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Autore: cleomery    13/11/2015    6 recensioni
Hermione Granger non pensava di poter affrontare quell'appuntamento, non riusciva neanche a capire come l'avessero convinta ad accettare quell'invito, eppure l'aveva fatto.
Storia vincitrice del contest FantasiAuror 2015 organizzato dal gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling (team Harry/Hermione).
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cormac McLaggen, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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La storia partecipa al contest FantasiAuror 2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)” 
Ringrazio tutti i partecipanti per avermi dato la voglia di scrivere di nuovo su questi due. Spero che vi piaccia, nonostante la corsa degli ultimi minuti per terminarla!
Buona lettura.

 
Nickname autore: cleomery
Titolo: Appuntamenti importanti
Genere: Fluff, Commedia
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione, Cormac McLaggen, Sopresa
Prompts: bracciale, drago, Cormac McLaggen
Rating: verde
Avvertimenti: What if? 
NdA: Non è stato facile rimettersi a scrivere, spero di essere riuscita a strapparvi almeno un sorriso.

Appuntamenti importanti

“Devi essere impazzita.”
Quelle tre parole, dette ad alta voce, sembravano ancora più vere.
Probabilmente perché Hermione Granger, che solitamente riusciva a vantarsi del proprio buonsenso, era nel bel mezzo di una conversazione con il proprio riflesso, da sola nella sua stanza, mentre infilzava con delle forcine quella che doveva essere l’acconciatura della settimana secondo le riviste delle sue coinquiline.
“Ovvio che sono impazzita, sto per uscire per un aperitivo,” sottolineò l’ultima parola con aria di sdegno, “quando dovrei rimanere qui a studiare per il processo di lunedì.”
 “Hermione, stai parlando di nuovo con lo specchio?”
“Sono ore che va avanti così: deve essere parecchio nervosa. Da quanto ho capito, questo non è il loro primissimo appuntamento, anche se credo che il precedente sia stato un... fischio.”
“Fiasco, si dice fiasco, Clarissa”

Le voci di Maggie Hughes e Clarissa Johnson , aspiranti Magiavvocati come lei, riuscirono a farla sobbalzare, ricordandole che quello in cui viveva era un trilocale dalle mura sottilissime e che le sue coinquiline non avevano mai dimostrato discrezione. 
Apparvero pochi secondi dopo sullo stipite della porta, una pronta per uscire e conquistare chissà quale club della Londra Magica, l’altra in uno di quei pigiami che la facevano somigliare a una Puffola Pigmea.
“A costo di essere ripetitiva, io non voglio uscire con lui e voi non potete obbligarmi,” disse Hermione, nonostante stesse finendo di sistemare un bottone del suo abito che proprio non voleva chiudersi.
In fondo, pensò, si trattava semplicemente di  fare quattro chiacchiere con un vecchio compagno di scuola e  di un paio d’ore di studio perse.  Quell’ultimo dettaglio riuscì ad innervosirla, se possibile, ancora di più.
“Respira Granger, è un aperitivo, non un matrimonio! A proposito, dove ti porta?” tentò Clarissa, come se servisse a calmarla.
“Al Dragon’s Lair. Cosa crede,  che io sia quel tipo di donna che si fa incantare da un locale frequentato dalle persone giuste? Io odio quegli ambienti fatti di persone importanti che parlano solo delle loro storie importanti!” sbottò lei in risposta, mimando delle virgolette con le dita.
“Ed ecco a voi Hermione Granger, eroina di guerra pluripremiata, studentessa modello,  aspirante Strega Capo del Wizengamot, persona importante tra i comuni mortali. Lui lo sa che detesti così tanto mischiarti con i tuoi simili?” Maggie si appoggiò allo stipite della porta, snocciolando quella lista con gesti così teatrali che le altre due non poterono che ridere.
Hermione aveva incontrato il lui in questione qualche giorno prima al Ministero e, nonostante avesse cercato di nascondere il viso in una pila di pergamene, era stata costretta ad affrontare un’imbarazzante conversazione.
Non lo vedeva da anni e avrebbe preferito non incontrarlo per il resto della sua vita, ma con quelle due ficcanaso sempre intorno non era proprio riuscita a fuggire. C’erano stati i vari «Come stai?» e «Cosa fai nella vita?», a cui l’uomo aveva prestato più attenzione di quanta Hermione si aspettasse,  poi Maggie aveva accennato a un paio di locali aperti da poco, giusto per rompere il ghiaccio.
E lei, da ingenua qual’era più di quanto le piacesse ammettere, aveva detto di non esserci mai stata. Quale occasione migliore per servire un invito indesiderato su un piatto d’argento?
“Scommetto un galeone di non poter sopportare la sua compagnia per più di cinque minuti,” disse Hermione, tentando ancora di ricevere un po’ di comprensione.
“Non puoi scommettere su un evento che ti riguarda in prima persona,” la fermò Maggie, “e non puoi smaterializzarti nel nulla venti minuti prima di un appuntamento. Ora stai buona, vado a prenderti un bracciale per quel polso spoglio e triste.”
L’altra coinquilina scoppiò in una risata mentre Hermione rimase in silenzio a cercare di capire come un polso potesse essere triste.
“Da quanto tempo non incroci la bacchetta con quella di un Mago? Se capisci cosa intendo.”
Hermione rimase per un secondo lì, con l’aria scioccata, poi decise di non voler ascoltare certe frivolezze per un minuto in più, si avviò verso la porta, prese uno dei bracciali che l’amica le stava porgendo e uscì di casa, appellando cappotto e borsa dalle scale.
“Per la barba di Merlino, credi che si sia accorta di aver preso quel bracciale?” Clarissa riassunse la sua compostezza, giocherellando con l’orlo del suo pigiama preferito.
“Non credo, ma quanto male può fare un filtro della passione se davvero non è attratta da lui?”
Le due ragazze si guardarono per qualche istante, immaginando gli ipotetici scenari plausibili, poi decisero tacitamente di ignorare il fatto e sperare per il meglio. Nel peggiore dei casi si sarebbero trovate a fronteggiare una coinquilina poco amichevole, o almeno era ciò che speravano.


 
 
Con il drink ancora a metà e l’orologio che segnava solo le sei e mezza del pomeriggio, Hermione già non ne poteva più della presenza del suo accompagnatore.
Il Dragon’s Lair rappresentava tutto ciò che aveva sempre cercato di evitare:  esibizione dello status sociale, rapporti superficiali fatti solo di convenienza, abiti scintillanti all’ultima moda e una buona dose di sfacciataggine che non guastava mai sulle copertine delle riviste scandalistiche.
Era stata costretta a ordinare una bevanda troppo sofisticata ed esotica per i suoi gusti, nonché troppo costosa, perché il menù di quel locale sembrava offrire tutto meno che la semplicità e, come se non bastasse, il cibo era a base di carne di drago.
“Da allevamento, ovviamente non mangerei mai quella di una specie in estinzione,” specificò Cormac McLaggen, con un sorriso che doveva essere affascinante e invece riusciva solo ad innervosirla.  
Era stata incastrata in un appuntamento con Cormac McLaggen e non riusciva ancora a crederci.
Poteva essere considerato un bell’uomo, con le spalle larghe fasciate da una camicia molto elegante e i capelli biondi perfettamente in ordine, eppure Hermione lo aveva sempre considerato poco naturale e troppo sicuro di sé e la sua opinione non era certamente cambiata in quegli anni.
Fece un respiro profondo prima di bere un altro sorso dal bicchiere e cercò di riprendere il filo della conversazione, anche se il suo interlocutore non sembrava volesse interrompersi a breve.
“... e poi sono molto contento che tu sia venuta. Speravo di avere un’altra occasione con te dai tempi della festa di Natale.”
Hermione ricordò l’episodio in questione con un po’ di nostalgia: aveva invitato McLaggen alla festa di Lumacorno per far ingelosire Ron e poi era scappata, rimpiangendo quella scelta così azzardata per giorni.
“Sorridi!” disse lui e nel farlo le poggiò una mano sul braccio, giusto in tempo perché un reporter della Gazzetta del Profeta potesse scattare loro una foto attraverso la vetrata che dava sulla strada. “Scusa, sai come vanno queste cose con i giornalisti, non vorrei che inventassero qualcosa di poco carino sul nostro conto, sarebbe un danno per la nostra reputazione.”
Altro che reputazione, pensò Hermione. La sua espressione corrucciata avrebbe dato parecchi spunti a Rita Skeeter  e alla pagina scandalistica. Se fosse sopravvissuta a quell’aperitivo avrebbe dovuto ricordare alle sue coinquiline di non spingerla mai più a uscire per un appuntamento.
“A proposito della festa di Natale, devi ancora farti perdonare per avermi lasciato lì in quel modo,” Cormac le fece l’occhiolino, spostando la mano dal suo braccio al polso, dove il bracciale che le aveva dato Maggie sembrò emettere una specie di vibrazione fastidiosa.
Hermione si liberò dal quella presa con disinvoltura  e proruppe in una risata che iniziava a sembrare isterica. Non riusciva a capire se era stato il contatto con lui ad averle dato fastidio o se il bracciale le avesse dato la scossa.
“Allora, vieni spesso qui?” chiese, cercando di non pensare a quella sensazione.
“Ogni tanto, durante il fine settimana, più che altro per salutare un po’ di gente. Oggi non c’è quasi nessuno,” disse, nonostante il locale fosse quasi pieno, “Laggiù c’è il Battitore dei Montrose Magpies, primi in classifica anche quest’anno, e lì, vicino al bancone, ci sono due giudici del Wizengamot con le loro mogli. Il resto è tutta gente di poco conto.”
Stanca di quei discorsi, Hermione cercò di sistemarsi meglio sulla sedia, ma McLaggen doveva aver pensato che si volesse avvicinare perché cercò di sporgersi verso di lei, finendo per sporcarsi con il ripieno di uno degli involtini che stava masticando con aria soddisfatta.
“Sarà meglio che tu vada a pulire quella macchia o non verrà mai via,” suggerì Hermione, sperando di potersi liberare della sua presenza per almeno cinque minuti.
“Suppongo che tu abbia ragione. Se dovessi annoiarti mentre sono via puoi sempre raggiungermi, non mi dispiacerebbe un po’ di privacy,” accompagnò quell’affermazione con un altro occhiolino e tentò di appoggiarle una delle sue mani da viscido addosso.  
Hermione cercò di non strozzarsi con il drink e arrossì violentemente, evitando quel contatto poco apprezzato.
Non riusciva a credere alle sue stesse orecchie, eppure quell’idiota le aveva davvero proposto di raggiungerlo nel bagno di un locale come se lei fosse una escort da quattro scellini.
Le parole “oltraggioso e inopportuno” le lampeggiavano in testa e non sapeva se sarebbe riuscita a mantenere la sua solita compostezza. Sicuramente non aveva intenzione di passare un minuto in più in sua compagnia, così sì alzò, gli rovesciò quello che rimaneva del suo costosissimo drink addosso, prese le sue cose e si avviò verso l’uscita, sotto gli sguardi allibiti dei presenti.
“Spero che le palle di drago ti vadano di traverso, di nuovo, e che tu possa vomitare sulle scarpe di qualcuno, di nuovo. Addio Cormac!” e con quelle ultime parole seppe con certezza che, il giorno dopo, la sua faccia sarebbe stata sulla prima pagina di qualche rivista che non si sarebbe presa il disturbo di leggere.


 
Appena mise il naso fuori da quel posto riuscì a fare il primo respiro profondo della serata.  
Anche l’aria sembrava diversa senza la presenza intossicante di McLaggen e della clientela altolocata del Dragon’s Lair.
Le strade di Londra brulicavano di persone e i lampioni gettavano fasci di luce che si intricavano con le insegne dei locali. Hermione non frequentava spesso quelle zone, nemmeno quelle Babbane, eppure le trovava affascinanti in un certo senso, forse perché tutto quel vocio riusciva a distrarla dai suoi soliti pensieri. Maggie, probabilmente, era in uno di quei locali, intenta a flirtare con qualche giovane mago o a ballare al centro di una pista. Sfiorò il bracciale che le aveva strappato di mano prima di uscire e ripensò a quella specie di scossa che le aveva dato quando Cormac l’aveva toccato. Probabilmente non sarebbe riuscita a scacciare la sensazione delle sua mani sulla pelle per giorni.
Presa da quelle riflessioni, non si accorse di essersi allontanata dal centro e di essere finita in un quartiere decisamente più tranquillo.
Si rese conto solo qualche attimo dopo di essere finita esattamente dove voleva essere in quel momento.
Bussò alla porta e attese che il proprietario le aprisse, mentre sistemava con gesti nervosi qualche ciocca di capelli.
“Hermione, che ci fai qui a quest’ora?”
La vista di Harry, con una delle sue solite felpe Babbane e i capelli scompigliati come sempre, era la cosa più familiare di tutta la serata e la fece sentire subito meglio. La fece entrare mentre la ascoltava raccontare i dettagli di quel disastroso appuntamento.
“Avrei dovuto dargli una bella lezione già dai tempi di Hogwarts. Ce l’ho ancora con lui per avermi preso in pieno con una mazza da Quidditch, ora ho solo un’altra scusa.” Harry non riuscì a mascherare una risata, nonostante il nobile intento di volerla difendere.
“Come hai fatto a pensare di poter uscire con quel troglodita? Se non ricordo male avevi detto che Grop fosse più galante di lui.”
Hermione sorrise. Non sapeva come fosse possibile, ma Harry riusciva sempre a stupirla con quei piccoli dettagli.  Il fatto che ricordasse ciò che aveva detto a soli sedici anni era una sciocchezza, eppure era bastato a farle passare il malumore.
Gli accarezzò distrattamente una guancia, coperta da un filo di barba che lo faceva sembrare più adulto di quanto non fosse, e si diede della stupida per aver passato la serata con McLaggen invece che con lui.
“Le mie coinquiline dicono che non esco abbastanza, così mi hanno spinta ad andare a quello stupido aperitivo,” spiegò, cercando di non sembrare troppo ridicola.
“Da quando ti interessa quello che pensano della tua vita sociale?”
“Non mi interessa, anche se le mie uscite si limitano al venire qui o all’andare a prendere una Burrobirra con Ron e Ginny e, decisamente, non sono costretta a vestirmi così per farlo.”
“Non fraintendermi, sei bellissima, ma non è proprio il tuo stile.”
La squadrò da capo a piedi e si rese conto che era bella davvero, anche se non era abituato a vederla con abiti eleganti e gioielli addosso. Non seppe resistere e allungò una mano per toccarla, sfiorandole il bracciale prima di intrecciare le dita con le sue in un gesto quasi automatico. Ed eccola di nuovo, una scossa che Hermione percepì fin dentro le ossa, anche se piacevolmente diversa da quella che aveva provato solo poco prima.
Sollevò lo sguardo e incontrò quello di Harry, intenso e rassicurante come al solito, ma qualcosa nella sua espressione diceva chiaramente che anche lui aveva percepito quelle stessa vibrazione.
“Non c’era bisogno di uscire con McLaggen, se avessi voluto fare un giro saremmo potuti andare da qualche parte insieme.” disse lui per rompere il silenzio.
“Sicuramente saresti stato in grado di scegliere un posto migliore per un primo appuntamento.”
“Certo che sì: per prima cosa ti avrei portata in quella libreria che ti piace tanto, quella con le copertine antiche con le rilegature in pelle, sarei rimasto lì ad aspettare che tu scegliessi qualcosa e te l’avrei regalato,” Harry chiuse gli occhi, come se avesse immaginato già la scena, “Poi saremmo andati a passeggiare sul Tower Bridge, per vedere il Tamigi e per ridere dei turisti, e alla fine a cena da Carlo’s, tanto lo sappiamo entrambi che i suoi spaghetti sono imbattibili. Ti avrei riaccompagnata a casa, niente bacio della buonanotte al primo appuntamento, e avrei aspettato di vederti salire le scale prima di andare via.” Terminò il racconto e riaprì gli occhi, guardandola come se quella serata fosse appena finita e lui stesse davvero aspettando di vederla rientrare.
Sarebbe stato perfetto, esattamente come Harry l’aveva descritto.
Sciolse la presa con la sua mano, tutto a un tratto colta dall’imbarazzo, e andò in cucina per preparare del tè, sperando di alleggerire la tensione di quel momento.
Harry la seguì, le mani in tasca e l’espressione corrucciata, e si appoggiò al bancone della cucina senza smettere di fissarla.
“Che c’è?” chiese lei, cercando chissà cosa nel disordine degli scaffali.
Si allungò verso di lei e prese due tazze da una mensola, bloccandola tra il suo corpo e il bancone per un istante che le sembrò lunghissimo.
Hermione immaginò molto chiaramente cosa sarebbe potuto succedere in quel momento e arrossì, stupendosi per quei pensieri che poco si addicevano a quella situazione.
“Potremmo farlo davvero, l’appuntamento dico, non sarebbe poi così diverso dalle nostre solite serate.”
Le parole di Harry la colsero alla sprovvista, nonostante le avesse pensate anche lei.
“E poi? Cosa succederebbe dopo quella sera, Harry?”
“Poi tu verresti a casa mia, in una giornata qualunque, dopo un appuntamento disastroso qualunque, e io ti direi che sarebbe ridicolo cercare altrove quello che hai già qui. E ti bacerei.”
E la baciò davvero, senza darle il tempo di rispondere.
Era il bacio che entrambi avevano immaginato, la conclusione perfetta per un primo appuntamento.
Hermione sorrise sulle sue labbra e gli passò le mani intorno al collo per tirarlo a sé.
Il bracciale si impigliò nel cappuccio della sua felpa e con un’ultima scossa le cadde dal polso, ma lei in quel momento non se ne accorse.
Aveva ragione Harry, aveva tutto quello che desiderava esattamente lì.
   
 
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