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Autore: cheekbones    09/11/2015    5 recensioni
[Midez; Spy!AU]
Mika sorrideva sempre tantissimo, ma il sorriso che gli rivolgeva dopo giorni da solo in un paese straniero, era magico. Avrebbe tanto voluto intrappolarlo in un vaso e tenerlo per sé, invece si limitò ad alzarsi sulle punte e abbracciare forte l'altro, che affondò il viso nel suo collo.
"La prossima volta devi venire con me"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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spyau
Nonostante tutto.





Federico Leonardo Lucia era famosissimo, nel suo gruppo di amici, per le sue capacità di problem solving.
"Fede, non sappiamo come arrivare in discoteca stasera" ovviamente lui aveva un amico maggiorenne che poteva dare a tutti loro un passaggio.
"Fede, come faccio al compito di domani? Non ho studiato" ovviamente lui poteva passare tutto, perché si era fatto la secchiona della classe.
"Fede, non sappiamo dove comprare l'erba" ovviamente lui conosceva questo tipo super cool che gliela faceva a metà prezzo.
"Fede, ci servono soldi" ovviamente lui aveva adocchiato questa azienda a cui poteva rubare qualche soldo.
"Fede, domani aprono un'indagine sul furto informatico alla TechnoMed" ovviamente lui aveva già preso due biglietti per Londra, per sè e il suo amico Alessandro.
Aveva diciannove anni, qualche euro su un conto svizzero segreto, e probabilmente la polizia italiana gli stava addosso per le frodi informatiche in cui era davvero molto bravo, ma Federico aveva sempre tutto controllo.
Arrivati a Londra, lui e Alessandro si erano giurati di non chiamarsi mai più con i loro nomi di battesimo (diventando Fedez e J-Ax) e, un anno dopo, grazie alla buona uscita della TechnoMed, avevano aperto Newtopia, uno studio di tatuaggi a Soho discretamente apprezzato: nel seminterrato, Federico giocava ancora col pc, ma senza rischiare mai di farsi arrestare - di nuovo. Tornando al punto, Federico era un genio nel problem solving, la sua vita era perfetta.
Queste stesse capacità gli avevano evitato un infarto quando si era ritrovato, sulla soglia di casa, due uomini in giacca e cravatta che gli chiedevano gentilmente di seguirlo ed evitare scenate per non allarmare il quartiere.
Fedez pensò a tante cose. "Non ho chiuso il frigorifero" aveva balbettato, invece di invocare i suoi diritti di cittadino e con un inglese altalenante. "E, uhm, vorrei avvisare i miei collaboratori in studio", dubitava che Ax e Skin potessero cogliere dei segnali d'allarme, persi com'erano a disegnare e fumare marijuana.
"Ci penseremo noi" uno dei due gli aveva afferrato il braccio e Fedez aveva capito che la merda stava per seppellirlo.
Tutto questo, è successo tre anni fa.
Fedez ci ripensa spesso, a quella mattina, a com'era facile svegliarsi e avere lo studio sotto casa, ad un rampa di scale di distanza, quando il suo migliore amico e Skin erano la sua preoccupazione principale e la cosa più pericolosa della sua vita consisteva nel litigare con dei clienti particolarmente scontrosi.
"Non mi piace questa cosa" parlò nell'auricolare che aveva all'orecchio destro e scrisse velocemente sulla tastiera.
"Quando mai a te piace qualcosa?"
"Non mi piace, non mi piace" ripetè. "Posso dire che la tua è un'idea molto stupida? Non potrebbe accadere in nessun universo che Fadir venga all'appuntamento. Sono sicuro che ha già spiattellato tutto al suo capo e fra cinque minuti verrai crivellato di colpi. E daranno la colpa a me"
Sentì uno sbuffo, dall'altra parte. "Fedez, sei l'ansia. Non mi sei utile se fai così, sono certo che viene"
"Verrà. Futuro semplice. Italiano"
"Questo perché tu non vuoi parlare in inglese"
"Questo perché vorrei evitare di farti arrestare, Mika" afferrò la tazza piena di caffè al suo fianco e bevve un sorso. Da quando il MI6 l'aveva prelevato con forza da casa, la sua vita ruotava attorno a Mika - lo stesso ragazzo che era stato reclutato per le sue millemila qualità, la faccia pulita e la capacità di rigirarti come un calzino senza che tu te ne accorga; anche se, sicuramente, lui non era stato ricattato per entrare nei servizi segreti di Sua Maestà.
"Conosco il mio paese, ci sono nato" ribattè l'uomo, dall'altra parte. L'altra parte, da notare, era un bar nel centro di cittadina libanese assolutamente top secret.
"Pensavo avessi lasciato il Libano da bambino, o no?" lo prese in giro. Nel frattempo, gettò uno sguardo alle telecamere di sicurezza della piazza centrale.
"Dettagli, sono pur sempre libanese. Novità?"
"Nessuna. Non vorrei dire, ma penso che sei stato bruciato. Ti hanno scoperto. Dovresti tornare all'ambasciata"
"Cinque minuti e vado via, I swear"
Fedez lo vide sistemarsi il cravattino e ordinare un altro tè. Sorrise, intenerito, osservando la scena da una telecamera sgranata di una banca. Era morboso, come riuscisse a prevedere ogni sua singola mossa, ogni singola parola. Anticipare le mosse dell'avversario era il suo lavoro, ma da tre anni Mika non gli dava pace, adorava rendergli la vita più complicata del previsto.
"Mika, dico sul serio. Torna all'ambasciata" sussurrò. "Fadir non verrà"
"Uhm, dicevi, uomo di poca fede?" ridacchiò. Fedez aggrottò le sopracciglia e vide un ragazzino correre al tavolo di Mika.
Ce l'aveva fatta, aveva un contatto.

Fedez telefonò ad Ax per avvisarlo che non sarebbe tornato a casa, quella sera. Non aveva mai detto chiaramente al suo amico che nel tempo libero faceva la spia per il governo inglese, ma l'aveva capito da solo, quando gli aveva lasciato qualche indizio qua e là e dopo che Mika si era presentato nel suo appartamento con un fianco sanguinante e un occhio pesto.
Ogni volta che Mika tornava in patria, era sua abitudine andarlo a prendere all'aeroporto, perché gli agenti preferivano non dare nell'occhio. Fedez si assicurò di avere le sue caramelle gommose preferite e tanta birra scadente, si piazzò davanti al gate e attese.
Mika sorrideva sempre tantissimo, ma il sorriso che gli rivolgeva dopo giorni da solo in un paese straniero, era magico. Avrebbe tanto voluto intrappolarlo in un vaso e tenerlo per sé, invece si limitò ad alzarsi sulle punte e abbracciare forte l'altro, che affondò il viso nel suo collo.
"La prossima volta devi venire con me"
"Non c'era bisogno" gli tirò una pacca sul sedere e Mika scoppiò a ridere.
"Ehi, le mie caramelle?"
"In macchina. Ti prego, andiamo via" gli prese il borsone dalle mani e Mika gli sorrise grato, seguendolo con due occhiaie terribili, ma più tranquillo di come era partito. Andarlo a prendere era una tradizione, come quella di accompagnarlo, quando lui non era invitato alla missione: non erano bei momenti, ma ne valevano la pena se il rietro era così piacevole. Fedez gli ordinava sempre di non morire, tutte le volte. Mika non gli rispondeva mai.
"Quando devi ripartire?"
"Credo fra due settimane. Italia" ammiccò verso di lui. "Ho chiesto ai piani alti se puoi venire anche tu"
"Non è una buona idea tornare. Metti che mi arrestano" mugugnò tra sè e sè e, arrivati al parcheggio, gettò la valigia nel bagagliaio.
"E io gli sparo" Mika saltò sul sedile del passeggero e afferrò le sue adorate caramelle gommose dal cruscotto. "Senza di te è tutto così boring"
Fedez accennò un sorriso e chiuse l'auto, prima di tirarlo per il cravattino e farlo stendere sul sedile. "Mi sei mancato da morire, stavolta"
"Come tutte le volte" cantilenò l'altro e si allungò a baciarlo, lo tirò su di sé e la macchina soffrì per un leggero contraccolpo. Soffocarono una risatina e, nel bacio, Fedez gli morse ferocemente il labbro inferiore.
"Ho bisogno... adesso..."
"Oh, God, yes"

L'appartamento di Mika non era rimasto abbandonato. L'analista ci faceva un salto tutti i giorni - aveva le chiavi - dava l'acqua alle piante e si limitava a spolverare in giro. Lasciava dei post-it colorati se arrivava la posta, o se qualche vicino aveva da ridire per i panni stesi; a volte, i bigliettini in giro per casa erano un modo per schiacciare la nostalgia, fingere che Mika non fosse a chilometri di distanza.
"Rosso o bianco?" sospirò Mika, aprendo il frigorifero.
"Rosso" Fedez si lanciò sul divano bianco a peso morto e chiuse gli occhi. Non lo aveva mai detto, al suo partner, ma dormiva poco e male quando era via; senza contare il sesso in macchina, che era animalesco, piacevole, ma terribilmente scomodo - non aveva intenzione di rinunciarci, sia chiaro. 
"Devo dirti una cosa" quando aprì gli occhi, Mika gli stava porgendo un bicchiere di vino rosso. Si alzò e gli fece spazio sul divano. "Devo andare in Italia per recuperare alcuni documenti, documenti che servono subito ad un agente infiltrato in Russia"
"Okay" Fedez alzò un sopracciglio. "Lo fai, ogni tanto. Cosa cambia?"
"Quello... quell'agente is Andy" sussurrò Mika.
"Cosa?!" urlò. "Tu non ci vai in Russia da Andy, non se ne parla nemmeno!"
"Fedez" posò una mano sul suo braccio, in una morsa ferrea. "Devo. Ma ho chiesto se puoi..."
"Ti ha sparato" sbattè il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a sè e digrignò i denti. "Anche se stavate insieme, ti ha sparato per mantenere una fottuta copertura"
"Lo so, ma ha fato bene" fece spallucce.
"Fatto" lo corresse, automaticamente. "E non ha fatto bene. Non è moralmente giusto"
"So anche questo, Fede, ma non potevamo mandare a puttane un'operazione di due anni solo per.."
"Solo per la tua vita?" deglutì. "E se lo facesse di nuovo?"
"Per questo ho chiesto il mio analista sul campo" raccolse le ginocchia al petto e si incastrò perfettamente accanto a lui. Fedez sentì il suo respiro coordinarsi col suo e si lasciò andare sullo schienale del divano - era come tornare a respirare. "Se ci sei tu, sarà meglio. Non mi sono mai fidato di nessuno così tanto"
"Minimo. Ti salvo la vita due volte al mese" scoppiarono a ridere. "Devo sistemare alcune cose al Newtopia, ma credo di poter venire"
"Uhm, ottimo" gli baciò una spalla, lasciata nuda dalla sua canotta. "Io penso, ogni tanto, a come sarebbe senza MI6"
"Non ci saremmo mai conosciuti" Fedez lo abbracciò d'istinto, perché quel discorso non aveva senso.
"Io credo di sì, invecce. Forse potevo venire da voi per un tatuaggio, o accompagnare mia sorella a farlo. Ti avrei visto" sospirò, come una ragazzina. "Tu sei così bello, ci avrei messo poco a innamorarmi di te. L'avremmo detto a tutta la mia famiglia, loro love you already. Forse, sarei stato un insegnante di musica... sono bravo a suonare il piano. Ti avrei chiesto di trasferirti qui dopo qualche mese, perché l'unica cosa di cui sono sicuro sei tu. Avremmo preso dei cani. Tre, magari quattro e... oh, le vacanze. Vacanze bellissime, in tanti posti colorati come te"
Fedez teneva gli occhi chiusi, ma sentiva le lacrime premere per venire fuori. Poteva quasi vederlo, quel futuro: era a portata di mano, così vicino da poterlo toccare ma altrettando impossibile. Perchè i servizi segreti lo tenevano per le palle e Mika, Mika che non conosceva un altro mondo, se non quello. Fedez lo trovò così ingiusto che lasciò scappare via una lacrima, come se gli fosse dovuto.
"Poi ci saremmo sposati, sicuramente. Io non ci ho mai pensato, ma sposare te mi sembra giusto"
"Ti prego, smettila" biascicò, stringendolo più forte.
"Tu mi ami perché sono una spia, Fedez? Mi ami per tutto quello che abbiamo intorno?"
"Io ti amo nonostante tutto quello che abbiamo intorno. Un giorno andremo in pensione entrambi e potremmo fare tutto quello che vogliamo, trasferirci in campagna, magari. Quello che devi fare è non morire, come sempre. Promettimelo" gli diede un bacio a stampo.
"I can't"
"Allora mi assicurerò di persona che tu resti vivo. Ti raggiungerò dappertutto, dovunque tu sia"
Stavolta fu Mika a baciarlo, quasi strappandogli la canotta di dosso. "This is a promise"
 





























































Volevo ringraziare il gruppo Midez su Facebook per avermi fatto venire questa idea. Il regalo è per voi, perché quando la ship chiama IO RISPONDO. Non e' un granchè, l'ho scritta molto velocemente, ma spero vi piacerà lo stesso!

A.
  
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