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Autore: Petricor75    10/11/2015    2 recensioni
Su una linea temporale, questo racconto si colloca un po' di tempo dopo la fine della terza stagione. Ruota soprattutto intorno a Bea e ad un personaggio originale. Boomer la fa da padrona per le parti divertenti.
Questa fanfiction è stata scritta e pubblicata prima che venisse rilasciata la quarta stagione, i personaggi originali sono totalmente inventati e farina del mio sacco.
Wentworth e i suoi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Bea Smith scaraventò seccata le coperte in fondo al letto e si tirò su a sedere, la gamba destra abbandonata oltre il bordo del suo giaciglio, la sinistra piegata contro il torace, a sorreggere il braccio corrispondente, la schiena contro la fredda parete di cemento.
Chiuse gli occhi esalando un sospiro di resa, consapevole del fatto che quella notte non avrebbe riposato. Non erano i vagiti di Joshua ad infastidirla, tantomeno la melodia sussurrata da Liz Birdsworth per cullare il piccolo.
Si guardò attorno, prendendo coscienza degli spazi attorno a sé e di come la sua stessa figura occupava la stanza. Una strana connessione mentale le fece ricordare la scena di un film visto molti anni prima, scosse la testa con un sorriso sbieco ed incredulo, tanto era strana l'associazione, - mancano solo una sigaretta accesa e un gatto rosso che fa le fusa - pensò tra sé con umorismo, cercando di ricordare il contesto ed il titolo del film in questione, era un film di fantascienza, di quello era sicura, perché c'erano mostri viscidi e bavosi che 'venivano fuori dalle fottute pareti', e militari con armi pesanti, spari, esplosioni e morti ovunque, il genere di film che a quel bastardo di suo marito piacevano tanto, tuttavia... tuttavia aveva la sensazione che quel film fosse piaciuto anche a lei, - ma per quale motivo? Un pianeta alieno, i mostri, i militari, la donna col gatto... che altro? Una bambina? Si! C'era una bimba, e la donna la proteggeva! Ecco perché! C'era una parte 'umana' che lo rendeva più interessante dei soliti film di quel genere! ...Ma il titolo? - il titolo, proprio non riusciva a ricordarlo. Avrebbe chiesto al signor Jackson... sembrava intendersene...

Grata che questo pensiero l'avesse distolta anche solo per pochi minuti dal reale motivo che la teneva sveglia, si alzò dal letto, svuotò la vescica, si sciacquò la faccia ed aprì silenziosamente la porta della sua cella, affacciandosi nel salottino del blocco.
Come aveva immaginato, Liz teneva in braccio il figlio di Doreen, massaggiandogli la pancia con leggeri movimenti rotatori della mano. Joshua al momento sembrava assopito, ed anche la donna che lo confortava sembrava essere sul punto di cedere al sonno.
La rossa spinse la porta quel tanto che serviva per uscire e la socchiuse dietro di sé, sorridendo alla più anziana che si era accorta di lei. Liz ricambiò il sorriso, invitandola con un gesto del volto a sedersi vicino a lei. Bea passò delicatamente una mano sulla testa del poppante mentre si adagiava sul divano.
"Dor era distrutta, sono tre giorni che questo piccoletto ha le coliche, lo facevo sempre ad Artie quando era piccolo, trovava sollievo, sembra funzionare anche con lui", spiegò a bassa voce la donna, continuando a massaggiare il bambino, "Mi dispiace che ti abbia svegliato".
L'altra scosse energicamente la testa, in segno di diniego, una ciocca rossa le ricadde davanti alla faccia, "No, ero sveglia", precisò spostando il ciuffo dietro all'orecchio.
Alzando lo sguardo, notò l'espressione di attesa della sua interlocutrice.

Quando era sobria, era una donna molto calma, protettiva, attenta e non invadente, e per fortuna, era sobria da mesi, soprattutto grazie a Doreen, al piccolo e a Sophie. Se quella notte, nel salottino, ci fosse stata un'altra, probabilmente Bea non si sarebbe avvicinata, non certo per provare ad alleggerirsi l'anima cercando di far chiarezza sul motivo della sua insonnia. Sicuramente, se Maxine non fosse stata in isolamento dal giorno in cui aveva fatto valere la propria supremazia sul gruppo di Kaz Proctor, era a lei che si sarebbe rivolta.
Mantenere il controllo delle detenute esercitando il proprio potere anche con la violenza, era un compromesso che aveva imparato ad accettare presto, e benché fosse estenuante dover sempre puntualizzare chi comandasse, il sostegno e l'approvazione dimostrati dalla gran parte delle altre donne l'avevano incoraggiata a mantenere la sua parte.
Maxine era sempre rimasta fedelmente al suo fianco, pronta a sporcarsi le mani, con o senza l'incentivo delle sue dosi ormonali giornaliere. Per il momento le due donne avevano stretto un accordo con Franky Doyle, che attingendo ai risparmi di Bea, riforniva di veri ormoni la mora, passando dai canali ufficiali, grazie anche all'aiuto di Bridget Westfall, cui era stato offerto di rientrare nell'organico di Wentworth, poco dopo lo scandalo Ferguson. L'isolamento era un danno collaterale temporaneo, purtroppo impossibile da evitare.

Un tocco leggero sulla spalla la riscosse dai suoi pensieri, trasalendo incrociò lo sguardo paziente dell'amica.
"Mi è successo qualcosa oggi, e sto cercando ancora di capire... cosa fosse...", confessò con perplessità. Liz rimase in silenzio, in attesa che la rossa proseguisse nelle spiegazioni, cercando al contempo di ricordare gli eventi della giornata appena trascorsa, al fine di individuare una connessione con ciò che aveva appena udito. Non ricordava di averla vista in sala visite, quindi doveva essere qualcosa legato al nuovo gruppo di prigioniere arrivate fresche fresche in mattinata.
Di solito, in qualità di supervisore, spettava a lei accompagnare i nuovi arrivi e spiegare loro le regole da rispettare all'interno della struttura, ma quella mattina, aveva lasciato il compito a qualcun altro.
Non era inconsueto per il boss studiare attentamente le detenute appena arrivate, alla ricerca di possibili minacce alla propria autorità, come delle personalità troppo problematiche di per sé o al fine di individuare personaggi cui offrire protezione in cambio di qualcosa a vantaggio e per il benessere del gruppo. Non ci aveva fatto molto caso.
"Ok, problemi in arrivo con una delle nuove?", suppose per incoraggiare la rossa. "Sì... no...", confermò l'altra, alzando le mani in un gesto di resa e scuotendo il capo, "Ok... non so come spiegarlo, ok?", aggiunse incredula. "Dallo a me, hai bisogno di riposare, ci penso io.", si offrì tendendo le braccia per accogliere il bimbo. La bionda, sempre più confusa, la scrutò con sguardo perplesso.
"Su, vai... ne parleremo un'altra volta, davvero... non so cosa dire, al momento...", la esortò prendendo Joshua dalle sue braccia, sorridendo dolcemente alla vista e alla sensazione del corpicino addormentato contro il suo ventre, e una rosa di piacevole dolore le esplose nel petto al ricordo di quando Debbie era così piccola.
   
 
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