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Autore: KiraSan    25/02/2009    3 recensioni
Una ragazza. Un'infanzia terribile. Un cuore che non vuole più battere. Incontra Lui. L'idolo delle folle. E loro. I suoi degni compari. Un amore. Aspettato a lungo da entrambi.
-Sto affogando...-
-Ma se siamo seduti su un letto!-
-...sto affogando nei tuoi occhi.-
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutte quelle persone che,
come me,
credono ancora di avere a che fare
con persone limpide
e che cercano in tutti i modi
di non farsi influenzare da niente
e da nessuno.
Insomma,
dedicato a tutti gli stolti,
come me.


CAP.1 INCONTRANDO IL TUO SGUARDO HO TROVATO IL MIO RIPARO
Una figura vestita di nero cammina in una Amburgo fredda, distante, in una notte di pioggia.
Porta con sè due valigie e sulle spalle ha uno zainetto.
E' vestita con un giubbotto di pelle nero, lungo fino ai fianchi, un paio di pantaloni neri, stretti alle caviglie. Sulla testa ha un cappellino con la visiera, di quelli che servirebbero per coprire dal sole, anch'esso nero. Porta pure gli occhiali da sole, sebbene non ce ne sia alcun bisogno.
L'unica nota di colore sono le scarpe: delle All Star viola.
La figura cammina sul marciapiede, sembra non avere fretta.
Arriva a una villetta.
Si ferma davanti al cancello di ferro.
Posa a terra le valigie e apre il cancello con le chiavi.
Attraversa il piccolo giardino e arriva sotto il porticato, al coperto dalla pioggia.
Apre la porta d'entrata che si spalanca senza nemmeno un cigolio.
Entra. Posa le valigie e lo zaino sull'entrata. Chiude la porta.
Butta il giubbotto, il cappello e gli occhiali su un divano.
Sale le scale e si dirige verso l'unica porta dalla quale proviene della luce. La spalanca.
-Fuori.- dice con tono duro
L'uomo biascica -Amore! Sei tornata!- e si avvicina alla figura, rivelatasi una ragazza
-Stammi lontano.- gli intima e si allontana non appena sente il pungente odore dell'alcool
-Ma come? Mi volevi sempre così bene!- le si avvicina e le accarezza una guancia, la ragazza si riprende e gli molla uno schiaffo.
Il suono rimbomba nel silenzio della casa.
-Fuori.- ripete, sempre con lo stesso tono duro.
-Fuori piove.- dice l'uomo -Fuori.- insiste
L'uomo non si muove, lei gli molla un calcio negli stinchi, lui le molla uno schiaffo, prende un'ultima bottiglia di alcool e, guardandola furente, esce di casa.
Lei corre a chiudere la porta, ma sente l'uomo:
-Stai sbattendo fuori di casa tuo padre, brutta troietta che non sei altro!-
*Questo non è mio padre. Questo non è mio padre. Questo è un mostro* si ripete la ragazza come una litania. E parve convincersene.

L'orologio a pendolo battè le dieci e lei non aveva ancora cenato.
Non se ne preoccupò. Continuò a spaccare e buttare all'aria tutto ciò che quell'uomo le ricordava.
In un impeto di rabbia scagliò una bottiglia di alcool contro una cassettiera, dalla quale cadde un portafotografie.
Mancò un battito del cuore.
Si catapultò e, incurante dei tagli che si procurava, spostò i resti della bottiglia e tirò su il portafotografie. Guardò la foto.
Flashback.
-Brutta-Stronza-Che-Non-Sei-Altro.- ad ogni parola un colpo si abbatteva sul corpo della donna.
Ma ella non desisteva. Era rannicchiata in un angolino, la schiena rivolta verso l'esterno. L'uomo la picchiava con una bottiglia, ormai tutta rotta.
Ma la donna non si spostava. Non poteva spostarsi. Non voleva spostarsi.
Sotto di lei c'era una bambina, con i capelli corvini come la donna che risaltavano sulla pelle diafana, era vestita con un piccolo vestitino bianco e stringeva un orsacchiotto marroncino al petto. Piangendo.
Fine Flashback.
Si alzò, con il portafotografie in mano. Uscì dalla stanza. La chiuse a chiave, e buttò la chiave in un vaso. Non ci sarebbe più rientrata.
Posò la foto sul comodino del letto.
Prese la giacca di pelle ed uscì di casa.

Passeggiava nel parco, lentamente, assaporando quell'odore che c'è sempre dopo un temporale. Il campanile battè le undici.
Si sedette su una panchina, a guardare il cielo stellato.
Senti una risata. Un'altra. Erano in tanti a ridere.
Si alzò, temendo che stessero ridendo di lei.
Ma poi lo vide.
Erano in cinque, e l'avevano circondato.
Capelli sparati in aria, occhi pesantemente truccati.
Forse la persona più famosa di tutta Amburgo, di tutta la Germania.
Ma lei non sapeva chi era.
La ragazza fece per allontanarsi, ma con la coda dell'occhio vide che i cinque iniziavano a picchiarlo.
Non resistè.
Prese un bastone nodoso, si avvicinò di soppiatto a quello che sembrava il capo.
Flashback.
La bambina solleva la bottiglia d'alcool, mira alla testa del padre. Fine Flashback.
La ragazza solleva il bastone, mira alla testa del ragazzo.
Flashback.
Abbatte la bottiglia e l'uomo si accascia a terra, senza sensi.
Fine Flashback.
Abbatte il bastone e il ragazzo si accascia a terra, senza sensi.
Gli altri si guardano attorno, non la vedono: è coperta dalle fronde degli alberi.
Scappano impauriti non appena lei si avvicina.
Il ragazzo che stavano picchiando è steso a terra, appallottolato come un riccio.
Lei gli tamburella sulla spalla.
Lui alza la testa e vede che gli altri se ne sono andati.
Guarda lei e si perde nell'oceano dei suoi occhi: azzurri limpidi, quasi bianchi.
Lui le sorride, lei no, ma i suoi occhi esprimono tenerezza. Lo aiuta ad alzarsi.
-G-grazie...- mormora il ragazzo, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
-Non c'è problema. Riesci a tornare a casa?-
-Sì sì, certo. Grazie ancora.- fa per voltarsi e tornare sulla sua strada, ma la gamba, dalla quale scendeva un rivolo di sangue cedette, e il ragazzo si ritrovò a terra
-Ceeeeeeerto, come no. Vieni, ti porto a casa mia.-
-No, guarda, non c'è problema: ce la faccio.-
La ragazza lo fulmina con lo sguardo e lui si fa trasportare a casa della ragazza, mansueto come un cagnolino.

xxx, KiraSan
  
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