gregory Lestrade.
«Giuro che la prossima volta gli dò retta.» sbuffò di nuovo, aprendo il cancello e avviandosi verso la porta d'ingresso. Quella sera avrebbe tanto voluto che il vialetto interno non finisse mai, non aveva proprio voglia di fingere, lo aveva fatto per troppi anni e non ne aveva più le forze, ma prima di tutto non voleva assolutamente ascoltare le poco brillanti conversazioni sui soldi e i terroristi che di lì a poco le avrebbero fuso il cervello.
C'erano davvero poche cose che avrebbero potuto far innervosire una persona calma e paziente come Mairwen, e le cene con suo padre e i suoi amici aristocratici erano al primo posto della sua classifica personale.
 
***
 
Uno scatto secco, metallico e l'enorme porta d'ingresso bianca e lucida l'accolse in quella che da anni non considerava più come casa. Tolse il cappotto, appendendolo nella piccola cabina armadio proprio a destra dell'entrata e, senza mai staccarsi dalla sua adorata Céline*, che riusciva a contenere tutto il suo mondo, si incamminò lentamente verso il suo personale patibolo; non che tre passi contati verso destra fossero chissà cosa, ma a lei pesavano più di un macigno. Solo l'idea di rivedere quelle facce così snob e piene di sé le faceva ribollire il sangue, e la situazione peggiorava se solo si ricordava che quelle erano le stesse persone che avevano in mano l'Inghilterra e la controllavano da cima a fondo.
«Tanto potenti quanto stupidi.» fu solo un sussurro, andato perso nel vociare generale troppo alto.
Fortunatamente.
In sere come quella riusciva quasi a capire sua madre e perdonarla per averli lasciati all'improvviso, senza avvisare, ed essere completamente scomparsa dalla loro vite. Era ormai irrintracciabile, come la sua voglia di stare a contatto con quelle persone.
«Mia cara, è un piacere vederti. Da quando sei stata assunta a Scotland Yard non ti vediamo più né alle cene né alle feste. Non dovresti chiuderti così tanto nel lavoro, il fisico comincia a risentirne
Una voce stridula interruppe i suoi pensieri, facendole desiderare ancora di più di non essere mai entrata in casa.
«Signora Ashworth, è sempre un piacere vederla.» la salutò cordiale, facendosi scivolare addosso gli eloquenti sguardi di disapprovazione che la donna continuava a lanciarle e che alludevano all'aver messo su qualche chilo.
Se c'era qualcosa che Mairwen aveva imparato, vivendo in quel tipo di ambiente, era proprio la pazienza, quella che l'aiutava continuamente a non curarsi delle parole dei Lord e delle loro compagne. Peccato però, che Eleonor Ashworth, e i suoi simili, non avessero la minima idea degli addestramenti che Mairwen era costretta a fare, che portavano la sua massa muscolare ad aumentare e che quindi compromettevano la sua idea e voglia di avere un fisico snello e asciutto. Da quando Moriarty era tornato, il Governo Britannico aveva ordinato a qualsiasi agente e ispettore di avere almeno gli addestramenti militari di livello base – ed era quasi lapalissiano sottolineare che lei era arrivata a quelli avanzati, riservati in realtà solo agli agenti della SIS o dell'MI5... Ma ogni tanto le regole potevano essere infrante, almeno finché nessuno se ne accorgeva.
«Comunque, tesoro, lascia che ti presenti una persona speciale, non penso tu l'abbia mai incontrato.» continuò la signora Ashworth, avvicinandosi alla ragazza così tanto da finire il suo discorso sussurrandole all'orecchio.
«É costantemente sotto copertura ed è un pezzo grosso del Governo. Si dice persino che abbia spesso incontri segreti con la Regina in persona.»
«Signora Ashworth, vorrei ricordarle che in questa casa siete quasi tutti sotto copertura tranne me. E vi conosco da anni. Chi sarebbe questa persona speciale?»
L'unica risposta che la ragazza ricevette fu uno sguardo malizioso, dopodiché si sentì prendere per mano e venne trascinata contro ogni suo volere nella stanza di fronte, dove soltanto tre persone erano intente a sorseggiare costoso champagne.
«Signora Ashworth, penso che mio padre mi abbia appena chiamato» disse la ragazza, cercando invano di divincolarsi dalla stretta ferrea della signora.
«Oh Mai, per piacere, lascia perdere tuo padre per una volta e fatti presentare il Signor Holmes.»
Holmes.
Aveva sentito quel cognome milioni e milioni di volte in due anni di servizio e non portava mai nulla di buono. A Scotland Yard, Holmes significava guai, grazie a tutta una serie di scandali, crimini e problemi che in qualche modo erano sempre legati a Sherlock. Ma c'era anche un'altra persona con lo stesso cognome, di cui si parlava poco. Aveva provato a cercare qualche informazione in più a riguardo, ma nessuno era mai riuscito a dirle niente di preciso, che già non sapesse, su-
«Mycroft, le presento Mairwen, la figlia di Lord Bloodworth.»
Quegli occhi di ghiaccio, di cui aveva sempre sentito parlare, la stavano scannerizzando da cima a fondo. Poteva quasi percepirli mentre si spostavano rapidi su e giù per il suo corpo, ad analizzare ogni piccolo particolare che nessun altro avrebbe mai notato. Ringraziò il cielo di essersi sistemata il trucco e i capelli prima di uscire dall'ufficio, l'ultima cosa che voleva era che Mycroft Holmes la considerasse sciatta.
Non ci poteva credere, aveva sempre sentito parlare di lui da suo padre e dai suoi colleghi, aveva sempre immaginato quest'uomo affascinante, sulla trentina*, con i capelli e un’accennata barba rossa, un portamento da fare invidia e il sarcasmo pungente e irriverente; e ora lo aveva lì, davanti a lei, nel suo completo scuro di Armani che sembrava essergli stato cucito addosso.
«Finalmente ci incontriamo, Miss Bloodworth. La sua fama la precede, ho sentito tanto parlare di lei.»
Mycroft Holmes, ovviamente, era a conoscenza di tutto quello che accadeva a Scotland Yard, sapeva di ogni caso risolto, di tutti quelli archiviati e sapeva anche dei problemi che nascevano quando la giovane Bloodworth, Sherlock e Lestrade si ritrovavano nella stessa stanza. C'erano state volte in cui aveva quasi temuto per l'incolumità di suo fratello ma, d'altronde, capiva perfettamente che stare a contatto con un sociopatico iperattivo poteva far perdere la pazienza anche ai più forti.
E così era accaduto alla giovane donna che si ritrovava davanti.
«Spero non abbia sentito solo cose negative, Signor Holmes.»
«Più o meno, ma nulla di così compromettente, mi aspettavo di meglio», le rispose prendendole delicatamente la mano destra, già a mezz'aria, e sfiorandole le nocche con le labbra.
Mycroft quasi si compiacque nel constatare che quel delicato profumo di lavanda, che sentiva circolare nella stanza, provenisse proprio da lei. E si stupì anche di come la ragazza fosse così diversa da come veniva descritta: era elegante e raffinata, in perfetto ordine nonostante avesse dovuto risolvere due casi nella stessa giornata. Ma soprattutto fu lieto di scoprire che non era affatto contenta di essere lì, proprio come non lo era lui, ma c'erano cose che andavano fatte. Mycroft Holmes si era abituato a quella vita di obblighi e compromessi. L'Inghilterra era salva anche perché riusciva a mantenere buoni rapporti con e tra tutti quei Lord, e una cena non gli avrebbe di certo scombussolato la vita, o almeno così credeva.
«Ho ancora tanto tempo a disposizione per migliorare, Sir.» disse la ragazza, sorridendogli con fare complice e ridestandolo dai suoi pensieri.
Ricambiò il sorriso, prendendo un sorso di champagne e continuando ad analizzarla. Era identica a suo padre e c'era qualcosa nei suoi atteggiamenti e nelle parole che usava che lo incuriosiva e allarmava allo stesso tempo. Succedeva di rado che il maggiore degli Holmes trovasse una donna curiosa, doveva saperne di più, c'era qualcosa di lei che in quel momento gli sfuggiva e avrebbe dovuto scoprirlo al più presto.

 






Note dell'autrice: 

Capitolo revisionato

Se siete arrivati fino a qui la prima cosa che sento di dirvi è grazie. Sono fuori dal giro delle fanfiction da così tanto tempo che stasera avevo il terrore di pubblicare perché sono arrugginita e si vede, ma dovevo farlo. Sto organizzando questa storia dagli inizi di Settembre e pensare a tutti gli intrecci mi ha permesso di superare un periodo abbastanza tosto. Proprio per questo motivo, io che nella vita non ho mai concluso veramente niente, ho deciso di cominciare questo progetto su uno dei miei personaggi preferiti - appunto, Mycroft - per dimostrare a me stessa che ho le capacità di scrivere, di esprimermi e tenere comagnia agli altri con le mie parole. Ma soprattutto perché per quanto fittizi, i personaggi creati da Sir Doyle e Moffat mi hanno fatto compagnia - e continuano a farlo - quando ho bisogno di isolarmi un attimo dal resto del mondo. 
Detto questo, ci sono un paio di persone che devo ringraziare. In primis, ho da ringraziare fortemente Marthiachan , autrice della meravigliosa Alphabet . Inutile dirti altro, già ti ho scritto tutto quello che volevo dirti. Grazie per aver reso vero ed umano il nostro Mycroft, spero di farlo anche io, voglio rendergli giustiza e farlo conoscere. Perché non esiste solo Sherlock Holmes. Nè esiste solo la Johnlock. E grazie anche per avermi ispirato così tanto da mettermi a scrivere davvero e rendere tutto il progetto concreto. 
Ringrazio anche le tre anime pie, di cui non faccio i nomi ma si riconosceranno sicuramente, che hanno letto il capitolo mentre era in costruzione e mi hanno tanto incoraggiato con le loro belle parole. 
Ed infine volevo dire alla mia Mosca, bravissima scrittrice e amica fidata, che senza i suoi consigli avrei pubblicato una mezza schifezza piena di virgole inutili. Grazie per aver perso un'ora della tua vita dietro uno stupido capitolo, non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere. 

Tornando ad essere pratici e lasciando indietro i sentimentalismi, volevo darvi qualche Warning/Info.  
1. Le ship della storia saranno le seguenti: Sherlolly - MycroftxMairwen - JohnxMary. (Preciso che non ho nulla contro la Johnlock e sono per ''Shippa chi ti pare, basta che sei felice'', ma volevo evitare incomprensioni.)
2. Ho dovuto mettere, a prescindere, l'avvertimento OOC per un semplice motivo: ho letto la scheda di Mycroft online e non so quanto riuscirò a farlo rimanere com'è. Non dico che lo stravolgerò completamente, ma è uno tosto e la storia ha una base romantica oltre che d'azione. Diciamo che mi sto salvando il sederino, poi se riesco a mantenere integro il personaggio ma a muoverlo come voglio... non sarà male come cosa. 
3. Avrete notato qualche parola asteriscata durante lettura, a meno che non siate delle talpe come me, non vi preoccupate, le ho aggiunte solo per darvi qualche spiegazione che reputo ''importante'':  a) Mairwen - Nome di origine Gallese, deriva dall'unione di Mair( in Ingl: Mary) + Gwen e               significa: bianca, giusta, fortunata.   b)Céline - E' il nome di una nota borsa che amo alla follia, ma visto che non posso permettermela l'ho ceduta al mio personaggio.  c) Trentina
 - Preciso che non so quanti anni abbia Mycroft, so che è relativamente vecchio ma non volendo cadere nella quasi ''pedofilia'', ho optato per i 30 anni. Se anche non fosse la sua età, vi prego passateci sopra perché poi nei prossimi capitoli e nel resto della storia la loro differenza di età mi servirà molto. E' tutto calcolato. 



E questo è tutto, 
spero davvero che come inizio vi abbia incuriosito. Ogni critica è ben accetta, non sono per niente permalosa.
Grazie a chiunque leggerà. 

Un abbraccio, 
Ipswich ~
   
 
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