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Autore: VENDA    09/11/2015    1 recensioni
Serie di OS Holmescest scritte durate vari Drabble Event su diversi gruppi FB. Di volta in volta specificherò il nome del gruppo e la data dell'Event.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incest
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DAY 4 - UST

Holmescest: vacanze natalizie a casa di mammina che, puritana, impedisce qualsiasi contatto fisico alla coppia. Tanta tensione sessuale in un paio di giorni.


C'era più di un motivo se Mycroft e Sherlock non facevano i salti di gioia all'idea di dover passare il Natale con i genitori, e avevano tutti radici profonde che risalivano alla loro infanzia. Altri poi avevano cominciato a germogliare durante l'adolescenza, quando i caratteri assolutamente sui generis dei fratelli Holmes si erano ormai formati completamente, col risultato di un lento ma progressivo allontanamento dalla massa dei "goldfish", come li chiamava il maggiore, che aveva portato di contro ad un loro più intimo avvicinamento; i loro cervelli e le loro decisioni non dovevano sottostare ad un tipo di morale che si potrebbe considerare "convenzionale", quindi anche i loro corpi e quel che ne facevano erano liberi di esprimersi e di cercarsi come e quanto volevano. Ma non durante le feste di Natale passate con i genitori. Quello era un segreto che non avrebbero mai condiviso con mammina e papino.
Capitò un Natale, pochi anni prima che John entrasse nella vita di Sherlock, prima del quale non erano riusciti a vedersi per quasi tutto il mese precedente, perché Mycroft era ormai da un pezzo l'uomo di punta sulla scacchiera politica inglese e Sherlock era stato molto impegnato con una serie di consulenze per le quali era stato chiamato in Francia.
Quando finalmente anche il più piccolo raggiunse la casa in campagna dei genitori, la prima cosa che cercò con lo sguardo fu la figura del fratello maggiore: eccolo lì, col telefono all'orecchio che rideva in quel modo finto che usava quando la conversazione, o l'interlocutore, lo annoiava troppo.
«Ah, scusa Ray, ora ti devo lasciare... pubbliche relazioni, in un certo senso, non so se intendi... no, forse non intendi» l'aveva detto davvero, Sherlock era quasi piegato in due dalle risate per quella mezza gaffe. «Non ti disturbare, le vacanze in famiglia sono sacre da queste parti, ti chiamo io quando torno a Londra... se mi ricordo...» e due, tra un po' avrebbe lanciato il telefono dall'altra parte dello steccato se non fosse riuscito a riattaccare più civilmente. «Sì sì, a presto Ray!»
Per la felicità dell'apparecchio, che avrebbe potuto continuare a vivere, Mycroft fu liberato dal petulante interlocutore.
«Buonasera Mycroft» lo salutò Sherlock, che ancora aveva traccia di lacrime sul viso per l'eccesso di riso appena sedato. «Fatta una buona conversazione?»
«Raimond Callaghan, portavoce del Primo Ministro colombiano» disse il politico. «Devo ancora capire cosa vuole da me...»
Il minore gli si avvicinò, sfiorandolo di proposito con una spalla. Non era una relazione "convenzionale", la loro; anzi, forse non era neanche una relazione. Era chimica, quella che faceva reagire i loro corpi spingendoli a cercarsi quando erano nella stessa stanza, o dietro la stessa staccionata, come quella volta. E non si sentivano sbagliati per questo: cosa c'è di sbagliato in una cosa che nasce dalla natura?
Quell'azione provocò una reazione: un bacio. Chi lo diede per primo non è importante, fatto sta che la bocca di un fratello cercò quella dell'altro e la trovò in un contatto ancora superficiale.
«Hai cominciato a fumare senza di me??» chiese Sherlock, quando sentì l'odore inconfondibile sulle labbra di Mycroft.
«Tu non arrivavi, dovevo pur ingannare il tempo. Mamma ha tirato fuori il Mercante in Fiera, non so se mi spiego» si giustificò il colpevole. «Ma ti ho pensato...» aggiunse poi, tirando fuori dalla tasca interna della giacca una singola sigaretta.
«Ora si ragiona...»
La tenne tra le labbra mentre cercava l'accendino e tirava una prima boccata per incendiare il tabacco, poi la passò a Sherlock tenendola tra due dita.
Il minore accettò l'offerta di pace e posò le proprie labbra sul filtro, stando attento a toccare anche i polpastrelli di Mycroft; inspirò forte dove poco prima lo aveva fatto lui e, in un certo senso, fu come baciarlo di nuovo. Con una mano la sfilò dalla sua presa mentre si allontanava col viso per cacciare fuori il fumo, permettendo alle loro dita di sfiorarsi appena.
Continuarono a fumarla così: un tiro a testa, Sherlock la reggeva tra le labbra di Mycroft e Mycroft la reggeva tra le labbra di Sherlock, in un lungo bacio fatto di contatti e pause, incontri e allontanamenti, senza mai baciarsi davvero.
«Ehi! Non starete fumando, spero!»
La voce della madre li fece sobbalzare e voltare di scatto, nascondo il mozzicone dietro la schiena; l'ultimo tiro lo aveva fatto il Consulente Investigativo, quindi era rimasto in mano al politico.
«Affatto!»
«Scherzi?!»
«Noi??»
«Mycroft!»
Sherlock ricevette un'occhiataccia dal fratello, mentre ancora espelleva fumo dal naso.
La donna li guardò malissimo, poi scosse la testa.
«Coraggio, venite dentro» disse, scansandosi dalla soglia come una guardia giurata si fa da parte per far entrare due detenuti nella cella. «Sherl, vai a salutare tuo padre. E tu, Myc, vieni a darmi una mano in cucina.»
«Ti costa tanta fatica pronunciare per intero i nostri nomi?» si informò il maggiore, con reale interesse nella voce.
«Forza, muovetevi» lo ignorò la madre. «Cluedo ci aspetta!»
Sarebbero stati due giorni molto molto duri per entrambi.
   
 
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