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Autore: jas_    11/11/2015    5 recensioni
[Stalia]

«Non farlo mai più» ripeté Malia tra sé e sé, col respiro leggermente accelerato e gli occhi vigili sulla strada. Si morse il labbro inferiore e lanciò uno sguardo al contachilometri, spostandosi poi sul profilo di Stiles.
Il suo naso alla francese fu la prima cosa che attirò l’attenzione di Malia, che spostò poi lo sguardo sulla sua pelle chiara e sui piccoli nei che risaltavano su di essa. Non aveva alcun accenno di barba, il che rendeva il suo viso candido ancora più innocente. Seguì poi la linea delle sue braccia fino ad arrivare alle sue mani sul volante. Le dita lunghe e sottili si muovevano su e giù, seguendo un ritmo che probabilmente Stiles aveva in testa, le sue unghie erano corte e mangiucchiate.
«Che c’è?» domandò il ragazzo, sentendosi osservato, ma senza osare distogliere nuovamente lo sguardo dalla strada.
Malia tornò a guardargli il viso serio e concentrato.
«Nulla» disse. «Ti stavo guardando» ammise, senza nessuna traccia d’imbarazzo o timore nella voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malia Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Malia strinse le labbra pensierosa, non le era mai piaciuto andare a scuola e sebbene non fosse mai stata bocciata, aveva sempre fatto il minimo indispensabile. Ecco perché quando Deaton le aveva porto un bloc-notes e una matita aveva sbuffato, senza nemmeno sapere cos’avrebbe dovuto scriverci.
«È da un mese ormai che ci vediamo» esordì lui, ignorando il viso scocciato e poco propenso che aveva davanti. «Vorrei che ti prendessi del tempo per scrivere cosa ti sembra che sia migliorato in te. Come ti senti rispetto a prima che iniziassi a venire qua, o qualunque altra cosa ti passa per la mente.»
«Devo proprio scrivere?» domandò. «Non possiamo… Parlarne?»
Deaton scosse la testa. «Voglio che tu scriva su quel foglio e che poi lo conservi. Ti ricorderà la strada che hai fatto, e quella che potrai ancora fare, quando ti sentirai giù di morale e smarrita.»
«Chi ti dice che io mi senta… Migliorata?»
Deaton sorrise. «Si vede lontano un miglio. E anche tu lo sai. Quindi per favore smettila di provocarmi e scrivi.»
Malia drizzò la schiena, sorpresa da quella risposta, e troppo sbigottita per riuscire a rispondere a tono, abbassò lo sguardo su quel foglio a righe e cominciò a scrivere in silenzio.
Sentiva lo sguardo di Deaton addosso, nonostante ciò cercò di concentrarsi su quello che stava facendo, così da porre fine a quella situazione fastidiosa il prima possibile.
Deaton l’aveva spronata a farsi degli amici, e sebbene non li conoscesse ancora molto bene Kira e Scott sembravano simpatici. Anche Stiles non era poi così male, aggiunse anche il suo nome ma con qualche riserva, sperava soltanto che Deaton non avrebbe insistito su di lui. Un mese prima non avrebbe nemmeno mai pensato di salire su un’auto, di andare a una partita di lacrosse o ad una festa di Lydia Martin. Aveva già scritto cinque righe e le sembrava più che sufficiente. Porse il bloc-notes a Deaton che, sorprendentemente, non lesse nulla di ciò che Malia aveva scritto. Si limitò a staccare il foglio e a restituirglielo.
«Questo è per te» disse. «È stato più facile di quanto credessi.»
Malia osservò un’ultima volta la sua calligrafia corsiva, piegò il foglio in quattro e se lo mise in tasca. «A cosa ti riferisci?» domandò confusa.
«Pensavo che per convincerti a scrivere avrei dovuto minacciarti» ammise Deaton divertito.
«Ti ho voluto semplificare il lavoro.»
«La parte più difficile arriva ora» l’avvertì lui, facendosi improvvisamente serio.
Malia notò il cambiamento repentino dell’espressione del suo psicologo e senza rispondere, deglutì e strinse i braccioli della poltrona con le mani. Non sapeva ancora a cosa Deaton si stesse riferendo, ma non le fu difficile intuire che si trattava di qualcosa che non avrebbe accettato facilmente.
«È giunta l’ora di fare visita a tua madre e tua sorella.»
Malia a quelle parole si pietrificò, non mosse un muscolo oltre alla mascella che si contrasse visibilmente dalla rabbia.
Deaton rimase in silenzio, aspettando una reazione da parte della ragazza che tuttavia si limitò ad inspirare forte.
«Non credo» mormorò infine, in un sussurro così lieve che fu quasi inudibile nel silenzio dello studio.
«Malia…»
«No» lo interruppe la ragazza. «Mi avete chiesto di venire qua e l’ho fatto, ho ascoltato i tuoi consigli, li ho messi in atto per quanto possibile, ma credevo che volessi aiutarmi a superare questa cosa, non a farmi tormentare di nuovo dai sensi di colpa più di quanto non sia già.»
«Per superare qualcosa lo devi prima affrontare!» esclamò Deaton, alzando per la prima volta la voce. «Devi smetterla di scappare, di scegliere la strada più facile, di considerarti la colpevole di tutto ciò. Non hai colpe, se non quella di non essere mai andata a trovare tua sorella e tua madre defunte. Non credi che devi loro almeno questo?»
Malia si irrigidì, un lampo di rabbia le attraversò gli occhi scuri ormai umidi dalle lacrime.
«Non osare…» mormorò.
«È la verità. Credi che se fossero ancora qua sarebbero contente?»
Malia si alzò dalla poltrona. «Tu non sai niente! Te ne stai lì seduto a giudicare la vita degli altri senza sapere nulla! Chi ti credi di essere? Conoscevi mia mamma? Mia sorella? No, e allora chiudi quella bocca» gridò, ormai in preda all’ira.
«No ma conosco te, e non negare l’evidenza.»
«Non mi conosci invece» mormorò Malia prima di uscire dall’ufficio sbattendo la porta.
Vide Stiles seduto sulla sedia che la guardava prima stupito e poi dispiaciuto, Malia si asciugò le lacrime che le rigavano le guance e senza dire nulla si avviò verso l’uscita.
«Che succede?»
Stiles la trattenne per una mano e per un istante Malia si sentì sollevata da quel tocco così famigliare.
Strinse le labbra senza voltarsi, ma la presa di Stiles si rafforzò ulteriormente e lei abbassò lo sguardo sul pavimento scuro e si morse un labbro.
«Non… Non mi va di parlarne» ammise con voce tremante e il respiro affannato.
«Malia…»
Il ragazzo le appoggiò una mano sulla spalla costringendola a voltarsi. «Ti prego dimmi cosa c’è che non va.»
Lei si asciugò gli occhi con la mano libera prima di incrociare lo sguardo preoccupato di Stiles.
«Nulla, va’ da Deaton. Ti sta aspettando.»
Stiles aprì la bocca pronto a ribattere ma la chiuse l’istante dopo, lasciando la mano di Malia che se ne andò senza aggiungere altro.
 
 
 
Malia osservava la punta bianca delle sue scarpe resa visibile dalla luce della luna piena alta nel cielo. Le girava la testa e l’unica cosa che sembrava essere ferma era il muro addosso al quale la sua schiena era appoggiata e il prato sul quale era seduta. Il cancello del cimitero alle sue spalle era chiuso e il silenzio era interrotto soltanto dal cantare dei grilli.
Malia prese in mano la bottiglia di whisky che aveva rubato dal minibar di suo padre e ne bevve un sorso. Fece una smorfia schifata quando sentì il sapore forte dell’alcol scorrerle in gola e si pulì la bocca con il dorso della mano.
Era notte fonda, quel giorno non era tornata a casa se non per prendere dall’armadio della cucina qualcosa da bere. Quelle mura erano troppo piene di ricordi che in quel momento più che mai non riusciva a sopportare. Non avrebbe mai dovuto dare ascolto allo sceriffo Stilinski e a Deaton. In quei mesi era riuscita a trovare il suo equilibrio, ad andare avanti seppur incespicando, ma quel pomeriggio si era sentita smarrita come sei mesi prima. Per quanto le scocciasse ammetterlo, le parole di Deaton l’avevano colpita più di quanto si sarebbe aspettata. Poteva avere ragione, ma Malia non ne era convinta fino in fondo. Non si era dimenticata della sua famiglia, come avrebbe mai potuto? Sua madre e sua sorella erano nei suoi pensieri in ogni momento della giornata, il fatto che non fosse mai andata nel luogo in cui risiedevano fisicamente non faceva di lei una figlia o una sorella ingrata. Non aveva fatto altro che ripetersi quelle parole come un mantra per tutto il giorno, e per quanto fosse abbastanza sicura della loro veridicità, un senso di colpa sempre maggiore cresceva dentro di lei.
Malia lanciò la bottiglia di vetro davanti a sé. Questa rimbalzò alcune volte sul manto erboso prima di spaccarsi con un rumore agghiacciante.
 
 
 
«Malia!»
La ragazza alzò la testa di scatto sentendosi chiamare, Stiles la vide socchiudere gli occhi per mettere meglio a fuoco quella figura che avanzava verso di lei nell’oscurità.
«Vai via!» esclamò Malia, alzandosi di scatto e incespicando sui suoi stessi piedi.
Era visibilmente ubriaca e Stiles si chiese quanto avesse bevuto. Dopo aver chiesto a Deaton cosa le avesse detto per sconvolgerla così tanto, aveva passato l’intera seduta in silenzio, in segno di protesta per non aver ricevuto da parte sua alcuna informazione. Aveva poi chiamato Kira sperando che ne sapesse qualcosa di più, era persino andato a casa di Malia nella speranza di trovarla lì, e dopo aver setacciato Beacon Hills aveva deciso di andare al cimitero.
«Stai bene?» domandò.
Stiles cercò di avvicinarsi ulteriormente ma la ragazza si voltò dandogli le spalle.
«Vai via» ripeté lei in un mormorio meno deciso.
Il suo corpo cominciò ad essere scosso dai singhiozzi, Stiles mosse un passo verso di lei arrivando a pochi centimetri dalla sua schiena. Era indeciso su come comportarsi, gli atteggiamenti bruschi di Malia nei suoi confronti non gli permettevano di seguire l’istinto per paura delle sue reazioni. Quando la sentì tirare su col naso, però, Stiles le appoggiò le mani sulle spalle cercando di trasmetterle un po’ di conforto. Sorprendentemente, a quel contatto Malia si voltò verso di lui col volto rigato dalle lacrime e lo sguardo basso, e nel vederla così sconvolta Stiles la strinse tra le sue braccia senza esitazioni. Le accarezzò lentamente i capelli sentendone il profumo fino a quando il suo respiro si regolarizzò. Era talmente preoccupato per lei che solo in quel momento si rese conto di quanto i loro corpi fossero in contatto. Stiles deglutì improvvisamente nervoso e in quel momento Malia si staccò da lui lo stretto necessario per poter alzare la testa e guardarlo negli occhi.
Stiles sentì il suo respiro che sapeva di alcol ma quella vicinanza gli impediva di pensare a qualunque cosa da. Il viso di Malia si avvicinò lentamente al suo, senza interrompere il contatto tra i loro occhi, fino a quando le loro labbra si sfiorarono. A quel punto la ragazza si arrestò, rimanendo in quella posizione e lasciando che le loro bocche si sfiorassero soltanto in concomitanza dei loro respiri.
Gli sarebbe bastato muoversi di pochi millimetri, pensò Stiles, e approfondire quel bacio come troppo spesso aveva sognato di fare, ma Malia non era in sé e avrebbe preferito aspettare un’altra occasione, seppur correndo il rischio che questa non si sarebbe più presentata.
«È meglio che ti riporti a casa» disse quindi, staccandosi da lei e prendendo un respiro profondo.
«Stiles…» lo richiamò Malia, ma prima che potesse aggiungere altro, la ragazza si voltò di scatto e vomitò sull’erba.
 
 
 
La camera di Stiles era piccola e disordinata. La scrivania era ricoperta di vestiti, così come la sedia girevole davanti ad essa. Il letto era disfatto e sulle mensole accanto ad esso, oltre a delle collezioni di fumetti, erano poste delle foto di famiglia.
«Dov’è il bagno? Vorrei farmi una doccia» disse Malia, voltandosi verso il ragazzo rimasto in piedi sul ciglio della porta.
Era immerso nei suoi pensieri e sussultò quando si sentì rivolgere la parola.
«Da questa» mormorò lui, schiarendosi la voce.
Malia lo seguì in silenzio oltre la porta di fronte a quella della sua stanza.
«Gli asciugamani puliti sono qui» spiegò Stiles, indicando uno scaffale. Poi si avvicinò alla doccia ed aprì l’acqua. «Ci impiega un po’ a scaldarsi.»
«Mi puoi portare qualcosa di pulito in cui dormire?»
Il ragazzo annuì. «Torno subito.»
Malia lo osservò uscire dal bagno e chiudersi la porta alle spalle. Si spogliò in silenzio ed entrò nella doccia sebbene l’acqua non fosse ancora calda.
Voleva schiarirsi le idee e riprendersi dagli eventi di quella lunga giornata. Chiuse gli occhi e si lasciò distrarre dal rumore dell’acqua che scrosciava sulla sua pelle. Dopo alcuni minuti prese lo shampoo che trovò lì accanto e si lavò i capelli. Si stava insaponando il corpo quando sentì qualcuno bussare alla porta, probabilmente Stiles.
Aprì la tenda e gridò avanti.
«Ho trovato anche dei boxer… Oh.»
Stiles si arrestò sul ciglio della porta, i suoi occhi scrutarono il corpo nudo e insaponato di Malia e le sue guance si tinsero di rosso.
«Potevi dirmelo che eri già in doccia» borbottò con lo sguardo basso, lasciando i vestiti accanto al lavabo.
«Non sarò la prima ragazza nuda che vedi» ribatté Malia divertita, richiudendo la tenda.
«Beh, no ormai ho perso il conto di quante ragazze si sono spogliate davanti ai miei occhi» spiegò lui, guardandosi allo specchio mentre parlava, e pensando a quanto fosse incapace di mentire.
«Passami l’asciugamano» lo interruppe Malia. La ragazza richiuse l’acqua ed aprì la tenda.
Stiles gli porse l’asciugamano cercando di non abbassare lo sguardo oltre il suo collo sebbene gli risultasse quasi impossibile non ammirare quel corpo che fino ad allora aveva visto soltanto vestito. Prima che potesse perdere il controllo, però, Malia si coprì e lo ringraziò sorridendo.
«Stavo dicendo» riprese lui, schiarendosi la voce, «ti ho portato anche dei boxer che a me stanno stretti. Saranno comunque grandi per te ma…»
Malia sogghignò. «Grazie» disse, avvicinandosi agli abiti puliti.
«Ti aspetto di là» disse Stiles, uscendo dal bagno prima che Malia si togliesse l’asciugamano di dosso.
Alcuni minuti dopo la ragazza lo raggiunse in camera, la maglietta marroncina che gli aveva dato era larga e le arrivava parecchi centimetri sopra le ginocchia. Stiles indossava il pigiama ed era appoggiato alla scrivania con un fumetto in mano. Quando alzò lo sguardo e vide Malia sul ciglio della porta, lasciò scorrere lo sguardo sul suo corpo, poi richiuse il libro e le si avvicinò.
«Puoi dormire qua, io vado sul divano» l’avvertì.
«Non dire stupidate, è casa tua» osservò Malia a braccia incrociate.
«Non sai quante volte mi sono addormentato mentre guardavo la tv per poi svegliarmi all’alba. È comodo.»
«Puoi dormire qua, il letto è abbastanza grande per entrambi. Non accetto un no come risposta.»
Malia non aspettò una risposta, si sdraiò sotto le coperte ed osservò Stiles ancora in piedi con le sopracciglia inarcate.
«Allora?»
Il ragazzo si grattò la nuca, era palesemente nervoso, ma dopo alcuni istanti si avvicinò al letto e si mise accanto a Malia.
La ragazza rimboccò ulteriormente le coperte e chiuse immediatamente gli occhi.
«Spegni la luce» mormorò, col viso rivolto verso Stiles che era rimasto impietrito al suo posto.
«Ok.»
Il ragazzo allungò il braccio verso l’interruttore.
«E smettila di essere così nervoso. Non ti molesto, promesso.»
«Ok.»
 
 
 
Stiles aprì gli occhi di scatto. La sua stanza era completamente buia e sebbene fosse concentrato a mettere a fuoco qualunque cosa, non riusciva a vedere nulla. Qualcuno si stava muovendo nel suo letto, ma non dormiva con qualcuno da… Sempre. Gli ci vollero alcuni istanti per ricordarsi degli eventi della sera precedente. In quel momento sentì Malia mormorare qualcosa, mentre continuava a muoversi.
Stiles accese la piccola lampada posta sul comodino e si voltò verso di lei.
La guardò in silenzio per alcuni istanti e, come se lei si sentisse osservata, aprì gli occhi.
«Stiles» lo chiamò lei, leggermente stupita, nel sorprenderlo guardarla nel cuore della notte.
«Stavi parlando nel sonno» si giustificò lui. «Tutto bene?»
A quelle parole Malia si tranquillizzò, si limitò ad annuire mentre sbadigliava e chiuse di nuovo gli occhi.
«Torna a dormire» gli disse.
Stiles annuì e spense la luce, sdraiandosi di nuovo. Malia si mosse ancora accanto a lui, e il ragazzo rimase in silenzio ad ascoltare il fruscio delle lenzuola, fino a quando non sentì il braccio della ragazza appoggiarsi sul suo torace. A quel punto lei si fermò, Stiles rimase immobile ad ascoltare il suo respiro regolarizzarsi, ma dopo alcuni minuti la sua mano cominciò a perdere sensibilità.
«Mi si è addormentata la mano» bisbigliò, alzando il braccio e lasciandolo ricadere sopra la testa di Malia.
«Sono scomoda così» mormorò lei, avvicinandosi ulteriormente a Stiles fino a quando non fu abbracciata a lui, con la testa sulla sua spalla.
A quella vicinanza riusciva a sentire il profumo dei suoi capelli, che sapevano del suo shampoo da uomo che probabilmente aveva usato. Ma per quanto l’avere Malia avvinghiata a lui gli piacesse, quella posizione non era molto confortevole per dormire.
«Ora sono io ad essere scomodo» osservò infatti.
Malia sospirò, si staccò da lui e si voltò dalla parte opposta, dandogli le spalle.
Stiles si pentì delle sue parole, sentiva l’aria fredda sulla parte del corpo sulla quale fino a pochi secondi prima c’era appoggiata Malia.
«Abbracciami» gli ordinò lei.
Stiles rimase per alcuni secondi immobile, per paura che si fosse sognato quella parola, ma lei la ripeté.
Stiles avvolse il corpo di Malia tra le braccia e la strinse a sé, facendo incrociare le loro gambe. Sentì le dita della ragazza appoggiarsi sopra le sue e stringergli la mano. Stiles si lasciò cullare dal suo respiro regolare fino a quando si addormentò.
 



NO NON SONO MORTA! ahaha
Scusate per il ritardo, fossi in voi mi odierei, ma spero di essermi fatta un po' perdonare con questo capitolo super Stalia!
Poi mi sono accorta che non ho risposto alle recensioni di due capitoli fa nonostante avessi detto che l'avrei fatto, rimedio subito!
E grazie per le recensioni, mi riempite il cuore di gioria <3
A presto,
Jas


 
   
 
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