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Autore: Canzonette    11/11/2015    0 recensioni
Tutti quei bei colori e foglie svolazzanti sono il modo che la natura ha di distrarci dal fatto che sta arrivando l'inverno
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre camminava attraverso il bosco, sentiva lo scrocchiare delle foglie sotto i piedi. Che schifo l’autunno. Tutti quei bei colori e le foglie svolazzanti sono il modo che la natura ha di distrarci dal fatto che sta arrivando l’inverno, e che l’estate è finita.
Passo dopo passo però il suo umore si alleggeriva. Forse lo SKROK delle foglie secche aveva un che di rilassante. Il gracchiare di un corvo arrivò inaspettato, Carlo sobbalzò. Scosse leggermente la testa, sorpreso di essersi spaventato. Arrivò alla grande quercia, superò il cespuglio di rovi rimettendoci un pezzo di maglione e arrivò al ruscello. Indugiò un attimo sulla direzione da prendere, poi prese la destra. Dopo qualche passo ci ripensò, e prese la sinistra.
“Eccoti, finalmente”
Di nuovo, Carlo sobbalzò.
“Scusa se ci ho messo tanto, sai, il lavoro, il traffico….”
“Non preoccuparti”
Carlo sorrise. Finalmente si sentiva a casa. Il viso di Eleonora, disegnato incidendo nella roccia, gli sorrise.
“Non sai che giornata ho avuto oggi…”
E si lanciò in un racconto dettagliato. Era bello sentirsi di nuovo ascoltato, da qualcuno che gli voleva bene. Era tutto (o quasi) come prima. Come se Eleonora non fosse mai partita, Carlo percepiva di nuovo il suo calore.
Finito il racconto, Carlo si informò sulla salute di lei. Stava bene, quel giorno aveva aiutato le donne del villaggio di Lusutu a prepararsi per una festa di paese. Gli fece racconti di facce pitturate, treccine, danze, profumi e colori.
Ma nulla rispetto alla giornata di Carlo, passata in riunione con il vicesindaco.
I due si sorrisero. Poi un brivido freddo attraversò la sua schiena, stava diventando buio e il sole era quasi tramontato. Giusto dopo che egli ebbe constato questo fatto, Eleonora lo esordì ad andare: “non rischiare di perderti! Hai preso una torcia?”
“Mi manchi.”
“Ma ci vediamo domani, non preoccuparti”
Carlo si sforzò di sorridere, non voleva che lei lo vedesse piangere.
“Hai ragione. Sono contento di averti vista, e sono contento che stai bene”
“in bocca al lupo per la riunione di domani!”
“Grazie.”
Senza voltarsi indietro, Carlo ritornò per la sua strada. Lo scrosciare del ruscello copriva lo SKROK delle foglie, meglio così.
Man mano che camminava, la luce si affievoliva sempre di più. Era strano che non aveva ancora incontrato la grande quercia.
Udì il gufare di una civetta. Si guardò intorno perplesso, gli alberi sembravano tutti uguali.
Mise una mano in tasca, si punse l’indice con una spilla che chi sa come era finita li’. Si porto’ il dito alle labbra, nonostante non gli piacesse il sapore del sangue.
Interruppe i suoi passi, e accarezzò’ il muschio sulla corteccia di un albero. Lentamente, si lascio’ scivolare per terra, la schiena appoggiata al tronco.
Lentamente, sprofondò nel sonno. 
   
 
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