Film > Le 5 Leggende
Ricorda la storia  |       
Autore: Tecla_Leben    09/11/2015    2 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









Ricordo perfettamente il giorno in cui tutto ebbe inizio. O finì... dipende dai punti di vista. Ricordo gli schiamazzi divertiti della folla, e il fumo che saliva a spirali lente e minacciose nel cielo azzurro. Ricordo il caldo, e mi ricordo quegli occhi paglierini che assistevano maligni, trionfanti. Stavo urlando con quanto fiato avevo in gola, contorcendomi e dimenandomi dalla disperazione e dal dolore. Poi il nulla. Quando rinvenni, la folla si stava ormai disperdendo. L'aria era calda e satura dell'odore tremendo di carne bruciata che mi assaliva prepotente le narici, provocando in me un forte senso di nausea. Stordita, alzai lo sguardo e incontrai di nuovo gli occhi di Pitch. Mi sorrise malevolo, e con un fruscio di mantello si dissolse come fumo nel vento.





Nord alzò lo sguardo alla finestra, le sopracciglia inarcate in un'espressione corrucciata. Lasciò perdere definitivamente i giocattoli che stava esaminando, si alzò, fece il giro della scrivania e posò la sua mano adorna di anelli sul vetro gelido. Sollevò lo sguardo al cielo, cercando le stelle. Il primo pensiero fu che doveva aver visto male. Strizzò gli occhi con i pugni e tornò a guardare. No, non si era sbagliato affatto. A ogni battito di ciglia, qualche stella si spegneva. Rimase alcuni secondi a guardare quei lumini lontani che tremolavano, sbiadivano e sparivano lasciando un cielo d'inchiostro, come se una mano enorme ne avesse premuto gli interruttori uno ad uno. Poi si voltò con decisione e fece per uscire dal proprio studio a passi larghi e spediti.

Ma all'ultimo momento si fermò sulla soglia, realizzando a scoppio ritardato un dettaglio che a primo sguardo, troppo occupato a osservare il cielo, gli era sfuggito. Tornò nella stanza, si avvicinò di nuovo al vetro della finestra scossa dal vento e strizzò gli occhi verso la catena montuosa che celava il suo rifugio alla stragrande maggioranza degli esseri umani che abitavano il pianeta. Una piccola, fioca lucina era apparsa in prossimità della vetta più bassa, e osservandola attentamente per qualche minuto, Nord si accorse che si stava muovendo verso il basso. Il che significava una sola cosa: qualcuno era diretto lì.


Nel frattempo, fuori, a qualche chilometro di distanza, una figura solitaria stava discendendo lungo il fianco della montagna di fronte, il fianco che affacciava proprio sulla landa dove si ergeva la fabbrica di giocattoli. Una persona avanzava faticosamente in mezzo alla neve alta, con l'unica compagnia di una piccola luce tremolante al vento come una fiamma di candela che proiettava, al suo passaggio, strane ombre oblunghe sul manto bianco che ricopriva il sentiero.

Il misterioso visitatore del Polo avanzava curvo in avanti per proteggersi dal freddo e dal vento che infuriava attorno a lui, cancellando inesorabilmente le orme che si lasciava dietro.


Nord osservò quella luce discendere la montagna forse ancora per una manciata di minuti, quando il vento smise improvvisamente di soffiare. A quel punto, anche la piccola luce si arrestò.

Nord la fissò con le sopracciglia aggrottate, e all'improvviso quella schizzò verso l'alto descrivendo un arco ampio e acuto nel cielo, per poi sparire dalla visuale dell'uomo. Il quale, dopo alcuni secondi, si staccò definitivamente dalla finestra, si voltò e uscì dalla stanza a passi larghi e spediti. Al suo passaggio, gli Yeti e gli elfi che incrociava si facevano velocemente da parte, intuendo il pericolo di essere falciati senza pietà, mentre l'eco di colpi risuonava dal pesante portone di noce dell'ingresso principale. All'arrivo di Nord, uno Yeti si fece avanti offrendosi di aprire al posto suo, ma lui lo spinse da parte, preferendo pensarci da sé. Fece scorrere il chiavistello con gesto stizzito e tirò l'anta verso di sé con un verso affannato. Una chiazza di luce piovve all'esterno, proiettando un rettangolo luminoso sul sottile strato di neve che era riuscito a depositarsi sul pavimento davanti alla soglia. Appena oltre, affondata nella neve fin oltre le caviglie, si ergeva una figura silenziosa e schiva col capo leggermente chino in avanti, come a proteggersi nella penombra. Nord fece saettare gli occhi d'intorno, alla ricerca della fonte di luce che aveva visto poco prima e che doveva per forza appartenere alla persona che aveva di fronte, ma non ce n'era traccia. Nord riportò lo sguardo su di lui e parve riconoscere il misterioso avventore con scarsa sorpresa.

<< Dunque immaginavo bene! >> disse, rivolto alla figura che ancora si ergeva statuaria davanti a lui, << Si tratta di te! Se sei qui, vuol dire che è cosa seria! Ne è passato tanto, di tempo, dall'ultima volta, eh? >>

Il misterioso visitatore emise un verso spazientito e il sorriso gioviale sul volto di Nord si incrinò come vetro, tramutandosi in un'espressione tesa.

<< Sì, hai ragione. Rimandiamo a più tardi i convenevoli... >>

E così dicendo si fece da parte per lasciare entrare il taciturno individuo, per poi affacciarsi di nuovo, lanciare un'occhiata furtiva d'intorno e ritirarsi nuovamente, richiudendosi il portone in faccia con una spinta poderosa.



Jack correva come un forsennato. Aveva visto l'aurora Boreale splendere come non mai e aveva subito lasciato perdere la tormenta di neve con cui si stava lambiccando, da qualche parte in una distesa desolata in Groenlandia, per volare senza perdere altro tempo al polo Nord.

Superò un gruppo di Yeti che lo guardò schizzare avanti a sé attonito e si precipitò a rotta di collo nello studio di Nord, senza preoccuparsi di bussare.

<< Nord! Che sta succeden...? >>

Si bloccò, fissando lo schienale della grande poltrona verso le fiamme del camino: lo fissavano due occhi ambrati dalle pupille verticali, incastonati in un viso delicato incorniciato da folti capelli biondi, sporto oltre il bracciolo. Una ragazza.

La rotondità delle guance della sconosciuta contrastava enormemente con la severità del suo sguardo, accentuato da due folte sopracciglia ad ala di gabbiano atteggiate in un cipiglio tutt'altro che amichevole. Jack stava giusto per fare dietro-front, convinto di aver sbagliato stanza, quando Nord, passandosi i pollici enormi sulla fibbia della cintura, apparve come evocato da forze oscure alle sue spalle.

<< Benvenuto, Jack! >> disse gioviale, prendendo il ragazzo sottobraccio, << Permettimi di presentarti nostra ospite >> .

E indicò con gesto ampio la poltrona dalla quale la ragazza sconosciuta non aveva smesso un istante di scrutarlo.

Lei si alzò con scatto atletico e si avvicinò di qualche passo, squadrandolo con aria poco convinta, le mani puntate sui fianchi larghi e tondi.

<< Credevo che Sandy mi avrebbe accompagnata >> osservò, alzando un sopracciglio.

Nord, dal canto suo, la guardò bonariamente.

<< È vero, doveva essere Sandy, ma lui adesso ha tanto da fare. Ora che iniziano vacanze, bambini non fanno altro che dormire e, senza di lui, sogni rischiano di scarseggiare! >>

<< Ah... >>

Aveva pronunciato quel suono come se non avesse creduto a una sola parola detta dal leader dei Guardiani, e aveva ripreso a guardare Jack con aria di superiorità. Jack decise che lei non gli ispirava alcuna simpatia e adottò a sua volta uno sguardo diffidente.

<< Qualcuno può gentilmente spiegarmi che sta succedendo? >> chiese infine sbuffando, giocherellando col proprio bastone, guardando l'uomo di sottecchi.

Nord si batté una mano sulla fronte e scoppiò in una fragorosa risata, come se si fosse appena reso conto che lui era lì. Poi si fece serio tutto a un tratto e fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo.

<< Vedi Jack, abbiamo problema. Molto grosso. Stelle in cielo si spengono a velocità preoccupante, dobbiamo fare qualcosa. In fretta, o saranno guai per tutti >> .

Quasi come a voler verificare coi propri occhi, Jack si avvicinò lentamente alla grande vetrata che dominava l'ufficio e alzò rapidamente lo sguardo, ma il cielo gli appariva normale, colmo di stelle come ogni notte.

<< Eeeeee... questo cosa comporta? >> chiese comunque, scostandosi dalla finestra e posando di nuovo lo sguardo sulla ragazza, che gli restituiva a sua volta uno sguardo ostile, col mento stretto tra pollice e indice.

<< Comporta grosso guaio, ecco cosa. Come dicevo io. Ma nessuno a mio parere può spiegare meglio di diretta interessata, vero? >>

La ragazza si fece avanti, le mani ora di nuovo puntate sui fianchi, ma si guardò bene dal proferir verbo. Si limitava a fissare Jack con una sorta di insistenza calcolatrice, e Jack iniziava a sentirsi vagamente a disagio, guardandola di straforo senza riuscire a sostenere direttamente il suo sguardo di fiamma.

Era un essere tra i più particolari che avesse mai avuto occasione di vedere, e sembrava uscita fuori da un romanzo fantasy a fumetti. Per la maggior parte, aveva l'aspetto di una giovane donna, ma a renderlo decisamente insolito erano le grandi e pelose orecchie da gatto che spuntavano da quella matassa bionda che le contornava il viso e due grandi ali da pipistrello, piegate sulla schiena in posizione di riposo. Il suo corpo paffuto era avvolto da un tessuto nero e lucido che aderiva alle sue forme come una seconda pelle, fondendosi con le calzature, munite di bassi ma rumorosi tacchetti. Le sue braccia erano coperte dallo stesso tessuto, che si allungava fin sul dorso delle mani per restringersi attorno alle dita medie. Sul davanti, la sua veste si apriva sul petto in una scollatura a barca, mentre dietro seguiva uno spacco verticale che andava a richiudersi sulla zona lombare, appena sopra l'attaccatura di una folta coda dai ciuffi castani.

Lei continuò a fissare il ragazzo, ma si rivolse a Nord.

<< Scusa, posso parlarti un secondo? In privato? >>

<< Sicuro! >> rispose lui, afferrando Jack per le spalle e sospingendolo verso la porta. Lo buttò quasi di peso nel corridoio, lanciandogli un'enigmatica occhiata d'avvertimento, come a intimargli di non origliare facendogli fare una brutta figura, e lo chiuse fuori in malo modo.

Jack rimase attonito a contemplare il legno scuro della parete di fronte, con una vaga stizza disegnata in volto.

L'atteggiamento di quella donna-gatto gli aveva urtato i nervi dal primo momento in cui i loro occhi si erano incontrati: il suo sguardo di superiorità e il suo tono altezzoso gli erano stati in antipatia fin da subito, ma non avrebbe mai creduto fino a quel punto. E poi aveva voluto parlare a Nord a quattrocchi, come un insegnante ai genitori di un bambino problematico. Non era stato forse Nord a chiamarlo con urgenza? E adesso permetteva a quella perfetta sconosciuta di dettar legge, comportandosi come se il capo fosse stata lei...

Jack accostò cauto l'orecchio alla superficie di legno della porta, desideroso di scoprire cosa avesse quella ragazza da dire a Nord di tanto importante che lui non dovesse sentire. Dopo un attimo di silenzio, riconobbe la voce della ragazza, attutita e ovattata.

<< Nord, onestamente credo che quel ragazzo non sia adatto... >>

<< Ma che dici! Jack è proprio persona adatta per questo compito! Vedrai, farete grande accoppiata vincente! >>

<< Nord, apprezzo molto quello che hai detto >> rispose lei, con tono tutt'altro che riconoscente, << ma credo che per questo genere di cose ci sia bisogno di qualcuno con più.. esperienza... >>

<< Sciocchezze! Jack è candidato perfetto! >>

I due andarono avanti a discutere per diversi minuti, sul perché e per come Jack Frost fosse adatto o meno alla “missione”.

Ma che missione? Si chiese Jack, abbassandosi per sbirciare dalla serratura. La ragazza era proprio lì davanti, di spalle, le mani ancora puntate sui larghi fianchi. Era così vicina che poteva vederle una chiara cicatrice rosata, che dal fianco le scendeva fino al punto in cui la coda si fondeva col resto del corpo. Si tirò indietro e si appoggiò con la schiena alla porta, che, senza preavviso, si spalancò con uno schianto. Jack ruzzolò sul parquet dell'ufficio e si ritrovò a fissare i volti impietriti dei due interlocutori dal sotto in su: l'uno si era picchiato di nuovo la mano sulla fronte, imbarazzato, mentre l'altra lo guardava con occhi truci e una smorfia di disappunto.

<< Capisci cosa intendo? >> sbottò lei, voltandosi a guardare Nord mentre indicava in direzione di Jack con un gesto teatrale del braccio, << Non sa nemmeno resistere alla tentazione di origliare, come credi che possa essermi d'un qualche aiuto? >>

<< Se sapessi in cosa dovrei aiutarti, potrei dirtelo io se sono in grado oppure no, ti pare? >> si intromise il ragazzo, balzando in piedi. Le rivolse uno sguardo di sfida, stropicciandosi al contempo via la polvere dalle spalle.

<< Lascia perdere, se provassi a spiegartelo adesso, col poco tempo che ho a disposizione non capiresti un cavolo! >> rispose la ragazza in tono severo, portandosi una mano alla tempia.

Jack rimase qualche secondo in silenzio, pensieroso.

<< Beh... se non puoi spiegarmelo... perché non me lo mostri? >>

La ragazza fece per ribattere, si stoppò e lanciò a Nord un'occhiata esasperata, ma quest'ultimo le restituì un'espressione fiduciosa, assentendo con un incoraggiante cenno del capo. Alla fine, le sopracciglia della ragazza si distesero e lei parve rassegnata.

<< E va bene, Figlio del Lago. Ti permetto di accompagnarmi. Ci sarà tempo per le spiegazioni strada facendo. Nord, non avresti da qualche parte uno di quei tuoi globi di neve, per caso? >>

L'uomo si palpò velocemente le tasche dei pantaloni, con aria poco convinta. Alla fine disse, rassegnato:

<< Mi dispiace, sono rimasto a secco. Ma se hai pazienza posso vedere se in giro ne trovo, o potrei fabbricarne un paio! >>

<< Non importa, potrebbero volerci ore, non abbiamo tutto questo tempo. Ma grazie lo stesso... >>

<< Però c'è sempre mia slitta! >> continuò lui, ricordandosene all'improvviso.

La ragazza lo guardò, lasciando che un sorriso che a Jack parve fin troppo sadico le stirasse le labbra scure.

<< ...Magari giusto un giretto! >> acconsentì infine, mal celando un improvviso e sospetto entusiasmo, mentre seguiva Nord,che, con espressione gongolante, intanto si era affrettato a fare strada oltre la soglia.

<< Se non è troppa grazia, posso sapere dove stiamo andando? >> chiese Jack, accodandosi ai due.

<< Al mio rifugio. Mi è stato sottratto qualcosa di importanza vitale, e credo di sapere di chi sia la colpa >> .

<< E cioè? >>

<< Pitch Black >> .


La donna-gatto si sistemò nel punto più alto della slitta, nell'angolo a destra della panca più esterna. Aveva la gamba sinistra raccolta sulla seduta sotto quella destra, che invece penzolava mollemente fino a sfiorare il legno della panca sottostante, mentre le braccia erano distese lungo il parapetto con il busto leggermente proteso a sinistra.

Intanto che Nord prendeva posto alla giuda, e gli Yeti si affaccendavano attorno alle renne, Jack si sedette due file più in basso, il capo cocciutamente rivolto alle ginocchia e lo sguardo che ogni tanto andava a posarsi sulla ragazza con la coda dell'occhio. Ripensò alle parole pronunciate da lei poco prima.

E va bene, figlio del lago. Ti permetto di accompagnarmi.

Ti.

Permetto.

Di accompagnarmi.

Come se lei fosse stata una sorta di regina o chissà cos'altro e gli avesse concesso un'immensa grazia.

Figlio del Lago, era così che l'aveva chiamato. Non gli piaceva, quell'appellativo: gli dava l'idea di qualcosa di grande, altezzoso e pretenzioso. Esattamente l'opposto di come si vedeva lui, insomma.

La slitta partì sobbalzando e percorse volteggiando freneticamente la pista sotterranea che si stendeva per diverse centinaia di metri nel ventre della montagna, finché sbucò fuori dal reticolo di tunnel e si lanciò a folle velocità verso il cielo. Jack non riuscì a godersi il volo come invece aveva fatto la prima volta. Continuava a lanciare regolari occhiate alla ragazza, dicendosi che forse c'era da pentirsi di essere riuscito a convincerla a portarlo con sé.

Più l'aria si faceva gelida e sferzante, man mano che prendevano quota, più lei gonfiava il petto facendo sporgere il seno pieno, beandosi del vento con gli occhi chiusi in un'espressione estasiata. Sembrava in perfetta simbiosi con l'aria, quasi fosse stata lei stessa parte di essa. Ad un tratto, addirittura, disfò le gambe e raddrizzò il busto, facendo fremere le grandi ali coperte da un sottile strato di pelle nera. Jack ebbe la fugace visione di un bizzarro gabbiano nero, che frulla le ali e si staglia sulla prua di una nave a sfidare l'impetuosità dell'imminente tempesta. Jack la fissò intensamente per qualche istante, esterrefatto da quella strana idea che gli aveva attraversato il cervello come un fulmine a ciel sereno ed era sparita veloce com'era arrivata.


I tre rimasero in silenzio per gran parte del resto del viaggio: Jack si era calcato il cappuccio sulla testa e occupava il tempo creando cristalli sempre più grandi e complessi, e adesso non si preoccupava più di alzare la vista periferica sulla sua compagna di viaggio neanche di tanto in tanto. Dopo qualche ora, tuttavia, la curiosità vinse sulla sua volontà e si voltò a guardarla. Di lei riusciva a scorgere solo il grande e tondo posteriore, perché si era sporta col busto fuori dall'abitacolo per guardare il paesaggio che si stendeva sotto di loro. Jack tornò imperterrito ai suoi cristalli e non osò più distoglierne lo sguardo, imbarazzato e confuso. Perché si sbracciava a quel modo?

<< Mi sa che ci siamo, Nord! >> urlò la ragazza a un tratto, cercando di sovrastare il fischio del vento.

<< Bene! Allora troviamo posto per atterrare! >> le urlò lui di rimando, dando uno strattone alle redini.

<< Non ce ne sarà bisogno, ci tuffiamo da qui! >>

A quelle parole, Jack lasciò di nuovo perdere i suoi cristalli, aggrottando le sopracciglia.

<< Cosa? >> fece, certo di aver sentito male.

Un attimo dopo si sentì afferrare per il cappuccio e si ritrovò sbalzato fuori bordo, con l'aria che gli schiaffeggiava il volto così forte da non permettergli di tenere gli occhi aperti. Per qualche istante continuò a precipitare, ma quasi subito si sentì tirare di nuovo per la felpa e la sua caduta fu dapprima rallentata e poi frenata. Alzò lo sguardo e oltre il cappuccio vide le braccia tese della ragazza, che lo aveva afferrato con entrambe le mani e a sua volta si sosteneva nel cielo battendo a u ritmo lento e regolare le grandi ali. Si guardarono negli occhi per una frazione di secondo, poi lei alzò la testa di scatto e una vaga espressione di terrore e sorpresa le attraversò fulminea il volto. Jack seguì il suo sguardo e il suo stomaco fece uno sgradevole balzo: Nord aveva fatto dietro front e adesso si stava dirigendo a tutta velocità verso di loro, caricandoli con la slitta come un toro contro il torero.

La ragazza spinse via Jack con forza inaspettata e si buttò rapida all'indietro con una capriola. La slitta passò nel punto preciso in cui si trovavano loro due appena qualche istante prima e lei vide Nord mostrare alto il grande pollice sinistro, staccandolo per una frazione di secondo dalle redini. Un attimo dopo, stava già per sparire dietro l'orizzonte.





<< È molto lontano, il tuo rifugio? >> chiese Jack, cercando di stare dietro alla ragazza-gatto. Era più di mezz'ora che si trovavano in volo e non avevano ancora accennato ad atterrare, ma adesso stavano sorvolando a bassa quota una città che aveva un che di familiare.

<< Non molto, si trova oltre quelle pianure là in fondo >> si limitò a rispondergli lei secca, senza degnarlo di un'occhiata. Teneva lo sguardo ambrato fisso sulla linea sottile che divideva in due l'orizzonte, ponendo un netto confine tra cielo e terra.

Jack sbuffò, senza preoccuparsi di dissimulare l'astio che già da qualche minuto aveva in corpo. Era la quinta volta che gli rispondeva in quel modo, ormai avrebbero dovuto essere arrivati da un pezzo! Si disse se per caso non si stesse prendendo gioco di lui, magari per ripicca di essersi fatta convincere a portarselo dietro.

<< Se è così lontano, perché non siamo rimasti sulla slitta? >>

La ragazza gli rivolse una rapida occhiata prima di rispondergli.

<< Dove vivo io non è molto sicuro, ultimamente. La zona potrebbe essere sorvegliata dagli Incubi e io non volevo certo che Nord rischiasse per così poco! >>

Jack fu preso in contropiede dalla naturalezza con cui aveva pronunciato queste parole e non aveva più osato lamentarsi. Finché, alcuni minuti dopo, la voce di lei lo aveva richiamato alla realtà.

<< Ehi, Figlio del Lago! Conosci quel bambino? >>

Jack per poco non urtò la ragazza, che si era bloccata a mezz'aria puntando l'indice sotto di sé, verso un agglomerato di tetti e comignoli circondati da regolari cornici verdi. Seguì il suo sguardo perplesso e d'un tratto il viso gli si illuminò.

Un bambino, in piedi su un marciapiede che correva assieme alla strada tra due file di villette dirimpettaie, agitava forsennatamente la mano che non era impegnata a stringere quella della sorella verso di lui, urlando qualcosa che Jack, da quella distanza, udiva solo vagamente.

<< Jamie! >> sussurrò lui, realizzando chi fosse.

Si tuffò in picchiata verso il ragazzino, dimenticandosi improvvisamente della sua accompagnatrice. A malincuore, lei si vide costretta a seguirlo, planando elegantemente sul marciapiede qualche secondo dopo di lui.

<< Jack! Che ci fai qui? E gli altri Guardiani dove sono? >>

<< Tranquillo, Jamie! Stanno tutti benissimo! >> rispose lui, in tono rassicurante, piegandosi sulle ginocchia per guardarlo dalla sua stessa altezza. << Io... sono in viaggio... >>

<< Dove te ne vai, da solo? >> chiese il bambino, incuriosito.

<< Ehm.. è una storia un po' lunga. Devo aiutare una persona a... non importa. Quello che so è che sta succedendo qualcosa di insolito, e che in qualche modo Pitch c'entra qualcosa. Tu e Sophie restate in casa, non uscite finché non sarà tornato tutto normale, va bene? >>

<< Va... va bene. ...Jack, chi è questa persona? E dov'è adesso? >>

Jack si gettò una rapida occhiata alle spalle, prima di rispondergli. La donna-gatto stava misurando ad ampie falcate la distanza tra il bordo del marciapiede e la staccionata che delimitava il cortile di una delle tante villette che si affacciavano su quella strada, apparentemente disinteressata al loro scambio di battute.

<< Ecco, è proprio lì. È una ragazza un po'... autoritaria, ed è uno spirito come me >> .

Jamie lanciò uno sguardo alle spalle del Guardiano e dopo qualche secondo cambiò espressione.

<< La... la vedo! >> disse in un sussurro, tornando a guardare Jack.

Jack si voltò verso la sua compagna e Jamie seguì a sua volta il suo sguardo, senza sforzarsi di trattenere l'euforia.

<< Loro... loro riescono a... a vedermi? >> chiese lei a un tratto, senza riuscire a credere ai propri occhi. Dal canto suo, il bambino la fissava di rimando con gli occhi sgranati e un vago sorriso ebete stampigliato in volto.

<< ...Wow... È troppo forte! >> esclamò lui dopo qualche istante, fissando la ragazza con un'espressione meravigliata. Lei fu percorsa da uno strano brivido e azzardò un mezzo passo all'indietro, mentre lo stupore si faceva largo sul suo volto di solito imperscrutabile.

<< Questi bambini ci hanno aiutato contro Pitch, l'ultima volta. Lui è Jamie, e questa è la sua sorellina, Sophie >> spiegò Jack, posando una mano sulla spalla del bambino e rivolgendole al contempo uno sguardo dubbioso.

La donna-gatto si avvicinò ai bambini, guardandoli con un misto di curiosità e incredulità sempre più palese.

Sophie si staccò improvvisamente dal fratello e le corse incontro, emettendo una serie di squittii divertiti. Caricò la ragazza come un ariete e si buttò contro le sue gambe, ridendo a crepapelle. La ragazza la prese in braccio con un po' di titubanza e se la caricò in spalla con movimenti goffi e impacciati, esplodendo infine in una risata. La bambina prese a tirarle le grandi orecchie pelose, continuando ad emettere ultrasuoni, ma la ragazza non ne pareva minimamente infastidita e la strinse a sé ancora più forte, senza riuscire a trattenere uno strano sorriso incerto. Jack avrebbe giurato di sentirla farsi sfuggire un singulto e vedere una strana luce tremare nei suoi occhi, addirittura di vederla commuoversi, ma preferì non indagare oltre temendo per la propria incolumità.

Si azzardò a rivolgerle di nuovo la parola solo quando lei rimise la bambina a terra, continuando a guardarla con il sorriso che le attraversava il volto da un orecchio all'altro e gli occhi stranamente lucidi.

<< Immagino che sia un bel po' che non passi un po' di tempo con dei bambini, eh? >> chiese, restando a distanza di sicurezza, nel caso lei avesse inteso la sua osservazione in modo negativo.

<< Ottocento anni, su per giù... ero una guaritrice, nella mia vita passata, e avevo visitato tutti i bambini del posto almeno una decina di volte, ma... non ricordavo come ci si sentisse ad interagire davvero con loro...! >> ammise lei con un'alzata di spalle e uno sguardo complice.

<< Sei una Guardiana nuova? >> chiese Jamie di punto in bianco, guardandola con gli occhi dilatati dalla meraviglia. Sophie approfittò della distrazione del fratello per svicolarsi dalla sua presa e fece per superare la donna-gatto per correre in strada.

<< No, non esattamente... >> rispose lei titubante, acchiappando prontamente Sophie per il braccio, << Io sono uno Spirito. Sono la Patrona della serenità, cioè quel che proteggo negli esseri umani, adulti e bambini di tutto il mondo. Ma non ho mai fatto nessun giuramento, quindi tecnicamente no, non sono una Guardiana vera e propria... >>

Jamie rimase incantato, a bocca aperta.

<< Forte! >> esclamò, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.

<< Sì, tutto quello che vuoi. Ma adesso fate i bravi e fate come ha detto Frost. Tornate a casa >> tagliò corto lei, afferrando improvvisamente la bimbetta che ancora teneva per mano e riconducendola dal fratello.

<< Ma... ma noi vogliamo aiutarvi! >> protestò il ragazzino, acchiappandola prontamente, prima che lei corresse di nuovo in mezzo alla strada per seguire una farfalla.

La donna li guardò un istante, impassibile, prima di sospirare, chiudere gli occhi ed eseguire un lungo e complicato movimento con le mani. Dai suoi palmi aperti si sprigionò una chiara luce azzurra e due piccole stelline presero a fluttuare a mezz'aria, staccandosi dalle sue dita.

<< Coraggio, prendete queste. Vi proteggeranno dagli incubi e terranno Pitch ben alla larga, se mai dovesse rifarsi vivo con voi! >> disse, chinandosi a consegnarle al bambino.

<< Fantastico, grazie! Ma come ci sei riuscita? >> esclamò Jamie, osservando affascinato le due sagome che brillavano contro il suo palmo roseo.

<< È una storia lunga, ma non c'è di che! Adesso da bravi, fate come ha detto Frost. Noi torneremo quando avremo sistemato tutto, va bene? >>

<< D'accordo! >> esclamò Jamie, rassicurato. << Andiamo, Sophie! >>

E rivolgendo ai due spiriti un'ultima occhiata fiduciosa, precorse il vialetto di casa, per poi chiudersi la porta d'ingresso alle spalle.


I due spiriti rimasero a guardare i bambini mentre si allontanavano e rientravano in casa. Jack era rimasto sbalordito dal potere della ragazza, e adesso moriva dalla voglia di sapere di più sul suo conto.

<< È.. è incredibile! Come riesci a farlo? >>

<< Ti spiegherò tutto, Figlio del Lago. Ma questo non è né il momento, né il luogo adatto. Forza, dobbiamo continuare a volare, dobbiamo fare quanta più strada possibile prima che faccia buio, altrimenti saremo bersagli facili per gli incubi. Muoviamoci >> .



Il sole stava lentamente scivolando oltre le montagne che si stagliavano all'orizzonte. Avevano superato da tempo le grandi pianure, lasciandosi alle spalle chilometri e chilometri di campi coltivati. Avevano sorvolato specchi d'acqua, alture e colline, e ancora non accennavano a fermarsi. Finché Jack esplose, riversando tutta la sua rabbia sulla misteriosa ragazza che ancora non si era sbilanciata a spiegargli alcunché.

<< Insomma, mi stai forse prendendo in giro? >> sbottò, frenandosi bruscamente a mezz'aria.

<< Niente affatto, Figlio del Lago. Forza, scendiamo. Il sole sta per tramontare, ne approfitteremo per riposare un po'. Dopo di te! >>

E invece lei si gettò in picchiata sulla foresta che si stendeva infinita sotto i loro piedi, senza aspettarlo. Jack, preso di nuovo in contropiede, si affrettò a seguirla vedendola sparire tra le alte fronde scure. Si ritrovò nel fitto degli alberi, da solo. Si voltò da ogni parte, cercando di distinguere la sua figura tra i rami. Ma la luce iniziava a scarseggiare e il tetto di foglie che lo sovrastava contribuiva ad accrescere le ombre della vegetazione.

<< Ehi! Dove sei finita? FATTI VEDERE! >>

<< Non c'è bisogno di urlare, Frost. Ti sento forte e chiaro. Allora, di là c'è una radura, ci accamperemo lì >> .

Jack trasalì sentendo il suo fiato caldo sul collo. Si voltò, e la vide vicina nella penombra, gli occhi grandi dalle pupille verticali che sfavillavano come fari nel buio.

Lei si voltò, sparendo di nuovo tra gli alberi, ma stavolta Jack era deciso più che mai a non perderla di vista. Qualcosa gli aveva fatto insinuare un sospetto, un sentore che gli diceva di non fidarsi troppo di lei, di rimanerne distaccato. Ma quando la raggiunse, al limitare della radura cui aveva accennato, questa sensazione svanì così com'era venuta, anche se lui decise di non abbassare troppo la guardia.

<< Adesso, per favore, puoi spiegarti? >> chiese lui, appoggiandosi al tronco di un albero, portandosi una mano alla tempia. << Io non ci sto capendo niente! >>

<< Sicuro, Figlio del Lago. Ma prima, permettimi una domanda. Tu sai qual'è il compito di un Guardiano, vero? >>

Jack guardò la ragazza, convinto che lei lo ritenesse un perfetto idiota.

<< Se so qual è il compito.. di' un po', stai scherzando? >>

<< Lo sai o no? Rispondi! >> gli intimò lei, puntandogli l'indice coronato da un'unghia appuntita sul petto.

<< Il compito di un Guardiano è proteggere sempre i bambini, non importa a quale costo! >> si affrettò a rispondere lui, spiazzato. La ragazza-gatto levò il dito e si allontanò di qualche passo, il mento stretto tra pollice e indice squadrandolo come per dargli un giudizio, valutando se fosse degno o meno di sentire la sua storia.

<< Esatto. Ma secondo te, i Guardiani chi li protegge? >>

Jack lasciò vagare lo sguardo sulla cerchia di alberi che delimitavano i confini della radura.

<< Chi... chi sei tu? >> chiese infine, senza sapere cos'altro dire.

Lei non rispose subito: si girò, andò a sedersi sul tronco di un albero caduto ed eseguì quello strano movimento fluido che aveva compiuto davanti ai bambini. Dalle sue dita nacque una manciata di stelle, piccole e luminose, che rimase a fluttuare a mezz'aria sopra il suo palmo aperto. Lei alzò lo sguardo sul ragazzo e parlò con voce bassa e solenne.

<< Io sono Colei che Illumina la Tenebra. Lo Spirito Patrono Supremo, che veglia sui Guardiani e sugli altri Spiriti. Guardiana degli Astri Splendenti e della Serenità >> .

<< Non... non capisco! >> Jack si lasciò sfuggire un verso di sconforto. << In trecentocinquanta anni di esistenza non ti ho mai sentita nominare! >>

La ragazza-gatto sospirò, tornando a guardare le stelline.

<< Non mi sorprende. Tra i mortali, nessuno può vedermi, né tanto meno mi conosce di nome. E lo stesso anche per gli Spiriti. Solo i Guardiani sanno della mia esistenza. Loro, e Manny, naturalmente >> .

<< Scusa, ma continuo a non seguirti >> .

<< Quando, alla fine dei Secoli Bui, i Guardiani sconfissero l'Uomo Nero, l'Uomo nella Luna mi incaricò di proteggerli, per scongiurare possibili future minacce >> .

<< Ma nell'ultima battaglia, tu non c'eri! >> osservò lui, puntellandosi sul suo bastone.

<< Questo >> replicò prontamente lei, << perché quella volta, Manny mi.. persuase ad astenermi dalla battaglia. Vedi, Frost, sarò anche lo Spirito Supremo, ma come voi Guardiani, se nessuno crede in me i miei poteri sono molto limitati. Ho provato tante e tante volte, a palesarmi. Ma non ho mai ottenuto niente. Ero solo una presenza a malapena percettibile. La folata che fa tremare la fiamma, il volto dietro il vetro appannato, l'alito di vento che solleva il velo. Non avrei mai potuto essere di alcun aiuto, quella volta. Capisci? >>

Jack capiva eccome. In qualche modo, si sentiva dispiaciuto per lei, perché anche lui del resto, aveva conosciuto l'abbandono e la solitudine che si prova quando nessuno sa che esisti. In qualche modo, si riconosceva in lei, e questo la rendeva un po' meno antipatica. Ma Jack sentiva di non avere ancora il quadro completo della situazione. Le stelle si stavano spegnendo, così aveva detto Nord. E l'Uomo nella Luna l'aveva eletta Patrona dei Guardiani, affinché vegliasse su di loro. Ma come poteva adempiere al suo compito e proteggere tutti loro, se non aveva abbastanza poteri per farlo?

<< Se la gente non ti può vedere, da cosa trai la tua forza? >>

<< Il fatto è questo. Di solito, se uno spirito è sconosciuto ai più, finisce per indebolirsi e svanire. Beh, io ho trovato un modo per aggirare quest'ostacolo. Diciamo pure che ho trovato una fonte di energia alternativa. Più debole, naturalmente, ma comunque efficace quanto basta. Io traggo i miei poteri dalle stelle, e a loro volta le stelle prendono la loro energia da me >> .

Jack si avvicinò, esitando. Si fermò a pochi metri dal tronco, senza osare muovere un passo oltre.

<< Ma scusa, come Spirito Superiore non dovresti essere più forte di tutti noi messi insieme? >>

<< Frost, io non ho tutte le risposte. Se Manny mi ha affidato un compito così importante, avrà avuto i suoi motivi. Io stessa me lo chiedo, glie l'ho chiesto innumerevoli volte. Ma è l'unica cosa di cui Manny si è sempre rifiutato di parlare >> .

<< Ma se le cose stanno così... Se è vero che contro Pitch non avresti potuto fare molto, come mai l'Uomo nella Luna pensa che tu possa aiutarci adesso? >>

Ormai era per lui fuori discussione che l'Uomo nella Luna facesse favoritismi. Con gli altri Guardiani parlava molto più che con lui, che invece l'aveva sentito rivolgergli la parola solo una volta da quando si era svegliato nel lago. Quando era morto, per l'appunto. Però, stando a quanto aveva appena detto, con lei in particolare sembrava avere un rapporto molto più stretto che con i suoi compagni. Lei lo aveva chiamato per nome, Manny. Solo Nord si prendeva la libertà di usare lo stesso appellativo. Che cosa aveva quella ragazza di tanto speciale per poterlo imitare? Ma i suoi pensieri furono interrotti dalla sua voce, che d'un tratto si era fatta bassa e sommessa, quasi... dolce.

<< Ancora non ci arrivi, Figlio del Lago? Non siete voi ad aver bisogno di me, ma io di voi! Le cose stanno così >> .

Il suo tono cambiò di nuovo, repentino: si era fatto d'improvviso rigido e serioso, riacquistando la stizza palpabile con cui lei gli si era rivolto fin dalla loro prima conversazione.

<< I Guardiani proteggono i bambini, io proteggo i Guardiani. Io prendo forza dallo splendore delle stelle, che tengono lontano il Buio con il loro sfavillio. Ecco come faccio a pararvi il deretano, afferrato? >>

<< Credo.. credo di sì... >> rispose Jack dopo un attimo di esitazione.

Rimase a guardarla, mentre lei si alzava prendendo le stelle tra le mani e lanciandole una ad una con estrema precisione contro il tronco di un altro albero, come tanti luminosi shuriken da ninja.

Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo, immaginando le stelle che si spegnevano lente ma inesorabili sopra la cupola di foglie che li sovrastava.

<< E Pitch ha trovato un modo per spegnerle, giusto? >>

<< E bravo il nostro Figlio del Lago! >> lo schernì lei, senza alzare lo sguardo dal suo bersaglio.

<< E.. come pensi di fare per riaccenderle? >> chiese lui, dubbioso, sorvolando sul fatto che lei avesse di nuovo usato quell'orrido nominativo.

<< Non sarebbe un grande problema, senza quel Pitch a rompere le scatole. Il fatto è che per farlo mi serve la Stanza dell'Universo, ma il caso vuole che il caro signor Black me l'abbia fregata da sotto il naso! >>

Jack, che si era messo a passeggiare misurando a passi cadenzati e sciolti il perimetro della radura, si voltò di scatto, confuso.

<< Scusa, ma cos'è la Stanza dell'Universo? >>

<< Mh, domanda intelligente, Figlio del Lago! E cosa potrà mai essere un qualcosa chiamato la Stanza dell'Universo? >> rispose lei, con un'irritante nota di saccenza nella voce.

<< Quello che mi chiedo è... come si fa a rubare una stanza? Fisicamente non è possibile! Che contiene tutto l'universo, per giunta! >> insistette il ragazzo.

<< Dovresti chiederlo a lui, Figlio del Lago. Io non so proprio cosa risponderti >> .

<< Smettila, non mi chiamo affatto Figlio del Lago! >> sbottò Jack con rabbia, dopo alcuni istanti in cui cercò senza successo di trattenersi.

<< Ma di fatto lo sei... Figlio del Lago! >> ribatté lei, calcando sulle ultime tre parole con un sogghigno divertito. Aveva finito di scagliare l'ultimo shuriken e gli si era avvicinato, con un'irritante espressione provocatoria dipinta in volto.

La vaga solidarietà che era scaturita in lui nei confronti della ragazza qualche minuto prima evaporò all'istante.

<< Allora, stando così le cose, io posso chiamarti Odiosa Gattaccia Intrattabile! O sbaglio? >>

<< Se proprio non puoi farne a meno... >> concesse lei, tornando a sedersi sul suo tronco, con un'alzata di spalle. Chinò il busto in avanti emettendo un sospiro di frustrazione, e appoggiò il volto sui palmi aperti, stringendo i ciuffi biondi che le ricadevano sulla fronte tra le dita diafane. Di nuovo, l'astio che Jack provava nei suoi confronti sfumò, lasciando posto a un vago senso di colpa e tristezza.

Alla fine, Jack la raggiunse e si sedette accanto a lei sul tronco, pur mantenendo una certa distanza di sicurezza.

<< A proposito... scherzi a parte, non mi hai ancora detto... Come ti chiami? >>

La domanda gli era salita alle labbra così, spontanea e quasi involontaria, e lui fu più sorpreso di lei nel constatare che il suo tono si era fatto gentile, perdendo del tutto la sfrontatezza con cui era solito distinguersi.

<< Bellatrix. È questo il mio nome >> .

<< Bellatrix >> ripeté il ragazzo, guardando dritto davanti a sé. Analizzò ogni sillaba, facendosela rotolare sulla lingua come una caramella.

<< ...Aspetta, non è il nome di una stella? Le mie conoscenze astronomiche non saranno granché, ma se non sbaglio fa parte della costellazione di... >>

<< Orione, già... >> lo incalzò lei, alzando il volto per guardarlo, << È stato Manny a darmelo. Il significato è guerriera, o qualcosa di simile, e lui pensava che mi calzasse a pennello. In effetti, mi rimprovera spesso di essere un'incorreggibile attaccabrighe, quindi in fondo direi che ci ha preso in pieno... >>

<< Io trovo che ti stia bene! >> rispose il ragazzo, curvano le labbra in un blando e incerto sorriso.

La ragazza lo guardò qualche istante e poi, a sorpresa, lo ricambiò. Con quel semplice stiramento di muscoli, ogni traccia residua di altezzosità si era definitivamente dissolta dal suo viso, rendendolo agli occhi di Jack decisamente più bello.

<< Posso fati un'altra domanda? >> chiese di nuovo lui, quasi timidamente.

<< Sarebbe? >>

<< Ecco, mi chiedevo... come ti sei procurata quella cicatrice sulla schiena... >>







Angolino autrice:

Allora... salve.

Prima fanfiction in questo fandom, di cui potrei andare avanti a parlare per ore, ma dato che sarebbe una noia mortale mi limito a queste quattro (si spera) righe. 

Stavo lavorando a questa storia da più di due anni. Non ricordo il giorno preciso, ma devo averla iniziata un mesetto prima della mia prima quinta superiore o giù di lì, verso Maggio-Giugno, e grazie a lei sono riuscita a sopportare l'anno di "penitenza" che ho dovuto sorbirmi in seguito al mio secondo fallimento scolastico controvoglia. Insomma, diciamo pure che è un po' il mio Horcrux preferito... ci ho messo tutta me stessa per scriverla e parlando per me non credo avrebbe potuto venire meglio, anche se questo non dovrei essere io, a dirlo. Mi ha preso due anni di lavoro, perché la primissima stesura l'ho fatta su carta (tre quaderni completi... scrivevo giorno e notte, così tanto che mi si sono accavallati i tendini della mano!) e la trascrizione sembrava non finire più. L'ho letta, riletta e corretta ormai non so più quante volte, ma dato che una svista può sempre capitare vi prego veramente di farmi sapere se ve n'è saltata all'occhio qualcuna che a me può essere sfuggita. Nella presentazione, alla voce personaggi, avendo il limite di cinque opzioni al massimo ho dovuto mettere "altri" al posto di Jamie e Sophie, che faranno una comparsa tutto sommato marginale, ma mi sembrava giusto aggiungerli alla lista.

Parlando del fandom, Le 5 Leggende è senza dubbio il mio film d'animazione Dreamworks preferito e tra i personaggi ho un debole soprattutto per Sandman. In una pagina che gestico su Facebook, non per niente, mi firmo con il suo nome (venendo sovente scambiata per un ragazzo, ma questi sono i rischi del mestiere...) e anche per questo ho voluto affidargli un ruolo abbastanza importante, in quanto lui e la protagonista hanno un legame affettivo molto stretto e simbiotico, come si vedrà più avanti nella storia. Per ora sulla trama non ho da dire un granché, se non che spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto almeno la metà di quanto sia piaciuto a me scriverlo, e nel caso di lasciarmi due righe per farmi sapere che ne pensate. Per il resto, direi che posso anche chiudere qui... quindi, se vi va, materdì prossimo dovrebbe uscire il secondo capitolo. Intanto vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere o anche solo di essere passati a dare un'occhiata :D

Tecla_Leben







  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Tecla_Leben