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Autore: Overlook    10/11/2015    8 recensioni
Dragon Ball Super
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"[...]E, sin da quel momento, in cui, comodo su uno dei rami più alti dell'albero troneggiante, aveva centellinato una bevanda corroborante, Vegeta aveva compreso che, per qualche motivo, quella giornata, già dì per sé singolare, non sarebbe stata come tutte le altre sino ad allora vissute su quel pianeta".
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Nel cuore della notte, un eccezionale allievo si trova a misurare il proprio io attraverso gli occhi sin troppo limpidi del maestro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta, Whis | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Dorayaki - Dalla Terra, con amore", di Overlook è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.



Dorayaki – Dalla Terra, con amore

di Overlook, 2015©




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I cinque sensi s'affievoliscono, sino a costituirne uno soltanto, in cui gli occhi vogliono restar serrati, le orecchie non desiderano altro che il silenzio, la bocca avverte che è meglio non provocarla; il naso non fa altro che lamentarsi di odori troppo preponderanti, nell'ambiente circostante e le mani s'illudono d'essere composte di ghiaccio. I riflessi si fanno rallentati ed il passo malfermo, l'umore si ingrigisce e tutto il circostante sembra non volersi fermare mai, mai, mai, in un infinito girotondo dai contorni sfocati e tremebondi, bramoso d'inghiottire la vittima del momento in quell'incessante vorticare, ebbro di suppliche e di lamenti strazianti, ma muti, che corpo e mente della preda uggiolano al vuoto oppressivo di quella morsa invisibile che è la nausea.
Il fatto che in tutto ciò sia molto più facile incappare a bordo di una imbarcazione o comunque sospesi sulle acque, che siano oceaniche o fluviali, non a caso porta alla generica definizione di mal di mare.
Vegeta, che di mali di tipo fisico o psicosomatico ne aveva provati pochi o nessuno, nella vita, se rapportati a quelli più profondi, esistenziali, che l'avevano plasmato ex novo, di certo poteva ben credersi immune, a quel genere di disagio; se qualcuno si fosse azzardato a dire che non si può esser certi di ciò che non si è sperimentato personalmente, questa volta il principe avrebbe avuto ragione da vendere, nel ringhiargli contro che sì, ebbene sì, il principe dei Saiyan s'era non soltanto presentato su una imbarcazione -e che imbarcazione, la faraonica Princess noleggiata da Bulma per il proprio compleanno-, ma che pure sul ponte principale di questa aveva trascorso interminabili minuti, a scrutare il manto celeste; senza obiettivo alcuno, avrebbe detto un Terrestre qualunque. Non soltanto: al termine, del tutto sorprendente, dello scontro divino consumatosi, anziché dileguarsi celere alla volta della terraferma, aveva concesso, più a sé stesso che alla moglie, di rimanere, di trascorrere la notte su quella nave tanto enorme quanto lenta, per uno come lui che con un briciolo di concentrazione sarebbe stato in grado di sfrecciare alla velocità del suono, lasciando che le acque s'inchinassero al suo cospetto.
E quel mal di mare, mica lo aveva avvertito. Anzi.
Non lo aveva attanagliato durante la cena ricca di manicaretti e incorniciata da una deliziosa torta ai frutti rossi, non ne era caduto preda mentre lento si disfaceva della battle-suite e s'andava a coricare supino; ne era stato immune pure alle ore quattro della notte, quando, solitario e seminudo, cogitabondo sul terrazzino della suite matrimoniale, era stato raggiunto da una Bulma assonnata ed infreddolita...
Si tormentava allora sul perché, perché proprio in quel momento, immerso in una atmosfera dal peso gravitazionale differente, dalle coordinate cosmiche praticamente opposte, ma soprattutto priva di superfici navigabili, avvertiva quella spossatezza e quella condizione quasi febbrile che tanto lo stavano abbattendo ed infastidendo. Di influenza, di malanni ed altri acciacchi squallidamente Terrestri, era scontato non dover tenere alcun conto. Non era nel genoma Saiyan, la predisposizione a contrarre virus. Solo i più infidi e potenti, avevano una possibilità contro l'acciaio del loro organismo e senz'altro questi non bazzicavano per le vie della Città dell'Ovest, forse nemmeno sul pianeta Terra. Il bacillo che aveva attaccato il pericardio di Son Goku, anni prima, era stato incubato sin dalla tragica esperienza sul pianeta Namecc, quando tra sudore, saliva e sangue, il Super Saiyan ed il malvagio Freezer erano entrati fisicamente in contatto ben più di una volta. Questa, almeno, la conclusione alla quale erano giunti Bulma e suo padre, analizzando i componenti dei residui della medicina provvidenzialmente offerta dal Trunks del futuro.
Quel ragazzo...
Non era disprezzo, ma terrore, quel che Vegeta, nei suoi confronti, aveva ostentato arrogantemente: le viscere gli si erano liquefatte, al mostrarsi di quel figlio, non piagnucolante, non neonato, ma coraggioso ed eroico guerriero arrischiatosi in un'altra dimensione temporale, addirittura, pur di salvare i propri cari. S'era sentito talmente piccolo, da doversi ridimensionare, secondo il proprio sadico gusto, col solo mezzo a lui ben noto: una smisurata dose di orgoglio insensibile, caparbio e presupponente. Sino al momento della dipartita del devoto giovanotto che tanto aveva denigrato. Da lì, da quel fulmineo istante, qualcosa s'era infranto come un vetro colpito da un proiettile. E, in quello stesso fulmineo istante, l'ira e il cieco desiderio di vendetta propri di un padre erano esplosi proprio come un proiettile, proprio contro quel vetro.
Nell'imperdonabile indecisione tra il proferir parola e il voltarsi dall'altra parte, ricaricato di un orgoglio più moderato e consapevole, s'era limitato a ricambiare il rispettoso gesto del figlio, quando dai giardini della Capsule Corporation egli aveva preso il volo a bordo di Hope...


“È permesso?”.

Il groviglio inestricabile di abissali pensieri sull'orlo del baratro tra il passato, il presente ed il futuro s'interruppe bruscamente all'udire il suono flautato di quella voce mansueta eppure autorevole, alla quale il Saiyan volle rispondere con il consueto tocco personale: “Si trova già a metà della stanza, avrebbe dovuto chiederlo prima, se le fosse davvero premuto non disturbare, non crede?”.

“È sempre così teso, principe Vegeta... Si rilassi!”.

Il longilineo alieno, dall'aria assai più divina di quella del primo discepolo, soave nel pronunciarsi ed elegante nell'esprimere qualunque gestualità, si portò in avanti, alla destra della finestrella scavata nella pietra di cui erano composte le pareti di quella singolare camera da letto circolare, dove giaceva, scomposto e profondamente addormentato, supino e russante, Son Goku; dalla parte opposta, il letto sfatto, ma vuoto, di Vegeta, che per l'appunto si trovava in piedi ben diritto, proprio di fronte a quella piccola finestra, spoglio dei consueti guanti e della corazza al petto. La porta, rimasta socchiusa, si trovava esattamente alle sue spalle, ma il duro e alquanto particolare allenamento a cui già da mesi s'era volontariamente sottoposto, stava dando i suoi frutti: la percezione del Ki ultraterreno, risultava ormai un giochetto da ragazzi.

“Come mai ancora in piedi a quest'ora, se posso permettermi di chiederglielo? Credevo fosse esausto, dopo l'allenamento di oggi!”. Lo sguardo dolce, ma astuto e sibillino di Lord Whis, si fece bonario e stretto in un sorriso spensierato e scherzoso, mentre una nivea mano si portava davanti alle labbra carnose per trattenere educatamente un abbozzo di risolino.

Le pupille del suo interlocutore, fuse in un tutt'uno con la notte profonda, divennero invisibili nello scatto del mento dal lato opposto al suo. Per l'ennesima volta, quel particolarissimo maestro l'aveva punzecchiato sul vivo nell'ammissione di una debolezza, qualche ora prima: Nel bel mezzo del banchetto servito ai due neo-discepoli per cena, Son Goku, a bocca piena, s'era prodigato in una sorta di gorgoglìo, che aveva voluto significare, su per giù, “Grazie e mille, Lord Whis, siamo così stanchi ed affamati che potremmo anche metterci a dormire mentre gustiamo questi deliziosi runbing!”, sventolandogliene uno licenziosamente proprio poco sotto il naso sottile. Il principe dei Saiyan, continuando imperterrito a trangugiare il galeotto ramen offertogli, non aveva obiettato in alcun modo, anzi, abbozzando un cenno di assenso sospirato.

L'alba, su quel pianeta pressoché piramidale, era d'assai rara bellezza. Quando i flebili raggi dell'astro nascente ad Est incrociavano lo sguardo timido dei Soli dell'Ovest e del Sud, un cono di luce abbagliante ed avvolgente annunciava il trionfale ingresso della cronosfera del Nord, fiammeggiante ed opalescente. Si stagliava così, nell'unico varco incolore di quel cielo scarlatto, uno spettro scintillante dalle sfaccettature infinitamente variegate; neppure il più abile dei pittori avrebbe potuto utilizzarne più di un paio in un proprio dipinto, talmente quelle sfumature erano sconosciute nel resto del sistema solare di quell'universo. E, sin da quel momento, in cui, comodo su uno dei rami più alti dell'albero troneggiante, aveva centellinato una bevanda corroborante, Vegeta aveva compreso che, per qualche motivo, quella giornata, già dì per sé singolare, non sarebbe stata come tutte le altre sino ad allora vissute su quel pianeta.
Ora che la notte aveva inghiottito i quattro Soli, le mappe stellari naturali e il rossore pudico della volta celeste, egli riconosceva che relativamente poco aveva influito l'arrivo dell'eterno rivale, insieme al maestro. Era qualcosa di più profondo, di più sconcertante, di più intimamente imbarazzante, per una tempra come la sua. Ed era pure lo stesso qualcosa che l'aveva reso insonne e che, per tutta la durata degli allenamenti e delle faccende domestiche, sino al giungere di quel momento solitario, gli aveva restituito solo un irritante... Mal di mare.

Sa, questa mattina, al mio arrivo alla Capsule Corporation, sua moglie mi ha accolto con uno dei più deliziosi infusi aromatici avessi mai assaporato...”, proruppe Whis, azzardando un'espressione sorniona all'indirizzo del Saiyan, come si aspettasse una ben precisa reazione.
Risuonando nella stanza solo un ringhio sommesso, seccato e sprezzante, decise di continuare: “... E me l'ha offerto ancor prima che potessi farle i miei più vivi complimenti...”. L'ennesima frase soppesata accuratamente irretì l'altro, che si lasciò sfuggire uno sguardo vagamente incuriosito.
... Per il nuovo aspetto! Un taglio di capelli davvero moderno, ma signorile. Il foulard abbinato a pantaloni attillati, poi, assolutamente graziosissima, Bulma-san!”.
Per qualche motivo, quella giornata, già dì per sé singolare, non sarebbe stata come tutte le altre sino ad allora vissute su quel pianeta? Sì, eccolo, il motivo. Bulma, fondamentalmente.
Difficoltà a distanziarsi fisicamente per qualche tempo non ve n'erano state, abituati entrambi ad una simbiotica autonomia sin dai tempi in cui soltanto il sesso fungeva da calamita tra i due. Certo, da donna Terrestre qual era, in fin dei conti, lei una lacrima l'aveva versata, sorridendogli già minuscola dal basso dei giardini della Capsule Corp., dai quali s'era librato insieme a Whis. Lui, invece, che sarebbe mancato da casa solo per un po' e che il suo cuore sarebbe rimasto sempre e solo accanto a lei, era sicuro d'averglielo detto non a parole, non quella mattina, non nei giardini, non alla luce del Sole. Ma glielo aveva detto e lei lo aveva compreso. Nulla di più certo. Ormai, tra loro, niente era più un'incognita, nemmeno a distanza di anni luce. Però l'addestramento in sé, richiedendo una spiccata concentrazione spirituale, poco a poco lo aveva portato a dover relegare Bulma, la sua casa, la sua famiglia nelle grinfie di un mero pensiero laterale, preferendo sfogare gli istinti belligeranti e la smania di miglioramento, prima di ogni altra cosa. E mano a mano, le capatine alla C.C. di cui innocentemente Whis ammetteva l'esistenza, s'erano fatte da vagamente irritanti a, semplicemente, irrilevanti.
Sentir proferire ora, dalla bocca del proprio maestro, che l'innegabilmente affascinante moglie s'era cimentata in un nuovo tipo di vestiario e di taglio di capelli, gli faceva schiumare il sangue su poli opposti: cosa mai avrebbe dovuto importare al principe dei Saiyan di frivolezze simili, soprattutto a quell'ora, in cui avrebbe dovuto riposare e basta?
Sull'altra sponda del fiume in piena stava un torpore acuminato e velenoso, che gli bruciava i contorni del fegato e gli erodeva l'arroganza del tono di voce. Come osava, quel suo stesso maestro, guardare Bulma in quel modo, la sua Bulma, di cui solo lui avrebbe avuto il diritto d'osservare silenziosamente la differente piega della chioma o il più sensuale abito indossato?

Ben conscio della totale assenza di motivi per cui preoccuparsi di Lord Whis in quei termini, d'altronde, Vegeta si risolse a rispondergli semplicemente “Tsk, Bulma non sa pensare ad altro, non appena ha del tempo libero. Solo stupidi vestiti e stupidissimi parrucchieri”.

... E stupidissimissime divise da combattimento nuove, sembrerebbe”. Il gomito nodoso del più alto, andandosi a scontrare appena, licenzioso, sulla spalla dell'altro, parve a Vegeta un pugnale, più che altro.
Facendo scattante dietro-front, egli si avvicinò al proprio letto, disfandosi della parte superiore della battle suite di color pervinca scuro, continuando a fissare cupamente l'impiantito freddo e grezzo.

“Guardi che so perfettamente, cosa sta provando in questo momento, sa? Sono pur sempre il maestro di una divinità, io! Lei non riesce ad ammetterlo, non vuole forse nemmeno accettarlo, ma la sua famiglia le manca molto di più della voglia di rimettersi in gioco come guerriero”.

Lo sguardo del Saiyan, ora sgomento e ben ancorato alla fiera schiena di Lord Whis, fu abbastanza eloquente da permettere a quest'ultimo di proseguire senza neppur voltarsi: “È diventato molto, molto più forte, in questi mesi, se ne rende conto? Posso persino azzardarmi a supporre che lei abbia superato di gran lunga il suo amico...”.

Kaharot non è mio amico!”, abbaiò Vegeta ignorando volutamente il resto della frase. Doveva ancora avere più prove, da parte di sé stesso, per poter essere certo di una cosa simile. Era meglio essere prudenti, nel cantar vittoria.

...Ad ogni buon conto...” - aggiunse il maestro continuando a dargli le spalle, nella compostezza rispettosa a lui confacente - “... Ancora molti, sono gli errori che lei commette e che in quanto tali, la ostacolano nel totale sviluppo delle sue potenzialità. Come domattina vi spiegherò, lei spreca troppo tempo a pensare, prima di agire, caro mio. Il corpo deve riuscire a prendere decisioni autonomamente, capisce? Beh, mi pare comunque questo il momento più appropriato per rivelarle, detto tra noi, che...”.

Il principe, esterrefatto dalle capacità d'osservazione e deduzione dell'altro, che da assai poco lo conosceva, in verità, lo pregò di continuare, come intrappolato in una sorta di trance, nella quale, seppur dolorosamente, era piacevole, annegare, una volta tanto. Lord Whis si voltò allora a guardarlo, diritto negli occhi, sorridente, saggio ed astuto come non mai.
... Se vuole superare sé stesso, se desidera arrivare a ben altri livelli, dovrà far sì che anche il suo cuore, sia in grado d'agire autonomamente, rispetto al suo pensiero”.
La bocca di Vegeta, dischiusasi in un lampo, tremò appena, nel cercare di articolare una risposta, senza trovar parole e voce adatti a tentare per l'ultima volta di difendere il proprio orgoglio dinanzi a quella fonte troppo pura e vicina, di verità latenti.
Lord Whis, a cui pochi minuti erano bastati, durante lo scontro tra Son Goku e il dio della distruzione Bills, per inquadrare Vegeta e comprenderne a fondo la natura e le particolarità più celate, scorse anche in questo caso l'ennesimo atto della sanguinosa guerra muta e feroce che dentro al guerriero si stava svolgendo, mietendo vittime e proclamando vincitori con pari frequenza. Decise, bonario, d'intervenire, a placare anche solo momentaneamente quel duello eterno ed infinito, che l'aveva visto marionetta impotente dal momento in cui la stravagante scienziata gli aveva rivolto parola, appena giunti sul pianeta Terra, entrambi ancora frastornati dall'esperienza su Namecc.

... Oltre che, ovviamente, imparare a collaborare con Son Goku, anziché perseverare nel darvi addosso. Non si è ancora accorto che contro di me non potrete mai farcela, se non unite le vostre forze?”. Sorridendo spocchioso, ma candido, al volto impallidito e costernato dell'altro, si alzò definitivamente in piedi e si accinse ad accomiatarsi, dirigendosi verso la porta.

Da bravo, adesso, mi dia retta. So che sarà duro da digerire, questo, ma prenda esempio dal suo collega. Cerchi di dormire, domani non rallenterò il tempo di scomparsa delle zolle di terreno durante l'allenamento con i pesi!”.

Inchinandosi appena, muto e formale, come ormai da tempo aveva imparato a rivolgerglisi, Vegeta si liberò anche del pantalone della divisa da combattimento, accomodandone i lembi ordinatamente sulla spalliera dell'essenzialissimo giaciglio.

Dimenticavo...” - aggiunse, già quasi sulla soglia, ma rimanendo di spalle, Lord Whis - “La sua adorabile moglie mi ha minacciato di non farmi più entrare a casa vostra, se non le avessi consegnato il pacchetto...”.

C-che pacchetto, signore?”. Il tono d'un tratto ossequioso, ma mai viscido, del Saiyan, s'era caricato di sorpresa, curiosità ed una punta di imbarazzo. Bulma gli mancava da morire. Ormai che persino il suo maestro, gliel'aveva fatto presente, gli pareva stupido tenerlo nascosto solo a sé stesso. Certo a Kaharot non avrebbe rivolto nemmeno mezza parola a tal proposito, su quello non ci sarebbe piovuta mai nemmeno una microscopica goccia di pioggia. L'aveva già punto sul vivo durante lo scontro con Majin Buu, sul pianeta dei Kahioshin, di certo qualcosa di simile non sarebbe mai più ricapitato. Nemmeno per sbaglio. Nemmeno se si fosse trattato di salvare qualcosa o qualcuno.

Ma come, ha avvertito la mia presenza ancor prima che proferissi parola, poc'anzi, ma non si è accorto che le ho lasciato un pacchetto proprio lì, sul comodino? Vede, caro, quant'ancora ha da imparare? … Si goda il riposo”. Lo scatto della maniglia subito seguente, diede conferma a Vegeta d'essere solo, visto il pesante sonno dell'altro Saiyan, in quella stanza. Lui, il vortice estenuante, piacevole, lancinante, avvolgente dei propri pensieri verso la propria famiglia, la propria dimora... Lui, quel vortice ed un pacchetto. Color verde pastello, rettangolare, non più grande d'una comunissima scatola da scarpe per bambini terrestre, dotato di una maniglia in cartoncino, dal quale un nauseante bigliettino a forma di muso di panda, forse, faceva capolino, sporcato da qualche parola scritta a penna a cui non prestò la minima attenzione, indaffarato ad aprire il contenitore senza destare Son Goku, con la cui petulante ed inopportuna curiosità avrebbe dovuto fare i conti, altrimenti. Ormai però era fin troppo bravo, Vegeta, a svolgere compiti di una certa difficoltà manuale, senza provocare l'altrui risveglio. Con la precisione di un laser ad infrarossi e con la fermezza di un bisturi in mano ad un affermato chirurgo, il dito indice sinistro del principe andò a lacerare, con l'aiuto di una microscopica sfera d'energia, i contorni della scatola, della quale, a lavoro ultimato, sollevò la parte superiore, per scoprire che all'interno stava, mansueta e succulenta, una composizione di sei dorayaki al riso disposti ordinatamente in due file da tre, tenuemente colorati di rosa e di giallo, senza forme particolari, com'era abituato a vedere schifato sul piatto del figlio, al momento del fine pasto. Un sorriso, appena abbozzato, quasi increspato nell'espressione granitica consueta, s'affacciò sul suo volto, allorché gli occhi ebbero concesso una possibilità anche a quello stupidissimo bigliettino...

Dalla Terra, con amore.”.





-Fine-











N.D.A.: Nel testo si trovano citazioni a:

Dragon Ball Z, episodi 189 - 193 - 278

Dragon Ball Super, episodi 9→14

Calma piatta e mari in tempesta”, di esclusiva proprietà di Lilly81

Vizi di famiglia”, di mia esclusiva proprietà

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Personalissimo tentativo, costantemente ritoccato e modellato nelle ultime settimane, d'aggiustare il tiro della condotta a cavallo tra l'episodio 16 e l'episodio 18. Giusto per crogiolarmi e -spero- far crogiolare altri in una ritrovata pace con sé stessi: gli amanti di Vegeta, di Bulma e della coppia da loro formata sono sicura capiranno eccome.

  
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